Le mie dieci riflessioni su “Genitori si cresce” il libro del filosofo femminista Lorenzo Gasparrini

Una delle presentazioni più interessanti e coinvolgenti dell’ultimo periodo. Gasparrini con le rappresentanti delle associazioni Città che legge e Amore è rispetto hanno saputo interagire magistralmente con il pubblico presente nelle magnifiche sale di Palazzo Altieri che ospitava l’evento.

Alcuni momenti della presentazione di GENITORI SI CRESCE di Lorenzo Gasbarrini edito da Super et opera viva

L’annoso problema: genitori e figli, modalità di relazione, disagi e comunicazione. Condivido con voi alcuni punti che ritengo particolarmente interessanti:

  • Il concetto di MODELLO ed ESEMPIO

Noi tutti per i giovani (anche per chi non ha figli!!!) dovremmo essere esempi virtuosi. Con il nostro comportamento permettiamo loro di apprendere dalla realtà, da qualcosa di reale e concreto anche se imperfetto. Un modello invece, proprio perché è tale, è irraggiungibile nella sua perfezione e quindi causa di frustrazione. Cerchiamo di essere esempi e non modelli per le generazioni future!

  • La FAMIGLIA sta cambiando

La tipologia di famiglia come l’abbiamo conosciuta noi nati tra gli anni “50 e “70 , ovvero composta da mamma, papà e almeno due figli, rappresenta oggi solo il 20% delle famiglie in Italia. Giusto o sbagliato? Non è importante bisogna però rendersi conto che siamo di fronte ad un cambiamento culturale e che, anche per la nostra costituzione è famiglia quando si vive sotto lo stesso tetto e ci si prende cura uno dell’altro. Da qui anche la definizione di Inverno demografico. Non si fanno più figli. In una società improntata sullo sviluppo personale non si è disposti a fare “sacrifici” a fare rinunce per i figli. Non ci sono politiche che sostengano la famiglia e spesso anche conquiste come i congedi parentali non vengono utilizzati per paura di ritorsioni sul lavoro.

  • Maternità e paternità

Non solo la legge, ma a partire dai Corsi pre-parto c’è poca attenzione verso la figura dei papà. I papà vengono esclusi in tantissime attività e riconoscimenti. Non possiamo poi lamentarci che i papà risultano assenti o poco presenti nel 70% dei casi, poiché spesso non vengono coinvolti e nessuno parla mai dei vissuti dell’uomo quando diventa padre o in altri momenti della vita dei figli. Anche a livello lavorativo un uomo che chiede un permesso parentale è visto come un alieno  spesso viene deriso o osteggiato in azienda. Non deve meravigliare che rimangano ai margini. Vanno coinvolti non solo fisicamente, ma anche emotivamente in ogni passaggio del divenire genitori.

  • Apprendere con l’esempio

“Ma io aiuto”. “Non è vero che non faccio nulla”. Due brevi frasi spesso dette da padri e figli come se la cura della casa fosse di assoluto appannaggio della mamma alla quale si concede “un aiuto” come un privilegio. Bisogna insegnare ai bambini a tenere in ordine la propria camera, a tenere bene gli oggetti di casa e custodirli, bisogna coinvolgerli nella preparazione del cibo a cominciare dalla spesa. La cura della famiglia è di tutti. Tutti partecipano, tutti danno, tutti ricevono. La cura è la capacità umana più importante si impara non lo abbiamo d’istinto come molti studi dimostrano.

  • Le PAROLACCE

Sono parole potenti. I bambini anche piccoli se ne rendono conto. Evitiamole poiché la potenza della parola è distruttiva. I bambini non comprendono il significato della parolaccia, ma si rendono conto dell’effetto che ottiene. Emette tante emozioni negative come rabbia e scherno. Non daremmo mai un’arma o un oggetto in mano ad un bambino che non è in grado di usare. Facciamo lo stesso con le parole. Bisogna insegnare loro le parole che fanno bene. Quelle piccole parole come grazie, prego, scusa, posso? Che si sentono sempre così di rado anche nelle così dette famiglie perbene!

  • La SICUREZZA dei figli

Dipende esclusivamente dal rispetto dei genitori verso i figli e viceversa e si ottiene con genitori sicuri ed accoglienti. Persone coerenti tra ciò che dicono e ciò che fanno. Un buon esempio che non si aspetta qualcosa in cambio dal figlio come “risarcimento” per l’investimento emotivo ed economico che ha avuto, ma che ama e cura. Che insegna ad amare e curare. Il genitore non può essere un amico, il rapporto non è paritario. Se siamo “pari” non possiamo insegnare più nulla a nostro figlio vuol dire che non siamo un valore aggiunto per lui siamo al pari dei suoi coetanei   questo non funziona!

