Iniziare una dieta di lunedì aumenta davvero le probabilità di successo?

Non è un luogo comune, recenti studi confermano che il lunedì, essendo il primo giorno della settimana, innesca una sorta di reset nella nostra mente, è vissuto come un nuovo inizio a cui affidare i nostri buoni propositi. Nel caso della dieta passati i “bagordi” del fine settimana ci si sente a posto con la coscienza se iniziamo uno stile alimentare più sano!

Approfondiamo questo tema:

il nuovo anno, gennaio ed anche il lunedì sono vissuti come nuovi inizi. Momenti in cui è possibile lasciarsi il passato alle spalle, si ha l’entusiasmo e l’illusione che si possano fare i veri cambiamenti e ci si crede davvero! I buoni propositi del nuovo anno in genere a fine gennaio sono già dimenticati, quelli del mese, in genere sono a gennaio o a settembre (per qualcuno il vero inizio dopo le ferie estive), giorno per giorno perdono di efficacia e quindi non rimane che appellarsi al lunedì che si presenta settimana per settimana per rinnovare le buone intenzioni! Ma anche in questo caso quanto dura riuscire ad evitare gli sgarri? L’avvicinarsi del fine settimana fa vacillare anche la persona più convinta fino a naufragare in un mare di sensi di colpa aggiustati il lunedì seguente!

Nel lungo termine questi nuovi inizi, che non hanno un riscontro, possono rappresentare una frustrazione ed uno stress.

Allora non c’è un giorno in cui avere più probabilità di successo?

Non sono le convenzioni sociali a farci raggiungere gli obiettivi, ma il sì che diciamo a noi stessi! Quando quel sì arriva non è importante il giorno della settimana, il mese o l’anno! La differenza sta nella scelta che facciamo per noi: volere fa rima con potere! Se invece “dobbiamo” è un’imposizione che non ci porterà da nessuna parte. Lavoriamo sul positivo facciamoci trascinare dall’entusiasmo per una nuova casa, un nuovo lavoro, una promozione  per cominciare un’alimentazione corretta per noi come regalo da fare a noi stessi in un buon momento e non come un sacrificio!

Concludendo è importante che ogni inizio vada affrontato con lo spirito giusto e solo quando ci si sente pronti, ma fate attenzione anche al procrastinare (lo fate con tutto non solo con la dieta fateci caso!) allontana sempre più l’obiettivo, rende nervosi, insoddisfatti ed allunga irrimediabilmente la strada da percorrere aumentando il disagio verso il proprio corpo, l’aumento della predisposizione a patologie e la considerazione di non esserne capaci con svilimento dell’autostima. Quindi il miglior momento è: ADESSO!

Stress, emozioni e malattia

Spesso viene fatta una distinzione tra malattie somatiche e malattie psicosomatiche. I supposti determinanti delle prime sarebbero agenti fisici o biologici, mentre per le seconde entrerebbero in gioco cause di tipo emozionale. In realtà dagli studi sullo stress appare chiaro che “stressor” di varia natura  (fisica, biologico, psicosociale) possano direttamente o attraverso una mediazione emozionale, influenzare il terreno biologico sul quale si inserisce la malattia. Alcune malattie possono ancora oggi essere considerate come prodotte da un’unica causa, ma nella maggior parte la causa è multifattoriale. Anche nel caso in cui un agente patogeno appare strettamente connesso ad una particolare malattia, è possibile individuare una serie di concause dotate di potere patogeno a livello biologico.

Ogni malattia dove sia individuabile un agente patogeno principale, infatti può essere vista come la risultante di due fattori: l’aggressività dell’agente patogeno da un lato e le condizioni dei sistemi biologici di difesa (il terreno) dall’altro.

Lo sviluppo e il decorso della malattia somatica dipendono dal reciproco equilibrio di questi due fattori. Un sistema di difese particolarmente efficiente può compensare una esposizione a un agente patogeno particolarmente aggressivo, mentre un agente generalmente innocuo può scatenare una malattia in condizioni di deficit delle difese biologiche.

 E’ stato calcolato che in un soggetto normale avvengono usualmente delle mutazioni cellulari di tipo tumorale; in condizioni fisiologiche tuttavia, queste cellule vengono eliminate dall’organismo dalle difese immunitarie (teoria della immunosorveglianza). In condizioni di depressione del sistema immunitario per ragioni di varia natura, tra cui condizioni di stress patologico, il ritmo della mitosi cellulare supera la capacità di controllo e si può avere lo sviluppo di un tumore. Per determinare la suscettibilità alla malattia vengono considerati i tre sistemi biologici: il sistema endocrino, il sistema nervoso vegetativo ed il sistema immunitario-

Liberamente tratto da Stress, emozioni, malattia (introduzione alla medicina psicosomatica)di Paolo Pancheri edizioni scientifiche e tecniche Mondadori

Il cortisolo (leggi lo stress!) non ti fa dimagrire

Sei sempre in affanno? Dormi poco e male? Mangi in modo disordinato? Hai preso peso e malgrado i sacrifici non riesci a perdere neanche un etto? Forse è colpa del cortisolo!

