Tra le fiabe più famose di Febro ne ho individuata una molto importante sul concetto di libertà che condivido con voi, perché ancora molto attuale ed importante dal punto di vista pedagogico.
Una delle tante edizioni disponibili delle famose favole
“Un lupo magro e affamato incontra un cane ben pasciuto.
“Da dove vieni così lucido e bello ? Cosa mangi per mantenerti così ? Io sono più forte ma patisco la fame”
“Puoi star bene anche tu se vuoi, basta che presti lo stesso servizio al padrone”
“Quale servizio ?”
“Custodire la casa di notte e spaventare i ladri”
“Ma io ci sto ! Sono stanco di questa vita di stenti. Deve essere bello avere un tetto e riempirsi la pancia senza cacciare. Vengo con te.”
Cammin facendo il lupo vide che il collo del cane era un po’ segnato: “Cos’è quel segno ? “
“Oh .. non è niente”
“Mi interessa sapere”
“Qualche volta, mi tengono legato, perché possa riposare durante il giorno, e rimanere sveglio durante la notte. Ma alla sera posso girare liberamente, e mi danno da mangiare”
“Ma se si ha voglia di uscire si ha il permesso ?”
“Ogni volta che si vuole … no.”
“Addio amico, preferisco mangiar poco in libertà che molto in prigionia”. “
Quanto è importante la libertà? Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere “quanto avere la pancia piena e stare a catena” o “quanto essere libero con dei disagi”.
A volte si trova la via di mezzo a volte no, ma cerchiamo di essere consapevoli delle nostre scelte e capire cosa è più importante per noi.
Recentemente un mio formatore, Roberto Re, ha messo in evidenza questa affermazione che condivido anche io nella mia vita e nella pratica clinica:
“Non parlare negativamente di te stesso, nemmeno per scherzo.
Il tuo corpo non conosce la differenza.
Cambia il modo in cui parli e cambierai la tua vita.
Quello che tu non cambi, è una tua scelta.”
Questa citazione è di Bruce Lee famoso per le arti marziali, ma di fatto un vero filosofo.Con questa frase ci esorta a comprendere il grande potere delle parole nella nostra vita e sottolinea l’importanza di non parlare mai male di se stessi.
Se fino ad ora non ti sei mai soffermato a pensare a quanto le parole influenzano la tua vita questo è il momento di farlo. Il modo in cui percepisci te stesso ha un impatto diretto sui tuoi pensieri, azioni e quindi sui risultati che ottieni.
Come le affermazioni positive, se usate in modo efficace, hanno l’incredibile capacità di aumentare la tua fiducia e la considerazione che hai di te stesso, il parlare male di te, anche solo per scherzo, può ostacolare i tuoi successi.
Pensa a quanta energia avresti a disposizione se iniziassi la giornata con fiducia e convinzione rispetto alle tue capacità. Quanto sarebbe più semplice affrontare i problemi ed accogliere nuove opportunità senza il peso del dubbio e della negatività. Parlarti in modo positivo ha questo incredibile effetto. Parlare a se stesso usando affermazioni positive permette di modellare la realtà migliorando soddisfazione e realizzazione personale. Per fare questo è importante sbloccare il proprio potenziale usando il potere delle parole positive a scapito di quelle negative.
E’ importante comprendere come le parole con cui ti parli hanno l’immenso potere di rimodellare e tuoi pensieri e quindi le tue azioni e di conseguenza i tuoi risultati.
Le affermazioni positive possono davvero allineare i tuoi pensieri e portarli a realizzare sogni e obiettivi.
La PNL a questo riguardo è un valido aiuto perché permette una sorta di riprogrammazione del proprio inconscio, a far sviluppare una mentalità in divenire utile per la realizzazione dei propri obiettivi e bloccare tutte quelle convinzioni limitanti o auto sabotanti che impediscono di intraprendere qualsiasi cammino. Imparare a parlare in modo positivo a se stessi crea una base solida per la crescita personale e professionale se vuoi evitare di remarti contro è importante da subito iniziare un dialogo interiore onesto e senza pregiudizi aprendo i propri orizzonti con …positività.
