“Pensieri Positivi” per una dieta di successo!

Molti di voi hanno vissuto direttamente quanto sia difficile seguire una “dieta”. Una dieta restrittiva limita le scelte, è condizionata da molti fattori ed è normale volersi “ribellare” anche se spesso sappiano che è necessario. Poco importa se la dieta riguarda le complicanze di una malattia (diabete, insufficienza renale..),la preparazione ad un esame diagnostico  o la perdita di peso: in ogni caso viene vissuta come una frustrazione.

Le persone che si rivolgono a me in genere hanno preso peso dopo o durante un periodo della loro vita difficile, altri mangiano male perché vivono la loro vita sempre di fretta e sono disorganizzati, altri perché mangiano sempre fuori casa, ma la maggior parte ha preso peso perché si sente stressata ed ha imparato a gestire lo stress con il cibo. Funziona fino a quando le zip non salgono e il bottone non si allaccia. In realtà questo è solo l’ultimo gradino di una strada sbagliata che state attraversando già da un po’. Il modo di mangiare riflette esattamente ciò che facciamo nella vita, come ci rapportiamo ai problemi e come ci rilassiamo.

Ecco una serie di frasi (frequenti!) che non dovrete più pronunciare affinchè la vostra dieta non sia un’imposizione, ma una scelta e quindi un successo.

  • Lunedì comincio la dieta!

Niente di più sbagliato! Se hai deciso di seguire una dieta il momento migliore per cominciare è OGGI! La dieta deve essere vissuta come una scelta consapevole e non come una forzatura. E’ un processo di cambiamento che deve essere vissuto con curiosità ed energia. Un progetto per imparare a conoscere i propri bisogni e rispettarli. E’ normale avere delle resistenze: il cambiamento fa sempre un po’ paura, ma devono avere la meglio immagini che vi vedono già al traguardo e le sensazioni positive che ne derivano!

  • Che comincio a fare, tanto non ce la farò!

Qualsiasi cammino intrapreso ha avuto un inizio. Non sempre è facile, lo si sa quando si inizia un viaggio. Qualche difficoltà si incontra sempre, ma la cosa importante è tenere a mente l’obiettivo e fare le scelte giuste per noi. Anche andando a Firenze potremmo fare delle deviazioni per incidenti o traffico, ma non per questo rinunceremo alla vacanza! Ci vorrà magari un pò di tempo in più, ma la meta sarà raggiunta! Lo stesso accade con una dieta: cene con amici, festività, disorganizzazione possono minare i vostri buoni propositi,  imparare dai propri errori, capendo perché si è mangiato di più e male, permette di ri-prendere la strada giusta.

  • Quando dimagrirò sarò felice, andrò a ballare, andrò al mare….

Frasi dal gusto amaro che trasportano i momenti salienti per la persona in una dimensione futura ed irreale. Neanche mentre si pronunciano quelle parole ci si crede davvero. La felicità non si può delegare ad un numero sulla bilancia. Siamo molto più di questo. Anche con qualche kg in più si può essere liberi e sereni: dipende dalle nostre scelte “anche sul cibo”. Apprendere un nuovo modo di pensare, essere consapevoli dei propri difetti e delle proprie necessità permette di fare le scelte giuste ed arrivare ad un cambiamento in modo graduale ed equilibrato.

  • Tanto ormai… (dopo uno sgarro!)

La frase più pericolosa di tutte con la quale vi autorizzate a mangiare più del dovuto perché “tanto avete già fatto uno sgarro!” Se prima di cena vi siete trovate a rosicchiare biscotti, rimpinzarvi di Nutella davanti alla Tv o avete fatto merenda da Mc Donald non è certo il caso di metterci anche il carico da novanta! Mangiate una cosa semplice e ve la fate bastare! Un extra è un extra perché tale, se ripetuto è una abitudine! Toglietevi dalla testa anche il calcolo delle calorie! Sono importanti, ma molto peggio è sovraccaricare l’organismo con alimenti di provenienza molto diversa tra loro (non è mai indicato mischiare ad esempio famiglie proteiche diverse!) che rallenterà a digestione con rischio di pienezza e meteorismo.

  • Domani digiuno (dopo uno sgarro)

Errore frequente perché se non c’è consapevolezza il rischio è sicuramente l’abbuffata. Non mangiare o fare attività fisica esagerata non sono pratiche utili ed inoltre si rischia di far attivare comportamenti ossessivi.

  • In casa non tengo nulla altrimenti lo mangio

La strada della consapevolezza verso i propri bisogni non è stata ancora intrapresa, ma tenere in casa alimenti trigger non è un errore, perché in caso di “voglia” si rischia di fare impicci ben peggiori. Se non si ha a disposizione ciò di cui si ha voglia si inizia da una mela, poi si arriva al pezzo di formaggio, al pane fino a tutto ciò che si ha a disposizione, ma poi non si è soddisfatti perché se si voleva un biscotto di un certo tipo niente lo potrà sostituire! Il patto è mangiare un solo biscotto non tutta la scatola!