I ritmi di vita odierni favoriscono l’aumento del così detto ormone dello stress che perde la sua funzione di risposta attiva ad un problema in un qualcosa che ci travolge e ci condiziona.

Con il cortisolo alto nel sangue non si pensa bene, si ha problemi a concentrarsi e a ricordare le cose. Si alza la glicemia, la pressione ed il cortisolo cattivo: insomma una vera tragedia.

Il cortisolo è un ormone che viene prodotto dall’organismo in risposta a situazioni di stress o di sforzo e viene definito ormone dello stress. Fondamentale per reagire in modo attivo ad eventi stressanti non è più utile quando lo stress diventa cronico e ne viene prodotto oltre misura.

Quando questo accade nell’organismo c’è un vero scompiglio: aumento della pressione, della glicemia e del colesterolo cattivo, maggiore ritenzione idrica, invecchiamento cutaneo, difficoltà di memoria! Senza scendere nei particolari di questi effetti appare subito chiaro che il nostro benessere psicofisico è messo a dura prova e quindi sono necessarie delle azioni efficaci per ridurre al minimo gli effetti nocivi del cortisolo.

Fondamentale è un radicale cambiamento dello stile di vita. Dormire abbastanza e serenamente è il primo obiettivo che si può raggiungere anche con l’assunzione di melatonina. Ricordo che va assunta tutte le sere alla stessa ora. Fatevi consigliare dal farmacista il dosaggio più adatto alle vostre necessità. Evitate sostanze stimolanti la sera prima di coricarvi come il caffè. Evitate di stare le ore al buio con gli occhi attaccati allo schermo del cellulare, le onde sonore e luminose stimolano il cervello non lo fanno rilassare! Durante il giorno imparate a scaricare le tensioni facendo attività fisica o dedicandovi ad un hobby soddisfacente. Attenzione a dosare l’attività fisica: non adatta ad alta intensità o eseguita una volta ogni tanto con stop lunghi perché risulta di per se  già stressante, ma deve essere svolta con regolarità e a media intensità. Ottimo dedicarsi a relazioni sane o prendersi cura di un animale domestico (la Pet therapy non è un’opinione!). Perfetta la meditazione e lo yoga.  Evitate di assumere troppi zuccheri, al massimo un po’ di cioccolata fondente che è amica del cuore (in piccole quantità!), utili i probiotici e le fibre che proteggono il nostro intestino (ricordate? È il nostro secondo cervello!!) Bere molta acqua poiché la disidratazione aumenta il cortisolo!

Ricordate che uno stile di vita sano previene molte situazioni a rischio non solo per la linea, ma per la nostra salute!

MINDFULNESS: cosa non è

Pratica “di moda” che si presta a varie interpretazioni non sempre accettabili. In questo mese ho trattato questo argomento attraverso varie angolazioni e forse è il momento anche per sottolineare cosa non è!

La prima cosa che non è: una tecnica di rilassamento. Con il relax non centra nulla perché significa consapevolezza e la consapevolezza è attiva. Non serve a svuotare la mente bensì a renderla consapevole anche di quelle parti di noi che non vorremmo vedere: disagi, emozioni, dolori, paure. Non porta ad alcun tipo di tranche e se vi addormentate nella pratica evidentemente non avete capito affatto come funziona. Non garantisce essere più buoni e tolleranti: il senso critico viene anzi aumentato. Non garantisce il benessere psicofisico, ma serve a venire a contatto con noi stessi anche con quelle parti che ci disturbano quindi non possiamo pensare ad una sorta di SPA emozionale. Non serve incenso, un tappeto morbido e suoni specifici per praticarla.

Non ci fa vedere solo le cose positive, ma ci fa venire a patti anche con quelle parti di noi che siamo tentati di respingere facendole divenire occasioni di crescita. Sembra quasi un controsenso venire a contatto con disagio e sofferenza a cui dobbiamo dare attenzione e che in genere si cerca di nascondere facendo finta che non ci siano. Lo facciamo da una vita  respingiamo i pensieri negativi e ci tuffiamo in emozioni che li camuffano, ma non li cancellano. Se impariamo a guardare in faccia quelle parti di noi che non ci piacciono o non amiamo sarà più semplice trovare opportunità creative per affrontarle che non l’evitamento.