Tutti gli uomini soffrono. Si soffriva nel passato e si soffrirà nel futuro. Soffrono i ricchi ed i poveri. La sofferenza accumuna tutti e non fa sconti a nessuno. In Occidente abbiamo un modo molto particolare di affrontare la sofferenza: tendiamo a chiuderci. Tendiamo ad identificarci con la sofferenza: “Io soffro, io soffro molto, ho avuto tante sofferenze nella mia vita” sono alcune delle frasi che si ripetono nella testa. Si inizia a pensare alla propria vita fino alla propria infanzia in cui l’identificazione con la sofferenza prende una posizione predominante: “perché proprio a me, perché devo soffrire? Invecchiare? Morire?”
Lasciarsi andare a questi pensieri porta a seri problemi di personalità!
La sofferenza va lasciata andare e non trattenuta. Dobbiamo esserne coscienti, vedendo la sofferenza e non identificandosi con la sofferenza. C’è un problema, bisogna riconoscerlo, ma senza identificarsi altrimenti tutto diventa confuso. Bisogna distinguere tra: i miei problemi /sofferenza ed i miei pensieri sulla mia sofferenza altrimenti tutto nello stesso calderone porta ad ulteriori pensieri deleteri con critica e giudizio.
Quando siamo colpiti dalla sofferenza il primo istinto è che vogliamo eliminarla. Arriva il problema e ce ne dobbiamo sbarazzare più in fretta possibile. Vogliamo essere contornati solo da cose belle e neghiamo a noi stessi che esiste la sofferenza, la noia, la vecchiaia. Viviamo continuamente negando queste realtà e quando accadono fatti che ce le fanno incontrare non siamo pronti.
Bisogna imparare a guardare la sofferenza ad accettarla: con-prendere. Spesso tendiamo a dare la colpa ad altri della nostra sofferenza. E’ possibile che oggi come in passato qualcuno ci abbia arrecato danno e dolore, ma il pensiero che sta dietro spesso non è la sofferenza, ma l’odio o la rabbia. In una giornata sono mille le cose che ci danno “urto” . Cose assolutamente innocue del genere: come parla una persona, come cammina o come ci guarda. Quella persona di fatto non ci ha fatto alcun male, eppure ci stiamo soffrendo.
Questo è un esempio in cui la sofferenza per un pensiero o un’azione deve essere distinta! A volte soffriamo per cose che sono solo nella nostra testa e quella persona che parlava, guardava o camminava magari non ci ha neanche visto.
E’ importate riflettere sulle cose che suscitano in noi indignazione o rabbia e chiedersi: ma c’è davvero qualcosa di sbagliato? Molte volte siamo noi stessi causa della nostra sofferenza perché non distinguiamo gli stati interni dalla reale situazione esterna. Riusciamo a creare processi così complicati e tornate lì con i pensieri e a specularci sopra fino a farli diventare insopportabili. Si rimuginano pensieri ed azioni correlate e si giudicano. Questo modo di fare riporta sempre alla sofferenza da cui noi stessi non ci permettiamo di uscirne. Nella cultura occidentale abbiamo da una parte la cultura del piacere che porta ad una ricerca del piacere fine a se stesso e a negare le sofferenze e da un’altra parte la cultura religiosa che dice che per raggiungere qualsiasi soddisfazione dobbiamo fare sacrifici e soffrire!
Come uscire da questo loop? Dobbiamo riuscire ad essere consapevoli delle varie situazioni della vita nella loro interezza e nei loro opposti : eccitazione e noia, vita e morte, piacere e dolore, speranza e disperazione…
Dovremmo apprezzare e gioire alla vita con le sue innumerevoli sorprese con la stessa intensità in cui soffriamo in caso di malattia solo così c’è un equilibrio. Invece diamo per scontate le cose di tutti i giorni e ci disperiamo quando queste non ci sono; in questo non c’’è equilibrio, ma profonda tristezza e sensazione di vuoto. Spesso ci complichiamo la vita con pensieri altamente critici verso noi stessi e le nostre incapacità. Diamo precedenza ai dovrei ed ai non dovrei, ma non ci ascoltiamo mai veramente per capire di cosa abbiamo davvero bisogno per essere felici. A volte ci diamo rispose semplicistiche o diamo colpa agli altri per nostre scelte ed anche questo ci riempie di rabbia e sofferenza. Mantenendo vecchi schemi mentali si rimane risucchiati in un vortice inutilmente doloroso che non ci fa né gioire né vedere le cose positive che ci accadono.
