Autostima dove sei? La risposta in un libro…

Nel mese dedicato all’autostima, non poteva mancare qualche consiglio di lettura sull’argomento. Vi ho già regalato l’immagine mentale di un muretto che in ogni istante della nostra vita non va trascurato e che ha bisogno di fondamenta stabili per sorreggere i vari mattoncini da aggiungere nel quotidiano.

Di seguito alcune letture per lavorarci su:

  • Lezioni di autostima. Come imparare a stare bene con se stessi e con gli altri
    Il libro Raffaele Morelli edito da Mondadori

Dalla prefazione: “Nella mia professione mi capita spesso di incontrare persone che hanno dei problemi di autostima, che soffrono perché non riescono ad amarsi abbastanza, e di conseguenza a farsi amare. Sono miei pazienti, persone che mi scrivono o che frequentano i miei gruppi. Per tutti loro, e per tutti quelli che patiscono questo disagio, ho deciso di riassumere in questo libro il mio pensiero sull’autostima, e la via per conquistarla. Ho diviso le mie idee in sette lezioni, sette messaggi chiave su cui riflettere. Ho scelto di riportare anche dei brani di conversazione con miei pazienti e dei miei incontri di gruppo, perché le domande, le obiezioni e i problemi esposti sono spesso comuni a molti e, immagino, anche al lettore. Per aiutare il nostro percorso verso l’autostima ho pensato fosse utile anche proporre dieci consigli di saggezza tratti dalle parole di maestri antichi o contemporanei, da visualizzare e ripetere come mantra. E infine, per concludere, una serie di piccoli esercizi. Per riconquistare, giorno dopo giorno, il piacere di stare bene con se stessi.”

  • Quaderno d’Esercizi per l’Autostima di Rosette Poletti e Barbara Dobbs

Tirate fuori penne e matite colorate e riempite di parole e colori la vostra vita quotidiana: questo quaderno, pieno di facili esercizi e di note positive, vi aiuterà, vi divertirà e vi rilasserà. La famiglia, l’educazione, la cultura, la società ci trasmettono spesso una visione di noi stessi che tende a colpevolizzarci e a limitare le nostre potenzialità. Avere stima di sé, portarsi rispetto in quanto persone, considerarsi unici, riconoscere il proprio valore e le proprie competenze sono condizioni indispensabili per riuscire a vivere la propria vita in armonia.

  • I sei pilastri dell’autostima di Nathaniel Branden edizioni Tea

Vivere consapevolmente. Accettare se stessi. Assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Affermare se stessi. Porsi obiettivi e combattere per raggiungerli. Rimanere fedeli ai principi che abbiamo scelto. Ecco i sei «pilastri» su cui si fonda la filosofia dell’autostima esposta in questo libro ormai famosissimo e tradotto in tutto il mondo.  Un manuale molto prezioso, arricchito da numerosi esercizi pratici, che delinea il percorso da seguire per conquistare una piena e serena sicurezza di sé, senza perdere il contatto con la realtà.

Quante volte hai pensato di non essere abbastanza?

Per riflettere…

Forse ti hanno insegnato che amore ed accettazione dipendono da ciò che fai e dai risultati che raggiungi, ma non da ciò che sei! Per questo ti frana sempre la terra da sotto i piedi e non trovi pace. Non sei mai abbastanza bravo, bello, magro, capace, intelligente…

Ti manca sempre qualcosa… smetti una buona volta di dover dimostrare agli altri il tuo valore arrancando ogni istante della tua vita in obiettivi sempre più irraggiungibili e guardati attorno. Sicuramente hai vicino qualcuno che ti apprezza per ciò che sei. Lì è la tua pace non allontanarti!

Rinforzare l’autostima con i giusti atteggiamenti

Non una parola, ma un intero mondo interiore, che rivela la nostra capacità di sentirsi adeguati alle richieste della vita. Conosciamo il nostro valore? Sappiano di meritare la felicità? Per qualcuno è scontata, per altri una sconosciuta, ma l’autostima si può migliorare! Basta lavorarci su!