  • Genitore di un genitore

Qualcosa che non avevo mai preso in considerazione, ma che probabilmente vivrò nel giro di pochi anni. Quando tuo figlio diventa genitore a sua volta e quindi diventi nonno cosa succede? Può essere un divertente triangolo di responsabilità. Dove i nonni sono complici con i nipoti, ma possono far passare tanti valori che dal genitore magari non si accettano. I nonni sono importantissimi e con le modalità di vita di oggi sono figure da riconsiderare non solo come “baby sitter”, ma per l’esperienza e la maturità.

  • Giovani, MORTE ED ONNIPOTENZA

I giovani , per fortuna, non hanno il concetto di morte. Nel momento in cui la vita esplode in loro l’idea della morte non è affatto considerata per questo si mettono spesso in situazioni limite. Non si rendono conto dei pericoli poiché non li prendono in considerazione. Correre in macchina, fare scherzi stupidi sono solo “divertimento” non considerano affatto le conseguenze di queste azioni e spesso trovano o provocano morte. Per questo sono necessari i “paletti” da parte dei genitori. I giovani non possono essere “buttati” nel mondo. Specie in questo mondo dove attraverso la tecnologia tutto è accessibile ed inaccessibile allo stesso tempo. I giovani hanno bisogno di guide sicure e le devono trovare nei genitori, ma anche nella scuola e nella società. Invece oggi i giovani sono lasciati alla deriva senza regole e senza indicazioni dove chi ha più da guadagnare spinge scelte inconsapevoli dei giovani solo perché le sentono condivise da altri. Basta un influencer da 100000 follower ad avere più autorevolezza di un genitore! Da qui nascono le challenge spesso rischiose che diventano un modo per superare i propri limiti e dimostrare di essere capaci ed in gamba, ma che possono avere risvolti drammatici che un giovane non sa prvedere.

  • Alla ricerca della NORMALITA’

Ricordate che per un giovane tutto è bianco o nero. Un giovane non conosce le sfumature per questo è così lapidario nei giudizi anche nei confronti dei coetanei. I giovani cercano la normalità. Ma cosa è normale? Ogni epoca storica ed ogni cultura ha una sua normalità quindi non è un valore universale. I giovani non lo sanno, lo impareranno con il tempo. I genitori hanno il compito di far vedere le differenze e far comprendere che possono essere un valore aggiunto e non oggetto di esclusione e di odio. Da qui nasce il fenomeno del bullismo dove il diverso, basta essere più basso di statura, o più in carne o vestito in modo diverso dalla massa, diviene oggetto di attenzioni pericolose.

  • Giovani e FALLIMENTO

In questo mondo dominato dalla tecnologia dove tanti contenuti sono disponibili e spesso non veritieri i giovani si sentono dei falliti se non vanno in vacanza in quel posto, se non indossano quelle scarpe, se non vanno a mangiare in quel ristorante, se non conoscono quel personaggio famoso, se non hanno abbastanza follower o like! Nasce grande frustrazione che si trasforma in rabbia spesso rivolta agli altri, ma anche verso se stessi. Gli atti di autolesionismo sono in aumento e mentre prima venivano compiuti in solitaria oggi si commettono in gruppo segno che certe sensazioni sono molto comuni.

L’ Autunno secondo Jung: temi simbolici ed emotivi

In questi giorni il giardino sta cambiando colore, tante foglie accartocciate sono a terra, l’aria del mattino e della sera è decisamente più fresca. Siamo in autunno una stagione che in psicologia viene spesso associata a temi simbolici ed emotivi precisi, più che a un significato clinico vero e proprio. E’ probabile che vi sentiate in una fase di cambiamento o più tristi e malinconici del solito vediamo insieme cosa succede dentro di noi mentre la stagione avanza.

Ecco i principali filoni con cui la stagione autunnale viene interpretata o utilizzata:

Transizione e cambiamento

L’autunno è una stagione di passaggio. I segni del cambiamento come abbiamo già detto sono evidenti: la natura cambia colore, le giornate si accorciano, le temperature calano. In psicologia questo viene metaforicamente associato ai momenti di trasformazione della vita ovvero le fasi in cui si lascia andare qualcosa per fare spazio al nuovo.