Alcune cose accadono, perchè accadono ed i pensieri non possono diventare ossessioni perché questi ci impediscono poi di lasciare andare.
Invece di affrontarlo dal punto di vista teorico proviamo ad affrontarlo in modo pratico!
Vi propongo una serie di esercizi che potete provare a partire dal primo giorno della settimana!
Il lunedì, come l’inizio di un mese o dell’anno, è visto in modo scaramantico da molti di noi per cui sembra il momento migliore per cominciare qualcosa di nuovo. Si lascia il vecchio e si ricomincia pieni di entusiasmo e di aspettative.
Siete pronti a provate a migliorare la vostra autostima con semplici esercizi? Affrontate un punto alla volta senza fretta. Comprate un quadernino ed annotate le vostre risposte giorno per giorno e rivedetele nel corso della settimana e poi del mese. L’obiettivo è quello di lavorare sui vostri punti di forza senza lasciarvi andare ad espressioni quali : “non sono capace, non ce la farò mai, tanto non valgo nulla…”
Qui si lavora per migliorare non per fare del vittimismo ok? Non siate prevenuti nei vostri confronti, lasciate andare le credenze su di voi e le vostre capacità ed affrontate la sfida con un po’ di grinta un punto alla volta! Vedrete che sarà più semplice di quello che pensate.
lunedì “Fai una lista dei tuoi successi passati”
Prenditi del tempo per riflettere sui tuoi successi passati, grandi o piccoli che siano. Scrivi una lista di questi successi e ricorda come ti sei sentito quando li hai raggiunti.
martedì “Identifica i tuoi punti di forza”
Fai una lista dei tuoi punti di forza e delle tue qualità positive. Concentrati su ciò che sai fare bene e su ciò che gli altri ti hanno detto di apprezzare in te.
mercoledì “Impara a gestire le critiche”
Impara a gestire le critiche in modo costruttivo e a non prendertela troppo a cuore. Cerca di capire se c’è qualcosa di vero in ciò che ti viene detto e, se sì, cerca di migliorare su quello specifico punto. E’ importante anche valutare da dove provengono le critiche! Se è una persona che non stimi lascia correre! Se non la stimi non vale la pena starci male. Non usare due pesi e due misure quando fai le tue valutazioni.
giovedì “Cerca di fare almeno una cosa positiva per te stesso ogni giorno”
Fai qualcosa che ti piace ogni giorno, anche se è solo per pochi minuti. Potrebbe essere leggere un libro, fare una passeggiata o guardare un film. Su questo punto potete davvero sbizzarrirvi!
venerdì “Sperimenta cose nuove”
Sperimenta cose nuove e mettiti alla prova. Ciò ti aiuterà a scoprire nuovi talenti e a sentirti più sicuro di te stesso. Può bastare cambiare strada rispetto al percorso che fai abitualmente per andare al lavoro o quando ti rechi da un amico o a fare una passeggiata. Ciò ti permetterà di aprire i tuoi orizzonti.
sabato “Ascolta la tua voce interiore”
Cerca di prestare attenzione alla tua voce interiore e di sostituire i pensieri negativi con pensieri positivi. Ad esempio, invece di pensare “non sono abbastanza bravo per questo lavoro”, pensa “posso fare del mio meglio e imparare dalle mie esperienze”.
domenica “Cerca il supporto degli amici e della famiglia”
Sono certa che anche tu spesso ti chiudi o ti lamenti perché le persone non “ti capiscono” o non “ti aiutano”. Cerca il supporto degli amici e della famiglia e parla con loro dei tuoi sentimenti. Non ammorbarli con le tue insicurezze, ma chiedi un supporto attivo ad esempio facendoti notare quando stai facendo un buon lavoro o quando notano un cambiamento positivo in te.