Non è difficile anche se noi umani degli anni 2000 abbiamo imparato a renderci le cose talmente difficili che non riusciamo a vedere le cose semplici di fronte a noi. Prestare attenzione è la parola d’ordine per cogliere tutte quelle esperienze che nella distrazione non avremmo capacità di vedere. In una giornata abbiamo moltissime occasioni per vivere a pieno la nostra vita, ma siamo troppo occupati a fare cose e non ascoltiamo le nostre esigenze (ci sembrano una perdita di tempo) di conseguenza non cogliamo le opportunità che la vita ci mette di fronte.

Mindful eating: mangiare in modo consapevole

Parlando di cibo un atteggiamento mindful può essere una salvezza. Vivere nel momento presente è indispensabile per riconoscere le nostre azioni, gli atteggiamenti verso uno o particolari cibi, ma anche come mangiamo, come ci sentiamo. Serve a riconoscere se stiamo mangiando con innescato il “pilota automatico” o per scelta. Siamo sicuri che non siamo solo stanchi o sfiduciati o arrabbiati? Queste emozioni vanno vissute e non schiacciate con il cibo. Le emozioni vanno prima di tutto riconosciute e poi bisogna trovare la giusta soluzione ad ogni nostro stato d’animo rispettando la nostra mente ed il nostro corpo. Se siamo stanchi dobbiamo riposarci, se siamo arrabbiati un urlo può avere un suo perché, se abbiamo avuto un buon risultato facciamoci un regalo e così via!

L’insoddisfazione non si cura con il cibo, anzi spesso un aumento di peso dovuto ad un’esagerata introduzione di alimenti, è esso stesso motivo di disagio ed insoddisfazione.

Proprio nei giorni in cui si è incerti e sfiduciati una pratica mindful può rivelarsi incredibilmente utile al contrario del cibo che porta inevitabilmente ad un circuito davvero pericoloso.

Quando si sta così nessuno sforzo dietetico può dare risultati poiché il cibo viene letteralmente “buttato giù” spesso senza neanche sentire il sapore e quasi senza masticarlo! Qui la consapevolezza dell’attimo che si sta vivendo è fondamentale. La mindful eating ti insegna a comprendere le richieste del tuo corpo, a capire la differenza tra pienezza e sazietà ed anche come fare la spesa in modo consapevole.

Con la mindful non ci sono limiti e regole, ma solo l’ascolto dei nostri veri bisogni evitando atteggiamenti giudicanti. Regala la vera libertà di mangiare senza essere guidati dalla fame emotiva o senza attenzione. Scegliendo alimenti di qualità a favore della quantità.

Prendersi cura di sé: Mens sana

Abbiamo appurato che prendersi cura di sé è necessario e quindi dalla teoria passiamo ai fatti. Già è difficile farlo in condizioni normali (la normalità è intesa in modo molto diverso da ognuno di noi!) figuriamoci nei momenti in cui siamo stressati per lavoro, per malattia per problematiche familiari o economiche, eppure proprio in quelle ed altre situazioni è il momento più importante per dedicare a noi del tempo. “Perdere tempo per noi” è il miglior investimento! Se stiamo bene la nostra testa lavora meglio ed il corpo risponde in modo adeguato.

Un corpo trattato bene è importante e lo abbiamo detto in più occasioni e non ne mancheranno per ricordarlo, ma dare attenzione ai nostri pensieri ed emozioni lo è ancora di più!

Per i più religiosi la preghiera risulta un momento di raccoglimento e confronto, ma si può provare con la meditazione, gli esercizi di respirazione e di rilassamento. Non storcete il naso fino a quando non avrete davvero provato. Non siate prevenuti e non emettete giudizi prima di essere venuti a contatto con una qualche forma di meditazione. Provate con fiducia lo yoga, ce ne sono di tante forme, la meditazione e le numerose tecniche di rilassamento muscolare attraverso la respirazione:  ce ne sarà sicuramente una che sarà nelle vostre corde!

Importanti sono anche le persone che vi circondano. Sono persone positive o sono succhiatori di energia? Persone negative e giudicanti? Imparate a scegliere le compagnie, e se non potete liberarvene imparate a limitare la loro influenza su di voi!

Imparate a lavorare nei tempi previsti! Non portate il lavoro a casa e se state facendo smartworking spegnete il pc all’orario definito. Liberate la testa smettendo di leggere email a qualsiasi ora. Concedetevi dei momenti di relax come uno spuntino o una pausa caffè. Andate a respirare un po’ d’aria fresca e fate una passeggiata al termine del lavoro in modo da essere più sereni e disponibili quando rientrerete in casa e potete dedicarvi al partner e alla famiglia. Naturalmente le lamentele sono bandite! Non risolvono i problemi ed aumentano il carico emotivo!