Mangiare in modo consapevole con le “mini meditazioni”

Diamo talmente scontato l’atto del mangiare che spesso non siamo neanche troppo consapevoli del dove siamo. Magari sappiamo dove siamo fisicamente, ma spesso la testa è altrove. Essere presenti al momento presente durante i pasti è importante per il corpo fisico come per la mente ed è un fatto importante di cui imparare ad essere più presenti.

La Mindful Eating propone quattro fondamenta del mangiare consapevole su cui vale la pena soffermarsi: la mindfulness della mente, del corpo, delle emozioni e dei pensieri.

Inizia con il farti le domande giuste e sarebbe utile trascrivere le risposte in un piccolo diario in modo da valutare i propri cambiamenti nel tempo. Riguardo la Mindfulness della mente pensa al tuo livello di consapevolezza nel momento presente e prendi nota del gusto, la consistenza, il profumo ed anche al suono che produce il cibo mentre mangi!

Quanto sei consapevole del tuo pasto? Che sia un pranzo o uno spuntino è importante rimanere ancorati al momento presente e capire come si mastica, se la testa è altrove e se si sta facendo qualcos’altro: frequentemente accade di mangiare davanti al pc, in macchina o davanti alla tv, argomento trattato la scorsa volta!

Sei attento ad ogni boccone? Ne assapori il gusto? O lo stai ingoiando e basta senza neanche masticarlo il tempo necessario affinchè diventi il classico “bolo” da far pervenire allo stomaco? Oppure tieni il cibo in bocca troppo tempo e lo mastichi in modo svogliato?

Con la Mindfulness del corpo l’attenzione passa alla testa al corpo.  Ascoltati. Mettiti in un atteggiamento di ascolto per scorgere i segnali che il tuo corpo ti manda. Non dare nessun segno per scontato. Fai attenzione ai segnali di sazietà e pienezza o li ignori? Se hai fame ascolta se ti senti debole, se lo stomaco brontola,  o se ti senti pieno e senti lo stomaco teso, la pancia gonfia. Cerca di comprendere i segnali che il tuo corpo ti invia per farti capire che ha fame o se è pieno. Chiediti se hai fame davvero, una fame del corpo, e se sei soddisfatto di quello che hai mangiato. Come si sente il tuo corpo adesso e prima di mangiare? Era veramente quello che volevi mangiare?

Molte volte non sei soddisfatto di quello che hai mangiato oppure sembra non bastarti anche se ti senti pieno; che cosa sta accadendo? Chieditelo con la Mindful delle emozioni.

Impara a riconoscere le emozioni che attraversano il tuo corpo prima, durante e dopo mangiato. Cosa ti porta ad iniziare a mangiare? Cosa a finirlo o interromperlo? Ansia, tenzioni, stress, fretta, bisogno di attenzione, di riconoscimento, la noia possono essere solo alcuni degli stimoli per iniziare o smettere di mangiare influenzando la scelta dei cibi e la quantità e spesso questo non va di pari passo con la fame del corpo!

Impara a chiederti: Sono annoiato? Eccitato, Felice? Imparare a riconoscere e gestire le emozioni nel modo corretto è importante quanto le scelte che si fanno a tavola.  

Infine affronta la Mindfulness dei pensieri. Anche in questo caso la prima fase è l’osservazione. Quanto sei abituato ad essere consapevole dei tuoi pensieri e quanto ne sei invece succube? Vieni invaso da pensieri riguardo al cibo del genere dovrei o non dovrei?  Pensi questo è un cibo cattivo per te? Oppure ti poni regole che poi infrangi? Cerca di comprendere fino a che punto i pensieri condizionano le tue scelte alimentari e se ti poni verso te stesso in maniera giudicante.

Se sei riuscito a soffermarti su ogni punto e lo farai nei pasti e nei giorni a venire potrai piano piano modificare il tuo atteggiamento verso il cibo affinchè possa prendere il valore corretto nella tua vita. Cosa significa?  Che sia giusto per gli aspetti nutrizionali e non un surrogato di altre mancanze. Abbi cura nel prepararti il cibo e dedicagli il tempo necessario, che per un pasto non deve mai essere inferiore  ai 20 minuti, siediti e gusta quel cibo. Fermati il boccone prima affinche tu possa essere soddisfatto senza necessariamente aver raggiunto il culmine!

