L’ Autunno secondo Jung: temi simbolici ed emotivi

In questi giorni il giardino sta cambiando colore, tante foglie accartocciate sono a terra, l’aria del mattino e della sera è decisamente più fresca. Siamo in autunno una stagione che in psicologia viene spesso associata a temi simbolici ed emotivi precisi, più che a un significato clinico vero e proprio. E’ probabile che vi sentiate in una fase di cambiamento o più tristi e malinconici del solito vediamo insieme cosa succede dentro di noi mentre la stagione avanza.

Ecco i principali filoni con cui la stagione autunnale viene interpretata o utilizzata:

Transizione e cambiamento

L’autunno è una stagione di passaggio. I segni del cambiamento come abbiamo già detto sono evidenti: la natura cambia colore, le giornate si accorciano, le temperature calano. In psicologia questo viene metaforicamente associato ai momenti di trasformazione della vita ovvero le fasi in cui si lascia andare qualcosa per fare spazio al nuovo.

Il “lasciare andare”

La caduta delle foglie è spesso usata come simbolo di: elaborazione del lutto o di una perdita, distacco da abitudini o relazioni, chiusura di un ciclo emotivo.

In psicoterapia, l’autunno può rappresentare il momento interno in cui si accetta di non poter trattenere tutto.

Umore e Seasonal Affective Disorder (SAD) : Per alcune persone l’autunno coincide con: calo dell’energia, malinconia, peggioramento dell’umore.

Questo può anticipare o manifestare forme lievi o moderate di disturbo affettivo stagionale, dovuto alla riduzione della luce solare. Ho avuto pazienti molto sensibili alla diminuzione di luce diurna che venivano sopraffatti da emozioni negative e che vedevo solo durante la stagione autunnale. Una sorta di “accompagnamento” fino al ritorno della primavera con giornate più lunghe e luminose. La sensibilità personale può essere molto diversa, ma se sentite che avete sentimenti negativi in questa stagione chiedete aiuto. Con il rallentamento dell’attività esterna, molte persone sperimentano una maggiore introspezione. L’autunno viene percepito come un periodo adatto a fare bilanci, riflettere su sé stessi, ridefinire priorità. A volte le emozioni ed i pensieri si accumulano e creano caos ed immobilità in altre situazioni al contrario si può generare un aumento di creatività. I colori caldi, l’atmosfera più raccolta e la dimensione contemplativa possono favorire il pensiero simbolico, i ricordi, nuove idee.

Naturalmente la dimensione culturale e personale in relazione alla stagione autunnale varia molto il significato psicologico per alcuni è serenità e bellezza, per altri solitudine, per altri ancora è l’inizio “vero” dell’anno dopo l’estate.

Personalmente il primo settembre, non è ancora effettivamente autunno, ma le vacanze sono spesso solo un ricordo,  è il vero inizio dell’anno.  E’ il momento in cui partono progetti ed idee in cui metto entusiasmo ed energia. La mia formazione è Junghiana ed il simbolismo di questa stagione è davvero interessante che condivido con voi.

Nel simbolismo junghiano, l’autunno è una stagione ricchissima di significati psicologici e archetipici. Jung e gli autori post-junghiani non ne parlano in modo sistematico come “stagione” in senso meteorologico, ma utilizzano l’autunno come immagine del ciclo vitale, del processo di individuazione e del rapporto con l’inconscio. Ecco i nuclei principali:

La fase discendente della vita psichica

L’autunno rappresenta il momento in cui l’energia dell’Io, dopo l’espansione primaverile-estiva (giovinezza e affermazione nel mondo), comincia un movimento verso l’interno. È collegato alla maturità e alla mezza età — fase cruciale nel pensiero junghiano perché invita alla trasformazione interiore e non più solo all’adattamento esterno.

Legami simbolici: Crisi di senso, Individuazione, Integrazione delle parti ombra, Preparazione al ritiro, non come declino ma come approfondimento

Il lasciare andare: morte simbolica e trasformazione

Le foglie che cadono sono un’immagine naturale del processo psichico di rimozione dell’identificazione con vecchi ruoli e maschere (Persona). L’autunno richiama l’archetipo della morte-rinascita, tipico dell’alchimia, tanto cara a Jung.

Connesso a: Nigredo alchemica (fase di decomposizione),  Distacco dall’Io inflazionato, Accettazione del limite e della caducità

Il mondo interiore e l’oscurità creativa

Con la riduzione della luce, l’autunno simboleggia l’avvicinamento all’inconscio, che ha un valore generativo, non solo distruttivo. È un invito a “scendere” dentro di sé.