Molti a questo punto diranno che la loro famiglia non li appoggia o che sono proprio la causa della percezione di una pessima autostima. Sicuramente avrete un amico o una coppia di amici abbastanza obiettivi chiedete aiuto a loro, ma solo se li sentite sinceri ed onesti. Quello che le persone vicine pensano di noi è importante, ma vi chiedo di fare uno sforzo ed avere una vostra visione personale il più possibile obiettiva. Per migliorare dove c’è da migliorare o non arrendersi o piangersi addosso!
Questi esercizi possono aiutare a migliorare la propria autostima, ma è importante essere costanti e pazienti, in quanto i risultati non si vedono necessariamente immediatamente. Tieni nota dei tuoi progressi e vedrai che passo dopo passo ti sentirai molto più sicuro e ti vedrai in modo diverso!
Il titolo di questo articolo doveva essere “Non dare peso al peso”, ma poi rileggendolo ho pensato fosse utile essere più incisiva. La bilancia, strumento odiato e temuto, è stata creata nell’antichità con lo scopo di evitare inganni nel commercio. Da tempi remoti fino ad oggi è considerato un simbolo di giustizia eppure il momento di salire sulla bilancia per qualcuno è un momento vissuto con enorme ansia e/o disagio.
Quando è cominciato tutto questo? In un tempo passato, non troppo remoto, per la maggior parte della popolazione riuscire a mettere insieme il pranzo e la cena era una vera peripezia.
Oggi non è più così, eccetto purtroppo ancora per alcune minoranze. Il cibo è sempre disponibile, ci sono negozi aperti anche durante la notte e con una semplice App ci portano il nostro alimento preferito a casa.
Con tutta questa disponibilità di cibo dovevamo essere sereni eppure noi esseri umani sempre insoddisfatti abbiamo creato un altro problema: l’ideale del corpo perfetto!
Ecco quindi il grande divario tra disponibilità di cibo e la possibilità di aumentare di peso. Chiunque, se mangia troppo e male, oltre ad avere problemi di colesterolo, pressione arteriosa alta, disfunzioni intestinali può aumentare di peso. Sono pochi i fortunati dotati di super metabolismo che impedisce loro di prendere peso, ma che non garantisce la salute gastro intestinale o cardiovascolare!
Come sappiamo non basta la disponibilità di cibo per prendere peso altrimenti saremmo tutti obesi. Il cibo spesso diventa il rifugio dopo giornate storte, dopo amori falliti, il compagno se ci si sente soli e la coccola che ci è mancata magari nell’infanzia. Si può essere golosi è vero, ma dopo una certa quantità dello stesso cibo il gusto non viene percepito allo stesso modo perché le papille gustative ormai sature non inviano più i segnali al cervello affinché possa trarre gusto da quel particolare cibo quindi questa è solo una scusa.
Per molti il rapporto con il cibo è un rapporto complicato. Non starò in questa sede a spiegare i perché ed i per come visto che ne parliamo tutte le settimane! Vi dico solo che aumentare di peso diventa un problema perché il corpo non risponde ai canoni che la società ha creato.
Non solo la società, il gruppo in cui siamo inseriti, ma anche l’immenso mondo virtuale sempre pronto a dare giudizi e sempre pronto a demonizzare chi non si adegua al modello.
La body positivity sembra quasi un contentino creato per una sorta di politicamente corretto più che per reale convinzione perché una persona in sovrappeso viene sempre vista con disgusto.
Ma torniamo alla dannata bilancia. Non deve essere un problema se non lo volete. Se accettate il vostro corpo e la vostra vita vi sta bene così al diavolo la bilancia (abbiate solo riguardo per la salute mi raccomando!) Non dovete essere a dieta per sempre se non è quello che volete e gli abiti si vendono di tutte le taglie e a qualsiasi prezzo!
