Lo dice la parola stessa: autostima ovvero ciò che noi pensiamo di noi stessi. L’autostima si crea dalla prima infanzia dai rinforzi che ricaviamo dai nostri genitori. Durante la vita tutti i nostri successi o insuccessi la condizionano.
Pensate all’autostima come ad un muretto le cui fondamenta vengono messe in opera quando siamo ancora piccoli. Le conferme dei nostri genitori, il loro esempio rappresentano i primi mattoncini. Impieghiamo tutta la vita a tirar su quel muro con i nostri sforzi e traguardi raggiunti. Se la base del nostro muretto non è abbastanza solida durante la vita situazioni e persone potranno rubare quei mattoncini che faticosamente abbiamo messo su per questo dobbiamo imparare a fidarci di noi stessi e del nostro giudizio, perchè è il solo che vale veramente!
Ne parleremo tutto il mese per ora qualche link di articoli precedentemente pubblicati e la mia disponibilità per consigli o domande:
Pratica “di moda” che si presta a varie interpretazioni non sempre accettabili. In questo mese ho trattato questo argomento attraverso varie angolazioni e forse è il momento anche per sottolineare cosa non è!
La prima cosa che non è: una tecnica di rilassamento. Con il relax non centra nulla perché significa consapevolezza e la consapevolezza è attiva. Non serve a svuotare la mente bensì a renderla consapevole anche di quelle parti di noi che non vorremmo vedere: disagi, emozioni, dolori, paure. Non porta ad alcun tipo di tranche e se vi addormentate nella pratica evidentemente non avete capito affatto come funziona. Non garantisce essere più buoni e tolleranti: il senso critico viene anzi aumentato. Non garantisce il benessere psicofisico, ma serve a venire a contatto con noi stessi anche con quelle parti che ci disturbano quindi non possiamo pensare ad una sorta di SPA emozionale. Non serve incenso, un tappeto morbido e suoni specifici per praticarla.
Non ci fa vedere solo le cose positive, ma ci fa venire a patti anche con quelle parti di noi che siamo tentati di respingere facendole divenire occasioni di crescita. Sembra quasi un controsenso venire a contatto con disagio e sofferenza a cui dobbiamo dare attenzione e che in genere si cerca di nascondere facendo finta che non ci siano. Lo facciamo da una vita respingiamo i pensieri negativi e ci tuffiamo in emozioni che li camuffano, ma non li cancellano. Se impariamo a guardare in faccia quelle parti di noi che non ci piacciono o non amiamo sarà più semplice trovare opportunità creative per affrontarle che non l’evitamento.
Non è difficile anche se noi umani degli anni 2000 abbiamo imparato a renderci le cose talmente difficili che non riusciamo a vedere le cose semplici di fronte a noi. Prestare attenzione è la parola d’ordine per cogliere tutte quelle esperienze che nella distrazione non avremmo capacità di vedere. In una giornata abbiamo moltissime occasioni per vivere a pieno la nostra vita, ma siamo troppo occupati a fare cose e non ascoltiamo le nostre esigenze (ci sembrano una perdita di tempo) di conseguenza non cogliamo le opportunità che la vita ci mette di fronte.
Mangiare in consapevolezza è il secondo volume della collana di tascabili incentrati sulla pratica della presenza mentale in ogni momento della vita quotidiana. Il cibo è nutrimento, piacere, condivisione, contiene la storia di chi lo produce e del luogo da cui proviene. Per la nostra salute materiale e spirituale è fondamentale cosa mangiamo – le nostre scelte possono essere più o meno rispettose dell’ambiente e degli altri animali – ma anche come mangiamo: “Mastica il cibo e non le tue preoccupazioni”, è l’invito di Thich Nhat Hanh. Attraverso paragrafi brevi e incisivi l’autore ci guida affinché mangiare sia fonte di consapevolezza e di crescita individuale e collettiva. Un libro rivolto sia a chi si sta avvicinando agli insegnamenti di Thich Nhat Hanh* sia a coloro che vogliono approfondire la propria pratica spirituale.
editore Terra Nuova 2016
*Nato in Vietnam centrale nel 1926 è stato ordinato monaco buddista all’età di 16 anni. Promosse il Dharma come strumento di pace e fratellanza nella società. I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue. E’ morto a gennaio di quest’anno all’età di 95 presso il tempio Từ Hiếu a Huế, in Vietnam.