Il “lasciare andare”

La caduta delle foglie è spesso usata come simbolo di: elaborazione del lutto o di una perdita, distacco da abitudini o relazioni, chiusura di un ciclo emotivo.

In psicoterapia, l’autunno può rappresentare il momento interno in cui si accetta di non poter trattenere tutto.

Umore e Seasonal Affective Disorder (SAD) : Per alcune persone l’autunno coincide con: calo dell’energia, malinconia, peggioramento dell’umore.

Questo può anticipare o manifestare forme lievi o moderate di disturbo affettivo stagionale, dovuto alla riduzione della luce solare. Ho avuto pazienti molto sensibili alla diminuzione di luce diurna che venivano sopraffatti da emozioni negative e che vedevo solo durante la stagione autunnale. Una sorta di “accompagnamento” fino al ritorno della primavera con giornate più lunghe e luminose. La sensibilità personale può essere molto diversa, ma se sentite che avete sentimenti negativi in questa stagione chiedete aiuto. Con il rallentamento dell’attività esterna, molte persone sperimentano una maggiore introspezione. L’autunno viene percepito come un periodo adatto a fare bilanci, riflettere su sé stessi, ridefinire priorità. A volte le emozioni ed i pensieri si accumulano e creano caos ed immobilità in altre situazioni al contrario si può generare un aumento di creatività. I colori caldi, l’atmosfera più raccolta e la dimensione contemplativa possono favorire il pensiero simbolico, i ricordi, nuove idee.

Naturalmente la dimensione culturale e personale in relazione alla stagione autunnale varia molto il significato psicologico per alcuni è serenità e bellezza, per altri solitudine, per altri ancora è l’inizio “vero” dell’anno dopo l’estate.

Personalmente il primo settembre, non è ancora effettivamente autunno, ma le vacanze sono spesso solo un ricordo,  è il vero inizio dell’anno.  E’ il momento in cui partono progetti ed idee in cui metto entusiasmo ed energia. La mia formazione è Junghiana ed il simbolismo di questa stagione è davvero interessante che condivido con voi.

Nel simbolismo junghiano, l’autunno è una stagione ricchissima di significati psicologici e archetipici. Jung e gli autori post-junghiani non ne parlano in modo sistematico come “stagione” in senso meteorologico, ma utilizzano l’autunno come immagine del ciclo vitale, del processo di individuazione e del rapporto con l’inconscio. Ecco i nuclei principali:

La fase discendente della vita psichica

L’autunno rappresenta il momento in cui l’energia dell’Io, dopo l’espansione primaverile-estiva (giovinezza e affermazione nel mondo), comincia un movimento verso l’interno. È collegato alla maturità e alla mezza età — fase cruciale nel pensiero junghiano perché invita alla trasformazione interiore e non più solo all’adattamento esterno.

Legami simbolici: Crisi di senso, Individuazione, Integrazione delle parti ombra, Preparazione al ritiro, non come declino ma come approfondimento

Il lasciare andare: morte simbolica e trasformazione

Le foglie che cadono sono un’immagine naturale del processo psichico di rimozione dell’identificazione con vecchi ruoli e maschere (Persona). L’autunno richiama l’archetipo della morte-rinascita, tipico dell’alchimia, tanto cara a Jung.

Connesso a: Nigredo alchemica (fase di decomposizione),  Distacco dall’Io inflazionato, Accettazione del limite e della caducità

Il mondo interiore e l’oscurità creativa

Con la riduzione della luce, l’autunno simboleggia l’avvicinamento all’inconscio, che ha un valore generativo, non solo distruttivo. È un invito a “scendere” dentro di sé.

Temi junghiani collegati: Ombra, Anima/Animus,  Immaginazione attiva, Ritiro ritmico dell’energia psichica

Raccolta e semina per il futuro

In autunno si raccolgono i frutti e si conservano i semi. Questo corrisponde alla fase di interiorizzazione dei contenuti psichici e alla preparazione di una nuova identità come : Integrazione delle esperienze, Bilancio della prima parte della vita, Gestazione di nuove possibilità inconsce.

Jung riconosce alcuni archetipi che riecheggiano l’autunno, ma prima di introdurli devo accenare cosa sono gli archetipi per questo autore.

Gli archetipi per Jung sono strutture psichiche universali e innate, comuni a tutta l’umanità. Non sono immagini già formate, ma schemi originari che organizzano le esperienze emotive, simboliche e mitiche. Vivono nell’inconscio collettivo, cioè il livello della psiche che trascende la storia personale. Ecco un breve elenco che si intreccia con le emozioni di stagione.