Se non volete stare a dieta non fatelo, se sono gli altri a spingervi in questa direzione non fatelo. Fatelo solo se è una vostra scelta
Se il corpo in cui vivete non è quello che vi rappresenta (e non quello dei vostri sogni mi raccomando questo è importante!) vi sentite goffe o inadeguate allora una perdita di peso è necessaria. La bilancia non deve essere il giudice severo, ma l’indicatore se si sta facendo bene o meno un determinato cammino.
Se il numero che vedete sulla bilancia influenza il vostro umore e la vostra autostima, non esitare a chiedere aiuto. Siete molto di più di ciò che mangiate, è importante la consapevolezza su ciò che mangiate, ma anche il vostro benessere e la vostra serenità (a tavola o no!)
Se non c’è il numerino tanto atteso possono essere tanti i motivi: da un errore della bilancia a variazioni di peso casuali. Per questo in genere bisogna pesarsi non più di una volta a settimana a digiuno ! Quando ci si pesa e si scopre che non è cambiato niente, ci si deprime inutilmente. Un aumento di peso non significa sempre aumento del grasso corporeo così come una diminuzione non è una diminuzione di grasso! Le fluttuazioni di peso sono fisiologiche e sono influenzate da tantissimi fattori quali interventi ormonali, farmaci, temperatura esterna, attività fisica. Se state facendo tutto bene, alimentazione corretta e attività fisica, non ci sono motivi per non perdere peso!
Invece di delegare il vostro stato di salute alla bilancia imparate ad ascoltarvi ed osservarvi: la pancia è più sgonfia? Vi sentite più leggeri? Le scarpe entrano meglio? La cinta va larga? Il pantalone si chiude con meno difficoltà? Avete meno fiatone? Vi sentite pieni di energia? Questi sono gli unici parametri da tenere in considerazione!
Se ci si pesa tutti i giorni , o più volte al giorno, cercando conferme è doveroso chiedersi cosa faccia davvero paura : il numerino che vedete scritto o il valore che la società in cui vivete gli dà?
Vi ricordo che solo voi siete autorizzati a darvi un valore e non la bilancia!
Il percorso intrapreso con me le sta facendo vedere la vita in modo diverso a cominciare dal rapporto con il proprio corpo e vuole condivide la sua esperienza con tutte le persone che sono in difficoltà a seguire una dieta, che odiano il momento di vestirsi o quello di passare davanti ad uno specchio. Non è facile, ma… ne vale la pena!
Una voce dentro dettata dal coraggio e dalla curiosità mi accompagna verso uno specchio più grande in casa mia. Il coraggio mi sussurra che posso farcela, che la mia perdita di peso, la mia ri-educazione alimentare, le mie glicemie stabili e la mia nuova immagine hanno fatto germogliare una bellezza in me che non conoscevo. La curiosità mi suggerisce i punti e le linee da osservare della mia fisicità, da quelle più apprezzate alle più temute: la geometria del mio corpo ha delle nuove formule.
Così mi vedo.
Il tragitto dei miei occhi su di me è ora una passeggiata piacevole. Guardo i lievi segni dei muscoli sull’addome, le spalle si sono fatte più piccole e con loro le braccia e le gambe. Le linee del mio corpo disegnano una figura che mi piace per il suo essere pù esile, minuta, fresca. Le mani sui fianchi accompagnano il sentiero delle ciglia e parlano laddove la bocca tocca delle parole gentili. Mi accarezzo le gambe per chiedere loro scusa per tutta la pesantezza e i gonfiori causati dalle mie abitudini sbagliate e per averle sempre disprezzate e coperte. Le mani sfiorano anche la pancia per scusarsi di tutti i miei giudizi amari, sempre coperta dalle maglie troppo morbide e sofferta nei pantaloni e gonne sbagliati.
Allora mi vedo.
