Mindful eating: mangiare in modo consapevole

Parlando di cibo un atteggiamento mindful può essere una salvezza. Vivere nel momento presente è indispensabile per riconoscere le nostre azioni, gli atteggiamenti verso uno o particolari cibi, ma anche come mangiamo, come ci sentiamo. Serve a riconoscere se stiamo mangiando con innescato il “pilota automatico” o per scelta. Siamo sicuri che non siamo solo stanchi o sfiduciati o arrabbiati? Queste emozioni vanno vissute e non schiacciate con il cibo. Le emozioni vanno prima di tutto riconosciute e poi bisogna trovare la giusta soluzione ad ogni nostro stato d’animo rispettando la nostra mente ed il nostro corpo. Se siamo stanchi dobbiamo riposarci, se siamo arrabbiati un urlo può avere un suo perché, se abbiamo avuto un buon risultato facciamoci un regalo e così via!

L’insoddisfazione non si cura con il cibo, anzi spesso un aumento di peso dovuto ad un’esagerata introduzione di alimenti, è esso stesso motivo di disagio ed insoddisfazione.

Proprio nei giorni in cui si è incerti e sfiduciati una pratica mindful può rivelarsi incredibilmente utile al contrario del cibo che porta inevitabilmente ad un circuito davvero pericoloso.

Quando si sta così nessuno sforzo dietetico può dare risultati poiché il cibo viene letteralmente “buttato giù” spesso senza neanche sentire il sapore e quasi senza masticarlo! Qui la consapevolezza dell’attimo che si sta vivendo è fondamentale. La mindful eating ti insegna a comprendere le richieste del tuo corpo, a capire la differenza tra pienezza e sazietà ed anche come fare la spesa in modo consapevole.

Con la mindful non ci sono limiti e regole, ma solo l’ascolto dei nostri veri bisogni evitando atteggiamenti giudicanti. Regala la vera libertà di mangiare senza essere guidati dalla fame emotiva o senza attenzione. Scegliendo alimenti di qualità a favore della quantità.

A Natale ti regalo un capitolo del mio libro: Dimagrire una scelta consapevole

Cap.10 Le ultime raccomandazioni : lavorare in più  fasi

Come hai capito affrontare la diminuzione del peso è molto più complesso che diminuire la quantità di cibo introdotto. Finora hai fatto sempre così, cioè quello che credevi giusto. In parte lo è, ma purtroppo solo in parte.

Dopo aver letto tutte queste pagine dovresti avere ben chiaro che cambiare il modo di mangiare è strettamente legato al cambiamento del tuo modo di pensare. Questo inevitabilmente  porta  a cambiare il modo di rapportarti verso gli altri e verso te stessa.

Abbiamo già visto che non è cosa facile, poichè il tentativo da parte tua di rimanere ancorata alle tue convinzioni e modi di agire è molto forte. Come darti torto? Ti rassicura ed è l’unica cosa di cui sei certa. Camminare in una strada nuova che non conosci, fare cose diverse da quelle che hai sempre fatto è disarmante. E poi tu vuoi arrivare alla fine del percorso velocemente, non segui i consigli e vuoi fare di testa tua.

Con questo Metodo non lo puoi fare. Non ci sono tempi prestabiliti, le regole non le puoi variare a tuo piacimento. Il problema non è sostituire 100 gr di zucchine con 100 gr di bieta.

L’educazione alimentare è importante, conoscere gli alimenti e come accoppiarli al meglio è utile, ma la cosa veramente difficile da fare è conoscere se stessi e a fondo, e sapere come fare le scelte giuste.

E’ la cosa da cui stai fuggendo da tanto tempo, che forse in parte sai, ma che è così difficile da ammettere.

Passiamo adesso al lavoro in concreto, per capire come viene applicato il Metodo che ho definito “Integrato”. Integrato perché integra appunto più aspetti per una presa in carico globale della persona.

Il mio ruolo è tecnicamente quello di un personal trainer che ti segue in tutti gli aspetti della vita fino a quando non sarai in grado di camminare da sola.

Il primo incontro è un colloquio conoscitivo che ha lo scopo di capire quale è il tuo atteggiamento nei confronti del cibo. Cerco di conoscere attraverso il racconto della tua storia, che tipo di diete hai fatto, se le hai portate a termine, le difficoltà e le interruzioni, cosa provi quando mangi, quali sono i cibi ed i momenti più a rischio per te. Se ci sono infine  situazioni che vuoi evitare, cibi sgraditi o particolarmente amati. Valuto la tua capacità riguardo la possibilità di iniziare un percorso escludendo o posticipando tutti quei casi in cui si stiano vivendo particolari momenti di disagio: lutti in famiglia, traslochi o gravi malattie, perché le risorse emotive e fisiche sono già impegnate nella risoluzione di altre problematiche e quindi non ne avresti a sufficienza per affrontare il programma in modo corretto.  Indago sulla tua famiglia di origine  per verificare le modalità e le abitudini a cui sei stata esposta. Spesso emergono spontaneamente ricordi del passato, racconti fatti da genitori o zie o nonni sul tuo modo di mangiare già in tenerissima età.