  • Il Vecchio Saggio: introspezione, visione, discernimento
  • La Grande Madre nella forma Terribile o Oscura: nutrimento e dissoluzione
  • Il Trickster/trasformatore: caos creativo che prepara al nuovo
  • Il Re morente: caduta dell’ordine precedente che apre al cambiamento

Jung vedeva nelle emozioni autunnali (melanconiche, contemplative) un ponte verso la profondità dell’Anima. Non sono segnali di debolezza, ma di contatto con la vita simbolica. L’autunno, nel simbolismo junghiano, è il tempo psichico: della discesa interiore, della metamorfosi, della morte simbolica dell’Io, della integrazione dell’Ombra, della preparazione al rinnovamento. È un invito a rallentare, raccogliere, lasciar cadere il superfluo e incontrare ciò che vive nel profondo.

Voi come vivete questa stagione? Me lo volete raccontare nei commenti o in privato? Sarò pronta ad accogliervi.

Puoi cambiare la tua vita…oppure no!

Sai cosa succede davvero quando rimandi una decisione importante?

Nulla.

La vita continua esattamente come prima.

Sicuramente hai un sogno nel cassetto. Da vorrei imparare l’inglese a vorrei perdere peso o vorrei iscrivermi in palestra, vorrei migliorare la mia situazione lavorativa, finanziaria, sentimentale…vorrei vorrei vorrei.

Tanti vorrei che invece di essere stimolanti diventano una zavorra. Vorrei che bloccano. Spengono i desideri e l’azione. Ma in fondo solo tu puoi decidere se una o tutte quelle cose che “vorresti” fanno per te e meritano la tua attenzione..

Tranquillo, va bene. Non accadrà niente di clamoroso se decidi di non provare neanche.

Le tue giornate scorreranno come sempre.

● Gli stessi blocchi emotivi che ti frenano
● Le stesse situazioni che ti prosciugano le energie
● Le stesse relazioni tossiche che ti tirano giù
● Gli stessi obiettivi rimandati a “quando sarà il momento giusto”
● La stessa sensazione di vivere al 30% del tuo potenziale

Forse continuerai ad arrivare a sera con quella stessa inquietudine di sempre.

Con gli occhi stanchi fissati nel vuoto, chiedendoti dove siano volate le ore.

Con il pensiero di tutte le cose che avresti potuto fare… e che, ancora una volta, non hai fatto.

Dentro di te resteranno quelle domande che non dici a nessuno:
“È davvero questa la mia vita?”
“E se fossi destinato a qualcosa di più grande?”
“Perché sento di sprecare tempo che non tornerà più?”

Il sospetto, difficile da ammettere ad alta voce, che stai vivendo molto al di sotto di ciò che potresti essere.

E intanto, vedrai gli altri crescere, evolversi, realizzarsi.

Mentre tu resti fermo in quella zona grigia, dove “si tira avanti”.
Tuttavia — se questa vita ti basta, niente da dire.

Non hai bisogno di fare nulla.

Ma se dentro di te senti che – tutto sommato – qualcosa da migliorare ancora c’è…

Se hai letto fino a qui proprio queste riflessioni* possono essere quel punto di svolta che aspetti da sempre.

La scelta è semplice:
❌ Puoi rimandare ancora.
✅ Oppure decidere che è ora di prendere in mano la tua vita

In bocca al lupo qualsiasi sia la tua scelta. Se vuoi condividere le tue difficoltà ti invito a contattarmi.

*ispirato ad una mail di Roberto Re mio formatore

I segreti del Non Detto

Probabilmente non vi siete mai soffermati su un fatto molto particolare che avviene tra persone: in buona parte, la nostra comunicazione è non verbale. Non è mia intenzione fare un trattato di comunicazione non verbale, ma sicuramente il mio intento è quello di farvi fermare a riflettere. Già la maggior parte delle persone non ascolta cosa ha da dire l’altro, perché o lo interrompe o sta già pensando ad una risposta e quindi presta poca attenzione a quello che l’altro dice. In più spesso non è che ci manchino le parole, ma non riescono a catturare ciò che abbiamo in comune con chi abbiamo di fronte a noi. Spesso non condividiamo genere, etnia, livello di istruzione, classe economica o opportunità, e quindi non abbiamo le stesse parole per descrivere le rispettive vite.