Sono ferma nel mio riflesso. Ci sono dei movimenti che tendevo a fare in questi momenti che ora non si ripetono pù: ritirare in dentro la pancia per rimpicciolire il suo volume, stendere le gambe per vederle più minute, sollevare i gomiti per vedere le braccia più toniche. Questi movimenti non sono più necessari, ora. Li porto nel cassetto più buio della mia memoria assieme a tutte le sensazioni orribili sulla mia immagine che mi hanno resa insicura e arresa all’idea di dover abitare dove non si vuole.
Poi mi volto e gli occhi continuano a cercare le parti del mio corpo che più tendevo a giudicare. Prima i fianchi, poi il resto delle gambe. Le dita prendono ancora i segni in più dei fianchi che non sono stati ancora smaltiti come vorrei ma il loro tocco è di speranza e di affetto, non più disprezzo. Le strade dei miei capillari sulle gambe sono fiumi limpidi di soddisfazione e tenacia.
Sorrido di lato, sorrido verso lo specchio, faccio varie smorfie e canto.
Ballo un pò timidamente, un pò pazza, un pò cauta.
C’è ancora della strada da fare per amarmi ma la sto percorrendo già da un pò e me ne sono innamorata, con tutte le sue alture e frane, sentieri e paesaggi.
Si narra che un giorno un vecchio maestro fosse stanco delle continue lamentele del suo allievo, perciò un mattino lo spedì a prendere un po’ di sale. Quando l’allievo tornò, il maestro lo pregò di mescolarne una manciata in un bicchiere d’acqua e di berla. “Com’è?”, domandò il maestro. “Salata!”, rispose l’allievo, facendo una smorfia. Il maestro rise e invitò il ragazzo a mescolare la stessa manciata di sale nel vicino lago.
I due si recarono in silenzio fino alla riva e dopo che l’allievo ebbe versato la manciata nell’acqua, il maestro disse: “Adesso bevi dal lago”. L’allievo obbedì e di nuovo il maestro domandò: “Com’è?”. “Fresca”, rispose l’allievo. “Hai sentito il sapore del sale?”, domandò il maestro. “No”, rispose il giovane.
Quando i due si sedettero insieme, il maestro disse all’allievo: “L’amarezza della vita è, né più e né meno, come il sale puro. La quantità di amarezza nella vita rimane esattamente la stessa. Tuttavia la quantità di amarezza che avvertiamo dipende dal contesto in cui la proviamo. Se avverti amarezza, dunque, l’unica cosa che puoi fare è ampliare il senso delle cose. Smetti di essere un bicchiere. Sii un lago”.
Vivere significa avere coraggio, significa fare le cose con passione, significa lasciare le strade sicure, abbandonare la propria zona di confort. Significa vivere una vita intensa ed autentica. Ma attenzione al fare (e all’avere!) perché non è nel fare che si raggiunge una vita autentica, ma nell’essere.
Essere significa fare cose che ci appassionano, ciò che ci stimola, ciò per cui abbiamo le giuste capacità. Il motivo che ci spinge fuori dal letto la mattina e che condiziona le scelte nelle nostre giornate e ci fa fare progetti per il futuro. A volte si mette da parte questa dimensione dell’essere perché qualcuno ci ha detto che non siamo capaci, non siamo all’altezza o peggio ci hanno detto: “chi ti credi di essere!”
Viviamo in una società e non su un’isola deserta è inevitabile il confronto con l’altro che può influenzarci anche pesantemente. Le aspettative altrui possono condizionarci, il nostro bisogno di essere apprezzati ci fa trovare spesso schiacciati da pesi enormi. Ci sentiamo giudicati anche da noi stessi!
Spesso si finisce con il vivere una vita che non ci appartiene per non deludere gli altri o solo perché gli altri ci dicono che non siamo abbastanza e quindi è anche inutile provarci. Per prendere in considerazione i nostri desideri dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro, senza giudicarci. Ogni pensiero deve essere valutato nel qui ed ora ovvero nel momento presente comprendendo quali sono le risorse a cui possiamo fare riferimento, quali sono i nostri punti forti, ma anche le debolezze per poterle arginare.