Ricordo una signora che per tutta la vita aveva combattuto con il peso, che candidamente raccontava un episodio riportato dalla zia, nel quale lei piccola stava sul seggiolone ed era cosi avida nel mangiare che la zia e la mamma dovevano imboccarla insieme perché tra un boccone e l’altro altrimenti piangeva.

Questo racconto mi fece rabbrividire: povera Silvia, ecco l’ origine della sua incapacità a resistere al cibo, alle macchinette delle merendine sul posto di lavoro e alle leccornie messe in risalto accanto alle casse del supermercato ecc. Già dalla sua tenera età non le era stato insegnato ad aspettare e a reagire alle frustrazioni, e le azioni della mamma e della zia avevano fatto sì che in lei si rinforzassero dei comportamenti dai quali per tutta la vita non era poi riuscita a liberarsi.

Quindi la tua storia personale è molto importante per impostare un percorso personalizzato che prosegua con la somministrazione del diario alimentare. Per una settimana dovrai compilare il diario scrupolosamente in tutte le sue parti. Spesso le persone escono deluse da questo incontro poiché si aspettano di avere subito la “dieta”.

Io non parlo mai di dieta nel mio programma, perché di fatto qualsiasi dieta equilibrata funziona anche se presa da una rivista. Il problema è che, nella maggior parte dei casi, dopo qualche giorno la persona perde la motivazione e inizia a seguirla a modo suo o finisce con  l’interromperla. Quindi i miei sono consigli alimentari di base da inserire in un corretto stile di vita e in un cambiamento di atteggiamenti e pensieri.

Chiaramente i consigli non sono generici, ma studiati e costruiti  in considerazione delle preferenze alimentari, degli orari del lavoro, dell’eventuale attività fisica svolta.

Nei casi in cui  si prendano farmaci o se si è allergici o intolleranti a qualche alimento, mi rivolgo al medico di base e alla biologa nutrizionista esperta in intolleranze alimentari che collabora  con me.

Non ho “diete pronte per tutti gli usi”  : non farei altro che rinforzare il tuo comportamento errato che si aspetta il “secondo” cucchiaino appena lo richiedi. Il mio compito è insegnarti ad aspettare, ad imparare a tollerare le frustrazioni : ad insegnarti che c’è un momento per ogni cosa.

Ti invito ad essere sincera, specialmente con te stessa. Il diario non è uno strumento valutativo, ma una sorta di “fotografia” dei comportamenti alimentari che tieni nel corso della giornata e della settimana. Oltre alla compilazione dell’area relativa  all’introduzione del cibo, ampio spazio viene lasciato per approfondire  la situazione emozionale con spazi dedicati ai fuori pasto (gli extra). Se sei andata in bagno, se ti si senti gonfia, se sei serena o depressa o se è accaduto qualcosa che ti ha intristita, delusa o resa felice.

La modalità in cui il diario viene compilato mi dà più informazioni di quello che hai  scritto. Se sei restia ad aprirti e scrivi “per scrivere”, ovvero compili il diario in modo frammentario o lo riporti parzialmente compilato con la scusa che ti sei scordata o che non ti andava, mi fai già capire che  non sei motivata, che  non ti sforzerai più di tanto per raggiungere i tuoi obiettivi. Ti aspetterai da me tutto il lavoro, ma rimarrai delusa, perché non è quello che accadrà, per cui definirò con te una sorta di “contratto” di accordo  per responsabilizzarti. Se invece tornerai con il diario scritto con precisione maniacale comprenderò che il tuo bisogno di approvazione è molto forte e dovremo lavorare molto sull’autostima.

Quindi nell’incontro seguente, con il diario alla mano, si iniziano a fare le considerazioni sugli atteggiamenti e le modalità di compilazione e si fa una valutazione degli errori. In base a ciò ti propongo una serie di soluzioni che devi applicare da subito. Ti viene data una prima scheda che riassume punto per punto gli errori che hai commesso con tutte le soluzioni  e le modalità per sostituirli con azioni corrette.