Immagino sempre l’autostima come un muretto le cui fondamenta vengono messe in opera dalla nostra infanzia. Durante la nostra vita aggiungiamo mattoncini in base alle nostre capacità di agire, essere soddisfatti delle nostre azioni e la nostra sicurezza. Accettazione, conoscenza di sé ed amore verso se stessi sono importanti affinchè la nostra autostima non abbia “incidenti”.

Malgrado i nostri limiti dobbiamo essere in grado di volerci bene e sopra ogni cosa rispettarci! Se non ci rispettiamo difficilmente possiamo pretendere che lo facciano gli altri! Influenzano la nostra autostima anche la percezione di essere capaci o non capaci in generale o in particolare nei confronti di una qualsiasi situazione. Chiaramente più facciamo esperienza positive (esperienze portate a termine con successo!) più possiamo aggiungere mattoncini nel nostro muretto dell’autostima.

Le relazioni affettive e sociali della primissima infanzia, specialmente nel primo anno di vita, sono molto importanti e lo stile di attaccamento determina la prima rappresentazione di sé stessi ovvero se essere una persona degna di amore e di fiducia. Quado in questa fase ci sono state esperienze di rifiuto da parte di una persona di riferimento molto probabilmente svilupperemo una bassa autostima. Diversamente bambini che hanno ricevuto abbastanza sostegno ed il riconoscimento dei loro bisogni in modo adeguato saranno molto più sicuri nell’affrontare le sfide della vita.

Non basta l’amore, sono importanti anche le aspirazioni ed i progetti che i genitori avevano verso di noi, il senso pratico ed il supporto emotivo.

Aspirazioni troppo alte (puoi fare di più!) o troppo basse (non ce la farai!) o il mancato riconoscimento di un risultato (potevi prendere di più, hai fatto solo il tuo dovere!!) tolgono le fondamenta della stima di sé stessi ovvero le basi del famoso muretto.

Quando riusciamo in qualcosa a chi attribuiamo i nostri risultati? Li affidiamo solo ad una presunta entità esterna o li riconosciamo come frutto del nostro impegno/capacità?

Se sbagliamo ci diciamo siamo stati sfortunati, il professore, il datore di lavoro ce l’hanno con me? Oppure riconosciamo una eventuale mancanza di preparazione, o non conoscenza di una procedura? Imparare ad essere sufficientemente obiettivi per comprendere le differenze tra varie situazioni insegna la fiducia in se stessi ed un errore diventa un’opportunità di crescita ed arricchimento non una svalutazione personale.

Evitate i circoli viziosi: quello che credete di voi stessi manipolerà le vostre condizioni ed i vostri risultati. Se non credete in voi stessi non vi impegnerete abbastanza e finirete per esserne sopraffatti e dopo poco a piangervi addosso. Chi crede in se stesso affronta le cose con più fiducia e determinazione migliorando quindi la performance ed aumentando le possibilità di riuscita.

Non siamo tutti uguali, alcuni hanno capacità che altri non hanno. Alcuni sono geni e non lo sanno! Alcuni di noi escono dal normale senso comune nel valutare situazioni e spesso si sentono inadeguati, bisogna credere anche nella creatività delle nostre idee. Un pensiero non aderente al pensiero di gruppo trova spesso soluzioni nuove, ma se non crediamo a quelle idee non ci sarà nessuna evoluzione.

Quando siamo autentici l’autostima vive al meglio. Se abbiamo il coraggio delle nostre idee e della nostra individualità riusciremo sempre. Il muretto dell’autostima subisce durante la vita numerosi cambiamenti e quindi la manutenzione è continua, non è che arriva ad un certo punto e finisce lì. Bisogna evitare di trascurarla e riempire le crepe se si formano con impegno e con amore.

