Non parlare male di te neanche per scherzo!

Recentemente un mio formatore, Roberto Re, ha messo in evidenza questa affermazione che condivido anche io nella mia vita e nella pratica clinica:

“Non parlare negativamente di te stesso, nemmeno per scherzo.

Il tuo corpo non conosce la differenza.

Cambia il modo in cui parli e cambierai la tua vita.

Quello che tu non cambi, è una tua scelta.”

Questa citazione è di Bruce Lee famoso per le arti marziali, ma di fatto un vero filosofo. Con questa frase ci esorta a comprendere il grande potere delle parole nella nostra vita e sottolinea l’importanza di non parlare mai male di se stessi.

Se fino ad ora non ti sei mai soffermato a pensare a quanto le parole influenzano la tua vita questo è il momento di farlo.
Il modo in cui percepisci te stesso ha un impatto diretto sui tuoi pensieri, azioni e quindi sui risultati che ottieni.

Come le affermazioni positive, se usate in modo efficace, hanno l’incredibile capacità di aumentare la tua fiducia e la considerazione che hai di te stesso, il parlare male di te, anche solo per scherzo, può ostacolare i tuoi successi.

Pensa a quanta energia avresti a disposizione se iniziassi la giornata con fiducia e convinzione rispetto alle tue capacità. Quanto sarebbe più semplice affrontare i problemi ed accogliere nuove opportunità senza il peso del dubbio e della negatività.
Parlarti in modo positivo ha questo incredibile effetto. Parlare a se stesso usando affermazioni positive permette di modellare la realtà migliorando soddisfazione e realizzazione personale. Per fare questo è importante sbloccare il proprio potenziale usando il potere delle parole positive a scapito di quelle negative.

E’ importante comprendere come le parole con cui ti parli hanno l’immenso potere di rimodellare e tuoi pensieri e quindi le tue azioni e di conseguenza i tuoi risultati.

Le affermazioni positive possono davvero allineare i tuoi pensieri e portarli a realizzare sogni e obiettivi.

La PNL a questo riguardo è un valido aiuto perché permette una sorta di riprogrammazione del proprio inconscio, a far sviluppare una mentalità in divenire utile per la realizzazione dei propri obiettivi e bloccare tutte quelle convinzioni limitanti o auto sabotanti che impediscono di intraprendere qualsiasi cammino. Imparare a parlare in modo positivo a se stessi crea una base solida per la crescita personale e professionale se vuoi evitare di remarti contro è importante da subito iniziare un dialogo interiore onesto e senza pregiudizi aprendo i propri orizzonti con …positività.

Sofferenza: parliamone!

Tutti gli uomini soffrono. Si soffriva nel passato e si soffrirà nel futuro. Soffrono i ricchi ed i poveri. La sofferenza accumuna tutti e non fa sconti a nessuno. In Occidente abbiamo un modo molto particolare di affrontare la sofferenza: tendiamo a chiuderci. Tendiamo ad identificarci con la sofferenza:  “Io soffro, io soffro molto, ho avuto tante sofferenze nella mia vita” sono alcune delle frasi che si ripetono nella testa. Si inizia a pensare alla propria vita fino alla propria infanzia in cui l’identificazione con la sofferenza prende una posizione predominante: “perché proprio a me, perché devo soffrire? Invecchiare? Morire?”

Lasciarsi andare a questi pensieri porta a seri problemi di personalità!

La sofferenza va lasciata andare e non trattenuta. Dobbiamo esserne coscienti, vedendo la sofferenza e non identificandosi con la sofferenza. C’è un problema, bisogna riconoscerlo, ma senza identificarsi altrimenti tutto diventa confuso. Bisogna distinguere tra: i miei problemi /sofferenza ed i miei pensieri sulla mia sofferenza   altrimenti tutto nello stesso calderone porta ad ulteriori pensieri deleteri con critica e giudizio.

Quando siamo colpiti dalla sofferenza il primo istinto è che vogliamo eliminarla. Arriva il problema e ce ne dobbiamo sbarazzare più in fretta possibile. Vogliamo essere contornati solo da cose belle e neghiamo a noi stessi che esiste la sofferenza, la noia, la vecchiaia. Viviamo continuamente negando queste realtà e quando accadono fatti che ce le fanno incontrare non siamo pronti.