[…] So anche che non c’è bisogno di mangiare tanto: ciò di cui c’è bisogno è mangiare con cura, masticare con molta attenzione e dimorare nel momento presente. Così il sapore del pane e del latte sarà cento volte più buono che se non lo avessimo mangiato con cura. Io non ho bisogno di mangiare molto, mi basta un pezzo di pane e una tazza di latte, senza né cioccolata né marmellata. È quando mangiamo in fretta che abbiamo bisogno della marmellata o della cioccolata, perché il dolce non fa in tempo ad arrivarci. Mentre mangiamo un pezzo di pane, o inzuppiamo il pane nel latte o ci aggiungiamo un po’ di cioccolata, spesso non sappiamo nemmeno cosa stiamo facendo. Lo facciamo in automatico. Questo vuol dire non saper stare nel momento presente.
Il latte è molto buono, anche il pane è molto buono, ma noi li mangiamo come se non lo fossero. Oggi bevo il latte senza metterci nemmeno un po’ di zucchero, spezzo il pane, odoro il profumo e ne sento la fragranza, lo mordo e lo mastico dimorando nel momento presente. Sento che il pane ha un sapore molto buono, non lo mastico in fretta. Ogni volta che mangio il pane così è un momento di grande felicità e non penso al futuro. Ora mangio la mia colazione. La cosa importante è mangiare la mia colazione in modo da essere sereno, in modo da essere una persona libera. Vivendo veramente nel momento presente sono una persona libera, mi sento molto leggero.
La mia colazione fatta di pane e latte è molto buona e saporita; forse vedendola a voi non sembrerebbe, eppure, se la mangiaste come la mangio io la trovereste anche voi molto gustosa. Pensiamo ora a come si fa colazione in città: la si consuma con una tale fretta che non si ha il tempo di sedersi per mangiarla o di guardare la persona che si ha davanti o che siede a fianco. Spesso non si vede neanche il cibo perché la mente è completamente oscurata dalle idee, dalle preoccupazioni, da quello che dobbiamo fare durante la giornata, dalla tristezza o dalla rabbia. Ogni giorno corriamo da una parte all’altra facendo le cose come se fossimo in un sogno. Così ci perdiamo anche il momento della colazione come una grande occasione per stare insieme nel momento presente con consapevolezza.[…] Thich Nhat Hanh, 1992
Parlando di cibo un atteggiamento mindful può essere una salvezza. Vivere nel momento presente è indispensabile per riconoscere le nostre azioni, gli atteggiamenti verso uno o particolari cibi, ma anche come mangiamo, come ci sentiamo. Serve a riconoscere se stiamo mangiando con innescato il “pilota automatico” o per scelta. Siamo sicuri che non siamo solo stanchi o sfiduciati o arrabbiati? Queste emozioni vanno vissute e non schiacciate con il cibo. Le emozioni vanno prima di tutto riconosciute e poi bisogna trovare la giusta soluzione ad ogni nostro stato d’animo rispettando la nostra mente ed il nostro corpo. Se siamo stanchi dobbiamo riposarci, se siamo arrabbiati un urlo può avere un suo perché, se abbiamo avuto un buon risultato facciamoci un regalo e così via!
L’insoddisfazione non si cura con il cibo, anzi spesso un aumento di peso dovuto ad un’esagerata introduzione di alimenti, è esso stesso motivo di disagio ed insoddisfazione.
Proprio nei giorni in cui si è incerti e sfiduciati una pratica mindful può rivelarsi incredibilmente utile al contrario del cibo che porta inevitabilmente ad un circuito davvero pericoloso.