Organizzate le serate non solo nel fine settimana, rendetele piacevoli magari cucinando insieme al partener o ai figli oppure organizzate una serata di gioco in famiglia o con gli amici. Niente di difficile o impegnativo, ma un modo semplice per curare gli affetti ed evitare di utilizzare il tempo esclusivamente davanti alla tv, spesso senza dirsi una parola.

Infine la cosa più importante: imparate a dire di no! Dire sempre sì alle cose che non interessano, disturbano o spesso contrariano significa sempre fare qualcosa di malavoglia e se pensiamo che basti dire sì ad un altro per accontentarlo avete sbagliato di brutto: nella migliore delle ipotesi finirà con una litigata e sarebbe bello non doversi dire: perché mai l’ho fatto? Perché non ho detto di no?

A Natale ti regalo un capitolo del mio libro: Dimagrire una scelta consapevole

Cap.10 Le ultime raccomandazioni : lavorare in più  fasi

Come hai capito affrontare la diminuzione del peso è molto più complesso che diminuire la quantità di cibo introdotto. Finora hai fatto sempre così, cioè quello che credevi giusto. In parte lo è, ma purtroppo solo in parte.

Dopo aver letto tutte queste pagine dovresti avere ben chiaro che cambiare il modo di mangiare è strettamente legato al cambiamento del tuo modo di pensare. Questo inevitabilmente  porta  a cambiare il modo di rapportarti verso gli altri e verso te stessa.

Abbiamo già visto che non è cosa facile, poichè il tentativo da parte tua di rimanere ancorata alle tue convinzioni e modi di agire è molto forte. Come darti torto? Ti rassicura ed è l’unica cosa di cui sei certa. Camminare in una strada nuova che non conosci, fare cose diverse da quelle che hai sempre fatto è disarmante. E poi tu vuoi arrivare alla fine del percorso velocemente, non segui i consigli e vuoi fare di testa tua.

Con questo Metodo non lo puoi fare. Non ci sono tempi prestabiliti, le regole non le puoi variare a tuo piacimento. Il problema non è sostituire 100 gr di zucchine con 100 gr di bieta.

L’educazione alimentare è importante, conoscere gli alimenti e come accoppiarli al meglio è utile, ma la cosa veramente difficile da fare è conoscere se stessi e a fondo, e sapere come fare le scelte giuste.

E’ la cosa da cui stai fuggendo da tanto tempo, che forse in parte sai, ma che è così difficile da ammettere.

Passiamo adesso al lavoro in concreto, per capire come viene applicato il Metodo che ho definito “Integrato”. Integrato perché integra appunto più aspetti per una presa in carico globale della persona.

Il mio ruolo è tecnicamente quello di un personal trainer che ti segue in tutti gli aspetti della vita fino a quando non sarai in grado di camminare da sola.

Il primo incontro è un colloquio conoscitivo che ha lo scopo di capire quale è il tuo atteggiamento nei confronti del cibo. Cerco di conoscere attraverso il racconto della tua storia, che tipo di diete hai fatto, se le hai portate a termine, le difficoltà e le interruzioni, cosa provi quando mangi, quali sono i cibi ed i momenti più a rischio per te. Se ci sono infine  situazioni che vuoi evitare, cibi sgraditi o particolarmente amati. Valuto la tua capacità riguardo la possibilità di iniziare un percorso escludendo o posticipando tutti quei casi in cui si stiano vivendo particolari momenti di disagio: lutti in famiglia, traslochi o gravi malattie, perché le risorse emotive e fisiche sono già impegnate nella risoluzione di altre problematiche e quindi non ne avresti a sufficienza per affrontare il programma in modo corretto.  Indago sulla tua famiglia di origine  per verificare le modalità e le abitudini a cui sei stata esposta. Spesso emergono spontaneamente ricordi del passato, racconti fatti da genitori o zie o nonni sul tuo modo di mangiare già in tenerissima età.

Ricordo una signora che per tutta la vita aveva combattuto con il peso, che candidamente raccontava un episodio riportato dalla zia, nel quale lei piccola stava sul seggiolone ed era cosi avida nel mangiare che la zia e la mamma dovevano imboccarla insieme perché tra un boccone e l’altro altrimenti piangeva.

Questo racconto mi fece rabbrividire: povera Silvia, ecco l’ origine della sua incapacità a resistere al cibo, alle macchinette delle merendine sul posto di lavoro e alle leccornie messe in risalto accanto alle casse del supermercato ecc. Già dalla sua tenera età non le era stato insegnato ad aspettare e a reagire alle frustrazioni, e le azioni della mamma e della zia avevano fatto sì che in lei si rinforzassero dei comportamenti dai quali per tutta la vita non era poi riuscita a liberarsi.