Le parole entrano nell’interazione non verbale, ma non sono al centro. Le parole, inoltre, possono comunicare supposizioni, giudizi e opinioni, lo sappiamo tutti, e gli equivoci sono all’ordine del giorno. È meglio non alzare barriere, a volte è meglio cercare un contatto attraverso gesti sfumati.

Possiamo provare a relazionarci con le persone ascoltando senza parlare, osservando la postura, l’espressione del volto e il tono di voce.

Si tratta di un fenomeno ben noto, documentato in letteratura da psicologi come Albert Mehrabian, che nel suo libro “Nonverbal Communication” ha scritto dell’importanza del tono di voce e dell’espressione facciale, fondamentali nell’interazione sociale. Secondo Mehrabian, «il 55% della comunicazione è linguaggio del corpo, il 38% è il tono di voce e il 7% sono le parole effettivamente pronunciate».

Be’, forse, e non tutte le volte, dipende dall’interlocutore e dalla situazione, ma è difficile non essere d’accordo con il concetto di fondo, ossia che tra le persone passa tantissimo non detto.

Riflessioni liberamente tratte da:  Scott Haas / l’Arte giapponese per vivere felice Newton Compton editori


Imparare ad andare oltre le Apparenze

Giudicare l’articolo basandoci solo sul titolo, leggere un paio di righe ed avere un’idea, guardare distrattamente e pretendere di sapere tutto di quella persona…credo che in molti si riconoscano in questi comportamenti. In un’epoca in cui l’immagine spesso prevale sulla sostanza, imparare a guardare oltre le apparenze è un atto di consapevolezza e crescita personale. Attraverso l’empatia, la curiosità e la volontà di approfondire, possiamo scoprire un mondo più ricco di significati e connessioni autentiche.

Il giudizio basato sulle apparenze è un meccanismo naturale del cervello umano. Per semplificare il mondo complesso in cui viviamo, la nostra mente crea schemi e categorie che ci aiutano a interpretare rapidamente le informazioni. Tuttavia, questa scorciatoia mentale può portarci a commettere errori di valutazione e a creare pregiudizi ingiustificati.

Superare il giudizio superficiale non è sempre facile, ma è un percorso che porta a una vita più consapevole e soddisfacente. Vogliamo vedere insieme come è possibile?

L’Importanza dell’Empatia e della Curiosità

Per superare il giudizio superficiale, è essenziale coltivare l’empatia e la curiosità. Chiedersi cosa ci sia dietro un determinato comportamento o aspetto esteriore ci permette di comprendere meglio le persone e le loro storie. Ogni individuo ha un vissuto unico, fatto di esperienze, emozioni e difficoltà che non sono immediatamente visibili.

Strategie per …Guardare Oltre

Ascoltare Attivamente significa prestare attenzione alle parole, al tono di voce e al linguaggio del corpo degli altri senza interrompere o formulare giudizi prematuri.

Porre Domande Aperte serve per conoscere meglio le esperienze e i pensieri altrui.

Praticare l’Autoconsapevolezza per riconoscere i propri pregiudizi e cercare di metterli in discussione.

Vivere Esperienze Diverse ovvero entrare in contatto con culture, ambienti e persone differenti dalla propria realtà abituale aiuta a sviluppare una visione più ampia e inclusiva del mondo.

Infine la cosa più importante:

Non Fermarsi alle Prime Impressioni Dare il tempo di conoscere meglio le persone prima di trarre conclusioni affrettate.

Benefici di un Approccio Profondo

Andare oltre le apparenze non solo arricchisce la nostra comprensione del mondo, ma migliora anche le nostre relazioni interpersonali. Creare connessioni autentiche basate sulla comprensione reciproca favorisce un clima di fiducia e rispetto. Inoltre, aiuta a sviluppare una mente più aperta e flessibile, capace di adattarsi meglio alle sfide della vita.

L’ansia è una fregatura

Tra tutte le emozioni l’ansia è decisamente quella più odiosa. Perché? Fa vivere nel dubbio, in timori di ogni sorta, mette a repentaglio anche le certezze acquisite.

Riduce la tua mente ad un ingranaggio arrugginito ed inaffidabile e non basta: ti porta a rimuginare e rimuginare facendoti perdere sonno e rendendo, anche le cose più felici della giornata se non un incubo, un qualcosa di insignificante.

Se pensi che sia solo un problema di testa sei sulla cattiva strada poiché il corpo prima o poi risente di questa situazione stressante. Purtroppo l’ansia mette in azione una serie di ormoni che alla lunga creano veri e propri danni in numerosi organi.