Quando si fa una scelta per la propria vita la si fa al di là delle aspettative delle altre persone. Dobbiamo rinunciare al pregiudizio e a tutte le sovrastrutture che il tempo e la società in cui siamo inseriti si sono fatte strada dentro di noi. Non è un passaggio facile perché bisogna fare i conti con i dolori, le paure, le incertezze, ma è anche un bagaglio di cui sbarazzarsi velocemente e senza indugi.
La paura di prendere la decisione sbagliata è sempre forte, probabilmente cadremo Avremmo fatto qualche errore di valutazione o non avremmo tenuto conto di alcuni aspetti. Poco male, avremmo imparato molto di noi e del nostro modo di affrontare le cose. Non è infatti importante che si possa “cadere”, ma è importante utilizzare la resilienza per rialzarci ogni volta. Non facciamoci scoraggiare da un insuccesso, impariamo che ogni cosa, anche negativa, ha un lato positivo, anche se in un primo momento potrebbe non essere visibile.
Quando si diventa consapevoli di se stessi, si ha la possibilità di sperimentare, fare progetti e portare avanti scopi nel tempo e venirne arricchiti nel lungo termine. Se ci ascoltiamo davvero comprendiamo veramente quale è la nostra strada e non avremo paura di prenderla se quella che stavamo percorrendo non era fatta per noi e non ci rappresenta. Non è facile cambiare rotta, le difficoltà ci sono, tutti ci verranno contro, ma se si sente che è la scelta giusta per voi, se vi sentite persone autentiche allora prendete il coraggio a piene mani.
Più si fa esperienza di un vissuto positivo, più questo confermerà la nostra scelta e ci sosterrà nei momenti di maggiore difficoltà. Bisogna imparare ad instaurare un dialogo interiore con noi stessi. Dobbiamo imparare a rispondere in modo corretto ai nostri bisogni ed ascoltare le nostre convinzioni chiedendoci quante di queste sono proiezioni che altri ci hanno volontariamente o involontariamente passato!
Se dentro di noi albergano pensieri, convinzioni o stereotipi che non ci appartengono dobbiamo avere il coraggio di crearne dei nuovi che ci corrispondono, anche se agli altri non piacciono. Molte volte capita che per far contenti o non deludere gli altri si prendano strade non nostre con il rischio di un doppio fallimento ben difficile da digerire. Perché se si è fallito già stiamo subendo una delusione e per di più per una cosa che non era una nostra priorità. L’aggravante di questa situazione sta nel fatto che, pur potendo, non si è fatta la scelta migliore per noi e solo per evitare un conflitto, un giudizio o entrambi!
Le persone che ci circondano condizionano molto le nostre emozioni, ma dobbiamo imparare a riconoscere le spinte interne e quelle esterne. Un poeta giapponese, Mitsuo Aida, diceva in una sua poesia che la felicità è determinata da cuore. Significa che vivi ascoltando la tua risonanza emotiva non puoi sbagliare ed otterrai ottimi risultati in tutti i campi. La cosa importante è continuare per la propria strada anche se può presentare degli imprevisti. Bisogna imparare ad accettarli e gestirli. Il costo per vivere in armonia con se stessi è riuscire a trovare un equilibrio con se stesso e contemporaneamente con il resto del mondo. Vivere è accettare di lottare ogni giorno per la verità. Sopravvivere è accettare (lamentandosi) il destino scelto da altri per noi.
Per le donne “la bellezza è un dovere” non pensiate che sia frutto dei social media, perché questo concetto ha origini ben più lontane!
Sebbene i salotti televisivi abbiamo dato quella marcia in più al concetto dobbiamo tornare all’epoca classica dove dalle opere giunte ai nostri giorni ricaviamo che: l’uomo viene rappresentato attraverso il concetto di forza, mentre la donna è caratterizzata dalla bellezza. Fu Platone ad attribuire alla bellezza un valore morale ripetuto poi da altri filosofi nei tempi a seguire in cui viene creato un legame tra ciò che è bello e ciò che è buono. Quindi il bello è buono e le due cose sembrano indissolubili. Ne consegue che il giudizio sull’aspetto esteriore quasi non viene messo in discussione! Alla faccia della body positivity che cerca di superare i vecchi canoni estetici, ma la cui strada sembra davvero ardua!
