Creare un’immagine corporea positiva in pochi passi

Avere un’immagine corporea positiva è importate per tutti. Per le persone che soffrono di problemi dell’alimentazione diventa un vero problema ed è fonte di insoddisfazione nonché della creazione di azioni focalizzate al controllo del peso e delle varie parti del corpo in modo così importante da diminuire il rendimento scolastico o professionale, creare ritiro sociale ed evitamento di attività di gruppo come ad esempio fare uno sport insieme ad altre persone.

Chiariamo innanzitutto cos’è l’immagine corporea. È una “rappresentazione percettiva” ovvero come il corpo ci appare: l’idea che abbiamo nella nostra mente. L’immagine è legata anche a ricordi, vissuti e sensazioni.

Si forma nella primissima infanzia sia in base alle esperienze percettive personali, ma anche attraverso il confronto con quello degli altri e ciò che gli altri ci restituiscono. Una percezione relativamente stabile si ottiene nella tarda adolescenza.

Non è da confondere con lo schema corporeo che riguarda il movimento del corpo attraverso le azioni. Riguarda uno spazio fisico.

In alcune patologie è presente dispercezione ovvero un modo non corretto di percepire il proprio corpo o parte di esso. Un sintomo importante che è la causa di ricadute o persistenza ad esempio in disturbi dell’alimentazione, ma presente anche in problematiche note come DSA o iperattività ecc.

Lavorare in positivo sull’immagine corporea non è un cammino semplice ed implica un lavoro nel quotidiano e non un intervento occasionale o a tempo perso.

Vediamo su cosa possiamo agire per sentirci e vederci meglio:

Circondiamoci di persone positive:

Questo è un consiglio sempre valido. Le persone positive sono piene di energia e possono esserci di supporto in qualche momento buio. Avere vicino qualcuno che ci apprezzi e sia sincero è importante per l’autostima e per un confronto nel nostro impegno a migliorarci.

Ascoltiamo il nostro corpo:

Diamo sempre tutto per scontato, ma se ci fermiamo un attimo, magari al buio e sdraiati potremmo percepire non solo il battito del cuore con il suo ritmo, ma anche il movimento del torace e la frequenza ed intensità del respiro. Abbiamo fame, sete, siamo stanchi, ci fa male qualcosa? Ascoltiamoci. Poi diamo al corpo quello di cui ha bisogno nel momento che lo chiede.

Ascoltiamo le nostre emozioni

Come per il corpo spesso non ci fermiamo a capire i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Andiamo avanti senza chiederci mai: sono felice? Sto facendo quello che desidero? Ho fatto le cose come dovevano essere fatte? Sono contento di me?

L’attività fisica è una risorsa

Confrontarci con i nostri limiti fisici, ma anche le nostre capacità è un ottimo modo per percepirsi e migliorarsi. Creare una relazione con noi stessi in cui “sentiamo” il corpo fisico, ma anche tutte le sensazioni correlate. Un’attività fisica regolare è sempre consigliata ce ne sarà sicuramente una adatta a te.

Siamo come siamo

Impariamo ad osservarci sul serio cercando di essere realistici su chi siamo e non su quello che vorremmo essere. Cerchiamo di volerci bene. Vivere nella realtà ci si mette in condizione di raggiungere certi obiettivi a differenza di vivere una fantasia che ci ferma al “vorrei, ma non posso”

Non siamo mai gli stessi

La forma del nostro corpo cambia continuamente durante la nostra vita ed il peso di conseguenza. Spesso ci si sfinisce nell’obiettivo di un corpo o del peso perfetto perdendoci di vista. L’obiettivo diventa più importante della persona per cui lo stiamo facendo. Ebbene non dimentichiamo che lo stiamo facendo per NOI con amore, senza stress e forzature.

DCA: una malattia non una fissazione

Le persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione non sono FISSATE, ma “malate” ed hanno diritto ad essere curate e rispettate. Le persone lontane da questa realtà difficilmente si rendono conto dell’immenso disagio vissuto da chi ne soffre. Non sono rare frasi del tipo è fissata, è una moda o cose simili che svalutano il dolore.