Bisogna imparare a guardare la sofferenza ad accettarla: con-prendere. Spesso tendiamo a dare la colpa ad altri della nostra sofferenza. E’ possibile che oggi come in passato qualcuno ci abbia arrecato danno e dolore, ma il pensiero che sta dietro spesso non è la sofferenza, ma l’odio o la rabbia. In una giornata sono mille le cose che ci danno “urto” . Cose assolutamente innocue del genere: come parla una persona, come cammina o come ci guarda. Quella persona di fatto non ci ha fatto alcun male, eppure ci stiamo soffrendo.

Questo è un esempio in cui la sofferenza per un pensiero o un’azione deve essere distinta! A volte soffriamo per cose che sono solo nella nostra testa e quella persona che parlava, guardava  o camminava magari non ci ha neanche visto.

E’ importate riflettere sulle cose che suscitano in noi indignazione o rabbia e chiedersi: ma c’è davvero qualcosa di sbagliato? Molte volte siamo noi stessi causa della nostra sofferenza perché non distinguiamo gli stati interni dalla reale situazione esterna. Riusciamo a creare processi così complicati e tornate lì con i pensieri e a specularci sopra fino a farli diventare insopportabili. Si rimuginano pensieri ed azioni correlate e si giudicano. Questo modo di fare riporta sempre alla sofferenza da cui noi stessi non ci permettiamo di uscirne. Nella cultura occidentale abbiamo da una parte la cultura del piacere che porta ad una ricerca del piacere fine a se stesso e a negare le sofferenze e da un’altra parte la cultura religiosa che dice che per raggiungere qualsiasi soddisfazione dobbiamo fare sacrifici e soffrire!

Come uscire da questo loop? Dobbiamo riuscire ad essere consapevoli delle varie situazioni della vita nella loro interezza e nei loro opposti : eccitazione e noia, vita e morte, piacere e dolore, speranza e disperazione…

Dovremmo apprezzare e gioire alla vita con le sue innumerevoli sorprese con la stessa intensità in cui soffriamo in caso di malattia solo così c’è un equilibrio. Invece diamo per scontate le cose di tutti i giorni e ci disperiamo quando queste non ci sono; in questo non c’’è equilibrio, ma profonda tristezza e sensazione di vuoto. Spesso ci complichiamo la vita con pensieri altamente critici verso noi stessi e le nostre incapacità. Diamo precedenza ai dovrei ed ai non dovrei, ma non ci ascoltiamo mai veramente per capire di cosa abbiamo davvero bisogno per essere felici. A volte ci diamo rispose semplicistiche o diamo colpa agli altri per nostre scelte ed anche questo ci riempie di rabbia e sofferenza. Mantenendo vecchi schemi mentali si rimane risucchiati in un vortice inutilmente doloroso che non ci fa né gioire né vedere le cose positive che ci accadono.

Alcune cose accadono, perchè accadono ed i pensieri non possono diventare ossessioni perché questi ci impediscono poi di lasciare andare.

Storia con morale: sei lago o bicchiere?

Si narra che un giorno un vecchio maestro fosse stanco delle continue lamentele del suo allievo, perciò un mattino lo spedì a prendere un po’ di sale.
Quando l’allievo tornò, il maestro lo pregò di mescolarne una manciata in un bicchiere d’acqua e di berla.
“Com’è?”, domandò il maestro.
“Salata!”, rispose l’allievo, facendo una smorfia.
Il maestro rise e invitò il ragazzo a mescolare la stessa manciata di sale nel vicino lago.


I due si recarono in silenzio fino alla riva e dopo che l’allievo ebbe versato la manciata nell’acqua, il maestro disse: “Adesso bevi dal lago”.
L’allievo obbedì e di nuovo il maestro domandò: “Com’è?”.
“Fresca”, rispose l’allievo.
“Hai sentito il sapore del sale?”, domandò il maestro.
“No”, rispose il giovane.