Niente sembra dare pace. In qualche momento sembra che la fuga sia la situazione più facile, ma purtroppo non lo è. Non basta cambiare luogo l’ansia è dentro e si annida in modo pericoloso facendoti perdere entusiasmo e speranza. Tanta energia viene utilizzata per una fuga che non porta da nessuna parte e fa apparire la vita sempre più vuota e scolorita.

Per evitare l’ansia inizi ad evitare situazioni, luoghi e persone finendo per trovarti da solo ed ancora più insicuro ed insoddisfatto. Tutte le cose che amavi fare sono accantonate e sembra assurda l’idea di aver avuto in passato momenti felici e spensierati. Non ti riconosci più, ma non sai come cambiare, anzi il cambiamento appare impossibile.

Evitare (leggi scappare) purtroppo è evidente che non sia la situazione ideale. Più eviti e più l’ansia cresce con la relativa insicurezza e senso di inadeguatezza. E’ una falsa cura verso se stessi. Un po’ come per lo struzzo mettere la testa sotto la sabbia. Il problema rimane, ma fai solo finta che non ci sia. Più eviti e più l’ansia ti tormenta e prende possesso di te.

Quindi se arriva l’ansia non è possibile fare nulla e si rimane coinvolti con tutto il nostro essere? La bella notizia è che non deve essere per forza così. In fondo al buio tunnel è possibile vedere la luce, perché c’è.

Bisogna comprendere che l’ansia non deve farla da padrona ed è necessario riappropriarsi della propria vita un passo alla volta sottraendole forza ed entusiasmo. Come? Sostituendo pensieri positivi a pensieri negativi e mettendoti piccoli obiettivi che ti porteranno nella giusta direzione. Scoprirai di avere molte più risorse e capacità di quelle che pensavi e che il rovescio di una medaglia è la norma non un fatto eccezionale. Volontà e fiducia possono coesistere con pigrizia e sfiducia, ma a queste ultime non devi dare spazio. Raggiungere la meta di vivere fuori dalla gabbia dell’ansia è possibile, ma inizia subito prima che prenda il sopravvento. Nel caso chiedi aiuto, non procrastinare e credi nella tua voglia di cambiare.

I miei auguri di fine anno

Cari amici,

il Natale è appena trascorso, e siamo pronti ad affrontare la seconda ondata di festività tra i mille impegni. Vi chiedo di fermarvi un attimo. Già immagino qualcuno sbuffare e dire: “fermarsi? respirare è già un’impresa…”

Già è proprio così. Anche divertirsi è vissuto con ansia e di corsa. Inutile dire che non è questa la strada giusta, perché in fondo lo sapete già e quindi a maggior ragione vi dico:

“Prendetevi un breve istante subito ed adesso, ma solo per voi stessi”.

Nella speranza che stiate ancora leggendo queste brevi righe vi chiedo adesso di immaginare l’anno, che fra qualche ora sta per iniziare, non come un altro anno qualsiasi ovvero quello che arriva e scorre via come un battito di ciglia, ma come il vostro anno.

Il 2025 se vorrete potrà essere un anno di rinascita ed un percorso verso la scoperta di voi stessi.

Un anno in cui potrete alleggerire i pensieri liberandovi da pesi inutili, scartare situazioni e persone tossiche eliminandole dalla vostra vita, imparare a divertirvi rispettando i propri tempi, dedicare tempo a voi stessi imparando ad amarvi prendendovi cura del vostro corpo e del vostro spirito.

Auguro ad ognuno di voi che il 2025 sia un viaggio alla scoperta di voi stessi. Un viaggio che abbia come obiettivo il benessere, la salute e la bellezza in tutte le sue forme.

Con tutto il cuore

Seguite i miei consigli tutto l’anno qui: https://emanuelascanupsicologa.com/

Il Natale e l’infanzia: come le esperienze natalizie influenzano la psicologia dei bambini/Parte 9

Come i bambini percepiscono il Natale? Come le tradizioni familiari possono influenzare il loro senso di sicurezza, felicità e appartenenza? I genitori possano gestire le aspettative dei bambini, evitando pressioni eccessive o delusioni? Ci rendiamo conto di come il nostro vissuto durante le festività venga vissuto dai più piccoli?