Temi junghiani collegati: Ombra, Anima/Animus,  Immaginazione attiva, Ritiro ritmico dell’energia psichica

Raccolta e semina per il futuro

In autunno si raccolgono i frutti e si conservano i semi. Questo corrisponde alla fase di interiorizzazione dei contenuti psichici e alla preparazione di una nuova identità come : Integrazione delle esperienze, Bilancio della prima parte della vita, Gestazione di nuove possibilità inconsce.

Jung riconosce alcuni archetipi che riecheggiano l’autunno, ma prima di introdurli devo accenare cosa sono gli archetipi per questo autore.

Gli archetipi per Jung sono strutture psichiche universali e innate, comuni a tutta l’umanità. Non sono immagini già formate, ma schemi originari che organizzano le esperienze emotive, simboliche e mitiche. Vivono nell’inconscio collettivo, cioè il livello della psiche che trascende la storia personale. Ecco un breve elenco che si intreccia con le emozioni di stagione.

  • Il Vecchio Saggio: introspezione, visione, discernimento
  • La Grande Madre nella forma Terribile o Oscura: nutrimento e dissoluzione
  • Il Trickster/trasformatore: caos creativo che prepara al nuovo
  • Il Re morente: caduta dell’ordine precedente che apre al cambiamento

Jung vedeva nelle emozioni autunnali (melanconiche, contemplative) un ponte verso la profondità dell’Anima. Non sono segnali di debolezza, ma di contatto con la vita simbolica. L’autunno, nel simbolismo junghiano, è il tempo psichico: della discesa interiore, della metamorfosi, della morte simbolica dell’Io, della integrazione dell’Ombra, della preparazione al rinnovamento. È un invito a rallentare, raccogliere, lasciar cadere il superfluo e incontrare ciò che vive nel profondo.

Voi come vivete questa stagione? Me lo volete raccontare nei commenti o in privato? Sarò pronta ad accogliervi.

The journal: imparare a compilarlo

La scorsa settimana abbiamo introdotto il perché sia così importante annotare i propri pensieri tenendo un “Journal”e quanti importanti personaggi lo abbiano fatto in modo fruttuoso in passato e ti ho invitato a provare a farlo specificando che l’argomento sarebbe stato ripreso in modo più approfondito.

Oggi infatti dopo aver chiarito l’importanza di questo strumento vorrei darti alcune indicazioni su come compilarlo in modo opportuno in modo che possa svolgere la sua funzione al meglio.

Innanzitutto una raccomandazione: fai fluire i pensieri senza limitazioni, senza filtri e senza fretta. Se riuscirai ad essere onesto ti stupirai dei meravigliosi pensieri che hai dentro di te. Conoscere e riconoscere i tuoi pensieri ti permetterà di scoprire molte cose di te e questo ti permetterà di sincronizzare a meglio anche le tue azioni che spesso probabilmente non sai neanche perché le compi o almeno non ti soffermi a capirlo.

Per prima cosa quali sono le categorie che vanno esplorate? Probabilmente le intuisci, ma il mio compito è quello di darti le corrette indicazioni. Le relazioni di amore di amicizia hanno un significato importante nella vita di ognuno di noi perché ci aiutano a mantenere un buon equilibrio emotivo e sono quindi la prima categoria in cui ti concentrerai. E’ importante comprendere se le relazioni che hai instaurato sono soddisfacenti o addirittura hanno smesso o forse non sono mai state sane. Chiediti se ti senti soddisfatto, se ti senti amato, rispettato. Sii sincero. Ti auguro che le tue relazioni, anche se possono essere migliorate, siano per te supportive e significative.

Altra categoria che invade la nostra vita è il lavoro o lo studio. I pensieri al riguardo possono essere molteplici. Non fermarti a conoscerli in modo superficiale, ma approfondisci le tue sensazioni al riguardo in modo di rendere le azioni più esaustive e non casuali.

Evolviamo per tutta la vita per cui qualsiasi sia la tua età avrai degli obiettivi di vita ed una necessità di crescita personale Se entri in contatto con i tuoi pensieri più profondi potrai riconoscere i tuoi punti di forza che, se stai in un momento delicato forse non riesci neanche a vederli, e ti possono essere di aiuto ad uscire da una situazione non soddisfacente dandoti il coraggio di reagire.