Una ragazza in seduta mi ha raccontato di un episodio in cui si era recata al ristorante con parenti ed amici  ed al momento del dolce si è alzata dal tavolo per chiudersi in bagno a piangere perché avrebbe voluto mangiarlo, ma la vocina dentro le impediva di farlo, i sensi di colpa la assalivano. La madre le ha proposto di prenderne uno piccolo a metà, ma il compromesso non è stato neanche considerato. Spesso anche con le migliori intenzioni è difficile comprendere ed accogliere una persona con questi vissuti.

In altri c’è una inadeguatezza di base: famiglie problematiche che in apparenza sembrano perfette o madri giudicanti che a loro volta hanno sofferto di anoressia o bulimia in passato. Qualche tempo fa una madre ha accompagnato a studio la figlia di 12 anni esordendo: “Gli è presa una fissa per la pancia la vede grossa: glielo dica lei che non è così!”

le dispercezioni sono un ostacolo al miglioramento e spesso causa di ricadute

Se già in famiglia non c’è rispetto e considerazione per questa malattia nelle istituzioni non va diversamente. I percorsi sono quasi tutti a pagamento altrimenti ci sono liste infinite prima di essere presi in carico. Questi disturbi sono in aumento e ci vorrebbe più considerazione da parte di tutti, di ognuno di noi nella quotidianità e non solo da parte degli addetti al settore. Per arginare questa ondata di disagio che la pandemia ha moltiplicato a dismisura in ogni fascia d’età, con maggiore rischio per i più giovani, è importante non voltarsi dall’altra parte. Non svalutare e perdere tempo. Come per ogni malattia prevenire è meglio che curare e sintomi presi in tempo evitano situazioni gravi o gravissime. Già ai primi segni di dispercezioni bisogna intervenire senza che queste si solidifichino.

La vita deve essere vissuta senza il disagio di contare le calorie, senza sensi di colpa per aver mangiato un biscotto e senza aver paura di essere giudicati. Dispercezioni che impediscono di vedere e vivere la realtà se non in modalità distorta. Piedi troppo grossi, caviglie brutte, pancia gonfia, naso grande. E’ la percezione di un corpo a pezzi e non vissuto nella totalità. Pezzi che non appartengono al proprio corpo. Significa ore a guardarsi davanti allo specchio, a misurarsi e pesarsi e non per frivolezza. La dispercezione è spesso causa del mantenimento e delle ricadute della malattia e bisogna dargli il valore di un sintomo e non retrocederlo a fissa!

Giornata mondiale dell’alimentazione

La Giornata mondiale dell’Alimentazione viene celebrata il 16 ottobre di ogni anno per commemorare la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Il tema della Giornata  di quest’anno è la trasformazione dei sistemi agroalimentari ai fini di una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno.

Per la FAO la situazione è più critica che mai. Crisi climaticheconflitti e pandemia da COVID-19 hanno sconvolto milioni di vite e di mezzi di sussistenza nell’ultimo anno, mentre le emergenze umanitarie in Afghanistan, a Haiti e in altre zone nevralgiche hanno peggiorato la sicurezza alimentare mondiale. Oltre 3 miliardi di persone – quasi il 40% della popolazione mondiale – non possono permettersi una dieta sana.

E’ fondamentale che si cambi il modo di produrre e consumare il cibo, nonché costruire sistemi alimentari più resilienti, inclusivi e solidi, in grado di fare la differenza…

fonte ONU Italia

Storia breve con morale/ottobre

Parecchi anni fa, un uomo vendeva palloncini per le strade di New York. Quando gli affari erano un pò fiacchi, faceva volare in aria un palloncino.Mentre volteggiava in aria, si radunava una nuova folla di acquirenti e le vendite riprendevano per qualche minuto.


Alternava i colori, sciogliendone prima uno bianco, poi uno rosso e uno giallo.
Dopo un po’ un ragazzino afroamericano gli dette uno strattone alla manica della giacca, lo guardò negli occhi e gli fece una domanda acuta:


“Signore, se lasciasse andare un palloncino nero, salirebbe in alto?”
Il venditore di palloncini guardò il ragazzo e con saggezza e comprensione gli disse: “Figliolo, è quello che è dentro i palloncini che li fa salire verso il cielo”.

Se fossi più giovane, se fossi più ricco, se fossi un uomo, se fossi più bella… Come il bambino della storia molte persone spesso non pensano che il successo dipenda da ciò che hanno dentro ma da fattori puramente esteriori.