Ferma il multitasting mentre mangi

Investiamo moltissimo economicamente per il cibo e/o per dimagrire eppure consideriamo il mangiare un atto “marginale” della nostra giornata. Spesso mentre mangiamo facciamo altro. Mangiamo mentre guidiamo, mentre siamo al pc o davanti alla televisione. Molti studi confermano che se si è distratti durante il pasto si mangia circa il 15% in più. (Bellisle e Dalix,2001)

Essere distratti mentre si mangia è molto frequente e ci dà l’impressione che non è un compito molto importante. Mangiare in modo consapevole ci permetterebbe di rallentare e ristabilire una connessione tra cervello e stomaco! E’ importante il tempo che si dedica al pasto, ma anche la giusta attenzione, senza distrazioni, per poter allenare il nostro buongustaio interiore!

Complice una serie Tv  con una alta frequenza ci si trova sprofondati in una sorta di trance a mangiare in modo automatico uno snack o un intero pasto! Chiaramente non è solo colpa della TV questa è solo una delle nostre azioni disturbanti la nostra alimentazione consapevole. Eppure molti studi si concentrano proprio su questo aspetto perché multifattoriale.  Gore ed altri autori in uno studio del 2002 segnalano una correlazione significativa tra quanto si guarda la TV e quanto si mangia. Queste le principali ragioni evidenziate:

  • Il tempo che si dedica alla TV ne toglie ad attività più attive e costruttive come camminare, lavorare, occuparsi delle faccende domestiche…
  • È un’attività sedentaria che rallenta il metabolismo e quindi l’uso delle calorie (il sonno ed il riposo danno maggiore beneficio al corpo rispetto alla TV e hanno un minore abbassamento del metabolismo!)
  • Durante i programmi Tv vengono proposti dalle pubblicità alimenti non salutari (spesso cibo spazzatura) che stimolano l’appetito anche se non hai fame.
  • Spesso si mangia inconsapevolmente fino alla fine del programma andando ben oltre i segnali di sazietà o pienezza.
  • La Tv per alcuni è una “compagnia” , ma non sostituisce una conversazione con amici o in famiglia in cui la mente è ancorata al momento del pasto.

Dovremmo imparare a fare più attenzione ai nostri comportamenti alimentari e dare più valore al momento dei nostri pasti. Mangiare riempie lo stomaco, nutre il nostro corpo, ma anche la nostra anima e dobbiamo esserne consapevoli cercando di selezionare la qualità, la quantità ed il momento in cui ci nutriamo. Sicuramente abbiamo il potere di spegnere la TV.

I benefici della Mindful Eating nel quotidiano

La Mindful eating o alimentazione consapevole non si basa sulla forza di volontà o l’autocontrollo, ma nel raggiungere un equilibrio attraverso la cura di sé e l’autoregolazione. E’ una sorta di via di mezzo tra il mangiare senza pensarci e proibirsi di mangiare!

Le differenze tra queste impostazioni sono enormi.

  • Con la forza di volontà o l’autocontrollo hai sempre voglia di continuare  a mangiare,  ma ti imponi di fermarti.
  • Con l’autoregolazione eserciti una gestione conscia e decidi tu quando smettere, perché sei piena, non ti piace.

Nel secondo caso non è uno sforzo, ma una scelta e puoi sempre continuare a mangiare in un secondo momento quando ne hai voglia. Ci sono alcuni principi alla base dell’alimentazione consapevole, ed ispirata agli adattamenti della mindfulness all’alimentazione da Jean Kristeller (con l’occasione ringrazio la mia docente Teresa Montesarchio dalle cui lezioni ho estrapolato questo articolo), te ne mostrerò alcuni.