Quando si sta così nessuno sforzo dietetico può dare risultati poiché il cibo viene letteralmente “buttato giù” spesso senza neanche sentire il sapore e quasi senza masticarlo! Qui la consapevolezza dell’attimo che si sta vivendo è fondamentale. La mindful eating ti insegna a comprendere le richieste del tuo corpo, a capire la differenza tra pienezza e sazietà ed anche come fare la spesa in modo consapevole.
Con la mindful non ci sono limiti e regole, ma solo l’ascolto dei nostri veri bisogni evitando atteggiamenti giudicanti. Regala la vera libertà di mangiare senza essere guidati dalla fame emotiva o senza attenzione. Scegliendo alimenti di qualità a favore della quantità.
Abbiamo sempre la mente intasata di pensieri ed il corpo che corre da una parte all’altra. Spesso queste due entità vivono ognuna di vita propria. Non ascoltiamo i messaggi della nostra mente e le richieste del nostro corpo. Spesso ci nutriamo quando non abbiamo fame, perchè è ora di pranzo, e magari abbiamo fatto colazione da 1h, o mangiamo quando siamo stanchi invece di riposarci. Tendiamo a sovraccaricarci di impegni per sentire di valere qualcosa, ma trascuriamo la salute perché non abbiamo tempo!
Follia dei nostri giorni e del nostro vivere! Mai come oggi abbiamo bisogno di fermarci, respirare e vivere. Vivere in una dimensione presente e non sempre programmata ad una rincorsa al futuro pensando che sarà migliore. Se non ci fermiamo non lo sarà, perché quando lo avremo raggiunto non ce ne saremo resi conto ed avremo già programmato altri obiettivi. L’insoddisfazione, le preoccupazioni spesso inutili non ci fanno vivere il presente.
Dovremmo imparare ad ascoltarci a capire cosa sta accadendo proprio ora nel nostro corpo ed alla nostra mente. Dobbiamo tendere l’orecchio alle nostre emozioni non soffocandole con cibo (spesso spazzatura) o aumentando i nostri impegni. Ci vuole coraggio ad ascoltarsi, accettarsi e volersi bene. Semplicemente. Uno sguardo non giudicante aiuta ad apprezzarsi per quello che si è e migliorarsi in modo positivo e soddisfacente, non come sfida annientante. Impariamo a fermarci qualche secondo ogni giorno. Una volta al giorno, poi due, tre. Un piccolo allenamento quotidiano che ci fa ritrovare noi stessi. Un modo per riportarci al presente per riappropriarci della nostra vita e comprendere davvero cosa accade dentro e fuori di noi.
Sono tanti i benefici di una pratica mindful dalla diminuzione del dolore, allo stress e alla depressione. Migliora la memoria, la creatività e la soluzione di problemi. La pratica deve essere quotidiana per avere benefici e per raggiungere un vero stato di benessere e va ad influire in tutte le esperienze della nostra vita. Iniziamo con qualcosa di semplice:
Mettersi seduti su una sedia, mantenere le gambe leggermente divaricate per avere un buon appoggio. Braccia e spalle rilassate, mani poggiate sulle ginocchia. Prendete un bel respiro ed espirando buttate via tutte le tensioni dalle spalle. Possono servire più respiri. Poi ricominciate a respirare liberamente e concentratevi solo sul vostro respiro. La mente tenderà a girovagare. E’ normale. Riportatela di nuovo sul respiro. Fatelo ancora ed ancora. Raggiungete uno stato di quiete e riaprite gli occhi. Ora non ripartite a mille e godetevi l’attimo. Questo stacco vi permetterà di vedere le cose da un’altra prospettiva.
Marzo e mi viene in mente primavera e rinascita. Allora perché non iniziare a pensare in modo nuovo più consapevole e soddisfacente? Cercando di vivere il momento presente evitando l’ansia delle anticipazioni del futuro e senza rimanere ancorati ai pensieri del passato? Di derivazione latina “Hic et nunc” riprende il principio del Carpe Diem di Orazio nel concetto del vivere qui ed ora.