Quindi la tua storia personale è molto importante per impostare un percorso personalizzato che prosegua con la somministrazione del diario alimentare. Per una settimana dovrai compilare il diario scrupolosamente in tutte le sue parti. Spesso le persone escono deluse da questo incontro poiché si aspettano di avere subito la “dieta”.

Io non parlo mai di dieta nel mio programma, perché di fatto qualsiasi dieta equilibrata funziona anche se presa da una rivista. Il problema è che, nella maggior parte dei casi, dopo qualche giorno la persona perde la motivazione e inizia a seguirla a modo suo o finisce con  l’interromperla. Quindi i miei sono consigli alimentari di base da inserire in un corretto stile di vita e in un cambiamento di atteggiamenti e pensieri.

Chiaramente i consigli non sono generici, ma studiati e costruiti  in considerazione delle preferenze alimentari, degli orari del lavoro, dell’eventuale attività fisica svolta.

Nei casi in cui  si prendano farmaci o se si è allergici o intolleranti a qualche alimento, mi rivolgo al medico di base e alla biologa nutrizionista esperta in intolleranze alimentari che collabora  con me.

Non ho “diete pronte per tutti gli usi”  : non farei altro che rinforzare il tuo comportamento errato che si aspetta il “secondo” cucchiaino appena lo richiedi. Il mio compito è insegnarti ad aspettare, ad imparare a tollerare le frustrazioni : ad insegnarti che c’è un momento per ogni cosa.

Ti invito ad essere sincera, specialmente con te stessa. Il diario non è uno strumento valutativo, ma una sorta di “fotografia” dei comportamenti alimentari che tieni nel corso della giornata e della settimana. Oltre alla compilazione dell’area relativa  all’introduzione del cibo, ampio spazio viene lasciato per approfondire  la situazione emozionale con spazi dedicati ai fuori pasto (gli extra). Se sei andata in bagno, se ti si senti gonfia, se sei serena o depressa o se è accaduto qualcosa che ti ha intristita, delusa o resa felice.

La modalità in cui il diario viene compilato mi dà più informazioni di quello che hai  scritto. Se sei restia ad aprirti e scrivi “per scrivere”, ovvero compili il diario in modo frammentario o lo riporti parzialmente compilato con la scusa che ti sei scordata o che non ti andava, mi fai già capire che  non sei motivata, che  non ti sforzerai più di tanto per raggiungere i tuoi obiettivi. Ti aspetterai da me tutto il lavoro, ma rimarrai delusa, perché non è quello che accadrà, per cui definirò con te una sorta di “contratto” di accordo  per responsabilizzarti. Se invece tornerai con il diario scritto con precisione maniacale comprenderò che il tuo bisogno di approvazione è molto forte e dovremo lavorare molto sull’autostima.

Quindi nell’incontro seguente, con il diario alla mano, si iniziano a fare le considerazioni sugli atteggiamenti e le modalità di compilazione e si fa una valutazione degli errori. In base a ciò ti propongo una serie di soluzioni che devi applicare da subito. Ti viene data una prima scheda che riassume punto per punto gli errori che hai commesso con tutte le soluzioni  e le modalità per sostituirli con azioni corrette.

Al terzo incontro ti presenterò un piano alimentare equilibrato,  secondo le modalità già esposte, e ti darò tutte le indicazioni e spiegazioni riguardo a metodi di cottura, l’organizzazione della spesa e del frigorifero per non arrivare impreparati all’ora di cena e trovarsi a mangiar cose diverse da quelle indicate perché non disponibili. Se necessario farò interventi direttamente nella tua abitazione per aiutarti ad eliminare i cibi pericolosi per te, oppure ti accompagnerò a fare la spesa, in modo da insegnarti a fare le scelte giuste, a leggere le etichette ecc.

Gli incontri seguenti vedranno l’alternarsi di spiegazioni sull’alimentazione, con la consegna di schede appropriate per ricordarti quanto detto e con la somministrazione di brevi test per valutare le nuove conoscenze acquisite (ad esempio in rapporto alla combinazione degli alimenti) con momenti più strettamente psicologici e motivazionali.

Arriverà anche il momento in cui inserire l’attività fisica giusta per te in funzione della tua età, del tuo peso e delle reali possibilità di effettuare degli sforzi. Dopo aver valutato quale sia l’attività fisica più adatta, farai delle prove sotto la mia supervisione, ti consegnerò una scheda settimanale con un vero e proprio programma di allenamento.

Generalmente gli incontri hanno una cadenza settimanale, ma nel primissimo periodo possono essere necessari incontri più ravvicinati, per farti partire con il piede giusto.