Al terzo incontro ti presenterò un piano alimentare equilibrato,  secondo le modalità già esposte, e ti darò tutte le indicazioni e spiegazioni riguardo a metodi di cottura, l’organizzazione della spesa e del frigorifero per non arrivare impreparati all’ora di cena e trovarsi a mangiar cose diverse da quelle indicate perché non disponibili. Se necessario farò interventi direttamente nella tua abitazione per aiutarti ad eliminare i cibi pericolosi per te, oppure ti accompagnerò a fare la spesa, in modo da insegnarti a fare le scelte giuste, a leggere le etichette ecc.

Gli incontri seguenti vedranno l’alternarsi di spiegazioni sull’alimentazione, con la consegna di schede appropriate per ricordarti quanto detto e con la somministrazione di brevi test per valutare le nuove conoscenze acquisite (ad esempio in rapporto alla combinazione degli alimenti) con momenti più strettamente psicologici e motivazionali.

Arriverà anche il momento in cui inserire l’attività fisica giusta per te in funzione della tua età, del tuo peso e delle reali possibilità di effettuare degli sforzi. Dopo aver valutato quale sia l’attività fisica più adatta, farai delle prove sotto la mia supervisione, ti consegnerò una scheda settimanale con un vero e proprio programma di allenamento.

Generalmente gli incontri hanno una cadenza settimanale, ma nel primissimo periodo possono essere necessari incontri più ravvicinati, per farti partire con il piede giusto.

Non esiste il momento della “pesa”, ma la valutazione per capire se riesci a seguire il programma nel suo complesso, quali sono le tue difficoltà per trovare la modalità migliore per  arginarle.

Con il Metodo-Integrato non vince chi è più bravo, ma  vince chi, pur sbagliando, si impegna a non sbagliare più,  interiorizza gli insegnamenti e li fa suoi per sempre per camminare in seguito da solo senza inciampare.

Faccio spesso questo esempio per spiegare quanto detto: vai dal fisioterapista quando  hai un problema a qualche arto o giuntura, ti viene detto cosa fare e non fare, ti vengono insegnati i movimenti corretti e a volte esercizi da fare a casa per rimanere allenati.

Nel momento in cui hai recuperato la funzionalità di quell’arto, non hai più bisogno del fisioterapista e utilizzi gli insegnamenti ricevuti in caso di qualche piccola ricaduta.

Con il mio Metodo succede la stessa cosa. Avrai bisogno dei miei insegnamenti e del mio supporto fino a quando non sarai in grado di gestire da sola la tua alimentazione e, cosa più importante, anche le tue scelte. Sarai in grado di camminare da sola non quando sarai magra, ma quando avrai imparato tutte le strategie indispensabili per far sì che il peso conquistato sia tuo per sempre.

Devi avere fiducia e pazienza, perché ognuno ha la sua storia, le sue idee ed esperienze; resistenze grandi e piccole che siano. Spesso  perdi l’ entusiasmo e la spinta per proseguire. Sii fiduciosa e appoggiati, dammi  la possibilità di lavorare con te e per te.

Per aiutarti in questo cammino avrai un supporto anche per quel che riguarda la valorizzazione della tua immagine,  con esercizi sulla camminata e le indicazioni per un abbigliamento e un trucco che ti facciano sentire più bella e sicura. Anche in questo caso, se ne avrai bisogno, rivedrò con te il tuo guardaroba per trovare gli abiti che ti valorizzano ed eliminare quelli che non sono adatti.

Generalmente nella mia esperienza occorrono circa 10 settimane ovvero un minimo di 10 incontri consecutivi per acquisire quell’indipendenza necessaria per camminare da sole (che non significa sempre raggiungere il peso desiderato).

Il concetto di consecutività è fondamentale: se salti un incontro o inizi a partecipare in modalità frammentata non ti posso garantire la riuscita del percorso. E’ fondamentale stabilire un rapporto che permetta le giuste valutazioni ed interventi nei giusti tempi.

Potrai avere l’impressione, dopo 5-6 incontri,che tu possa   farcela da sola :non è mai così! E’ il momento più pericoloso, in cui saltare l’incontro equivale al mancato raggiungimento dell’obiettivo : se non ti seguo da vicino le vecchie e sbagliate abitudini si faranno strada dentro di te. Quando te ne accorgerai avrai davanti queste tristi  conseguenze: mancata perdita di peso e sensazione di frustrazione. Quindi lascia a me la valutazione del giusto momento in cui potrai camminare da sola. Se ti lasciassi sola troppo precocemente, le possibilità di caduta sarebbero molto elevate. La conseguente delusione ti porterebbe ad abbandonare il programma con sensazione di sconfitta, perdita di soldi e tempo.

Naturalmente in 10 settimane non sempre si arriva al peso desiderato, dovendo perdere oltre 10 kg, ma in base ai progressi della persona gli incontri possono essere diradati. Di conseguenza ogni valutazione è strettamente personale.