Il tema del mese: AUTOSTIMA

Lo dice la parola stessa: autostima ovvero ciò che noi pensiamo di noi stessi. L’autostima si crea dalla prima infanzia dai rinforzi che ricaviamo dai nostri genitori. Durante la vita tutti i nostri successi o insuccessi la condizionano.

Pensate all’autostima come ad un muretto le cui fondamenta vengono messe in opera quando siamo ancora piccoli. Le conferme dei nostri genitori, il loro esempio rappresentano i primi mattoncini. Impieghiamo tutta la vita a tirar su quel muro con i nostri sforzi e traguardi raggiunti. Se la base del nostro muretto non è abbastanza solida durante la vita situazioni e persone potranno rubare quei mattoncini che faticosamente abbiamo messo su per questo dobbiamo imparare a fidarci di noi stessi e del nostro giudizio, perchè è il solo che vale veramente!

Ne parleremo tutto il mese per ora qualche link di articoli precedentemente pubblicati e la mia disponibilità per consigli o domande:

Prendersi cura di sé non solo attraverso il cibo

Sono tante le azioni che giornalmente possiamo compiere per dire a noi stessi che ci vogliamo bene. Vediamone alcune:

Parola d’ordine organizzazione: se siamo organizzati e ci imponiamo una routine giornaliera, che lasci spazio anche agli imprevisti, vivremo sicuramente con meno ansia e a fine giornata avremo la meravigliosa sensazione di aver concluso qualcosa! Dalla scrivania, alla cucina alla sala hobby : “un posto per ogni cosa ed ogni cosa al suo posto” deve essere il vostro mantra!

Dedicate del tempo alla cura del corpo: un bagno rilassante o una beauty routine serale o mattutina (perché no entrambe se ci prendete gusto!) vi fa avvicinare al vostro corpo. E’ importante osservarsi e sentirsi.

Tenete un diario in cui annotare i successi, ma anche gli insuccessi perché possiate apprendere qualcosa anche dagli errori. Vale anche per tenere sotto controllo l’alimentazione in caso di sovrappeso o alimentazione squilibrata.

Attivate le endorfine naturali con un po’ di attività fisica. Un’ora al giorno sarebbe fantastico, ma se non potete non rinunciate: possono bastare anche 10 minuti per avere la sensazione di non esservi messi da parte per via del poco tempo a disposizione, quando potrete dedicare più tempo sarete ancora più soddisfatti. Non sottovalutate attività come lo yoga e la meditazione. Sono fondamentali per le connessioni mente/corpo.

Dedicate tempo e spazio ai pasti. Non mangiate quello che capita. Pianificate un menù settimanale e fate la spesa carta alla mano per non sprecare e avere tutto a disposizione quando arriva l’ora di cucinare. Dedicate del tempo anche all’apparecchiatura della tavola e alla scelta delle stoviglie. E’ un modo per dirvi che valete la pena!

Evitate cibi spazzatura, sapete benissimo che la gola non è una scusa, che ogni volta che li comprate (ancor prima di mangiarli!) vi state facendo del male. Relegateli ad occasioni rare e particolari!

Fate in modo che la musica accompagni alcuni dei vostri momenti. Non lasciate che sia la radio a fare la scelta per voi. Chiedetevi cosa vi piace e fate in modo che sia il piacevole sottofondo anche di momenti noiosi della vostra vita. E se vi viene voglia di ballare: fatelo!

A tale riguardo concluderei con la ricerca di un hobby che vada a compensare delle vostre necessità culturali, manuali o sociali. Che sia un corso di bricolage, il club del libro o una partita a pallone deve essere un momento di svago e vissuto con leggerezza che non vuol dire senza impegno!

a breve questo articolo sarà disponibile anche su Romaoggi.eu

Storia breve con morale /dicembre

Un giovane domanda al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità. Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
“Solo ti chiedo un favore” concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versi due gocce d’olio. “Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio”. Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese: ”Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo? Hai visto i magnifici giardini? Hai notato le belle pergamene?”. Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio. “Torna in dietro e guarda le meraviglie del mio mondo” disse il saggio.

Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d’arte. Notò i giardini, le montagne, i fiori. Tornò dal saggio e riferì particolareggiatamente tutto quello che aveva visto. “Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato?” domandò il saggio. Guardando il cucchiaino il ragazzo si accorse di averle versate. “E bene, questo è l’unico consiglio che ho da darti” concluse il saggio, “Il segreto della felicità consiste
nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino”

Per guardare tutte le meraviglie del mondo senza ma dimenticarti le due gocce d’olio devi imparare a vivere nel “qui e ora”.

Creare un’immagine corporea positiva in pochi passi

Avere un’immagine corporea positiva è importate per tutti. Per le persone che soffrono di problemi dell’alimentazione diventa un vero problema ed è fonte di insoddisfazione nonché della creazione di azioni focalizzate al controllo del peso e delle varie parti del corpo in modo così importante da diminuire il rendimento scolastico o professionale, creare ritiro sociale ed evitamento di attività di gruppo come ad esempio fare uno sport insieme ad altre persone.

Chiariamo innanzitutto cos’è l’immagine corporea. È una “rappresentazione percettiva” ovvero come il corpo ci appare: l’idea che abbiamo nella nostra mente. L’immagine è legata anche a ricordi, vissuti e sensazioni.

Si forma nella primissima infanzia sia in base alle esperienze percettive personali, ma anche attraverso il confronto con quello degli altri e ciò che gli altri ci restituiscono. Una percezione relativamente stabile si ottiene nella tarda adolescenza.

Non è da confondere con lo schema corporeo che riguarda il movimento del corpo attraverso le azioni. Riguarda uno spazio fisico.

In alcune patologie è presente dispercezione ovvero un modo non corretto di percepire il proprio corpo o parte di esso. Un sintomo importante che è la causa di ricadute o persistenza ad esempio in disturbi dell’alimentazione, ma presente anche in problematiche note come DSA o iperattività ecc.

Lavorare in positivo sull’immagine corporea non è un cammino semplice ed implica un lavoro nel quotidiano e non un intervento occasionale o a tempo perso.

Vediamo su cosa possiamo agire per sentirci e vederci meglio:

Circondiamoci di persone positive:

Questo è un consiglio sempre valido. Le persone positive sono piene di energia e possono esserci di supporto in qualche momento buio. Avere vicino qualcuno che ci apprezzi e sia sincero è importante per l’autostima e per un confronto nel nostro impegno a migliorarci.

Ascoltiamo il nostro corpo:

Diamo sempre tutto per scontato, ma se ci fermiamo un attimo, magari al buio e sdraiati potremmo percepire non solo il battito del cuore con il suo ritmo, ma anche il movimento del torace e la frequenza ed intensità del respiro. Abbiamo fame, sete, siamo stanchi, ci fa male qualcosa? Ascoltiamoci. Poi diamo al corpo quello di cui ha bisogno nel momento che lo chiede.

Ascoltiamo le nostre emozioni

Come per il corpo spesso non ci fermiamo a capire i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Andiamo avanti senza chiederci mai: sono felice? Sto facendo quello che desidero? Ho fatto le cose come dovevano essere fatte? Sono contento di me?

L’attività fisica è una risorsa

Confrontarci con i nostri limiti fisici, ma anche le nostre capacità è un ottimo modo per percepirsi e migliorarsi. Creare una relazione con noi stessi in cui “sentiamo” il corpo fisico, ma anche tutte le sensazioni correlate. Un’attività fisica regolare è sempre consigliata ce ne sarà sicuramente una adatta a te.