Ciascuno di noi ha enormi potenzialità che nella maggior parte dei casi non solo non vengono espresse, ma neppure vengono esplorate. Ecco perché molte persone vivono tutta la propria vita come quei palloncini che restano appesi ad un’asta finché non si sgonfiano. E tutto perché non hanno trovato il tempo, o forse il coraggio di guardarsi veramente dentro e sprigionare la propria energia.

Giornata Mondiale della Salute Mentale

La Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day) è un’iniziativa che si celebra il 10 ottobre di ogni anno. Istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuove – tramite campagne e attività – la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.

Ogni anno viene portato all’attenzione un aspetto diverso relativo alla Salute Mentale. Per il 2021 è stato scelto: “Salute Mentale in un mondo ineguale”
(Mental Health in an Unequal World) perché persiste una disparità di trattamento e di qualità dell’assistenza fornita tra chi soffre di malattie mentali e chi di altre patologie.

Molti sono i fattori che determinano queste differenze: situazioni economiche, sociali e culturali, problematiche acuite nell’ultimo anno a causa della pandemia e della maggiore difficoltà di accesso alle cure. A tutto questo si aggiungono lo stigma e il pregiudizio che condizionano la qualità della vita delle persone che vivono con disturbi mentali e dei loro cari.

Come dichiara il Professor Gabriel Ivbijaro MBE JP, Segretario Generale WFMHL, la Giornata Mondiale della Salute Mentale 2021 offre a ciascuno l’opportunità di unirsi e agire insieme per affrontare queste disparità e per garantire alle persone con disturbi mentali e i loro cari di essere pienamente integrate nella vita quotidiana, in tutti i suoi aspetti.

Fonte: https://insiemeperlasalutementale.it/la-gm-della-salute-mentale/

OTTOBRE ROSA: torna la campagna di prevenzione del tumore al seno

Il cancro al seno  rappresenta la neoplasia più diffusa, Una malattia in aumento della quale si muore di meno. Sembra un paradosso, ma le tecnologie che abbiamo a disposizioni migliorano la qualità della vita e la preservano. Mentre  i fattori di rischio aumentano per le mutate condizioni di vita. Chiedi in farmacia o alla tua asl di appartenenza gli screening a e dedicati.

A fronte dell’aumento dell’incidenza, si registra una costante diminuzione della mortalità: ci si ammala di più, ma si muore di meno. Ci si ammala di più perché, oltre all’innalzamento dell’aspettativa di vita, sono sensibilmente aumentati i fattori di rischio che determinano lo sviluppo di questa patologia. E si muore di meno perché oggi disponiamo di una tecnologia avanzata, sempre più innovativa, che ci permette di individuare lesioni tumorali millimetriche, con un basso grado di aggressività, un indice di malignità molto limitato e un processo evolutivo metastatico della malattia (diffusione in altri organi e/o apparati) pressoché trascurabile, se non nullo. Per di più disponiamo di trattamenti medici mirati, pressoché “sartoriali”, che garantiscono percorsi diagnostico-terapeutici “ad personam”.

Lo scenario complessivo del tumore al seno che abbiamo di fronte e che dovremmo affrontare e superare è rappresentato tuttavia da alcune problematiche tuttora aperte e amplificate con lo stato emergenziale sanitario da COVID-19:

• individuazione della malattia in fase precocissima;
• diagnosi della lesione tumorale in donne sempre più giovani;
• riferimento ai Servizi di Genetica Oncologica per il riconoscimento e la gestione delle sindromi eredo-familiari di mammella e ovaio.
• uniformità territoriale dello screening mammografico;
• coinvolgimento attivo del mondo scolastico femminile (corretta informazione su diagnosi precoce, stili di vita e alimentazione);
• periodici e codificati controlli clinico-strumentali per le donne già colpite dal cancro al seno per l’eventuale individuazione di recidive e/o metastasi;
• prendersi cura delle circa 800.000 italiane con vissuto cancro al seno e delle loro famiglie, con un approccio umano e personalizzato avvalendosi della ricerca, implementando centri dedicati alla senologica: le Breast Unit.

Giornata Internazionale delle persone anziane

Il 14 dicembre 1990, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 45/106 , ha designato il 1 ottobre Giornata Internazionale degli Anziani. Prima di questo, ci sono state iniziative come il Piano d’azione internazionale sull’invecchiamento di Vienna, adottato dall’Assemblea mondiale sull’invecchiamento nel 1982 e approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nello stesso anno.