Il programma di allenamento (alimentare, fisico e psicologico) è molto diverso. Un conto è prendere in carico la neo mamma che ha preso 10 kg tra gravidanza ed allattamento e che si è solo lasciata andare un po’. Altra cosa è la signora depressa che porta quei 10- 15 kg (se non di più) da una vita e non riesce a liberarsene, anche dopo aver applicato consigli assurdi come bere acqua e limone per una settimana e per farsi venire la gastrite, dopo aver fatto tutte le diete delle amiche, quelle dei giornali e spesso preso anfetamine.

Ripeto: ogni persona è unica, come unico è il trattamento a te riservato. E’ un percorso impegnativo, ma ne vale la pena se vuoi poterti finalmente sentire non solo magra, ma libera per sempre.

In vista delle festività: no ai digiuni sì all’autoregolazione

Inizio a sentire voci riguardo a digiuni forzati in vista delle prossime festività. Ed è mio dovere sconsigliarvi di farlo. Mangiare meno qualche giorno prima, infatti, non deve essere l’autorizzazione a mangiare di tutto e di più tra Natale e Capodanno. Non funziona così!

Certamente se state seguendo un regime dietetico in questo momento può sembrare davvero difficile e spaventoso sapere che sulla tavola ed in casa ci sono tante tentazioni, ma come sempre vi ripeto che con moderazione si può fare ogni cosa. Le scelte devono essere compiute con la testa e non solo con la gola (quella ci tradisce sempre!!!)

Se si segue un regime di vita sano con di base un’alimentazione corretta ed attività fisica regolare le tavole imbandite delle prossime giornate non saranno affatto un problema. Nella convivialità si mangia (e si beve) sempre un po’ di più rispetto alla quotidianità. Non possiamo negare il ruolo sociale del mangiare e l’Italia con le numerose tradizioni mangerecce diverse da regione a regione ne è la regina!

Qualcosa, però. possiamo fare: ad esempio evitare di comprare panettoni e pandori dal primo dicembre mangiandone tutti i giorni. Se proprio avete intenzione di farlo relegate la fetta del dolce alla colazione e non al dopo cena durante la serie in Tv. Questi i motivi: sarà molto più difficile regolarsi, la sera non avete possibilità di smaltire le calorie e vi rallenterà la digestione che avverrà di notte. Infine puntate sulla qualità invece che sulla quantità: un panettone artigianale con tre giorni di lavorazione fatto da pasta madre è migliore di uno industriale comprato al supermercato! In ogni caso una fetta equivale ad un piatto di pasta in quanto a calorie quindi: regolatevi!

Utile è l’uso delle tisane digestive per tenere pulito l’intestino ed alleggerire lo stomaco ed a questo proposito cercate comunque di bere molto. Evitate fritti ed alimenti molto conditi per non sovraccaricare il vostro apparato gastro-intestinale. Non è, solo, un fatto di calorie, ma di quanto mettete a dura prova l’organismo che nei prossimi giorni potrebbe andare incontro a gonfiori e problemi intestinali.

Un’altra cosa a cui dovete fare attenzione è quando si rimane seduti con dolci e dolcetti ancora in tavola: la tentazione di mangiarne uno ed un altro ed un altro ancora è in agguato. In realtà sono solo movimenti meccanici non avete di certo ancora bisogno di mangiare, mentre si rimane in chiacchiere. La presenza di mandarini può essere una buona idea: permette di spiluccare con un amento minimo di calorie.

Appena terminate le festività mettevi subito a “regime” con cibi più salutistici e leggeri e non cucinate tanto da avere avanzi per 15 giorni in giro per casa. Se ci sono eccessi congelateli! Verranno buoni una sera che arrivate a casa tardi e non avrete voglia di cucinare. Infine bevete molta acqua e tisane che vi aiuteranno ad eliminare le scorie in eccesso e…buone feste!

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Creare un’immagine corporea positiva in pochi passi

Avere un’immagine corporea positiva è importate per tutti. Per le persone che soffrono di problemi dell’alimentazione diventa un vero problema ed è fonte di insoddisfazione nonché della creazione di azioni focalizzate al controllo del peso e delle varie parti del corpo in modo così importante da diminuire il rendimento scolastico o professionale, creare ritiro sociale ed evitamento di attività di gruppo come ad esempio fare uno sport insieme ad altre persone.

Chiariamo innanzitutto cos’è l’immagine corporea. È una “rappresentazione percettiva” ovvero come il corpo ci appare: l’idea che abbiamo nella nostra mente. L’immagine è legata anche a ricordi, vissuti e sensazioni.

Si forma nella primissima infanzia sia in base alle esperienze percettive personali, ma anche attraverso il confronto con quello degli altri e ciò che gli altri ci restituiscono. Una percezione relativamente stabile si ottiene nella tarda adolescenza.