  • solo tu sai di cosa hanno bisogno la tua mente e il tuo corpo. Nessuno può dirti quanta fame sentire o quando sei sazio. Non lo sanno i tuoi amici,  non lo sa lo chef del ristorante. Non può dipendere dalla moda o dalla dieta del momento per essere chiari. Solo tu sai quando sei soddisfatto e prenderai decisioni sagge e flessibili per la tua salute ed il tuo peso.
  • userai pensieri e sensazioni per renderti consapevole, non per punirti.  Piuttosto che essere sempre intrappolato in “doveri” e “divieti”, gli esercizi di mindful eating ti insegnano ad aprirti a come sono veramente il tuo corpo, le tue abitudini alimentari, il tuo desiderio per certi alimenti, le tue voglie e il tuo umore (non come tu pensi che dovrebbero essere). Invece di reagire a queste cose, prenderai solo nota senza giudicare. Questa consapevolezza ti aiuterà a capire meglio se vuoi mangiare davvero qualcosa e quanta soddisfazione ti può dare.
  • non ci sono alimenti sbagliati. È vero che alcuni alimenti potrebbero contenere più nutrienti di altri, ma non esistono quelli da evitare del tutto (eccetto nel caso di allergie!!) Non esistono alimenti negativi o positivi, piuttosto ci sono vari gradi di valore e soddisfazione tra i quali puoi scegliere.
  • le calorie contano. Sebbene la saggezza interiore possa fare molto per aiutarti a sentirti soddisfatto con meno calorie, il successo è anche basato sullo sviluppo di una saggezza esterna. Hai un fabbisogno calorico giornaliero limitato e sviluppare la consapevolezza rispetto a quanto ti soddisfano o ti nutrono gli alimenti, ti aiuterà a decidere come soddisfare questo fabbisogno. Potrai scegliere alimenti che ami in quantità che ti soddisfano, mentre preferirai stare alla larga da quelli che non ti piacciono o che non  ti  servono molto.
  • saggezza interiore ed esterna collaborano. Queste due saggezze si uniscono e originano dall’essere consapevole al punto che potrai concentrarti in modo produttivo. Consapevole di pensieri, emozioni ed elementi che scatenano la fame proprio nell’istante in cui si presentano, ti saprai concedere un istante per considerare cosa desideri  farne . La scelta varierà di momento in momento e di situazione in situazione, con la consapevolezza come guida.
  • basarti sulla forza di volontà e sui sensi di colpa porta a malcontento e difficoltà. Cambia forza di volontà e sensi di colpa con la sperimentazione e la comprensione; invita te stesso a entrare in contatto con tutti i pensieri e le emozioni (positive e negative) che ti fanno venire voglia di mangiare.
  • avrai sempre una relazione con il cibo. Che sia positiva o negativa, dipendi   dallo stato mentale che hai mentre metti in bocca ogni singolo boccone
  • la gioia può essere trovata in ogni boccone. Quando sei consapevole, puoi trovare la gioia per ogni boccone, assaporare la tua esperienza, prenderti cura di te stesso e rispettare il cibo che ti dà vita ed energia.
  • la vita è molto di più di ciò che mangi. Il senso della mindful eating è che ti aiuti a sviluppare una relazione con il cibo utile e in equilibrio con il resto della tua vita. Invece di lottare sempre, proverai una sensazione di libertà, sapendo che sei tu al comando e riconoscerai che la vita è molto di più che preoccuparsi del cibo o del peso.  Quelle altre aree della vita possono meritare una quantità maggiore della tua consapevolezza, attenzione e apprezzamento.

Dal mese di ottobre inizierò un percorso on line di 10 settimane di Mindful eating, il corso prevede aspetti pratici e teorici. Vi saranno rilasciati materiali per comporre il vostro personale manuale.

Contattatemi per info sulle modalità di fruizione.

Dieta del gelato: aspetti psico-nutrizionali

Come ogni estate ecco spuntare dal web le diete più fantasiose per perdere peso. Quest’anno l’alimento “focus” è il gelato. Con la moltitudine di estimatori non è difficile capire perché ha preso piede, ma questa volta ha anche un valido “padrino”. Il Prof. Pietro Migliaccio famoso nutrizionista ed attuale Presidente della Società Italiana di Alimentazione, con la sua esperienza propone una dieta divertente ed utile, basta seguire le indicazioni!

Innanzitutto non è che con questa dieta si mangi solo gelato! Si tratta comunque di una dieta equilibrata, anche se ipocalorica , e propone la sostituzione di un pasto e di uno spuntino con un gelato.

Vediamo come funziona dal punto di vista psicologico e nutrizionale!

Nelle comuni diete si raccomanda sempre la sostituzione di un pasto ogni tanto con un gelato poiché permette di affrontare al meglio il concetto di costrizione. Porta a pensieri positivi sapere che potremo concederci una coccola deliziosa tra una rinuncia e l’altra e fa sentire più attivi e motivati.

Lo zucchero ci rende felici e attivi e se lo zucchero è semplice è anche di facile utilizzo da parte del corpo e non viene messo in deposito!

Il gelato è comunque un alimento sano fatto con latte, uova, zucchero, frutta, cioccolato, caffè… I gelati alla frutta sono meno calorici, molto idratanti, ricchi di minerali e vitamine, quelli alle creme pur essendo un po’ più calorici sono più ricchi di proteine e grassi. L’aggiunta del cono o delle cialde lo rende un alimento completo e vario.

Come inserire il gelato nella dieta?

Naturalmente non va aggiunto a fine pasto, ma al posto del pasto!

Un piccolo cono alla frutta può sostituire degnamente lo spuntino di metà mattina o metà pomeriggio sia che siate in città che sotto l’ombrellone. (CIRCA 100/150 Kcl)

Un cono più grande (circa 200 gr) con creme e frutta può sostituire uno dei due pasti principali e apporterà 350/400 kcl

Se volete un pasto ancora più gustoso utilizzate gelato alla frutta accompagnato da una bella macedonia di frutta fresca di stagione.