Nel 1991, l’Assemblea Generale (con la risoluzione 46/91 ) ha adottato i Principi delle Nazioni Unite per le Persone Anziane .

Nel 2002, la Seconda Assemblea mondiale sull’invecchiamento ha adottato il Piano d’azione internazionale sull’invecchiamento di Madrid, per rispondere alle opportunità e alle sfide dell’invecchiamento della popolazione nel 21° secolo e per promuovere lo sviluppo di una società per tutte le età.

Tutte queste citazioni e affermazioni sono sempre più essenziali considerando i cambiamenti a cui sono esposte le nostre società. La composizione della popolazione mondiale è cambiata radicalmente negli ultimi decenni. Tra il 1950 e il 2010, l’aspettativa di vita in tutto il mondo è aumentata da 46 a 68 anni. A livello globale, nel 2019 c’erano 703 milioni di persone di età pari o superiore a 65 anni. La regione dell’Asia orientale e sudorientale ospitava il maggior numero di anziani (261 milioni), seguita da Europa e Nord America (oltre 200 milioni).

Nei prossimi tre decenni, si stima che il numero di persone anziane raddoppierà, raggiungendo oltre 1,5 miliardi di persone nel 2050. Tutte le regioni vedranno un aumento delle dimensioni della popolazione anziana tra il 2019 e il 2050.

Il maggior aumento numerico (312 milioni) si verificherà nell’Asia orientale e sud-orientale, da 261 milioni nel 2019 a 573 milioni nel 2050. Mentre l’aumento più rapido del numero di persone anziane è previsto in Nord Africa e Asia occidentale, passando da 29 milioni nel 2019 a 96 milioni nel 2050 (aumento del 226%). Il secondo aumento più rapido è previsto per l’Africa subsahariana, dove la popolazione di 65 anni e più potrebbe crescere da 32 milioni nel 2019 a 101 milioni nel 2050 (218%). Al contrario, l’aumento dovrebbe essere relativamente contenuto in Australia e Nuova Zelanda (84%), Europa e Nord America (48%), regioni in cui la popolazione è già significativamente più numerosa rispetto ad altre parti del mondo.

I paesi in via di sviluppo ospiteranno più di due terzi della popolazione anziana mondiale (1,1 miliardi) entro il 2050. Tuttavia, si prevede che l’aumento più rapido avverrà nella divisione dei paesi classificati come paesi meno sviluppati, dove il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni potrebbe passare da 37 milioni nel 2019 a 120 milioni nel 2050 (225%).

Giornata internazionale delle persone anziane

Obiettivi della Giornata internazionale delle persone anziane per il 2021

  • Sensibilizzare sull’importanza dell’inclusione digitale degli anziani, affrontando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni associati alla digitalizzazione, tenendo conto delle norme socio-culturali e del diritto all’autonomia.
  • Evidenziare le politiche per sfruttare le tecnologie digitali che ci porteranno a raggiungere pienamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
  • Servire interessi pubblici e privati ​​nei settori della disponibilità, della connettività, del design, dell’accessibilità economica, dello sviluppo delle capacità, delle infrastrutture e dell’innovazione.
  • Studiare il ruolo delle politiche e dei quadri legali per garantire la privacy e la sicurezza delle persone anziane nel mondo digitale.
  • Evidenziare la necessità di uno strumento giuridicamente vincolante sui diritti delle persone anziane e di un approccio intersettoriale ai diritti umani incentrato sulla persona per una società per tutte le età.

Fonte:

Sito delle NAZIONI UNITE :

https://www.un.org/es/observances/older-persons-day

Per dimagrire ci vuole amore

Ci sono persone che pur chiedendo aiuto, non seguono il programma. Ci sono persone che settimana per settimana mantengono inalterate le loro abitudini e si meravigliano del fatto che non cambia nulla.

Nel mio quotidiano questo lo osservo principalmente nella perdita di peso. Si vuole dimagrire, ma si vuole farlo mangiando. Questo non è possibile. Forse ai golosi sembrerà ingiusto, ma è un fatto di fisica e chimica: noi mangiamo (o dovremmo mangiare) per sopperire ad una nostra necessità energetica. Punto e basta. Così fanno tutte le specie viventi. In natura non esistono animali in sovrappeso, a parte alcuni animali domestici che prendono le cattive abitudini degli umani e non fanno neanche abbastanza movimento, ma questa è un’altra questione.