Quando i due si sedettero insieme, il maestro disse all’allievo: “L’amarezza della vita è, né più e né meno, come il sale puro. La quantità di amarezza nella vita rimane esattamente la stessa. Tuttavia la quantità di amarezza che avvertiamo dipende dal contesto in cui la proviamo. Se avverti amarezza, dunque, l’unica cosa che puoi fare è ampliare il senso delle cose. Smetti di essere un bicchiere. Sii un lago”. 

Fonte WEB

Immagine della donna: la bellezza è un dovere!

Per le donne “la bellezza è un dovere” non pensiate che sia frutto dei social media, perché questo concetto ha origini ben più lontane!

Sebbene i salotti televisivi abbiamo dato quella marcia in più al concetto dobbiamo tornare all’epoca classica dove dalle opere giunte ai nostri giorni ricaviamo che: l’uomo viene rappresentato attraverso il concetto di forza, mentre la donna è caratterizzata dalla bellezza. Fu Platone ad attribuire alla bellezza un valore morale ripetuto poi da altri filosofi nei tempi a seguire in cui viene creato un legame tra ciò che è bello e ciò che è buono. Quindi il bello è buono e le due cose sembrano indissolubili. Ne consegue che il giudizio sull’aspetto esteriore quasi non viene messo in discussione! Alla faccia della body positivity  che cerca di superare i vecchi canoni estetici, ma la cui strada sembra davvero ardua!

Sovrappeso in primis  il giudizio morale è schiacciante, quasi la società non possa accettare l’idea che si possa essere sciatti nella cura di sé come nel mangiare! Disgusto e disagio verso le donne con kg in più è palpabile.

Ogni giorno io accolgo nel mio studio donne che sono sopraffatte dal giudizio sul loro corpo da parte di compagni, familiari, amici. Il giudizio peggiore proviene da altre donne che invece di fare fronte comune si aggrediscono, se non nei fatti, nei modi e nelle parole. Il peggior giudizio in assoluto proviene da loro stesse confermando che se si è grosse si è brutte e quindi anche non brave mogli o madri! E se si è brutti non si vale nulla e non si merita nulla! Quindi ecco che il peso del dover essere bella diventa schiacciante.

Noi donne se usciamo con un filo di ricrescita siamo sciatte e sentiamo dire: ma quella non si è guardata allo specchio? Mentre l’uomo brizzolato è un tipo! L’uomo con la pancia attira commenti ironici, la donna con la pancia è volgare. Ci portiamo dietro pensieri molto radicati eppure le donne in questo ultimo secolo hanno fatto grandi battaglie per essere riconosciute al di à dell’aspetto estetico. Nei primi anni “70 il concorso di Miss Universo fu disturbato da agitatori (agitatrici!!!).  Era appena nato il movimento femminista che in quella occasione combatte l’esposizione della donna come fosse bestiame in vendita!

In Italia abbiamo avuto Oriana Fallaci a ricordare alle donne che hanno una voce e una testa oltre che il corpo. Fu lei nel libro: “Se nascerai donna” edito da Rizzoli che dalle interviste a tante figure femminili si delineano i passaggi spigolosi di una cultura che, sebbene stia cambiando, evidenzia incessante il giudizio spesso tagliente di altre donne in un mondo ancora troppo in mano agli uomini.

Quaderno di crescita personale: Ti sei arreso alla vita?

Sempre più spesso incontro persone che si sono arrese ad una vita piena di insoddisfazione, ansia e stress tanto da non ricordare neanche l’ultimo momento che hanno vissuto in modo sereno.

Una trappola da cui è difficile uscire specialmente se si accetta passivamente pensando che in fondo sia una cosa normale. Fino a quando si attuano questi pensieri non si fa altro che velocizzare la strada al peggioramento che porta ad un punto di non ritorno.

Bisogna essere consapevoli che siamo padroni della nostra vita e malgrado le richieste del mondo moderno in realtà siamo noi stessi che ci mettiamo in trappola dimenticando che possiamo fare scelte e cosa più importante dobbiamo imparare a scegliere ciò che giusto per noi.

Se riconosci che nella tua vita tutto va troppo veloce e non ti stai godendo nulla forse hai perso il controllo delle cose importanti fagocitate da mille altre spesso inutili se non dannose!