Vediamo insieme qualche punto fondamentale:

Il Natale, con le sue tradizioni, simboli e rituali, ha un impatto profondo sulla psicologia dei bambini e sul loro sviluppo emotivo e sociale. Le esperienze natalizie possono influenzare vari aspetti della loro crescita, dalla percezione della famiglia e della comunità, alla comprensione del valore dei regali, fino alla creazione di ricordi significativi che li accompagneranno nel corso della vita. Ecco alcuni modi in cui le esperienze natalizie influenzano la psicologia dei bambini:

Sviluppo delle emozioni e dell’empatia

Il Natale è un periodo in cui i bambini sono frequentemente esposti a concetti di generosità, condivisione e amore. L’idea di dare e ricevere regali, l’attenzione verso gli altri e la partecipazione a momenti di condivisione familiare aiuta i bambini a sviluppare emozioni positive come la gratitudine e la felicità. Inoltre, l’empatia è stimolata attraverso atti di gentilezza e considerazione, come il pensare ai desideri degli altri.

Costruzione di legami familiari

Il Natale, con le sue tradizioni condivise, favorisce il rafforzamento dei legami familiari. I bambini trascorrono più tempo con i genitori e i parenti, partecipando a rituali familiari che creano un senso di appartenenza e stabilità. Il periodo natalizio può rappresentare un’opportunità per rafforzare la relazione genitore-figlio, creando un ambiente affettivo che aiuta i bambini a sviluppare un senso di sicurezza emotiva.

Fantasia e immaginazione

Le storie natalizie, come quella di Babbo Natale, le renne e gli elfi, stimolano l’immaginazione dei bambini, alimentando la loro fantasia. Questi racconti li aiutano a esplorare concetti di magia e meraviglia, che sono importanti per il loro sviluppo cognitivo. Inoltre, l’attesa del Natale, con l’anticipazione dei regali e delle sorprese, nutre l’immaginario infantile e li aiuta a comprendere la nozione di aspettativa e gratificazione.

Rituali e senso di continuità

I rituali natalizi, come decorare l’albero di Natale, preparare i biscotti per Babbo Natale o cantare canzoni natalizie, offrono ai bambini un senso di continuità e prevedibilità, che è fondamentale per il loro benessere psicologico. Questi momenti segnano delle tappe nel calendario annuale e offrono ai bambini un legame con il passato e con le tradizioni familiari, rinforzando il loro senso di identità e di appartenenza.

Il valore della gratitudine

Il Natale insegna ai bambini a riflettere sul valore della gratitudine. Durante questo periodo, i bambini vengono incoraggiati a esprimere apprezzamento per i regali ricevuti e per il tempo trascorso con le persone care. Questo rinforza la loro capacità di riconoscere il valore delle cose non materiali, come l’amore e la compagnia, e li aiuta a sviluppare una mentalità più positiva e consapevole.

Imparare a gestire le emozioni di attesa

Il periodo che precede il Natale è spesso caratterizzato dall’attesa, che può essere un’esperienza emotivamente complessa per i bambini. Imparano a gestire la frustrazione dell’attesa e a sviluppare la pazienza, soprattutto quando si tratta di desideri legati ai regali. Inoltre, possono anche sperimentare l’emozione dell’incertezza, quando non sanno esattamente cosa riceveranno, il che aiuta a sviluppare la tolleranza all’incertezza.

Esposizione ai modelli di comportamento e valori

Il Natale è anche un momento in cui i bambini vengono esposti a modelli di comportamento che riflettono valori come la solidarietà, l’aiuto agli altri e la cura della comunità. In molte famiglie, è comune partecipare ad attività benefiche, come donare cibo o giocattoli a chi ne ha bisogno. Questo tipo di esperienza aiuta i bambini a sviluppare un senso di responsabilità sociale e di compassione verso gli altri.

Memorie durature

Le esperienze natalizie spesso diventano ricordi che i bambini portano con sé per tutta la vita. Le tradizioni natalizie, i regali ricevuti, le riunioni familiari e le attività speciali sono eventi che, con il tempo, si trasformano in memorie emotive. Questi ricordi possono influenzare il modo in cui i bambini cresceranno, come vedono la famiglia e le tradizioni e come, eventualmente, vivranno il Natale da adulti.

Come avete visto dai punti trattati il Natale è un momento di grande importanza psicologica per i bambini, che influisce sul loro sviluppo emotivo, sociale e cognitivo. Le esperienze natalizie li aiutano a comprendere valori fondamentali come la gratitudine, la generosità e l’empatia, mentre rafforzano il legame con la famiglia e con le tradizioni culturali. Fate attenzione a come vi relazionate con loro e con gli altri! Non sono le parole, ma gli esempi che vengono appresi.

Il rispetto per sé stessi, per gli altri e per il mondo che ci circonda: valori superati?