L’autoriflessione ti permetterà di imparare molto di te o quello che vorresti essere. Imparare di più di te stesso permette anche di credere di più in te e ti insegna a non sottovalutarti.

Qualche altra considerazione: scrivi solo quando ne hai voglia e senti di avere qualcosa da dire a te stesso. Non giudicare mai ciò che metti su carta. Prenditi tutto lo spazio fisico e mentale di cui hai bisogno. Rivedi ciò che hai scritto. Vedi lo scrivere il tuo journal come un viaggio in cui lasciare traccia di te. Prima di cominciare chiediti perché vuoi iniziare questo viaggio e dove vorresti che ti porti senza dimenticare di annotare come ti senti al riguardo, inizia ad essere sincero e guardarti dentro da subito.

INIZIAMO?

Quali parole pensi dimostrino amore? Sei solito usarle? Qualcuno le usa con te? Quali gesti ritieni amorevoli? A chi rivolgi le tue attenzioni? Da chi ti aspetti di ricevere attenzioni? Come ti fa sentire la persona amata?

Hai amici fidati? Chi sono? Cosa ti piace di loro? hai imparato qualcosa dalla loro vicinanza? Come ti comporti con loro?

Ecco alcune domande che devi farti per cominciare ed iniziare ad ascoltarsi in profondità. Ed ora via libera ai pensieri.

liberamente ispirato a Mykigai Journal

Pensiero: gli altri mi giudicano

Il pensiero “gli altri mi giudicano” riflette una preoccupazione comune legata all’opinione altrui. Molte persone si sentono a disagio o ansiose all’idea che gli altri possano giudicarle in vari contesti della vita, come lavoro, relazioni personali o situazioni sociali.

E’ importante notare che questa preoccupazione può avere diverse origini e manifestarsi in modi diversi nelle persone. Potrebbe derivare da esperienze passate, bassa autostima, paura del rifiuto o semplicemente dal desiderio naturale di essere accettati dagli altri.

Affrontare questo pensiero può richiedere tempo e auto-riflessione. Alcune strategie che potrebbero aiutare includono:

Autoconsapevolezza: Rifletti su come ti percepisci e su quali aspetti della tua vita o personalità pensi che gli altri possano giudicare.

Accettazione di sé: Impara ad accettare te stesso con le tue imperfezioni. Nessuno è perfetto, e il giudizio degli altri spesso riflette più su di loro che su di te.

Comunicazione aperta: Se il timore del giudizio si basa su fraintendimenti o mancanza di comunicazione, cercare di affrontare apertamente la situazione può essere utile.

Cambio di prospettiva: Cerca di capire che gli altri sono spesso preoccupati delle loro vite e preoccupazioni. Il giudizio degli altri potrebbe essere meno significativo di quanto immagini.

Confronto sociale sano: Cerca di concentrarti su relazioni positive e sostenitive. Avere amicizie e connessioni che ti sostengono può aiutarti a sentirti più sicuro di te stesso.

Lavorare sulla sicurezza personale: Sviluppare la sicurezza personale può aiutarti a sentirsi più a tuo agio con te stesso, riducendo la dipendenza dall’approvazione degli altri.

Mindfulness: La pratica della mindfulness può aiutarti a concentrarti sul presente anziché preoccuparti eccessivamente del giudizio futuro.

Se la tua preoccupazione per il giudizio degli altri influisce significativamente sulla tua vita e benessere, potrebbe essere utile cercare il supporto di amici fidati, familiari, ma un professionista della salute mentale può offrirti  un sostegno più specifico e mirato ed aiutarti a mettere in atto strategie per vivere al meglio la tua vita.

Altri articolo sul giudizio qui:

https://emanuelascanupsicologa.com/2023/02/13/essere-giudicato-e-giudicarsi-preserva-la-tua-autostima-con-un-piccolo-esercizio/

Che ci passa per la testa? Riconosciamo i nostri pensieri

I pensieri sono le attività mentali e le elaborazioni cognitive che avvengono nella mente umana. A volte vorremmo spegnere il cervello, perché molti pensieri lavorano contemporaneamente. Può essere importante comprendere la frequenza di certi pensieri, ma prima di tutto bisogna riconoscerli poiché possono assumere diverse forme. Vi ho fatto un breve elenco vediamole insieme:

Riflessioni: Le riflessioni si riferiscono al pensiero profondo, alla contemplazione o alla ponderazione su un argomento specifico. Quando una persona riflette su qualcosa, sta esaminando attentamente le sue idee, sentimenti o esperienze legate a quell’argomento. Le riflessioni possono riguardare aspetti della vita, scelte personali, relazioni o anche concetti più astratti come la filosofia e la spiritualità.