Siamo come siamo

Impariamo ad osservarci sul serio cercando di essere realistici su chi siamo e non su quello che vorremmo essere. Cerchiamo di volerci bene. Vivere nella realtà ci si mette in condizione di raggiungere certi obiettivi a differenza di vivere una fantasia che ci ferma al “vorrei, ma non posso”

Non siamo mai gli stessi

La forma del nostro corpo cambia continuamente durante la nostra vita ed il peso di conseguenza. Spesso ci si sfinisce nell’obiettivo di un corpo o del peso perfetto perdendoci di vista. L’obiettivo diventa più importante della persona per cui lo stiamo facendo. Ebbene non dimentichiamo che lo stiamo facendo per NOI con amore, senza stress e forzature.

DCA: una malattia non una fissazione

Le persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione non sono FISSATE, ma “malate” ed hanno diritto ad essere curate e rispettate. Le persone lontane da questa realtà difficilmente si rendono conto dell’immenso disagio vissuto da chi ne soffre. Non sono rare frasi del tipo è fissata, è una moda o cose simili che svalutano il dolore.

Una ragazza in seduta mi ha raccontato di un episodio in cui si era recata al ristorante con parenti ed amici  ed al momento del dolce si è alzata dal tavolo per chiudersi in bagno a piangere perché avrebbe voluto mangiarlo, ma la vocina dentro le impediva di farlo, i sensi di colpa la assalivano. La madre le ha proposto di prenderne uno piccolo a metà, ma il compromesso non è stato neanche considerato. Spesso anche con le migliori intenzioni è difficile comprendere ed accogliere una persona con questi vissuti.

In altri c’è una inadeguatezza di base: famiglie problematiche che in apparenza sembrano perfette o madri giudicanti che a loro volta hanno sofferto di anoressia o bulimia in passato. Qualche tempo fa una madre ha accompagnato a studio la figlia di 12 anni esordendo: “Gli è presa una fissa per la pancia la vede grossa: glielo dica lei che non è così!”

le dispercezioni sono un ostacolo al miglioramento e spesso causa di ricadute

Se già in famiglia non c’è rispetto e considerazione per questa malattia nelle istituzioni non va diversamente. I percorsi sono quasi tutti a pagamento altrimenti ci sono liste infinite prima di essere presi in carico. Questi disturbi sono in aumento e ci vorrebbe più considerazione da parte di tutti, di ognuno di noi nella quotidianità e non solo da parte degli addetti al settore. Per arginare questa ondata di disagio che la pandemia ha moltiplicato a dismisura in ogni fascia d’età, con maggiore rischio per i più giovani, è importante non voltarsi dall’altra parte. Non svalutare e perdere tempo. Come per ogni malattia prevenire è meglio che curare e sintomi presi in tempo evitano situazioni gravi o gravissime. Già ai primi segni di dispercezioni bisogna intervenire senza che queste si solidifichino.

La vita deve essere vissuta senza il disagio di contare le calorie, senza sensi di colpa per aver mangiato un biscotto e senza aver paura di essere giudicati. Dispercezioni che impediscono di vedere e vivere la realtà se non in modalità distorta. Piedi troppo grossi, caviglie brutte, pancia gonfia, naso grande. E’ la percezione di un corpo a pezzi e non vissuto nella totalità. Pezzi che non appartengono al proprio corpo. Significa ore a guardarsi davanti allo specchio, a misurarsi e pesarsi e non per frivolezza. La dispercezione è spesso causa del mantenimento e delle ricadute della malattia e bisogna dargli il valore di un sintomo e non retrocederlo a fissa!

Per dimagrire ci vuole amore

Ci sono persone che pur chiedendo aiuto, non seguono il programma. Ci sono persone che settimana per settimana mantengono inalterate le loro abitudini e si meravigliano del fatto che non cambia nulla.

Nel mio quotidiano questo lo osservo principalmente nella perdita di peso. Si vuole dimagrire, ma si vuole farlo mangiando. Questo non è possibile. Forse ai golosi sembrerà ingiusto, ma è un fatto di fisica e chimica: noi mangiamo (o dovremmo mangiare) per sopperire ad una nostra necessità energetica. Punto e basta. Così fanno tutte le specie viventi. In natura non esistono animali in sovrappeso, a parte alcuni animali domestici che prendono le cattive abitudini degli umani e non fanno neanche abbastanza movimento, ma questa è un’altra questione.