L’idea è quella di introdurvi al concetto di Mindfulness che significa semplicemente consapevolezza (Mindful consapevole): si tratta di uno stato mentale ovvero una modalità dell’essere che permette di vivere nel presente in modo più consapevole. Naturalmente è uno stato concettuale che cercherò di presentarvi, ma che solo provandolo si potrà comprendere: perché le parole sono importanti, ma il vissuto fa la vera differenza!
Cerchiamo di rinnovarci con un nuovo modo di porci di fronte alla vita. Durante il mese affronteremo il tema attraverso articoli, la storia con morale, la segnalazione di alcune letture con lo scopo di avere uno spazio di riflessione sull’argomento.
Vi anticipo che dal mese di aprile inizierò a proporre, oltre al programma del Metodo Integrato (finalizzato alla perdita di peso), anche quello di Mindful Eating per imparare a mangiare in modo consapevole. Il mio ruolo sarà quello di facilitatore per aiutare le persone ad aiutarsi ovvero facilitare il processo di cambiamento senza forzarlo o anticiparlo!
Abbiamo appurato che prendersi cura di sé è necessario e quindi dalla teoria passiamo ai fatti. Già è difficile farlo in condizioni normali (la normalità è intesa in modo molto diverso da ognuno di noi!) figuriamoci nei momenti in cui siamo stressati per lavoro, per malattia per problematiche familiari o economiche, eppure proprio in quelle ed altre situazioni è il momento più importante per dedicare a noi del tempo. “Perdere tempo per noi” è il miglior investimento! Se stiamo bene la nostra testa lavora meglio ed il corpo risponde in modo adeguato.
Un corpo trattato bene è importante e lo abbiamo detto in più occasioni e non ne mancheranno per ricordarlo, ma dare attenzione ai nostri pensieri ed emozioni lo è ancora di più!
Per i più religiosi la preghiera risulta un momento di raccoglimento e confronto, ma si può provare con la meditazione, gli esercizi di respirazione e di rilassamento. Non storcete il naso fino a quando non avrete davvero provato. Non siate prevenuti e non emettete giudizi prima di essere venuti a contatto con una qualche forma di meditazione. Provate con fiducia lo yoga, ce ne sono di tante forme, la meditazione e le numerose tecniche di rilassamento muscolare attraverso la respirazione: ce ne sarà sicuramente una che sarà nelle vostre corde!
Importanti sono anche le persone che vi circondano. Sono persone positive o sono succhiatori di energia? Persone negative e giudicanti? Imparate a scegliere le compagnie, e se non potete liberarvene imparate a limitare la loro influenza su di voi!
Imparate a lavorare nei tempi previsti! Non portate il lavoro a casa e se state facendo smartworking spegnete il pc all’orario definito. Liberate la testa smettendo di leggere email a qualsiasi ora. Concedetevi dei momenti di relax come uno spuntino o una pausa caffè. Andate a respirare un po’ d’aria fresca e fate una passeggiata al termine del lavoro in modo da essere più sereni e disponibili quando rientrerete in casa e potete dedicarvi al partner e alla famiglia. Naturalmente le lamentele sono bandite! Non risolvono i problemi ed aumentano il carico emotivo!
Organizzate le serate non solo nel fine settimana, rendetele piacevoli magari cucinando insieme al partener o ai figli oppure organizzate una serata di gioco in famiglia o con gli amici. Niente di difficile o impegnativo, ma un modo semplice per curare gli affetti ed evitare di utilizzare il tempo esclusivamente davanti alla tv, spesso senza dirsi una parola.
Infine la cosa più importante: imparate a dire di no! Dire sempre sì alle cose che non interessano, disturbano o spesso contrariano significa sempre fare qualcosa di malavoglia e se pensiamo che basti dire sì ad un altro per accontentarlo avete sbagliato di brutto: nella migliore delle ipotesi finirà con una litigata e sarebbe bello non doversi dire: perché mai l’ho fatto? Perché non ho detto di no?