Non è da confondere con lo schema corporeo che riguarda il movimento del corpo attraverso le azioni. Riguarda uno spazio fisico.

In alcune patologie è presente dispercezione ovvero un modo non corretto di percepire il proprio corpo o parte di esso. Un sintomo importante che è la causa di ricadute o persistenza ad esempio in disturbi dell’alimentazione, ma presente anche in problematiche note come DSA o iperattività ecc.

Lavorare in positivo sull’immagine corporea non è un cammino semplice ed implica un lavoro nel quotidiano e non un intervento occasionale o a tempo perso.

Vediamo su cosa possiamo agire per sentirci e vederci meglio:

Circondiamoci di persone positive:

Questo è un consiglio sempre valido. Le persone positive sono piene di energia e possono esserci di supporto in qualche momento buio. Avere vicino qualcuno che ci apprezzi e sia sincero è importante per l’autostima e per un confronto nel nostro impegno a migliorarci.

Ascoltiamo il nostro corpo:

Diamo sempre tutto per scontato, ma se ci fermiamo un attimo, magari al buio e sdraiati potremmo percepire non solo il battito del cuore con il suo ritmo, ma anche il movimento del torace e la frequenza ed intensità del respiro. Abbiamo fame, sete, siamo stanchi, ci fa male qualcosa? Ascoltiamoci. Poi diamo al corpo quello di cui ha bisogno nel momento che lo chiede.

Ascoltiamo le nostre emozioni

Come per il corpo spesso non ci fermiamo a capire i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Andiamo avanti senza chiederci mai: sono felice? Sto facendo quello che desidero? Ho fatto le cose come dovevano essere fatte? Sono contento di me?

L’attività fisica è una risorsa

Confrontarci con i nostri limiti fisici, ma anche le nostre capacità è un ottimo modo per percepirsi e migliorarsi. Creare una relazione con noi stessi in cui “sentiamo” il corpo fisico, ma anche tutte le sensazioni correlate. Un’attività fisica regolare è sempre consigliata ce ne sarà sicuramente una adatta a te.

Siamo come siamo

Impariamo ad osservarci sul serio cercando di essere realistici su chi siamo e non su quello che vorremmo essere. Cerchiamo di volerci bene. Vivere nella realtà ci si mette in condizione di raggiungere certi obiettivi a differenza di vivere una fantasia che ci ferma al “vorrei, ma non posso”

Non siamo mai gli stessi

La forma del nostro corpo cambia continuamente durante la nostra vita ed il peso di conseguenza. Spesso ci si sfinisce nell’obiettivo di un corpo o del peso perfetto perdendoci di vista. L’obiettivo diventa più importante della persona per cui lo stiamo facendo. Ebbene non dimentichiamo che lo stiamo facendo per NOI con amore, senza stress e forzature.

DCA: una malattia non una fissazione

Le persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione non sono FISSATE, ma “malate” ed hanno diritto ad essere curate e rispettate. Le persone lontane da questa realtà difficilmente si rendono conto dell’immenso disagio vissuto da chi ne soffre. Non sono rare frasi del tipo è fissata, è una moda o cose simili che svalutano il dolore.

Una ragazza in seduta mi ha raccontato di un episodio in cui si era recata al ristorante con parenti ed amici  ed al momento del dolce si è alzata dal tavolo per chiudersi in bagno a piangere perché avrebbe voluto mangiarlo, ma la vocina dentro le impediva di farlo, i sensi di colpa la assalivano. La madre le ha proposto di prenderne uno piccolo a metà, ma il compromesso non è stato neanche considerato. Spesso anche con le migliori intenzioni è difficile comprendere ed accogliere una persona con questi vissuti.

In altri c’è una inadeguatezza di base: famiglie problematiche che in apparenza sembrano perfette o madri giudicanti che a loro volta hanno sofferto di anoressia o bulimia in passato. Qualche tempo fa una madre ha accompagnato a studio la figlia di 12 anni esordendo: “Gli è presa una fissa per la pancia la vede grossa: glielo dica lei che non è così!”

le dispercezioni sono un ostacolo al miglioramento e spesso causa di ricadute

Se già in famiglia non c’è rispetto e considerazione per questa malattia nelle istituzioni non va diversamente. I percorsi sono quasi tutti a pagamento altrimenti ci sono liste infinite prima di essere presi in carico. Questi disturbi sono in aumento e ci vorrebbe più considerazione da parte di tutti, di ognuno di noi nella quotidianità e non solo da parte degli addetti al settore. Per arginare questa ondata di disagio che la pandemia ha moltiplicato a dismisura in ogni fascia d’età, con maggiore rischio per i più giovani, è importante non voltarsi dall’altra parte. Non svalutare e perdere tempo. Come per ogni malattia prevenire è meglio che curare e sintomi presi in tempo evitano situazioni gravi o gravissime. Già ai primi segni di dispercezioni bisogna intervenire senza che queste si solidifichino.