Ricordi: I ricordi sono le tracce che le esperienze lasciano nella memoria di una persona. Sono le informazioni conservate nel cervello che possono essere recuperate in un momento successivo. I ricordi possono riguardare eventi specifici, emozioni, persone o luoghi. La memoria è un elemento fondamentale nella costruzione dell’identità di una persona, poiché i ricordi contribuiscono a plasmare la nostra comprensione del passato e influenzano le nostre decisioni future.

Preoccupazione: La preoccupazione è spesso associata a pensieri ansiosi e apprensivi riguardo al futuro. Può coinvolgere la focalizzazione su possibili problemi, difficoltà o situazioni negative che potrebbero verificarsi. La preoccupazione è spesso legata all’incertezza e alla paura di situazioni che potrebbero sfuggire al nostro controllo. Mentre un certo livello di preoccupazione può essere normale e addirittura utile per la pianificazione e la preparazione, l’eccesso di preoccupazione può portare a stress e ansia.

Immaginazione: L’immaginazione, d’altra parte, è la capacità di creare mentalmente immagini, idee o scenari che non sono immediatamente presenti nella realtà. È un processo creativo che può essere utilizzato per esplorare nuove idee, risolvere problemi e sperimentare situazioni in modo virtuale nella mente. L’immaginazione può essere un’abilità positiva e costruttiva, consentendo di visualizzare obiettivi desiderati, sogni o soluzioni creative.

Introspezione: L’introspezione è un processo mediante il quale una persona esamina e riflette consapevolmente sui propri pensieri, emozioni, sensazioni e stati mentali interni.  Nel campo della psicologia, l’introspezione è stata storicamente utilizzata come metodo di indagine per ottenere informazioni sui processi mentali interni dei soggetti. Tuttavia, è importante notare che l’introspezione ha limitazioni, poiché le persone potrebbero non essere sempre in grado di accesso diretto e accurato alle proprie esperienze interiori.

Pianificazione: La pianificazione è il processo di stabilire obiettivi, identificare risorse necessarie, sviluppare strategie e decidere sulle azioni da intraprendere al fine di raggiungere specifici obiettivi futuri. La pianificazione è un processo più esterno e orientato all’azione, utilizzato per stabilire obiettivi e decidere su come raggiungerli, spesso nel contesto organizzativo o decisionale.

Giudizio: Molti dei notri pensieri riguardano ill giudizio sia rivolto a noi stessi che verso gli altri. Il giudizio condiziona mltissimo le nostre scelte. Approfondiamo questo annoso problema. Il “pensiero di giudizio” può essere interpretato in diversi modi a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Ecco alcune possibili interpretazioni:

Giudizio Razionale: In senso filosofico o psicologico, il pensiero di giudizio potrebbe riferirsi al processo di valutazione razionale e critica di informazioni, situazioni o decisioni. In questo contesto, il pensiero di giudizio implica la capacità di analizzare attentamente le questioni, considerare pro e contro, e formulare giudizi basati sulla ragione.

Giudizio Etico o Morale: Il pensiero di giudizio può anche riferirsi alla capacità di prendere decisioni basate su principi etici o morali. In questo caso, si tratta di valutare le azioni o le situazioni dal punto di vista della moralità e della correttezza.

Giudizio Sociale: Il pensiero di giudizio può essere legato alla valutazione delle persone o delle situazioni da un punto di vista sociale. Questo potrebbe includere la formazione di opinioni su altre persone, la valutazione delle azioni di qualcuno o la valutazione delle dinamiche sociali.

Giudizio Estetico: In campo artistico, il pensiero di giudizio può riferirsi alla valutazione estetica di opere d’arte, musica, letteratura o altri prodotti creativi. Questo coinvolge la capacità di valutare la bellezza, l’originalità e l’efficacia di un’opera.

I pensieri sono fondamentali per la nostra cognizione e ci permettono di elaborare informazioni, prendere decisioni, apprendere e interagire con il mondo circostante. Sono un aspetto cruciale della nostra vita mentale e possono essere influenzati da vari fattori, tra cui emozioni, esperienze personali e contesti sociali.

Vivere o sopravvivere?

Vivere significa avere coraggio, significa fare le cose con passione, significa lasciare le strade sicure, abbandonare la propria zona di confort. Significa vivere una vita intensa ed autentica. Ma attenzione al fare (e all’avere!) perché non è nel fare che si raggiunge una vita autentica, ma nell’essere.