Uno dei due pasti principali deve comunque sempre essere equilibrato con presenza di proteine nobili e verdure.

Si possono perdere anche 3 kg poiché la maggiore idratazione porta a perdere i liquidi in eccesso con una fantastica sensazione di gambe leggere e sgonfie, ma non va protratta per oltre una settimana!

Nota bene: non sono i vestiti a starti stretti, ma persone e situazioni!

Quando si inizia ad ingrassare ci si preoccupa della lampo che non sale, dei pantaloni che non si chiudono e dei rotolini che si intravedono dalla maglietta, ma il motivo di preoccupazione dovrebbe andare in ben altra direzione. Ci sono situazioni e relazioni che “ci stanno strette” ancor prima degli abiti. Non è facile scappare in certi frangenti e la soluzione più semplice è quella di rifugiarsi nel cibo. Una soluzione apparentemente innocua che ci porta in una direzione ancora più difficile da gestire.

Alcune persone sono tossiche, ci tolgono energia, sono giudicanti. Spesso non si sa come rapportarcisi, a volte si è troppo arrendevoli. Quante volte dopo certe situazioni ci siamo detti: avrei potuto rispondere così, perché mi sono fatto mettere i piedi in testa, ancora una volta mi ha fregato? Situazioni in cui non si è riusciti a tenere testa a persone che in fondo non sono neanche buone per noi. E questo genera ansia perché non ci è piaciuto essere stati trattati “male” o “svalutati” e conflitto con noi stessi perché in fondo “è colpa nostra” se è successo.

Molte persone non sanno gestire questa ansia che sale e trovano conforto nel cibo. Ci sono ragioni lontane per cui il cibo diventa la panacea di tutti i mali. Dal primo momento di cibo/amore che riceviamo alla nascita, alla caramella che ci davano da bambini per dimenticare “la bua”, delusioni d’amore condivise con l’amica del cuore ed un gelato e via discorrendo.

E’ che il cibo è socialmente accettabile rispetto ad una droga, ma la funzione è la stessa così come le aree cerebrali predisposte ad accogliere le sensazioni di piacere che ne derivano.

Spesso ci si accorge che qualcosa non va dopo aver preso 18/20 kg ed è difficile far tornare indietro l’ago della bilancia così come cambiare alcuni comportamenti (leggi schemi mentali). Una paziente venne da me perché non riusciva a perdere peso. In effetti non riusciva a seguire nessuna dieta per l’ansia che la sovrastava. Nei suoi racconti sono emerse alcune “pecche” come quella di aver accettato di andare a vivere vicino alla suocera (molto giudicante) per amore del compagno, essersi proposta a risolvere situazioni della famiglia per essere accettata a considerata per poi finire per essere esausta, sfruttata ed anche umiliata!

Abbiamo dovuto lavorare sull’amore verso se stessa, sul giudizio, sul bisogno di essere accettata e sulla capacità di fare scelte buone per se stessa prima di poter portare a termine con successo una dieta. Spesso mi guardava e mi diceva: “ma possibile che me ne sono accorta dopo 4 anni e 20 kg?”

La verità è che ognuno ha i suoi tempi per capire ciò che non va ed avere il coraggio di affrontare una situazione vecchia con nuovi strumenti. Non per tutti è facile chiedere aiuto e a volte neanche le amiche ed i compagni sono sinceri quando ci dicono che stiamo bene salvo poi uscirsene un bel giorno dicendo: “ti sei ingrassata/o” e da lì crolla un muro. Perché solo allora ci si accorge che prima di stare stretti i vestiti ci stanno strette situazioni o persone. Ma forse quello che manca veramente è la cura e l’amore per noi stessi, quello che spesso chiamo “sano egoismo” e che tante persone faticano a comprendere se non quando è davvero tardi ed i danni avvenuti.

La psico-nutrizione ti cambia la vita

Problemi grandi non hanno soluzioni semplici. Nel caso di sovrappeso o di obesità il sogno è quello di mangiare quello che si vuole senza ingrassare. L’approccio verso queste problematiche prevede una visione molto ampia poiché il problema è oltre l’aumento di peso e la gola e riguarda il corpo, ma principalmente la nostra testa.

La psico nutrizione è una scienza che si occupa del rapporto tra cibo e mente. Da una parte vengono presi in esame gli aspetti strettamente nutrizionali che comprendono la conoscenza dei principi alimentari di base, i corretti accoppiamenti alimentari e quindi un’educazione al riguardo. Dalle scelte da fare al supermercato, ai prodotti a km 0 fino alle modalità per cucinare mantenendo intatte le caratteristiche organolettiche degli alimenti.