Fai innanzitutto un elenco delle cose che ti stanno rendendo nervoso e delle emozioni che ti sovrastano e cerca di dare un valore decrescente ad ognuno. Inizia con un elenco non più lungo di 5 punti. Poi passa a prendere in esame quello con valore più basso e vedi se puoi attuare strategie differenti per affrontarlo e prova. Fai così con tutti i punti e poi riprova a fare l’elenco riattribuendo i valori. E’ cambiato qualcosa?

Se no devi chiederti se quelle cose le vuoi davvero o se spenderesti la vita facendo altro. In alcuni casi alcune cose non si possono cambiare per cui la cosa più saggia è accettarle, ma non con rassegnazione che è un sentimento negativo, ma come un dato di fatto. Anche le cose che non ci piace di fare si possono fare in due modi: schiacciati dal dovere oppure scegliendo di farlo e guardando avanti con consapevolezza. In questo modo la gestione delle emozioni ti viene in aiuto ed ansia e stress diminuiranno sentendoti protagonista della tua vita e non succube. Per molte altre invece riprendi il controllo, perché hai il diritto di vivere una vita piena e con soddisfazione quindi vivendo in modo attivo e non passivo. Per tutto ciò che invece puoi cambiare non avere paura e abbraccia il cambiamento.

Di questo ne riparleremo presto!

Gestione delle emozioni e successo

Conosci il detto: “La vita è per il 10% ciò che ti accade e per il restante 90% come reagisci”.? Probabilmente lo hai già vissuto sulla tua pelle!


Questa frase apparentemente semplice racchiude una grande verità: quanto sia importante la gestione emotiva nelle varie situazioni. Le emozioni fanno parte di noi e sono presenti continuamente nella nostra vita. Rendono più belli certi momenti, sono il motore per creare grandi progetti, aspirare al miglioramento e sostenere la motivazione.

Ma come ogni medaglia ha il suo rovescio: possono anche metterci sulla difensiva, altre volte ci scoraggiano altre volte ci minano l’autostima e non ci fanno raggiungere gli obiettivi.

Diventa quindi indispensabile sapere utilizzare al meglio le nostre emozioni come energia trainante e al positivo, non come un fattore che ci inibisce o rallenta.

Bisogna in poche parole avere una buona gestione emotiva. Questa corrisponde alla capacità di comprendere e quindi di controllare le tue emozioni e non di subirle!

Permette alle persone di agire in modo ponderato valutando le varie opzioni e non agiscono casualmente ed in modo impulsivo.

Avere una buona gestione delle proprie emozioni è la chiave fondamentale per poter raggiungere il successo qualsiasi sia l’aria della propria vita in cui occorre. Dal lavoro alla vita privata, nelle relazioni familiari o tra amici fa la differenza chi ha: la testa sulle spalle!

Molte volte un vissuto esagerato delle emozioni può creare danni è quindi importante chiedere un aiuto per imparare innanzitutto a riconoscere  le emozioni disturbanti e poi a saperle gestire nei modi opportuni. A volte anche emozioni negative possono essere utilizzate a proprio vantaggio. Comprendendo i limiti di una mancata gestione delle emozioni ci si può aprire a mentalità più positive e propositive ed in genere per chi riesce nell’intento è un grande punto di svolta nella propria vita, perché improvvisamente si troveranno le soluzioni ad alcuni problemi o altri non hanno più ragione di essere! In questo clima raggiungere un risultato è più semplice ed ogni obiettivo diventa più appetibile e non appare più un limite invalicabile. Quindi ti invito, per una migliore qualità della vita, a prendere il controllo delle tue emozioni e poter finalmente sbloccare il tuo potenziale!

Obiettivi e crescita personale… in pratica

Corri sempre, ma dove stai andando? Hai chiari gli obiettivi che ti muovono? Lo sai che una persona è definita dai suoi obiettivi? Sei sicuro di averne? Sono davvero i tuoi? Tante domande per obbligarti a fermarti e riflettere. Ovvero pensare la propria vita prima ancora di viverla.

“Sapere ciò che vogliamo non è la norma è una conquista psicologica rara e difficile” sottolineava Maslow. Quindi niente paura se le domande delle prime righe ti hanno spiazzato.