Essere significa fare cose che ci appassionano, ciò che ci stimola, ciò per cui abbiamo le giuste capacità. Il motivo che ci spinge fuori dal letto la mattina e che condiziona le scelte nelle nostre giornate e ci fa fare progetti per il futuro. A volte si mette da parte questa dimensione dell’essere perché qualcuno ci ha detto che non siamo capaci, non siamo all’altezza o peggio ci hanno detto: “chi ti credi di essere!”

Viviamo in una società e non su un’isola deserta è inevitabile il confronto con l’altro che può influenzarci anche pesantemente. Le aspettative altrui possono condizionarci, il nostro bisogno di essere apprezzati ci fa trovare spesso schiacciati da pesi enormi. Ci sentiamo giudicati anche da noi stessi!

Spesso si finisce con il vivere una vita che non ci appartiene per non deludere gli altri o solo perché gli altri ci dicono che non siamo abbastanza e quindi è anche inutile provarci. Per prendere in considerazione i nostri desideri dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro, senza giudicarci. Ogni pensiero deve essere valutato nel qui ed ora ovvero nel momento presente comprendendo quali sono le risorse a cui possiamo fare riferimento, quali sono i nostri punti forti, ma anche le debolezze per poterle arginare.

Quando si fa una scelta per la propria vita la si fa al di là delle aspettative delle altre persone. Dobbiamo rinunciare al pregiudizio e a tutte le sovrastrutture che il tempo e la società in cui siamo inseriti si sono fatte strada dentro di noi. Non è un passaggio facile perché bisogna fare i conti con i dolori, le paure, le incertezze, ma è anche un bagaglio di cui sbarazzarsi velocemente e senza indugi.

La paura di prendere la decisione sbagliata è sempre forte, probabilmente cadremo Avremmo fatto qualche errore di valutazione o non avremmo tenuto conto di alcuni aspetti. Poco male, avremmo imparato molto di noi  e del nostro modo di affrontare le cose. Non è infatti importante che si possa “cadere”, ma è importante utilizzare la resilienza per rialzarci ogni volta. Non facciamoci scoraggiare da un insuccesso, impariamo che ogni cosa, anche negativa, ha un lato positivo, anche se in un primo momento potrebbe non essere visibile.

Quando si diventa consapevoli di se stessi, si ha la possibilità di sperimentare, fare progetti e portare avanti scopi nel tempo e venirne arricchiti nel lungo termine. Se ci ascoltiamo davvero comprendiamo veramente quale è la nostra strada e non avremo paura di prenderla se quella che stavamo percorrendo non era fatta per noi e non ci rappresenta. Non è facile cambiare rotta, le difficoltà ci sono, tutti ci verranno contro, ma se si sente che è la scelta giusta per voi, se vi sentite persone autentiche allora prendete il coraggio a piene mani.

Più si fa esperienza di un vissuto positivo, più questo confermerà la nostra scelta e ci sosterrà nei momenti di maggiore difficoltà. Bisogna imparare ad instaurare un dialogo interiore con noi stessi. Dobbiamo imparare a rispondere in modo corretto ai nostri bisogni ed ascoltare le nostre convinzioni chiedendoci quante di queste sono proiezioni che altri ci hanno volontariamente o involontariamente passato!

Se dentro di noi albergano pensieri, convinzioni o stereotipi che non ci appartengono dobbiamo avere il coraggio di crearne dei nuovi che ci corrispondono, anche se agli altri non piacciono. Molte volte capita che per far contenti o non deludere gli altri si prendano strade non nostre con il rischio di un doppio fallimento ben difficile da digerire. Perché se si è fallito già stiamo subendo una delusione e per di più per una cosa che non era una nostra priorità. L’aggravante di questa situazione sta nel fatto che, pur potendo, non si è fatta la scelta migliore per noi e solo per evitare un conflitto, un giudizio o entrambi!

Le persone che ci circondano condizionano molto le nostre emozioni, ma dobbiamo imparare a riconoscere le spinte interne e quelle esterne. Un poeta giapponese, Mitsuo Aida, diceva in una sua poesia che la felicità è determinata da cuore. Significa che vivi ascoltando la tua risonanza emotiva non puoi sbagliare ed otterrai ottimi risultati in tutti i campi. La cosa importante è continuare per la propria strada anche se può presentare degli imprevisti. Bisogna imparare ad accettarli e gestirli. Il costo per vivere in armonia con se stessi è riuscire a trovare un equilibrio con se stesso e contemporaneamente con il resto del mondo. Vivere è accettare di lottare ogni giorno per la verità. Sopravvivere è accettare (lamentandosi) il destino scelto da altri per noi.