Non esiste il momento della “pesa”, ma la valutazione per capire se riesci a seguire il programma nel suo complesso, quali sono le tue difficoltà per trovare la modalità migliore per  arginarle.

Con il Metodo-Integrato non vince chi è più bravo, ma  vince chi, pur sbagliando, si impegna a non sbagliare più,  interiorizza gli insegnamenti e li fa suoi per sempre per camminare in seguito da solo senza inciampare.

Faccio spesso questo esempio per spiegare quanto detto: vai dal fisioterapista quando  hai un problema a qualche arto o giuntura, ti viene detto cosa fare e non fare, ti vengono insegnati i movimenti corretti e a volte esercizi da fare a casa per rimanere allenati.

Nel momento in cui hai recuperato la funzionalità di quell’arto, non hai più bisogno del fisioterapista e utilizzi gli insegnamenti ricevuti in caso di qualche piccola ricaduta.

Con il mio Metodo succede la stessa cosa. Avrai bisogno dei miei insegnamenti e del mio supporto fino a quando non sarai in grado di gestire da sola la tua alimentazione e, cosa più importante, anche le tue scelte. Sarai in grado di camminare da sola non quando sarai magra, ma quando avrai imparato tutte le strategie indispensabili per far sì che il peso conquistato sia tuo per sempre.

Devi avere fiducia e pazienza, perché ognuno ha la sua storia, le sue idee ed esperienze; resistenze grandi e piccole che siano. Spesso  perdi l’ entusiasmo e la spinta per proseguire. Sii fiduciosa e appoggiati, dammi  la possibilità di lavorare con te e per te.

Per aiutarti in questo cammino avrai un supporto anche per quel che riguarda la valorizzazione della tua immagine,  con esercizi sulla camminata e le indicazioni per un abbigliamento e un trucco che ti facciano sentire più bella e sicura. Anche in questo caso, se ne avrai bisogno, rivedrò con te il tuo guardaroba per trovare gli abiti che ti valorizzano ed eliminare quelli che non sono adatti.

Generalmente nella mia esperienza occorrono circa 10 settimane ovvero un minimo di 10 incontri consecutivi per acquisire quell’indipendenza necessaria per camminare da sole (che non significa sempre raggiungere il peso desiderato).

Il concetto di consecutività è fondamentale: se salti un incontro o inizi a partecipare in modalità frammentata non ti posso garantire la riuscita del percorso. E’ fondamentale stabilire un rapporto che permetta le giuste valutazioni ed interventi nei giusti tempi.

Potrai avere l’impressione, dopo 5-6 incontri,che tu possa   farcela da sola :non è mai così! E’ il momento più pericoloso, in cui saltare l’incontro equivale al mancato raggiungimento dell’obiettivo : se non ti seguo da vicino le vecchie e sbagliate abitudini si faranno strada dentro di te. Quando te ne accorgerai avrai davanti queste tristi  conseguenze: mancata perdita di peso e sensazione di frustrazione. Quindi lascia a me la valutazione del giusto momento in cui potrai camminare da sola. Se ti lasciassi sola troppo precocemente, le possibilità di caduta sarebbero molto elevate. La conseguente delusione ti porterebbe ad abbandonare il programma con sensazione di sconfitta, perdita di soldi e tempo.

Naturalmente in 10 settimane non sempre si arriva al peso desiderato, dovendo perdere oltre 10 kg, ma in base ai progressi della persona gli incontri possono essere diradati. Di conseguenza ogni valutazione è strettamente personale.

Il programma di allenamento (alimentare, fisico e psicologico) è molto diverso. Un conto è prendere in carico la neo mamma che ha preso 10 kg tra gravidanza ed allattamento e che si è solo lasciata andare un po’. Altra cosa è la signora depressa che porta quei 10- 15 kg (se non di più) da una vita e non riesce a liberarsene, anche dopo aver applicato consigli assurdi come bere acqua e limone per una settimana e per farsi venire la gastrite, dopo aver fatto tutte le diete delle amiche, quelle dei giornali e spesso preso anfetamine.

Ripeto: ogni persona è unica, come unico è il trattamento a te riservato. E’ un percorso impegnativo, ma ne vale la pena se vuoi poterti finalmente sentire non solo magra, ma libera per sempre.

Vivere senza pesi mentali. Come liberarsi da rimpianti, rancori e sensi di colpa di Raffaele Morelli

Dedicato a tutti quelli che della ruminazione ne fano la loro ragione di vita, per imparare ad affrontare pensieri e situazioni in modo più semplice e leggero.

Edito da Mondadori in quest’anno (2021) nel suo linguaggio semplice e diretto Morelli spiega nel suo ultimo libro, perché ci si tormenta con rimpianti, rancori e sensi di colpa e come liberarsi dai pesi mentali che opprimono e rendono pesante le nostre vite.