Dall’altra parte tutto l’immenso mondo che riguarda gli aspetti emotivi che girano attorno al cibo ed indaga i primi momenti di interazione con la madre o la persona che si occupava dell’alimentazione, fino ai riti sociali ed i significati che culture diverse danno al cibo.

Nel mio caso mi occupo di questo da oltre venti anni, prima esclusivamente come psicologo che si occupa di disordini alimentari (sovrappeso in particolare) ed in seguito come coach alimentare in modo da avere gli strumenti per dare tante indicazioni pratiche ai miei pazienti.

Molto importante la collaborazione con il medico di base ed una nutrizionista, in caso di prescrizione dietetica, un grande alleato può essere anche il personal trainer perché una duratura perdita di peso dipende anche dall’attività fisica.

L’approccio alla perdita di peso è quindi sempre un approccio integrato che prende in esame la persona nella sua interezza: fisica, psichica e nutrizionale. Molto importante è indagare la modalità di consumazione del cibo, come viene scelto e come viene preparato, ma anche se si mangia da soli o in compagnia.

L’aumento di peso non avviene in pochi giorni o in pochi mesi, spesso viene da anni di abitudini errate: ricette di famiglia, vita disordinata, ma anche aver imparato l’aspetto consolatorio del cibo se stanchi, stressati o arrabbiati.

Quindi la vera difficoltà sta nel dover cambiare alcuni schemi mentali e sostituirli con altri ottimali per una buona qualità della vita. Quindi il ruolo dello psicologo è importante non solo nell’aspetto del disturbo dell’alimentazione, ma anche riguardo l’ansia derivata dal dover seguire una dieta o rispetto ai ripetuti insuccessi precedenti, il vissuto della propria immagine corporea e le resistenze al cambiamento.

E’ importante un’educazione alimentare di base, la pianificazione di risultati a breve e lungo termine, apprendere la consapevolezza dei propri comportamenti non solo riguardo al cibo. Imparare a reagire in modo adattivo alle emozioni, riconoscere il senso di sazietà e le azioni che si compiono per noia, per rabbia, per stanchezza o semplicemente perché si è innescato il pilota automatico!

Il cortisolo (leggi lo stress!) non ti fa dimagrire

Sei sempre in affanno? Dormi poco e male? Mangi in modo disordinato? Hai preso peso e malgrado i sacrifici non riesci a perdere neanche un etto? Forse è colpa del cortisolo!

I ritmi di vita odierni favoriscono l’aumento del così detto ormone dello stress che perde la sua funzione di risposta attiva ad un problema in un qualcosa che ci travolge e ci condiziona.

Con il cortisolo alto nel sangue non si pensa bene, si ha problemi a concentrarsi e a ricordare le cose. Si alza la glicemia, la pressione ed il cortisolo cattivo: insomma una vera tragedia.

Il cortisolo è un ormone che viene prodotto dall’organismo in risposta a situazioni di stress o di sforzo e viene definito ormone dello stress. Fondamentale per reagire in modo attivo ad eventi stressanti non è più utile quando lo stress diventa cronico e ne viene prodotto oltre misura.

Quando questo accade nell’organismo c’è un vero scompiglio: aumento della pressione, della glicemia e del colesterolo cattivo, maggiore ritenzione idrica, invecchiamento cutaneo, difficoltà di memoria! Senza scendere nei particolari di questi effetti appare subito chiaro che il nostro benessere psicofisico è messo a dura prova e quindi sono necessarie delle azioni efficaci per ridurre al minimo gli effetti nocivi del cortisolo.

Fondamentale è un radicale cambiamento dello stile di vita. Dormire abbastanza e serenamente è il primo obiettivo che si può raggiungere anche con l’assunzione di melatonina. Ricordo che va assunta tutte le sere alla stessa ora. Fatevi consigliare dal farmacista il dosaggio più adatto alle vostre necessità. Evitate sostanze stimolanti la sera prima di coricarvi come il caffè. Evitate di stare le ore al buio con gli occhi attaccati allo schermo del cellulare, le onde sonore e luminose stimolano il cervello non lo fanno rilassare! Durante il giorno imparate a scaricare le tensioni facendo attività fisica o dedicandovi ad un hobby soddisfacente. Attenzione a dosare l’attività fisica: non adatta ad alta intensità o eseguita una volta ogni tanto con stop lunghi perché risulta di per se  già stressante, ma deve essere svolta con regolarità e a media intensità. Ottimo dedicarsi a relazioni sane o prendersi cura di un animale domestico (la Pet therapy non è un’opinione!). Perfetta la meditazione e lo yoga.  Evitate di assumere troppi zuccheri, al massimo un po’ di cioccolata fondente che è amica del cuore (in piccole quantità!), utili i probiotici e le fibre che proteggono il nostro intestino (ricordate? È il nostro secondo cervello!!) Bere molta acqua poiché la disidratazione aumenta il cortisolo!