La vita deve essere vissuta senza il disagio di contare le calorie, senza sensi di colpa per aver mangiato un biscotto e senza aver paura di essere giudicati. Dispercezioni che impediscono di vedere e vivere la realtà se non in modalità distorta. Piedi troppo grossi, caviglie brutte, pancia gonfia, naso grande. E’ la percezione di un corpo a pezzi e non vissuto nella totalità. Pezzi che non appartengono al proprio corpo. Significa ore a guardarsi davanti allo specchio, a misurarsi e pesarsi e non per frivolezza. La dispercezione è spesso causa del mantenimento e delle ricadute della malattia e bisogna dargli il valore di un sintomo e non retrocederlo a fissa!

Giornata mondiale dell’alimentazione

La Giornata mondiale dell’Alimentazione viene celebrata il 16 ottobre di ogni anno per commemorare la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Il tema della Giornata  di quest’anno è la trasformazione dei sistemi agroalimentari ai fini di una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno.

Per la FAO la situazione è più critica che mai. Crisi climaticheconflitti e pandemia da COVID-19 hanno sconvolto milioni di vite e di mezzi di sussistenza nell’ultimo anno, mentre le emergenze umanitarie in Afghanistan, a Haiti e in altre zone nevralgiche hanno peggiorato la sicurezza alimentare mondiale. Oltre 3 miliardi di persone – quasi il 40% della popolazione mondiale – non possono permettersi una dieta sana.

E’ fondamentale che si cambi il modo di produrre e consumare il cibo, nonché costruire sistemi alimentari più resilienti, inclusivi e solidi, in grado di fare la differenza…

fonte ONU Italia

Per dimagrire ci vuole amore

Ci sono persone che pur chiedendo aiuto, non seguono il programma. Ci sono persone che settimana per settimana mantengono inalterate le loro abitudini e si meravigliano del fatto che non cambia nulla.

Nel mio quotidiano questo lo osservo principalmente nella perdita di peso. Si vuole dimagrire, ma si vuole farlo mangiando. Questo non è possibile. Forse ai golosi sembrerà ingiusto, ma è un fatto di fisica e chimica: noi mangiamo (o dovremmo mangiare) per sopperire ad una nostra necessità energetica. Punto e basta. Così fanno tutte le specie viventi. In natura non esistono animali in sovrappeso, a parte alcuni animali domestici che prendono le cattive abitudini degli umani e non fanno neanche abbastanza movimento, ma questa è un’altra questione.

La fregatura, per noi umani, è che l’atto del mangiare è sempre accompagnato ad emozioni. SEMPRE. Quando viene imposta una restrizione dietetica siamo frustrati. SEMPRE. In realtà non è il cibo il problema, ma tutte le emozioni che attraverso il cibo vengono vissute. Se si hanno 3 o 30 kg da perdere la questione è la stessa. Il pensiero del cibo una costante. L’idea che non ci si sente liberi di fare come ci pare è martellante.

Spesso il mangiare è l’unico atto di libertà di alcune persone. E’ il caso di molti pazienti che mangiano di notte perché tutti dormono e non sono controllati. Persone che tutto il giorno si sentono dire COSA o DEVONO fare. Persone che si sentono in dovere/obbligo a rispettare regole o vivere situazioni dalle quali non riescono a prendere le distanze, perché è la cosa giusta. Dicono a se stesse che non possono uscirne che sono obbligate. Molte volte ci si mettono da sole perché per assurdo è più sicuro.

Ho avuto pazienti che venivano a studio solo per avere l’alibi, davanti al coniuge o ad un familiare, per dire che avevano provato tutto, ma in realtà non volevano cambiare. Non volevano perdere la loro presunta libertà e rimanevano in situazioni invivibili poiché le uniche conosciute. Troppo disagio cambiare. Se non si è all’altezza? Se è difficile? Faticoso? Doloroso? Meglio rimanere nel pantano e piangersi addosso più che prendere in mano la propria vita e rischiare.