Spesso si corre, ma non sempre è chiaro l’obiettivo. Quando non si ha un obiettivo si finisce per fare tanta strada e non arrivare da nessuna parte. La prima cosa da fare è comprendere quali sono e per semplificarvi la vita dividiamo gli obiettivi in tre distinte categorie. Quella del cuore coinvolge tutta la sfera privata, dal proprio compagno, ai figli alla famiglia di origine, ma anche amici e conoscenti, quella del corpo riguarda principalmente la sfera della salute e tutto ciò che è in nostro potere per potenziarla (dieta, attività fisica, buone abitudini, sonno regolare…) e quella della mente che riguarda le proprie capacità o il proprio lavoro (imparare una nuova tecnica, migliorare una lingua straniera, fare un corso di aggiornamento…)

Per definire i propri obiettivi del mese dell’anno o fra 10 anni  bisogna cercare in ogni categoria quali sono le voci più importanti da realizzare. Consiglio di non pensare di portare avanti più di due obiettivi per categoria! Bisogna essere realistici e porsi degli obiettivi a breve o brevissimo termine o a lungo termine a seconda delle difficoltà e del tempo che possiamo dedicare per evitare di cadere nel fallimento.

Non basta pensarci bisogna proprio scriverli: su un pezzo di carta, su un quadernino, sul calendario, su uno schema con supporto digitale, ma va scritto. Se non viene scritto e pianificata una data di raggiungimento rimarrà nel mondo del circa quasi e non avrà speranza di realizzazione. Create le strategie e verificate a piccoli step l’avanzamento degli obiettivi. Se non va cambiate strategie o ridefinite i termini. Una cosa fondamentale è che l’obiettivo sia molto chiaro e misurabile ed è necessario rispettare gli step pianificati.

Intanto fatevi domande e rispondete con sincerità in base ai vostri valori, iniziate a guardare dentro di voi e iniziate a creare una lista che comprenda ogni categoria….sull’argomento torneremo presto!

Essere giudicato e giudicarsi: preserva la tua Autostima (con un piccolo esercizio)

Che cosa si intende con il termine “giudizio” in psicologia? Possiamo definirlo come la capacità di combinare qualità personali e conoscenze acquisite tramite l’esperienza: fattore indispensabile per creare opinioni e poter prendere decisioni.

Tecnicamente la parola giudizio, quindi, ha implicazioni positive: avere capacità di giudizio serve a fare scelte migliori, ma nell’utilizzo quotidiano la parola giudizio assume in sé connotazioni negative. C’è chi giudica il nostro operato, il nostro fisico, il nostro modo di parlare, i nostri amici: in effetti parlando di giudizio si pensa solo a queste situazioni!

Non solo il giudizio viene dall’esterno, ma molto spesso il più spietato è quello che viene dall’interno ovvero da come noi stessi ci giudichiamo e di solito siamo giudici implacabili! Sentirsi giudicato ed autogiudicarsi sono fattori che vanno ad influire sulla nostra Autostima e questo non è mai positivo.

In molti casi chi è oggetto di giudizio tende a darsi tutte le colpe se qualcosa non va. Ovvero tende a darsi il 100% della colpa: in poche parole un eccesso di giudizio al negativo che annienta l’autostima. Sebbene valga la massima “chi è causa del suo mal pianga se stesso” non sempre “la colpa” sta da una sola parte ed è importante comprendere di quale percentuale siamo responsabili e quale ad imputare ad altre persone o fattori!

Quando parliamo di autostima ci riferiamo ad una situazione di auto- consapevolezza in cui la persona è soddisfatta, riconosce le proprie capacità e valore in merito a vari aspetti della sua vita. Quando si parla di autostima è qualcosa che è dentro di noi e siamo noi a doverla difendere a volte proprio da noi stessi!

Immaginate l’autostima come un muretto. Nel corso della vita mettiamo mattoncini aumentando la stabilità del muretto. I primi mattoncini li mettiamo con l’aiuto delle persone che si prendono cura di noi a cominciare dalle prime fasi della nostra esistenza. E’ lì che mettiamo le fondamenta: attraverso il riconoscimento di noi come persone  e dei nostri bisogni  ed in seguito  delle nostre capacità da parte delle persone che ci vogliono bene. Se in queste prime fasi non riceviamo abbastanza rinforzi positivi crescendo avremo più difficoltà nello sviluppo della nostra autostima, ma non è impossibile. Ogni volta che ci mettiamo alla prova e vinciamo mettiamo un mattoncino, anche se perdiamo ma abbiamo imparato qualcosa, possiamo aumentare la nostra autostima. E’ importante dare a noi stessi input positivi ogni giorno, senza basarci esclusivamente su ciò che gli altri ci riportano.