Ogni giorno incontro molte persone diverse tra loro per età, sesso, religione e cultura di appartenenza o ceto sociale e ogni giorno constato, mio malgrado, che cose un tempo scontate sono considerate obsolete. Mi riferisco a quelle pratiche naturali che riguardano educazione e rispetto che forse un tempo proposti in modo molto rigido oggi hanno creato una sorta di rigetto tanto da trovarci spesso in dimensioni opposte. Eppure i “buoni principi” hanno un’origine antica che sta alla base del vivere comune e che guidano i modi di comportarsi e relazionarsi con gli altri. Quando eravamo piccoli se non salutavamo gli adulti o un anziano venivamo sgridati. Oggi i giovani, con gli occhi attaccati ai loro cellulari, non alzano neanche lo sguardo mentre attraversano la strada figuriamoci se entra un insegnante in classe. A pranzo non si parla: genitori e figli a guardare inebetiti la tv o il proprio smartphone. Alcuni ci provano a sottolineare certi comportamenti, ma siccome l’educazione non si apprende perché si dice, ma perché si fa rimangono parole al vento. Credo che queste siano situazioni molto comuni, ma vediamo nel dettaglio cosa evidenziava i buoni principi ieri e come siamo arrivati ad oggi.

Ieri: I Buoni Principi nella Tradizione

Nel passato, i buoni principi erano fortemente radicati in valori tradizionali e religiosi. La famiglia, la comunità, e le istituzioni religiose erano i principali veicoli per trasmettere concetti come:

  • Onestà e integrità: Essere fedeli alla parola data e agire con correttezza erano requisiti imprescindibili per il rispetto sociale.
  • Rispetto per l’autorità: Autorità religiosa, genitori e figure di potere erano visti come depositari del sapere e della guida morale.
  • Solidarietà e spirito di sacrificio: L’individuo era spesso chiamato a sacrificare i propri bisogni personali per il bene della collettività.

Questi principi erano spesso trasmessi attraverso proverbi, racconti popolari e rituali comunitari, e rappresentavano un codice di comportamento condiviso e non negoziabile.

Oggi: I Buoni Principi nella Modernità

Nel contesto contemporaneo, i buoni principi si trovano ad affrontare nuove sfide. Con la globalizzazione, la digitalizzazione e l’evoluzione sociale, alcuni valori tradizionali hanno perso centralità, mentre altri sono stati reinterpretati o sostituiti. Tra i principi più rilevanti oggi troviamo:

  • Inclusività e rispetto delle diversità: Oggi, l’etica sottolinea l’importanza di riconoscere e valorizzare le differenze culturali, di genere e di opinione.
  • Sostenibilità ambientale: La cura per il pianeta e il rispetto per le risorse naturali sono diventati principi fondamentali per le nuove generazioni.
  • Autenticità e libertà personale: Si celebra la libertà di esprimere sé stessi, di vivere secondo la propria identità, rompendo con le convenzioni imposte.

La modernità, però, ha introdotto una maggiore complessità. La rapidità dei cambiamenti e l’esposizione a informazioni spesso contraddittorie rendono più difficile per le persone aderire a un insieme univoco di principi.

Somiglianze e Contrasti

Nonostante le differenze, alcuni valori rimangono universali. L’onestà e il rispetto, per esempio, continuano a essere riconosciuti come fondamenti di ogni società. Tuttavia, il contesto storico e culturale influenza profondamente il modo in cui tali valori sono interpretati e applicati.

Concludendo: I buoni principi, sia ieri che oggi, rappresentano la bussola morale di ogni comunità. La loro evoluzione dimostra che essi non sono statici, ma si adattano alle esigenze dei tempi. Questo adattamento, però, non dovrebbe mai compromettere l’essenza del vivere etico: il rispetto per sé stessi, per gli altri e per il mondo che ci circonda. E’ un argomento complesso che non può essere esaurito in poche righe, ma che mi auguro faccia riflettere. E’ indispensabile spendere un po’ di tempo ed attenzione verso alcuni valori infondo la qualità della società in cui siamo inseriti dipende un pochino anche da ognuno di noi.

Secondo appuntamento con “Aperitivo in salute”

Lunedì 21 ottobre p.v. è previsto il secondo appuntamento con Aperitivo in Salute in zona Giustiniana a Roma presso la parafarmacia FarmaCassia.

Si parlerà di supermercati e scelte consapevoli! La partecipazione è gratuita con prenotazione al numero indicato in locandina per avere modo di accogliervi al meglio. Vi aspetto!