Sovrappeso in primis il giudizio morale è schiacciante, quasi la società non possa accettare l’idea che si possa essere sciatti nella cura di sé come nel mangiare! Disgusto e disagio verso le donne con kg in più è palpabile.
Ogni giorno io accolgo nel mio studio donne che sono sopraffatte dal giudizio sul loro corpo da parte di compagni, familiari, amici. Il giudizio peggiore proviene da altre donne che invece di fare fronte comune si aggrediscono, se non nei fatti, nei modi e nelle parole. Il peggior giudizio in assoluto proviene da loro stesse confermando che se si è grosse si è brutte e quindi anche non brave mogli o madri! E se si è brutti non si vale nulla e non si merita nulla! Quindi ecco che il peso del dover essere bella diventa schiacciante.
Noi donne se usciamo con un filo di ricrescita siamo sciatte e sentiamo dire: ma quella non si è guardata allo specchio? Mentre l’uomo brizzolato è un tipo! L’uomo con la pancia attira commenti ironici, la donna con la pancia è volgare. Ci portiamo dietro pensieri molto radicati eppure le donne in questo ultimo secolo hanno fatto grandi battaglie per essere riconosciute al di à dell’aspetto estetico. Nei primi anni “70 il concorso di Miss Universo fu disturbato da agitatori (agitatrici!!!). Era appena nato il movimento femminista che in quella occasione combatte l’esposizione della donna come fosse bestiame in vendita!
In Italia abbiamo avuto Oriana Fallaci a ricordare alle donne che hanno una voce e una testa oltre che il corpo. Fu lei nel libro: “Se nascerai donna” edito da Rizzoli che dalle interviste a tante figure femminili si delineano i passaggi spigolosi di una cultura che, sebbene stia cambiando, evidenzia incessante il giudizio spesso tagliente di altre donne in un mondo ancora troppo in mano agli uomini.
La società ci impone standard elevati di perfezionismo che richiede uno sforzo notevole senza garanzia di successo. Una trappola pericolosa per l’autostima: vediamo perché!
Ogni giorno incontro persone, più spesso do sesso femminile, che non si sentono mai all’altezza delle situazioni che devono affrontare. Hanno sempre la sensazione di essere sbagliate, che non sono capaci e si sentono giudicate per questo. Soddisfare le aspettative esterne e ricevere la conseguente approvazione è diventato di vitale importanza.
Io credo che il peggior giudice risieda dentro di noi!
La famiglia e la cultura di origine spingono verso azioni diciamo più tradizionali mentre la vita odierna non concede il tempo per molte di queste. Spesso la donna viene sopraffatta dai sensi di colpa perché non riesce ad essere la donna elegante, magra ed indipendente, perché porta il peso sociale che “per essere una brava donna” deve mettersi in secondo piano e dedicarsi alla famiglia e alla casa senza grilli nella testa!
Per gli uomini non va meglio perché a livello lavorativo giovani con meno esperienza, ma più pezzi di carta fanno carriera più velocemente di loro ed in famiglia la figura dell’uomo che si prende cura e che porta lo stipendio a casa non tiene più dal momento che anche la moglie lavora.
Queste sono alcune situazioni in cui il carico che proviene dalla società può risultare davvero pesante e devi chiederti se lo fai per te stesso o per gli altri ed in base alle risposte trovare soluzioni diverse per non rimanere intrappolati nell’insoddisfazione.
L’insoddisfazione è nemica dell’autostima!
Cosa pensi sia la perfezione? Pensi di dover essere perfetto? Per chi? Quando eri piccolo chi ti indicava ideali di perfezione? A scuola pretendevano molto da te? Ora sei tu che pretendi che un figlio, un dipendente, un compagno sia perfetto? Se tu o chi ti è vicino non risultate essere perfetti cosa comporta dal punto di vista pratico?
Rispondi con onestà alle domande e inizia a dare al perfezionismo la giusta considerazione!