Così si va in ansia e si mangia. Sempre di più. Più una situazione diventa stretta e più di mangia. Più si mangia e più si ha l’illusione di fare finalmente qualcosa per se stessi. Ma è una illusione appunto. Anzi una presa in giro. Terribile e perpetuata all’infinito. Non basta essere diventati obesi, diabetici, ipertesi e che all’amico del cuore hanno tagliato un piede per il diabete. E’ quasi come se la cosa non vi riguardasse. Fosse un problema altrui. Questa è la grande fregatura. Mangiare con il proprio corpo e viverlo come se fosse di un altro. Un modo veloce per alleggerire il problema. Ma poi ci si guarda allo specchio e siete sempre lì con i vostri kg di troppo, a non piacervi, a non apprezzarvi. Il pensiero che arriva in vostro aiuto è il seguente. Non valgo niente, tanto vale mangiare almeno sono soddisfatto. Soddisfatto di che? Quando smetterai di dirti bugie ed avrai il coraggio di vedere la realtà? Sei una persona debole? Forse. Hai fatto scelte sbagliate nella vita? Probabile. Ma nel momento in cui ti guardi osservati davvero. Esisti ed hai il dovere di volerti bene, prenderti cura di te. Meriti di volerti bene anche se hai 50 kg in più. Se accetti le tue debolezze, mancanze, se capisci che nessuno è perfetto. Puoi migliorare. Se ti vuoi bene puoi perdere peso. SOLO se ti vuoi davvero bene una rinuncia non sarà frustrazione.

Pensa a cosa si fa per un figlio. Urla nel cuore della notte. Alzarsi è faticoso, specie se la mattina dopo devi lavorare, ma lo fai e culli, calmi o allatti quel bambino finchè non sta bene e si riaddormenta.

E’ un atto d’amore che va oltre la fatica e la frustrazione. Andrai al lavoro con gli occhi cerchiati o che puzzerai di latte. E’ il prezzo di quell’amore. La contropartita è che stai crescendo una persona sicura e serena a cui è stato dato amore e cura. Devi fare lo stesso con te anche se è faticoso, difficile e comporta fare scelte. Non è necessario fare tutto in una volta. Crea degli step fattibili per te.

Il nuovo Metodo Integrato

Dopo quasi venti anni il mio Metodo Integrato subisce alcuni “aggiustamenti” fondamentali per affrontare i cambiamenti di questi ultimi tempi. Il NUOVO fa posto al vecchio solo nella forma, lasciando i contenuti invariati.

Il logo invece è tutto nuovo!! VI PIACE?

il nuovo logo del Metodo Integrato

In autunno nuove collaborazioni permetteranno un supporto a 360 gradi.

Il Metodo è indicato per tutte le persone che :

-hanno più volte iniziato una dieta, hanno fatto uso di anfetamine, o fatto diete fai da te senza mai portarle al termine;

-hanno ripetuti episodi di abbuffate anche se normopeso;

-hanno una immagine corporea distorta o parti di essa che diventa una vera e propria fissazione.

Chi è interessato al metodo per una valutazione non esiti a contattarmi. Sarò operativa dalla prossima settimana su Roma e provincia oppure on line.

Se invece sei un nutrizionista, una estetista o un personal trainer contattami per entrare nel team!

“Tutto o nulla” il pensiero che non ti fa perdere peso

“Se sgarro anche solo con una caramella, tutta la dieta è andata”, “Se accetto l’invito di stasera ogni sacrificio sarà stato inutile”, “se è amica con quella può pure scordarsi di me”, “se non mi sta bene quel vestito allora non compro nulla”,

Vi siete rivisti in una o più delle affermazioni proposte? Allora utilizzate il pensiero dicotomico!

Il pensiero dicotomico, è anche detto del “tutto o nulla”, è di fatto una distorsione cognitiva, in base alla quale si tende a pensare agli antipodi (anche detto pensiero polarizzato!): ovvero tutto bianco o nero ( i due opposti appunto!)

Usare questi schemi così estremi non è certo un vantaggio, perché non permette di cogliere i numerosi aspetti che stanno nel mezzo (le sfumature dei grigi per intenderci!!) Infatti con questa modalità di pensiero ogni evento della nostra esistenza sarà una enorme fortuna o una immane tragedia. Non possiamo vedere se una cosa in apparenza negativa in realtà ci porterà dei benefici che non avevamo previsto (e vi assicuro che molte volte è così, ma non abbiamo gli occhi per vederli!)

Praticamente nella nostra testa appare questo tranello:  “questo oppure quest’altro”. Sembra inconcepibile che possano esistere due realtà opposte contemporaneamente. Essere a dieta e sgarrare ad esempio. Niente di più facile! Il mangiare in eccesso, con il suo conseguente aumento di peso, serve a compensare dei bisogni. Nel momento in cui ci mettiamo a dieta anche per tutte le più serie motivazioni del mondo è molto facile sgarrare perché siamo frustrati. Ma non dalla mancanza del cibo come crediamo, ma dalla mancanza della compensazione del bisogno e quindi cadiamo nella trappola.