La fregatura, per noi umani, è che l’atto del mangiare è sempre accompagnato ad emozioni. SEMPRE. Quando viene imposta una restrizione dietetica siamo frustrati. SEMPRE. In realtà non è il cibo il problema, ma tutte le emozioni che attraverso il cibo vengono vissute. Se si hanno 3 o 30 kg da perdere la questione è la stessa. Il pensiero del cibo una costante. L’idea che non ci si sente liberi di fare come ci pare è martellante.

Spesso il mangiare è l’unico atto di libertà di alcune persone. E’ il caso di molti pazienti che mangiano di notte perché tutti dormono e non sono controllati. Persone che tutto il giorno si sentono dire COSA o DEVONO fare. Persone che si sentono in dovere/obbligo a rispettare regole o vivere situazioni dalle quali non riescono a prendere le distanze, perché è la cosa giusta. Dicono a se stesse che non possono uscirne che sono obbligate. Molte volte ci si mettono da sole perché per assurdo è più sicuro.

Ho avuto pazienti che venivano a studio solo per avere l’alibi, davanti al coniuge o ad un familiare, per dire che avevano provato tutto, ma in realtà non volevano cambiare. Non volevano perdere la loro presunta libertà e rimanevano in situazioni invivibili poiché le uniche conosciute. Troppo disagio cambiare. Se non si è all’altezza? Se è difficile? Faticoso? Doloroso? Meglio rimanere nel pantano e piangersi addosso più che prendere in mano la propria vita e rischiare.

Così si va in ansia e si mangia. Sempre di più. Più una situazione diventa stretta e più di mangia. Più si mangia e più si ha l’illusione di fare finalmente qualcosa per se stessi. Ma è una illusione appunto. Anzi una presa in giro. Terribile e perpetuata all’infinito. Non basta essere diventati obesi, diabetici, ipertesi e che all’amico del cuore hanno tagliato un piede per il diabete. E’ quasi come se la cosa non vi riguardasse. Fosse un problema altrui. Questa è la grande fregatura. Mangiare con il proprio corpo e viverlo come se fosse di un altro. Un modo veloce per alleggerire il problema. Ma poi ci si guarda allo specchio e siete sempre lì con i vostri kg di troppo, a non piacervi, a non apprezzarvi. Il pensiero che arriva in vostro aiuto è il seguente. Non valgo niente, tanto vale mangiare almeno sono soddisfatto. Soddisfatto di che? Quando smetterai di dirti bugie ed avrai il coraggio di vedere la realtà? Sei una persona debole? Forse. Hai fatto scelte sbagliate nella vita? Probabile. Ma nel momento in cui ti guardi osservati davvero. Esisti ed hai il dovere di volerti bene, prenderti cura di te. Meriti di volerti bene anche se hai 50 kg in più. Se accetti le tue debolezze, mancanze, se capisci che nessuno è perfetto. Puoi migliorare. Se ti vuoi bene puoi perdere peso. SOLO se ti vuoi davvero bene una rinuncia non sarà frustrazione.

Pensa a cosa si fa per un figlio. Urla nel cuore della notte. Alzarsi è faticoso, specie se la mattina dopo devi lavorare, ma lo fai e culli, calmi o allatti quel bambino finchè non sta bene e si riaddormenta.

E’ un atto d’amore che va oltre la fatica e la frustrazione. Andrai al lavoro con gli occhi cerchiati o che puzzerai di latte. E’ il prezzo di quell’amore. La contropartita è che stai crescendo una persona sicura e serena a cui è stato dato amore e cura. Devi fare lo stesso con te anche se è faticoso, difficile e comporta fare scelte. Non è necessario fare tutto in una volta. Crea degli step fattibili per te.

Breve storia con morale /settembre

Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!».

«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».

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