DCA: una malattia non una fissazione

Le persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione non sono FISSATE, ma “malate” ed hanno diritto ad essere curate e rispettate. Le persone lontane da questa realtà difficilmente si rendono conto dell’immenso disagio vissuto da chi ne soffre. Non sono rare frasi del tipo è fissata, è una moda o cose simili che svalutano il dolore.

Una ragazza in seduta mi ha raccontato di un episodio in cui si era recata al ristorante con parenti ed amici  ed al momento del dolce si è alzata dal tavolo per chiudersi in bagno a piangere perché avrebbe voluto mangiarlo, ma la vocina dentro le impediva di farlo, i sensi di colpa la assalivano. La madre le ha proposto di prenderne uno piccolo a metà, ma il compromesso non è stato neanche considerato. Spesso anche con le migliori intenzioni è difficile comprendere ed accogliere una persona con questi vissuti.

In altri c’è una inadeguatezza di base: famiglie problematiche che in apparenza sembrano perfette o madri giudicanti che a loro volta hanno sofferto di anoressia o bulimia in passato. Qualche tempo fa una madre ha accompagnato a studio la figlia di 12 anni esordendo: “Gli è presa una fissa per la pancia la vede grossa: glielo dica lei che non è così!”

le dispercezioni sono un ostacolo al miglioramento e spesso causa di ricadute

Se già in famiglia non c’è rispetto e considerazione per questa malattia nelle istituzioni non va diversamente. I percorsi sono quasi tutti a pagamento altrimenti ci sono liste infinite prima di essere presi in carico. Questi disturbi sono in aumento e ci vorrebbe più considerazione da parte di tutti, di ognuno di noi nella quotidianità e non solo da parte degli addetti al settore. Per arginare questa ondata di disagio che la pandemia ha moltiplicato a dismisura in ogni fascia d’età, con maggiore rischio per i più giovani, è importante non voltarsi dall’altra parte. Non svalutare e perdere tempo. Come per ogni malattia prevenire è meglio che curare e sintomi presi in tempo evitano situazioni gravi o gravissime. Già ai primi segni di dispercezioni bisogna intervenire senza che queste si solidifichino.

La vita deve essere vissuta senza il disagio di contare le calorie, senza sensi di colpa per aver mangiato un biscotto e senza aver paura di essere giudicati. Dispercezioni che impediscono di vedere e vivere la realtà se non in modalità distorta. Piedi troppo grossi, caviglie brutte, pancia gonfia, naso grande. E’ la percezione di un corpo a pezzi e non vissuto nella totalità. Pezzi che non appartengono al proprio corpo. Significa ore a guardarsi davanti allo specchio, a misurarsi e pesarsi e non per frivolezza. La dispercezione è spesso causa del mantenimento e delle ricadute della malattia e bisogna dargli il valore di un sintomo e non retrocederlo a fissa!

Ridere fa bene: lo conferma la scienza!

Il sorriso è una forma di comunicazione non verbale con la quale esprimiamo tutta la nostra serenità e il piacere di stare con la persona che abbiamo davanti. Quando sorridiamo si attivano ormoni che riducono lo stress, ci fanno sentire più sicuri e meno ansiosi..provare per credere!!

Ma quando facciamo un sorriso cosa accade nel nostro corpo?

Tecnicamente buttiamo fuori aria dalla cassa toracica tramite contrazioni dei muscoli intercostali. L’intensità e il ritmo delle contrazioni sono però più intensi nel ridere rispetto a respirare e parlare. In una risata spontanea la contrazione produce il suono inconfondibile, ecco perché ogni persona fa una risata differente.

Ci sono almeno due modi di ridere: c’è una risata genuina, che provoca una vera esplosione di gioia, generata dai muscoli. Si sente la differenza fra il rumore di un’incontenibile risata di pancia di chi risponde a qualcosa di veramente divertente e quello di un più gutturale “ah ah ah”, di chi magari si sente a disagio. C’è anche differenza in come ci si sente dopo una risata genuina, in cui si liberano endorfine che causano una leggera euforia e, secondo le ricerche, aumentano la tolleranza al dolore. La falsa risata non produce la stessa sensazione di benessere.

Avviene anche una risposta cerebrale a una risata volontaria che è diversa da quella spontanea. Nel primo caso si attivano le aree del cervello dedicate alla metallizzazione e al linguaggio; la risata involontaria è invece associata all’ipotalamo e al rilascio di ormoni. Studi dimostrano che una risata spontanea causa una piccola iniezione di endorfina, perché è prodotta da un esercizio sui muscoli interni, incluso il cuore.

Quando si è bambini le risate sono così sincere da provocare molta felicità.. I bambini ridono in continuazione. È una misura del piacere che provano, della loro felicità e del divertimento. Quando sono piccoli usano la propria risata per parlare, per mandare un segnale agli altri, ed usano allo stesso modo il pianto. Un bambino che piange ti sta dicendo di smettere quel che stai facendo, ugualmente un bambino che ride dice di continuare. Ridere è un invito a giocare: un modo per capire che si sta facendo qualcosa di gradevole, divertente e godibile.

Durante la giornata proviamo emozioni, queste producono spesso leggeri sorrisi che non hanno alcun suono. In questo modo noi umani sorridiamo molto più di quanto non percepiamo!

P.S. Se siete in cerca dell’anima gemella sorridete di più!

Molti studi hanno dimostrato che il sorriso è anche un’ottima arma di seduzione: un bel volto sorridente, infatti, è più attraente di una faccia con un’espressione più seria. E, davanti a certi sorrisi è impossibile resistere e non innamorarsi al primo sguardo.

fonte: web