“Ho mangiato delle patatine a questo punto la dieta è rovinata tanto vale che le mangio tutte”. Se fate questo ragionamento state attuando il pensiero dicotomico e questo non è affatto un vantaggio per la linea.

Vi state chiedendo perché? Perché se usciti da questa dicotomia del tutto o nulla potendo scegliere quando e cosa mangiare, perché sarete liberi di farlo solo e quando ne avrete davvero bisogno e non solo perché siete stanchi, delusi, arrabbiati o altro.

Bisogna accettare il fatto che non siamo perfetti e che ogni strada vogliamo intraprendere non sarà lineare, ma piena di curve, buche e deviazioni e dobbiamo imparare a fronteggiare ogni genere di imprevisto.

Quando si è a dieta è normale avere fame o credere di averne. Allora che facciamo mangiamo e chi se ne frega della dieta?

No certo perché poi arrivano i sensi di colpa che ci costringono a mangiare ancora per compensare l’ansia oppure a saltare i pasti che poi ci portano a mangiare più del previsto al pasto seguente. Visto? Con questa modalità di pensiero non c’è via di uscita; non si dimagrisce.

Quando decidiamo di metterci a dieta mettiamo in conto che arriverà il momento in cui la tentazione si farà sentire e se cediamo non accade nulla. Significa solo che per raggiungere il traguardo avremo bisogno di un po’ più di tempo. Temo quelle persone che per una settimana fanno tutto perfettamente. Perché cadranno e quando accadrà abbandoneranno l’impresa. Preferisco le persone che ammettono, anche con se stesse, che sono cadute e allora si cerca di capirne il perché e si creano le situazioni affinchè non accada di nuovo o più raramente e questo non significa rinunciare alla dieta, ma capire i significati delle nostre scelte e bisogni che il cibo tiene nascosti e pian pianino raggiungere l’obiettivo della perdita di peso.  

Nel percorso dal bianco al nero e viceversa imparerete tante cose di voi  anche tante capacità che non credete di avere, ma solo se metterete abbastanza amore per voi stessi di ammettere di non essere perfetti e volervi bene comunque. Si anche questa è una dicotomia che dovete imparare a far convivere!!

Dieta gluten free? Solo se necessario

Dagli Stati Uniti continuiamo ad importare mode che spesso non hanno un senso come quella della dieta con cibi senza glutine. Viene “venduta” come dieta salutare ed efficace nella perdita di peso. Niente di più assurdo ed antiscientifico! La paladina della dieta priva di glutine è l’attrice Gwyneth Paltrow a riprova che chiunque, quindi non solo in Italia, si può improvvisare esperto in un settore solo perché si è fatto un’idea in proposito e può diffonderla impunito poiché famoso.

Innanzitutto chiariamo cosa sia il glutine, questa sostanza spaventosa e demonizzata senza senso, che non è altro che la proteina contenuta in frumento, orzo e segale. Togliere questo elemento significa privare i cibi di importanti costituenti della dieta. Eliminare dalla propria alimentazione, pane, pasta, pizza ed altri carboidrati significa privarsi anche di fibre, sali minerali ed altri componenti nutraceutici. Togliendo la “proteina” si elimina la “struttura/impalcatura” dell’alimento che va ricreata con sostanze grasse ed elementi chimici. Infatti  gli alimenti senza glutine sono molto più calorici poiché addizionati a grassi, hanno un indice saziante minore e maggiore indice glicemico! (quindi ne mangerete di più e fine dell’ideale effetto dimagrante). Dato non di poca importanza costano anche di più ed il sapore non è neanche lontanamente lo stesso!

Gli alimenti gluten free di origine industriale sono ricchi di additivi che possono creare anche alterazioni della funzionalità intestinale, pare che il microbiota non gradisca!!

Altra informazione errata al riguardo è che protegga dalle malattie cardiovascolari: anche questo non ha una base scientifica infatti sottraendo le fibre ed i micronutrienti dall’alimentazione il rischio di contrarre malattie cardiovascolari è più elevato!

L’allergia al glutine può svilupparsi in qualsiasi momento della vita e se avete frequentemente sintomi quali diarrea e gonfiore addominale chiedete al vostro medico prima di eliminare a caso gli alimenti.

Quindi un’alimentazione senza glutine deve essere seguita solo ed esclusivamente da chi ha una reale necessità. Non prendete per vero ogni parola detta in televisione o letta su internet, ma informatevi bene sugli argomenti che riguardano la vostra salute. Credetemi quelli che hanno il problema, specie se lo hanno sviluppato da piccoli, vedono con invidia il vostro piatto di pasta o la vostra pizza, perché la loro è solo una “brutta” copia quindi fate con coerenza le vostre scelte!