Parole antiche e nuovi significati in questi tempi difficili

Vi siete accorti come nel nostro vocabolario attuale sono diventate comuni parole di cui prima non conoscevamo neanche il significato? La prima parola che viene in mente è mascherina. Solo per i lavoratori socio sanitari era un oggetto/parola comune, ai più fino a marzo del 2020 era quella portata dai chirurghi in qualche serie televisiva da allora a sentirla nominare si prova paura, sospetto, fastidio…. ed è stato solo l’inizio!

Ho letto di recente un articolo# al riguardo e ho mi sono messa a fare delle considerazioni: quanto è cambiato il nostro stile di vita dalla pandemia? Quante paure in più abbiamo? Quanto siamo più consapevoli della nostra salute, del preservarla o quanto timore abbiamo di perderla? Siamo più coraggiosi o più insicuri? Anche il lessico abituale si è modificato per dare un nome a tutte queste nuove emozioni ed ecco comparire vecchie parole con nuovi significati condivisi. Ne ho selezionate solo 5 ,perchè sono quelle con cui lavoro ogni giorno e vorrei analizzarle con voi.

La prima parola è AUTOSTIMA. Ne ho parlato sempre molto e nel corso dell’anno è stato l’argomento di un mese intero. Lo sapete che questa parola esiste solo dagli anni “80? indicata come “la valutazione positiva, la sicurezza di sè, che esprime la misura in cui una persona si considera capace, importante ed i valore” . E’ stata inserita nel vocabolario della lingua italiana solo recentemente anche se già alla fine dell’ Ottocento ne parlò il filosofo americano William James. Il tema fu ripreso negli anni “60 e “70 durante i dibattiti femministi ed in particolare fu Gloria Steinem che come leader del femminismo americano utilizzò il concetto per valorizzare la voce delle donne nel libro: “Autostima: La rivoluzione parte da te”. Ancora donne e autostima sono al centro del dibattito sui femminicidi che in Italia e nel mondo hanno subito una escalation durante il lookdown. Quando lavoro bisogna fare con le donne, con le madri che devono educare i giovani uomini al rispetto ed alla parità?

Di questo argomento si potrebbero scrivere enciclopedie intere, ma lavorando per associazione mi viene in mente un’altra parola molto in uso ultimamente: SORELLANZA.

Già dalla fine dell’ Ottocento veniva utilizzata per indicare il rapporto tra sorelle ed il legame di affetto che le unisce, ma oggi il significato è inteso in modo molto più ampio. Il concetto di “reciproca solidarietà tra donne” è del 1970 periodo in cui la scrittrice Kate Millet utilizza il termine anche per indicare un’unità sociale che andasse oltre le differenze di classe, di etnia o religione. Oggi la parola sorellanza è indicata nei dizionari come “sentimento di reciproca solidarietà tra donne, basato su una comunanza di condizioni, esperienze, aspirazioni”. Sarebbe bello che questo sentimento potesse accomunare ancora più donne facendo spazio ad una reale solidarietà invece che al giudizio, l’invidia ed altri sentimenti negativi che non portano a traguardi importanti e alla valorizzazione di tutte le donne attraverso una rete coraggiosa e concreta.

Un’altra parola entrata nel linguaggio comune è RESILIENZA. In realtà esiste dal 1700 e viene dal latino con il significato di rimbalzare. Utilizzata da scienze come la fisica o l’ingegneria per indicare la resistenza di un materiale a deformazioni o rotture dagli anni Ottanta si utilizza come “capacità di superamento delle difficoltà”. Grande enfasi viene data durante un famoso discorso del Presidente Obana nel decennale dell’ undici settembre. Anche il nostro Presidente Sergio Mattarella ha parlato più volte di resilienza dopo il terremoto dell’Aquila e durante la pandemia. Noi psicologi la utilizziamo spesso perchè esprime in pieno le energie che ognuno deve trovare dentro e fuori di sè per mantenere la speranza e superare i momenti difficili. Trovo che sia una bellissima parola da applicare nella realtà di tutti i giorni e non leggendola come termine filosofico.