«La mente tormentata nasce e si forma dal ragionamento continuo sugli affetti, le emozioni, i sentimenti, sui traumi che ci sono capitati, gli amori finiti, i fallimenti, gli abbandoni. Passiamo il tempo a dirci come dobbiamo essere, che cosa abbiamo sbagliato, a rimpiangere il passato, a vivere di sensi di colpa, a cercare di essere perfetti. Così la mente si riempie di zavorre, di “pesi mentali”, che finiscono per gravare sulla nostra vita interiore, per condizionarci e farci credere che siamo solo i disagi che viviamo.» Questo libro è un percorso per alleggerirsi dai pesi mentali grazie a una serie di passaggi che derivano da anni di lavoro con i pazienti. Scardina molti luoghi comuni del pensiero, molte idee ripetute in psicoterapia ma lontane dai codici dell’anima. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, lasciamo a terra le zavorre, si dissolve il piombo che ci inquina, ci avviciniamo al nostro Sé profondo, ci sentiamo più leggeri, più autentici, più felici.

Creare un’immagine corporea positiva in pochi passi

Avere un’immagine corporea positiva è importate per tutti. Per le persone che soffrono di problemi dell’alimentazione diventa un vero problema ed è fonte di insoddisfazione nonché della creazione di azioni focalizzate al controllo del peso e delle varie parti del corpo in modo così importante da diminuire il rendimento scolastico o professionale, creare ritiro sociale ed evitamento di attività di gruppo come ad esempio fare uno sport insieme ad altre persone.

Chiariamo innanzitutto cos’è l’immagine corporea. È una “rappresentazione percettiva” ovvero come il corpo ci appare: l’idea che abbiamo nella nostra mente. L’immagine è legata anche a ricordi, vissuti e sensazioni.

Si forma nella primissima infanzia sia in base alle esperienze percettive personali, ma anche attraverso il confronto con quello degli altri e ciò che gli altri ci restituiscono. Una percezione relativamente stabile si ottiene nella tarda adolescenza.

Non è da confondere con lo schema corporeo che riguarda il movimento del corpo attraverso le azioni. Riguarda uno spazio fisico.

In alcune patologie è presente dispercezione ovvero un modo non corretto di percepire il proprio corpo o parte di esso. Un sintomo importante che è la causa di ricadute o persistenza ad esempio in disturbi dell’alimentazione, ma presente anche in problematiche note come DSA o iperattività ecc.

Lavorare in positivo sull’immagine corporea non è un cammino semplice ed implica un lavoro nel quotidiano e non un intervento occasionale o a tempo perso.

Vediamo su cosa possiamo agire per sentirci e vederci meglio:

Circondiamoci di persone positive:

Questo è un consiglio sempre valido. Le persone positive sono piene di energia e possono esserci di supporto in qualche momento buio. Avere vicino qualcuno che ci apprezzi e sia sincero è importante per l’autostima e per un confronto nel nostro impegno a migliorarci.

Ascoltiamo il nostro corpo:

Diamo sempre tutto per scontato, ma se ci fermiamo un attimo, magari al buio e sdraiati potremmo percepire non solo il battito del cuore con il suo ritmo, ma anche il movimento del torace e la frequenza ed intensità del respiro. Abbiamo fame, sete, siamo stanchi, ci fa male qualcosa? Ascoltiamoci. Poi diamo al corpo quello di cui ha bisogno nel momento che lo chiede.

Ascoltiamo le nostre emozioni

Come per il corpo spesso non ci fermiamo a capire i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Andiamo avanti senza chiederci mai: sono felice? Sto facendo quello che desidero? Ho fatto le cose come dovevano essere fatte? Sono contento di me?

L’attività fisica è una risorsa

Confrontarci con i nostri limiti fisici, ma anche le nostre capacità è un ottimo modo per percepirsi e migliorarsi. Creare una relazione con noi stessi in cui “sentiamo” il corpo fisico, ma anche tutte le sensazioni correlate. Un’attività fisica regolare è sempre consigliata ce ne sarà sicuramente una adatta a te.

Siamo come siamo

Impariamo ad osservarci sul serio cercando di essere realistici su chi siamo e non su quello che vorremmo essere. Cerchiamo di volerci bene. Vivere nella realtà ci si mette in condizione di raggiungere certi obiettivi a differenza di vivere una fantasia che ci ferma al “vorrei, ma non posso”

Non siamo mai gli stessi

La forma del nostro corpo cambia continuamente durante la nostra vita ed il peso di conseguenza. Spesso ci si sfinisce nell’obiettivo di un corpo o del peso perfetto perdendoci di vista. L’obiettivo diventa più importante della persona per cui lo stiamo facendo. Ebbene non dimentichiamo che lo stiamo facendo per NOI con amore, senza stress e forzature.