Sono tante le azioni che giornalmente possiamo compiere per dire a noi stessi che ci vogliamo bene. Vediamone alcune:
Parola d’ordine organizzazione: se siamo organizzati e ci imponiamo una routine giornaliera, che lasci spazio anche agli imprevisti, vivremo sicuramente con meno ansia e a fine giornata avremo la meravigliosa sensazione di aver concluso qualcosa! Dalla scrivania, alla cucina alla sala hobby : “un posto per ogni cosa ed ogni cosa al suo posto” deve essere il vostro mantra!
Dedicate del tempo alla cura del corpo: un bagno rilassante o una beauty routine serale o mattutina (perché no entrambe se ci prendete gusto!) vi fa avvicinare al vostro corpo. E’ importante osservarsi e sentirsi.
Tenete un diario in cui annotare i successi, ma anche gli insuccessi perché possiate apprendere qualcosa anche dagli errori. Vale anche per tenere sotto controllo l’alimentazione in caso di sovrappeso o alimentazione squilibrata.
Attivate le endorfine naturali con un po’ di attività fisica. Un’ora al giorno sarebbe fantastico, ma se non potete non rinunciate: possono bastare anche 10 minuti per avere la sensazione di non esservi messi da parte per via del poco tempo a disposizione, quando potrete dedicare più tempo sarete ancora più soddisfatti. Non sottovalutate attività come lo yoga e la meditazione. Sono fondamentali per le connessioni mente/corpo.
Dedicate tempo e spazio ai pasti. Non mangiate quello che capita. Pianificate un menù settimanale e fate la spesa carta alla mano per non sprecare e avere tutto a disposizione quando arriva l’ora di cucinare. Dedicate del tempo anche all’apparecchiatura della tavola e alla scelta delle stoviglie. E’ un modo per dirvi che valete la pena!
Evitate cibi spazzatura, sapete benissimo che la gola non è una scusa, che ogni volta che li comprate (ancor prima di mangiarli!) vi state facendo del male. Relegateli ad occasioni rare e particolari!
Fate in modo che la musica accompagni alcuni dei vostri momenti. Non lasciate che sia la radio a fare la scelta per voi. Chiedetevi cosa vi piace e fate in modo che sia il piacevole sottofondo anche di momenti noiosi della vostra vita. E se vi viene voglia di ballare: fatelo!
A tale riguardo concluderei con la ricerca di un hobby che vada a compensare delle vostre necessità culturali, manuali o sociali. Che sia un corso di bricolage, il club del libro o una partita a pallone deve essere un momento di svago e vissuto con leggerezza che non vuol dire senza impegno!
a breve questo articolo sarà disponibile anche su Romaoggi.eu
“L’atto del cucinare è strettamente connesso alla cura, al prendersi cura di sé stessi e dell’altro a partire dal gesto primario dell’allattamento tra madre e bambino che è il primo canale di comunicazione e di conoscenza con il mondo degli affetti. Abbiamo conosciuto così il cibo, come trasmissione di affetti, di cura e di amore per l’altro e su questo principio cardine viene strutturato il percorso di terapia in cucina…”dice la dottoressa Barbara Volpi nel suo libro:
Cos’è la Cooking Therapy di Barbara Volpi Carocci editore
La Cooking Therapy infatti è un percorso di consapevolezza verso l’appropriazione del gesto del cucinare in cui partendo dalla spesa, dall’allestire la cucina in una sorta di laboratorio terapeutico, si attivano le leve mentali di una riflessione interiore, che nel “fare con le mani”, tagliando le verdure, seguendo il sugo che sobbolle in pentola ci si connette con le nostre dimensioni interiori più profonde e dal cucinare si arriva ad altro: ricordi, momenti vissuti, ma anche un nuovo modo di procedere nella vita dando senso e profondità agli atti più semplici ma anche quelli più autentici e profondamente sedimentati nella nostra memoria implicita.