Ricordate che uno stile di vita sano previene molte situazioni a rischio non solo per la linea, ma per la nostra salute!

Mindful per bambini ed adolescenti al momento attuale

Il recente decennio ha visto un’impennata nell’uso di interventi che insegnano abilità di mindfulness per promuovere la salute e il benessere psicologico. La mindfulness è un modo particolare di prestare attenzione, descritto da Kabat-Zinn (2003, p. 145), come “la consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione di proposito, nel momento presente e senza giudizio allo svolgersi dell’esperienza”.

Gli approcci predominanti basati sulla mindfulness includono MBSR (mindfulness-based stress reduction), MBCT (mindfulness-based cognitive therapy), DBT (dialectic behavior therapy), e ACT (acceptance and commitment therapy).

Fondamentale per questi approcci è un focus sullo sviluppo della consapevolezza; tuttavia i metodi per insegnare le abilità di consapevolezza variano. MBSR e MBCT usano pratiche regolari di meditazione per sviluppare le abilità di mindfulness, mentre la DBT insegna tecniche di mindfulness descritte come “versioni psicologiche e comportamentali delle abilità di meditazione”.

 I progressi nella mindfulness

Sebbene gli interventi basati sulla mindfulness siano in uso da più di 20 anni, è solo recentemente che la mindfulness è stata esaminata come un intervento psicologico, con sforzi per stabilire un consenso sulla definizione operativa, gli elementi e i processi coinvolti (Bishop et al. 2004; Shapiro et al. 2006).

Inoltre, ci sono stati concomitanti progressi nello sviluppo di strumenti per misurare gli aspetti della mindfulness, che è un’ovvia necessità per la ricerca empirica (Baer et al. 2006; Feldman et al. 2007).

Il processo della piena attenzione

Tre elementi primari sono stati proposti come componenti del processo di mindfulness: atteggiamento, attenzione e intenzione (Shapiro et al. 2006).

La pratica della Mindfulness si basa sul non giudizio, l’accettazione, la fiducia, la pazienza, il non sforzarsi, la curiosità e la gentilezza. (Bishop et al. 2004; Kabat- Zinn 1990; Shapiro et al. 2006).

Applicazioni cliniche

C’è una crescita significativa e continua nella ricerca empirica che indaga l’efficacia degli interventi MBSR e MBCT con popolazioni adulte cliniche e non cliniche. Gli studi clinici di MBSR con gli adulti includono la gestione del dolore cronico, lo stress, l’ansia, la psoriasi, i disturbi alimentari, la fibromialgia, l’abuso di sostanze e i pazienti oncologici (Baer 2003; Bishop 2002; Grossman et al. 2004; Ivanovski and Malhi 2007; Shigaki et al. 2006).

MBCT è stato inizialmente sviluppato come un approccio per prevenire le ricadute nella depressione (Segal et al. 2002; Teasdale et al. 2000), anche se ora è stato adattato per trattare il disturbo d’ansia generalizzato (Evans et al. 2007), i disturbi dell’umore (Ree and Craigie 2007), e con i malati di cancro e chi li assiste (Foley et al. 2007).

Alcuni studi su bambini ed adolescenti

Napoli et al. (2005) riportano uno studio controllato randomizzato, con 228 studenti  dalla prima alla terza elementare, partecipanti all’intervento Attention Academy Program (AAP), con dodici sessioni di 45 minuti in 24 settimane.

L’AAP includeva meditazioni di mindfulness da seduti, movimento e scansione del corpo, esercizi di rilassamento, facilitati da istruttori di mindfulness esperti. Miglioramenti significativi sono stati riportati nelle misure post-trattamento di ansia, attenzione e abilità sociali.

Saltzman and Goldin (2008) riportano un intervento MBSR modificato di 8 settimane con un campione non clinico di 31 bambini. Lo studio includeva un gruppo di controllo. L’analisi preliminare ha indicato miglioramenti per i bambini nell’attenzione, nella reattività emotiva e in alcune aree della meta-cognizione, sulla base di evidenze riportate dai genitori e su misure oggettive di attenzione.

Campioni clinici

Bootzin and Stevens (2005) riportano l’uso dell’MBSR in un intervento di 6 settimane con 55 adolescenti (13-19 anni) che avevano ricevuto un trattamento per abuso di sostanze e che presentavano problemi di sonno. La componente MBSR (cinque delle sei sessioni) includeva istruzioni per la pratica della meditazione a casa. Altri componenti includevano la terapia cognitiva, l’educazione all’igiene del sonno, l’esposizione alla luce e le istruzioni per il controllo degli stimoli.