PRATICA:

-Pensa all’ultima esperienza o ad una recente che ti ha particolarmente toccato e  che hai vissuto in modo negativo tanto da sentirti “sbagliato” o “in colpa”.

-Vai più in profondità: osserva la situazione “da fuori” e cerca di notare se ad una situazione o una o più persone in qualche modo si può imputare una parte di responsabilità.

-Fai un elenco attribuendo a persone o situazioni la percentuale di responsabilità che tu gli attribuisci. Il tuo nome mettilo per ultimo!!!

Ti consideri ancora responsabile al 100% di quella situazione fastidiosa? Puoi fare qualcosa, affinché in una situazione simile tu possa comportarti in modo diverso e quindi avere una sensazione diversa? Rispondi con sincerità e se vuoi puoi scrivermi in privato e ti risponderò!

Per avere successo programma una data

Che sia mettersi a dieta, smettere di fumare, incominciare la palestra o quel corso d’inglese che rimandi da anni, il modo migliore per avere successo in qualcosa è cominciare, smettere di tergiversare e scegliere una data d’inizio!

Abbiamo visto nel precedente articolo (https://emanuelascanupsicologa.com/2023/01/30/iniziare-una-dieta-di-lunedi-aumenta-davvero-le-probabilita-di-successo/) che il lunedì, o l’inizio del mese o dell’anno funzionano da “reset” per cui sono date in cui la predisposizione a cominciare qualcosa di nuovo è importante. Ma per ognuno di noi c’è una data, un numero, un periodo dell’anno che consideriamo più favorevole per fare dei cambiamenti. Ascoltate i vostri ritmi, ma tenendo bene a mente l’obiettivo… iniziate!

Come scegliere la data

Il lunedì ha un impatto potente sulla mente crea un’immagine mentale di nuovo, pulito: il foglio bianco su cui iniziare una nuova storia. Anche se le più importante decisioni in genere si prendono d’impulso concedetevi un minimo di tempo per organizzarvi in modo da non avere alibi a terminare prima di cominciare perché una certa attività non l’avete pianificata bene. Ad ogni modo non perdete tempo a decidere ogni singolo dettaglio, creato il giusto mood navigate a vista e risolvete eventuali difficoltà momento per momento. Non si può prevedere e controllare tutto, quindi sfruttate le vostre risorse al bisogno senza farle gestire da ansia anticipatoria inutile.

Non scegliete neanche date troppo in là nel tempo altrimenti sarete portati ad abbandonare il vostro cambiamento ancor prima che sia iniziato. Non sempre le vacanze o un periodo meno stressante sono buoni per cominciare qualcosa di nuovo in quanto riprendendo il solito tram tram si rischia di far naufragare ogni buona intenzione.

In alcuni casi è positivo abbinare un cambiamento ad una cosa che importante che consideriamo positiva per noi : cambiare lavoro, città o appartamento ad esempio! Un nuovo inizio a tutto tondo!

Come assicurarsi il successo delle proprie azioni:

dopo aver deciso la fatidica data di inizio ed aver organizzato eventuali aspetti pratici (essere andata dalla nutrizionista o aver prenotato il corso d’inglese ad esempio)assicuratevi di avere una rete sociale che possa appoggiarvi. Un’amica, il partner possono essere risorse preziose per aiutarvi a mantenere la giusta via, sorreggervi in momenti di difficoltà ed impedirvi di rinunciare.

In molti casi la rete sociale di supporto non c’è o è essa stessa la causa di alcune cose che non vanno nella propria vita e quindi dovrete assicurarvi il successo con altri mezzi più personali. Ma attenzione in questo caso l’onestà verso se stessi è fondamentale.

Mettete dei limiti “fattibili” al di sotto dei quali non dovete scendere e create delle penalità se non ce la fate a mantenerle/raggiungerle.