Altro termine antico, ma molto in voga è: PREOCCUPAZIONE. Come non si fa ad essere preoccupati oggi? Di derivazione latina con il significato “occupare prima” il significato moderno lo prendiamo dal francese preoccupation ovvero: “pensiero che occupa la mente determinando uno stato di apprensione, di inquietudine, di ansia per timore che possa verificarsi un fatto spiacevole o doloroso”.

Deriva invece dall’inglese con derivazione latina la parola IMPATTO. Indica un contatto brusco o l’urto provocato da una bomba, un missile, una navicella spaziale. Durante un telegiornale la sentiamo menzionare almeno una decina di volte. Si parla di impatto sull’ambiente, sull’economia, sulla società… Dal termine fisico (impatto zero, risparmio energetico…) la parola prende sempre più una dimensione psicologica: che impatto avranno i social media per le nuove generazioni? Come cambieranno e stanno cambiando i rapporti tra coetanei? Che impatto avrà nella nostra vita la tecnologia?

#liberamente ispirato all’intervista alla direttrice del Vocabolario Treccani di qualche settimana fa sul supplemento di Repubblica

Quante volte hai pensato di non essere abbastanza?

Per riflettere…

Forse ti hanno insegnato che amore ed accettazione dipendono da ciò che fai e dai risultati che raggiungi, ma non da ciò che sei! Per questo ti frana sempre la terra da sotto i piedi e non trovi pace. Non sei mai abbastanza bravo, bello, magro, capace, intelligente…

Ti manca sempre qualcosa… smetti una buona volta di dover dimostrare agli altri il tuo valore arrancando ogni istante della tua vita in obiettivi sempre più irraggiungibili e guardati attorno. Sicuramente hai vicino qualcuno che ti apprezza per ciò che sei. Lì è la tua pace non allontanarti!

MINDFULNESS: cosa non è

Pratica “di moda” che si presta a varie interpretazioni non sempre accettabili. In questo mese ho trattato questo argomento attraverso varie angolazioni e forse è il momento anche per sottolineare cosa non è!

La prima cosa che non è: una tecnica di rilassamento. Con il relax non centra nulla perché significa consapevolezza e la consapevolezza è attiva. Non serve a svuotare la mente bensì a renderla consapevole anche di quelle parti di noi che non vorremmo vedere: disagi, emozioni, dolori, paure. Non porta ad alcun tipo di tranche e se vi addormentate nella pratica evidentemente non avete capito affatto come funziona. Non garantisce essere più buoni e tolleranti: il senso critico viene anzi aumentato. Non garantisce il benessere psicofisico, ma serve a venire a contatto con noi stessi anche con quelle parti che ci disturbano quindi non possiamo pensare ad una sorta di SPA emozionale. Non serve incenso, un tappeto morbido e suoni specifici per praticarla.

Non ci fa vedere solo le cose positive, ma ci fa venire a patti anche con quelle parti di noi che siamo tentati di respingere facendole divenire occasioni di crescita. Sembra quasi un controsenso venire a contatto con disagio e sofferenza a cui dobbiamo dare attenzione e che in genere si cerca di nascondere facendo finta che non ci siano. Lo facciamo da una vita  respingiamo i pensieri negativi e ci tuffiamo in emozioni che li camuffano, ma non li cancellano. Se impariamo a guardare in faccia quelle parti di noi che non ci piacciono o non amiamo sarà più semplice trovare opportunità creative per affrontarle che non l’evitamento.

Non è difficile anche se noi umani degli anni 2000 abbiamo imparato a renderci le cose talmente difficili che non riusciamo a vedere le cose semplici di fronte a noi. Prestare attenzione è la parola d’ordine per cogliere tutte quelle esperienze che nella distrazione non avremmo capacità di vedere. In una giornata abbiamo moltissime occasioni per vivere a pieno la nostra vita, ma siamo troppo occupati a fare cose e non ascoltiamo le nostre esigenze (ci sembrano una perdita di tempo) di conseguenza non cogliamo le opportunità che la vita ci mette di fronte.

Mindful eating: mangiare in modo consapevole

Parlando di cibo un atteggiamento mindful può essere una salvezza. Vivere nel momento presente è indispensabile per riconoscere le nostre azioni, gli atteggiamenti verso uno o particolari cibi, ma anche come mangiamo, come ci sentiamo. Serve a riconoscere se stiamo mangiando con innescato il “pilota automatico” o per scelta. Siamo sicuri che non siamo solo stanchi o sfiduciati o arrabbiati? Queste emozioni vanno vissute e non schiacciate con il cibo. Le emozioni vanno prima di tutto riconosciute e poi bisogna trovare la giusta soluzione ad ogni nostro stato d’animo rispettando la nostra mente ed il nostro corpo. Se siamo stanchi dobbiamo riposarci, se siamo arrabbiati un urlo può avere un suo perché, se abbiamo avuto un buon risultato facciamoci un regalo e così via!