La fregatura, per noi umani, è che l’atto del mangiare è sempre accompagnato ad emozioni. SEMPRE. Quando viene imposta una restrizione dietetica siamo frustrati. SEMPRE. In realtà non è il cibo il problema, ma tutte le emozioni che attraverso il cibo vengono vissute. Se si hanno 3 o 30 kg da perdere la questione è la stessa. Il pensiero del cibo una costante. L’idea che non ci si sente liberi di fare come ci pare è martellante.

Spesso il mangiare è l’unico atto di libertà di alcune persone. E’ il caso di molti pazienti che mangiano di notte perché tutti dormono e non sono controllati. Persone che tutto il giorno si sentono dire COSA o DEVONO fare. Persone che si sentono in dovere/obbligo a rispettare regole o vivere situazioni dalle quali non riescono a prendere le distanze, perché è la cosa giusta. Dicono a se stesse che non possono uscirne che sono obbligate. Molte volte ci si mettono da sole perché per assurdo è più sicuro.

Ho avuto pazienti che venivano a studio solo per avere l’alibi, davanti al coniuge o ad un familiare, per dire che avevano provato tutto, ma in realtà non volevano cambiare. Non volevano perdere la loro presunta libertà e rimanevano in situazioni invivibili poiché le uniche conosciute. Troppo disagio cambiare. Se non si è all’altezza? Se è difficile? Faticoso? Doloroso? Meglio rimanere nel pantano e piangersi addosso più che prendere in mano la propria vita e rischiare.

Così si va in ansia e si mangia. Sempre di più. Più una situazione diventa stretta e più di mangia. Più si mangia e più si ha l’illusione di fare finalmente qualcosa per se stessi. Ma è una illusione appunto. Anzi una presa in giro. Terribile e perpetuata all’infinito. Non basta essere diventati obesi, diabetici, ipertesi e che all’amico del cuore hanno tagliato un piede per il diabete. E’ quasi come se la cosa non vi riguardasse. Fosse un problema altrui. Questa è la grande fregatura. Mangiare con il proprio corpo e viverlo come se fosse di un altro. Un modo veloce per alleggerire il problema. Ma poi ci si guarda allo specchio e siete sempre lì con i vostri kg di troppo, a non piacervi, a non apprezzarvi. Il pensiero che arriva in vostro aiuto è il seguente. Non valgo niente, tanto vale mangiare almeno sono soddisfatto. Soddisfatto di che? Quando smetterai di dirti bugie ed avrai il coraggio di vedere la realtà? Sei una persona debole? Forse. Hai fatto scelte sbagliate nella vita? Probabile. Ma nel momento in cui ti guardi osservati davvero. Esisti ed hai il dovere di volerti bene, prenderti cura di te. Meriti di volerti bene anche se hai 50 kg in più. Se accetti le tue debolezze, mancanze, se capisci che nessuno è perfetto. Puoi migliorare. Se ti vuoi bene puoi perdere peso. SOLO se ti vuoi davvero bene una rinuncia non sarà frustrazione.

Pensa a cosa si fa per un figlio. Urla nel cuore della notte. Alzarsi è faticoso, specie se la mattina dopo devi lavorare, ma lo fai e culli, calmi o allatti quel bambino finchè non sta bene e si riaddormenta.

E’ un atto d’amore che va oltre la fatica e la frustrazione. Andrai al lavoro con gli occhi cerchiati o che puzzerai di latte. E’ il prezzo di quell’amore. La contropartita è che stai crescendo una persona sicura e serena a cui è stato dato amore e cura. Devi fare lo stesso con te anche se è faticoso, difficile e comporta fare scelte. Non è necessario fare tutto in una volta. Crea degli step fattibili per te.

La mia resilienza in un corpo morbido

Ho conosciuto Marianna Lo Preiato qualche anno fa. E’ una donna speciale. La sua storia “da morbida” è stata raccontata in un libro che vi segnalo, perchè molto vero, sincero. 140 pagine dedicate a tutte le donne in sovrappeso che non sanno amarsi ed aiutarle a volersi bene anche se imperfette.