Esempio: se state iniziando un’attività fisica iniziate gradualmente 10-15 minuti al giorno ed aumentate ogni giorno 1-2 minuti fino a raggiungere un tempo per voi possibile da praticare ogni giorno. Quindi se  avete raggiunto i 20 minuti non fate mai 16-18 minuti e rimanete sui 20 sino a quando vi sentite pronti ad aumentare. Quando avrete raggiunto l’obiettivo (es un’ora al giorno) anche se una volta saltate non accade nulla perché ormai sarete allenati ed il beneficio sarà così evidente che non abbandonerete.

Lo stesso accade con una dieta. Iniziate gradualmente ad esempio evitando i dolci per una settimana e poi cominciando la dieta. Anche in questo caso una volta raggiunto l’obiettivo di una alimentazione sana, mangiare un dolce o fare uno sgarro una volta non inficierà il vostro traguardo.

Aiutatevi con un diario.

Mettere per iscritto i propri avanzamenti o capire le motivazioni di un insuccesso è molto utile per cambiare le strategie e migliorarsi.

Premiatevi:

ogni volta che passate allo step successivo (il peso sulla bilancia, il livello d’inglese o una performances atletica) fatevi delle concessioni, fatevi un regalo un qualcosa che ne valga la pena per voi!

Questo aspetto di autogratificazione è un processo importante che va a stimolare in modo positivo la vostra autostima. Se tutti questi tasselli vengono rispettati chi più velocemente chi più piano, ma ad ognuno è data la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati e creato un vero cambiamento nella propria vita.

Violenza economica sulle donne: cos’è, cosa dice la legge e come proteggersi in modo efficace.

Non è inusuale che mi si presentino a studio donne che ricevono da mariti o compagni vari generi di violenza, ma ultimamente mi sta capitando di scoprire che amiche o semplici conoscenze si trovino in situazioni limite e non ne siano consapevoli.

Se già è difficile mettere in atto tutta una serie di azioni per risollevare le sorti di chi chiede aiuto per se e spesso per i suoi figli,  ci si trova con le mani legate quando si ha davanti una situazione palese, ma totalmente ignorata dalla protagonista.

Donne che hanno smesso di lavorare su consiglio/spinta del marito, che non hanno più un conto in banca personale “tanto a che serve avere due conti? Serve solo ad arricchire le banche”, che se devono andare dal parrucchiere devono chiedere al marito che puntualmente risponde “ ma stai bene così a chi devi piacere se non a me?” e che alla copiosa ricrescita dicono alle amiche che hanno pensato di lasciare la chioma al naturale perché al marito/compagno va bene così. Donne che “tanto non devi andare al lavoro non servono due macchine….” E che si trovano senza la possibilità di uscire neanche per cose necessarie se non accompagnate dal marito a sua discrezione. Donne che evitano di fare andare le amiche a casa perché scoprirebbero la mancanza di cose essenziali a cui dovrebbero dare spiegazioni e che trovano mille scuse per non accettare un invito ad un aperitivo o ad una pizza perché non hanno neanche pochi spiccioli di cui disporre a piacimento.

Fino ad un certo punto queste donne pensano che il marito/compagno le stia proteggendo in realtà le mantengono isolate dal resto del mondo. In apparenza sono uomini premurosi, ma in realtà il loro non è amore, ma possesso.

Questo è ciò che Anna Silvia Angelini  Presidente di AIDE Nettuno consiglia al riguardo:

Avviene per lo più dentro le mura domestiche, quando alle donne è di fatto negata la possibilità di contribuire con le stesse opportunità riservate all’uomo all’economia familiare e di essere economicamente indipendenti.

Questo accade tutte le volte in cui è l’uomo a lavorare per sostenere le spese dell’intera famiglia; quando è la donna a occuparsi in modo esclusivo della cura della casa e dei figli, rinunciando del tutto al lavoro o a parte delle ore dedicate all’attività professionale, o ancora sobbarcandosi da sola i doveri del “doppio lavoro casalingo”; quando il patrimonio è gestito da un terzo; quando viene eroso il patrimonio della moglie/compagna, senza darle l’opportunità di lavorare o di studiare; quando la donna deve chiedere il “permesso” per accedere alle risorse della famiglia, deve giustificare e rendicontare le spese e/o non viene messa a conoscenza del reddito familiare. E ancora, avviene quando l’uomo vieta, ostacola o boicotta il lavoro della compagna quando la donna non vede riconosciuto il proprio lavoro in casa e/o viene minacciata di ritorsioni economiche a danno proprio o dei figli; quando alla donna viene chiesto di sottoscrivere mutui e finanziamenti o di fare da prestanome per le attività economiche del marito.