L’insoddisfazione non si cura con il cibo, anzi spesso un aumento di peso dovuto ad un’esagerata introduzione di alimenti, è esso stesso motivo di disagio ed insoddisfazione.

Proprio nei giorni in cui si è incerti e sfiduciati una pratica mindful può rivelarsi incredibilmente utile al contrario del cibo che porta inevitabilmente ad un circuito davvero pericoloso.

Quando si sta così nessuno sforzo dietetico può dare risultati poiché il cibo viene letteralmente “buttato giù” spesso senza neanche sentire il sapore e quasi senza masticarlo! Qui la consapevolezza dell’attimo che si sta vivendo è fondamentale. La mindful eating ti insegna a comprendere le richieste del tuo corpo, a capire la differenza tra pienezza e sazietà ed anche come fare la spesa in modo consapevole.

Con la mindful non ci sono limiti e regole, ma solo l’ascolto dei nostri veri bisogni evitando atteggiamenti giudicanti. Regala la vera libertà di mangiare senza essere guidati dalla fame emotiva o senza attenzione. Scegliendo alimenti di qualità a favore della quantità.

Prendersi cura di sé: Mens sana

Abbiamo appurato che prendersi cura di sé è necessario e quindi dalla teoria passiamo ai fatti. Già è difficile farlo in condizioni normali (la normalità è intesa in modo molto diverso da ognuno di noi!) figuriamoci nei momenti in cui siamo stressati per lavoro, per malattia per problematiche familiari o economiche, eppure proprio in quelle ed altre situazioni è il momento più importante per dedicare a noi del tempo. “Perdere tempo per noi” è il miglior investimento! Se stiamo bene la nostra testa lavora meglio ed il corpo risponde in modo adeguato.

Un corpo trattato bene è importante e lo abbiamo detto in più occasioni e non ne mancheranno per ricordarlo, ma dare attenzione ai nostri pensieri ed emozioni lo è ancora di più!

Per i più religiosi la preghiera risulta un momento di raccoglimento e confronto, ma si può provare con la meditazione, gli esercizi di respirazione e di rilassamento. Non storcete il naso fino a quando non avrete davvero provato. Non siate prevenuti e non emettete giudizi prima di essere venuti a contatto con una qualche forma di meditazione. Provate con fiducia lo yoga, ce ne sono di tante forme, la meditazione e le numerose tecniche di rilassamento muscolare attraverso la respirazione:  ce ne sarà sicuramente una che sarà nelle vostre corde!

Importanti sono anche le persone che vi circondano. Sono persone positive o sono succhiatori di energia? Persone negative e giudicanti? Imparate a scegliere le compagnie, e se non potete liberarvene imparate a limitare la loro influenza su di voi!

Imparate a lavorare nei tempi previsti! Non portate il lavoro a casa e se state facendo smartworking spegnete il pc all’orario definito. Liberate la testa smettendo di leggere email a qualsiasi ora. Concedetevi dei momenti di relax come uno spuntino o una pausa caffè. Andate a respirare un po’ d’aria fresca e fate una passeggiata al termine del lavoro in modo da essere più sereni e disponibili quando rientrerete in casa e potete dedicarvi al partner e alla famiglia. Naturalmente le lamentele sono bandite! Non risolvono i problemi ed aumentano il carico emotivo!

Organizzate le serate non solo nel fine settimana, rendetele piacevoli magari cucinando insieme al partener o ai figli oppure organizzate una serata di gioco in famiglia o con gli amici. Niente di difficile o impegnativo, ma un modo semplice per curare gli affetti ed evitare di utilizzare il tempo esclusivamente davanti alla tv, spesso senza dirsi una parola.

Infine la cosa più importante: imparate a dire di no! Dire sempre sì alle cose che non interessano, disturbano o spesso contrariano significa sempre fare qualcosa di malavoglia e se pensiamo che basti dire sì ad un altro per accontentarlo avete sbagliato di brutto: nella migliore delle ipotesi finirà con una litigata e sarebbe bello non doversi dire: perché mai l’ho fatto? Perché non ho detto di no?