Per dimagrire ci vuole amore

Ci sono persone che pur chiedendo aiuto, non seguono il programma. Ci sono persone che settimana per settimana mantengono inalterate le loro abitudini e si meravigliano del fatto che non cambia nulla.

Nel mio quotidiano questo lo osservo principalmente nella perdita di peso. Si vuole dimagrire, ma si vuole farlo mangiando. Questo non è possibile. Forse ai golosi sembrerà ingiusto, ma è un fatto di fisica e chimica: noi mangiamo (o dovremmo mangiare) per sopperire ad una nostra necessità energetica. Punto e basta. Così fanno tutte le specie viventi. In natura non esistono animali in sovrappeso, a parte alcuni animali domestici che prendono le cattive abitudini degli umani e non fanno neanche abbastanza movimento, ma questa è un’altra questione.

La fregatura, per noi umani, è che l’atto del mangiare è sempre accompagnato ad emozioni. SEMPRE. Quando viene imposta una restrizione dietetica siamo frustrati. SEMPRE. In realtà non è il cibo il problema, ma tutte le emozioni che attraverso il cibo vengono vissute. Se si hanno 3 o 30 kg da perdere la questione è la stessa. Il pensiero del cibo una costante. L’idea che non ci si sente liberi di fare come ci pare è martellante.

Spesso il mangiare è l’unico atto di libertà di alcune persone. E’ il caso di molti pazienti che mangiano di notte perché tutti dormono e non sono controllati. Persone che tutto il giorno si sentono dire COSA o DEVONO fare. Persone che si sentono in dovere/obbligo a rispettare regole o vivere situazioni dalle quali non riescono a prendere le distanze, perché è la cosa giusta. Dicono a se stesse che non possono uscirne che sono obbligate. Molte volte ci si mettono da sole perché per assurdo è più sicuro.

Ho avuto pazienti che venivano a studio solo per avere l’alibi, davanti al coniuge o ad un familiare, per dire che avevano provato tutto, ma in realtà non volevano cambiare. Non volevano perdere la loro presunta libertà e rimanevano in situazioni invivibili poiché le uniche conosciute. Troppo disagio cambiare. Se non si è all’altezza? Se è difficile? Faticoso? Doloroso? Meglio rimanere nel pantano e piangersi addosso più che prendere in mano la propria vita e rischiare.

Così si va in ansia e si mangia. Sempre di più. Più una situazione diventa stretta e più di mangia. Più si mangia e più si ha l’illusione di fare finalmente qualcosa per se stessi. Ma è una illusione appunto. Anzi una presa in giro. Terribile e perpetuata all’infinito. Non basta essere diventati obesi, diabetici, ipertesi e che all’amico del cuore hanno tagliato un piede per il diabete. E’ quasi come se la cosa non vi riguardasse. Fosse un problema altrui. Questa è la grande fregatura. Mangiare con il proprio corpo e viverlo come se fosse di un altro. Un modo veloce per alleggerire il problema. Ma poi ci si guarda allo specchio e siete sempre lì con i vostri kg di troppo, a non piacervi, a non apprezzarvi. Il pensiero che arriva in vostro aiuto è il seguente. Non valgo niente, tanto vale mangiare almeno sono soddisfatto. Soddisfatto di che? Quando smetterai di dirti bugie ed avrai il coraggio di vedere la realtà? Sei una persona debole? Forse. Hai fatto scelte sbagliate nella vita? Probabile. Ma nel momento in cui ti guardi osservati davvero. Esisti ed hai il dovere di volerti bene, prenderti cura di te. Meriti di volerti bene anche se hai 50 kg in più. Se accetti le tue debolezze, mancanze, se capisci che nessuno è perfetto. Puoi migliorare. Se ti vuoi bene puoi perdere peso. SOLO se ti vuoi davvero bene una rinuncia non sarà frustrazione.

Pensa a cosa si fa per un figlio. Urla nel cuore della notte. Alzarsi è faticoso, specie se la mattina dopo devi lavorare, ma lo fai e culli, calmi o allatti quel bambino finchè non sta bene e si riaddormenta.

E’ un atto d’amore che va oltre la fatica e la frustrazione. Andrai al lavoro con gli occhi cerchiati o che puzzerai di latte. E’ il prezzo di quell’amore. La contropartita è che stai crescendo una persona sicura e serena a cui è stato dato amore e cura. Devi fare lo stesso con te anche se è faticoso, difficile e comporta fare scelte. Non è necessario fare tutto in una volta. Crea degli step fattibili per te.