Non solo durante il matrimonio

Ma la violenza economica si manifesta anche e soprattutto fuori dalla casa coniugale, quando la moglie/compagna decide di lasciare l’uomo che aveva scelto e quest’ultimo mette in atto tutta una serie di strategie per negarle le opportunità professionali e persino il mantenimento dei figli: il mancato rispetto del diritto di visita e il mancato versamento dei contributi di mantenimento ai minori ne sono un valido esempio. Così come il tanto diffuso “auto-esonero” di molti padri dal provvedere all’assistenza dei figli durante le chiusure scolastiche o nelle ore pomeridiane, quando i più piccoli escono da scuola e necessitano di essere accuditi e di svolgere i compiti. In questo modo, le donne vittime di violenza finiscono spesso per ritrovarsi senza una casa, senza un lavoro, con i figli a carico e magari con i debiti contratti dal marito sulle spalle. Come se ciò non bastasse, si ritrovano a dover pagare pure una baby-sitter, una ludoteca o un asilo per sorvegliare i più piccoli per cercare di guadagnarsi da vivere.

Le fasi della violenza economica

La violenza economica viene raramente riconosciuta dalle donne. Sia perché culturalmente la figura femminile è associata alla cura della casa e dei figli, sia perché si tratta di una violenza.

Inoltre, gli uomini che operano questa tipologia di violenza sulla propria compagna difficilmente lo fanno, sin da subito, in maniera “aperta”. È più frequente, invece, che la violenza economica avvenga come escalation di piccoli atti che poi vanno a comporre il gigantesco puzzle della subordinazione della donna nel contesto familiare.

Nella fase iniziale, l’uomo solitamente comincia con il decidere in modo autonomo e non condiviso gli investimenti, gestendo esclusivamente il conto corrente della famiglia. Poi pretende i rendiconti dettagliati delle spese della donna, le impedisce di accedere e disporre delle risorse economiche e non la rende partecipe delle entrate.

Successivamente riconosce un piccolo budget mensile/settimanale alla compagna, spesso irrisorio e insufficiente, per la spesa alimentare, negando beni primari come cure mediche e medicine; utilizza il denaro come mezzo di ricatto e di ritorsione. Nei casi più gravi e spesso all’alba della separazione  l’uomo può sperperare il patrimonio della famiglia a insaputa del partner, obbligandolo a fare da prestanome o da sottoscrittore per prestiti e fideiussioni di cui rimane esclusivo beneficiario.

La violenza economica è un reato?

Alla stregua di altre forme di violenza “silenziose”, la violenza economica non è considerata un reato autonomo in Italia. Ma è comunque inquadrabile tanto dal punto di vista civilistico, quando dal punto di vista penale.

Seppur distinta dalla violenza psicologica in quanto tale di cui, secondo i dati Istat, è rimasto vittima quasi il 90% delle donne che hanno denunciato una violenza subita nel 2021  la violenza economica comporta anche gravi ripercussioni sullo stato emotivo e psicologico della donna che la subisce e rientra, in funzione dei tratti del caso specifico: nel reato dei “maltrattamenti in famiglia” (art. 572 del codice penale); in quello della “violenza privata” (art. 610 del codice penale); in quello della “privazione parziale o totale delle risorse economiche necessarie per il sostentamento personale e dei figli” (art. 570 del codice penale) o della “violazione degli obblighi di assistenza familiare” (legge n.154 del 2006).

Come proteggersi

Per proteggersi dalla violenza economica occorre innanzitutto conoscerla e acquisire tutte quelle informazioni utili a salvaguardarsi tanto in caso di matrimonio quanto in caso di convivenza.

Se hai dubbi contatta AIDE Nettuno

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