Gli autori hanno riportato riduzioni significative nella sonnolenza auto-riferita, nella preoccupazione e nel disagio circa la salute mentale  e miglioramenti significativi negli aspetti della qualità del sonno.

Campioni non clinici

In uno studio sulle tecniche di meditazione mindfulness (non identificate come MBSR), Beauchemin et al. (2008) hanno condotto un intervento  di meditazione mindfulness con 34 studenti volontari con difficoltà di apprendimento (età 13-18 anni) in un ambiente scolastico.

Gli insegnanti, in classe, hanno condotto 5-10 minuti di mindfulness ogni giorno per 5 settimane. L’ansia autovalutata, le abilità sociali e i risultati accademici hanno tutti mostrato differenze significative dopo il test, riportando dei miglioramenti significativi rispetto al gruppo di controllo, che non aveva preso parte alle sessioni di meditazione.

Discussione

Gli studi inclusi nella revisione rappresentano un lavoro pionieristico: forniscono una base per la fattibilità e l’accettabilità degli approcci basati sulla mindfulness con bambini e adolescenti.

Tuttavia, l’attuale ricerca è limitata dalla mancanza di prove empiriche sull’efficacia degli interventi. In generale, le metodologie e il disegno degli studi erano deboli (piccoli campioni, la maggior parte mancava di gruppi di controllo), limitando la successiva analisi dei dati e precludendo l’attribuzione della causalità o la generalizzazione dei risultati al di fuori dei contesti di intervento.

Considerazioni future

L’avanzamento della ricerca empirica è vitale, poiché è chiaro che la popolarità degli approcci basati sulla mindfulness è in aumento in tutti i gruppi di età, compresi i bambini e gli adolescenti, nonostante l’assenza di prove empiriche dell’efficacia di questi interventi con le popolazioni più giovani.

Ora, con una ragionevole base di supporto per la fattibilità e l’accettabilità degli interventi basati sulla mindfulness con i bambini e gli adolescenti, è tempo di intraprendere un percorso più rigoroso per raccogliere prove empiriche sull’efficacia di questi interventi in popolazioni così specifiche.

Liberamente tradotto e adattato.

Fonte: Formazione Continua in Psicologia che ringrazio per i puntuali aggiornamenti professionali

da: Burke, C. A. (2010). Mindfulness-based approaches with children and adolescents: A preliminary review of current research in an emergent field. Journal of child and family studies19(2), 133-144. https://www. researchgate.net/ publication/330358657 _Mindfulness-Based_Approaches _with_Children_and_Adolescents_ A_Preliminary_Review_of_Current_ Research_in_an_Emergent_Field

Mindful eating: mangiare in modo consapevole

Parlando di cibo un atteggiamento mindful può essere una salvezza. Vivere nel momento presente è indispensabile per riconoscere le nostre azioni, gli atteggiamenti verso uno o particolari cibi, ma anche come mangiamo, come ci sentiamo. Serve a riconoscere se stiamo mangiando con innescato il “pilota automatico” o per scelta. Siamo sicuri che non siamo solo stanchi o sfiduciati o arrabbiati? Queste emozioni vanno vissute e non schiacciate con il cibo. Le emozioni vanno prima di tutto riconosciute e poi bisogna trovare la giusta soluzione ad ogni nostro stato d’animo rispettando la nostra mente ed il nostro corpo. Se siamo stanchi dobbiamo riposarci, se siamo arrabbiati un urlo può avere un suo perché, se abbiamo avuto un buon risultato facciamoci un regalo e così via!

L’insoddisfazione non si cura con il cibo, anzi spesso un aumento di peso dovuto ad un’esagerata introduzione di alimenti, è esso stesso motivo di disagio ed insoddisfazione.

Proprio nei giorni in cui si è incerti e sfiduciati una pratica mindful può rivelarsi incredibilmente utile al contrario del cibo che porta inevitabilmente ad un circuito davvero pericoloso.

Quando si sta così nessuno sforzo dietetico può dare risultati poiché il cibo viene letteralmente “buttato giù” spesso senza neanche sentire il sapore e quasi senza masticarlo! Qui la consapevolezza dell’attimo che si sta vivendo è fondamentale. La mindful eating ti insegna a comprendere le richieste del tuo corpo, a capire la differenza tra pienezza e sazietà ed anche come fare la spesa in modo consapevole.

Con la mindful non ci sono limiti e regole, ma solo l’ascolto dei nostri veri bisogni evitando atteggiamenti giudicanti. Regala la vera libertà di mangiare senza essere guidati dalla fame emotiva o senza attenzione. Scegliendo alimenti di qualità a favore della quantità.