Marianna Lo Preiato

La mia resilienza in un corpo morbido è stato curato da Marzia di Sessa e contiene la prefazione di Maria Teresa Ruta. Pubblicato dalla Giraldi editore nel 2019 è acquistabile anche on line.

il libro
Descrizione

Sono molti i dolori che possono lasciare impronte indelebili sulle persone, a maggior ragione se questi dolori vengono sperimentati in giovanissima età. Ognuno di noi, a modo suo, ha vissuto sulla propria pelle almeno una volta nella vita un dolore tanto forte da far mancare il fiato. I più fortunati possono raccontare di aver ricominciato a respirare non solo grazie a una propria propulsione interna ma anche grazie all’aiuto di una persona che gli è stata a fianco e che l’ha accettato nella sua totalità, difetti compresi. In queste circostanze chi sta vicino può essere una madre, un padre, una moglie, un marito o gli amici… Ma cosa accade quando sei costretto a vivere oltre alle quotidiane avversità della vita anche il rifiuto di una madre, di un marito o degli amici? Si potrà mai arrivare ad accettare se stessi nonostante il mondo intero – in primis tua madre – ti abbia rifiutato? Si può accettare il proprio corpo morbido, non conforme agli standard di bellezza che la società richiede e continuare disperatamente a voler essere felice nonostante tutto e tutti? Marzia Di Sessa racconta romanzando la storia vera di Marianna Lo Preiato, oggi donna di grande successo, moglie felice e madre realizzata, che ha fatto del suo corpo morbido, da sempre discriminato, un orgoglio, fondando l’associazione Curvy Pride, di cui ancora oggi Marianna è presidente. Grazie a questa associazione Marianna, che ha subito il rifiuto costante e perpetuato nel tempo da parte della madre, degli amici e a tratti persino del marito, accoglie tutte quelle persone che non si sentono accettate per il proprio corpo. In questo libro, Marzia Di Sessa, in un continuo confronto fra presente e passato, racconta in prima persona una storia fatta di resilienza, di traumi vissuti, affrontati e infine superati. È la storia vera di come questa straordinaria donna sia riuscita non solo a sopravvivere a ciò che ha dovuto affrontare ma sia addirittura arrivata a riconquistare la propria dignità di donna e di persona e di come sia diventata collante tra culture completamente differenti come Napoli e Bologna. Marianna, senza mai voler salire in cattedra e senza mai additare nessuno, mette a nudo la propria anima semplicemente analizzando i dolori in profondità fino a riuscire a mettere una certa distanza tra lei e il suo passato, che però mai ha rinnegato, come mai rinnegherà il suo amore per la pizza e come dice sempre lei “E magnatella ‘na pizz!”.

Il fenomeno delle finestre rotte

Ne avrete sicuramente sentito parlare, ma forse non conoscete l’origine di questa frase che nasce nel 1969 quando il prof. Philip Zimbardo (statunitense figlio di immigrati italiani!) portò a termine un esperimento di psicologia sociale in cui si dimostrò che alcune condotte dipendano da specifici contesti. Andando per ordine era idea diffusa che alcuni comportamenti violenti e degradati fossero dovuti a disfunzioni di personalità ed invece l’esperimento portò risultati ben diversi.

Un vetro rotto fa apparire una cosa abbandonata
ed innesca meccanismi di disinteresse e mancanza di regole


Due auto identiche venero lasciate per strada in due posti molto diversi: una nel Bronx, una zona da evitare di notte ed anche di giorno famosa per delinquenza e degrado a New York e l’altra a Palo Alto, zona abitata da persone “rispettabili” e notoriamente ricca in California.

Come ci si aspettava della prima auto in poche ore non rimase quasi nulla, mentre l’altra era rimasta indisturbata nel suo posto. Era colpa della delinquenza dovuta a povertà? sembrava abbastanza scontato, ma l’esperimento non si fermò a questa ovvietà e dopo alcuni giorni alla macchina rimasta intatta gli sperimentatori ruppero un vetro.

A questo punto l’esperimento prese una piega diversa e nel giro di poco tempo l’auto divenne un rottame. Cosa era accaduto? Come è possibile che la presenza di un vetro rotto possa innescare atteggiamenti criminali? Nell’immaginario collettivo una cosa rotta o sporca non è di nessuno e a nessuno interessa quindi non vigono più le regole di rispetto che si devono a qualcosa che è di qualcuno. Infatti se in un vecchio edificio abbandonato c’è una finestra rotta conviene aggiustarla, perchè in caso contrario nel giro di pochi giorni sarà ridotto ad un rottame.

Regole, educazione e rispetto civico sono le alternative.