I segreti del mangiare consapevole

Il consumo consapevole (ovvero, prestare attenzione al nostro cibo, di proposito, momento per momento, senza giudizio) è un approccio al cibo che si concentra sulla consapevolezza sensuale degli individui del cibo e sulla loro esperienza del cibo. Ha poco a che fare con calorie, carboidrati, grassi o proteine. Lo scopo dell’alimentazione consapevole non è dimagrire, anche se è molto probabile che chi adotta questo stile alimentare dimagrisca.

L’intenzione è aiutare le persone ad assaporare il momento e il cibo e incoraggiare la loro piena presenza per l’esperienza culinaria.

Le diete tendono a concentrarsi sulle regole del mangiare (ad esempio, cosa mangiare, quanto mangiare e cosa non mangiare), con la misurazione prevista di risultati specifici. Questi risultati sono molto probabilmente la perdita di peso o, nel caso del diabete ecc. Tutte le diete hanno il potenziale di successo o fallimento in base ai risultati del peso. Le persone possono sapere che i loro risultati dipenderanno dal loro consumo e consumo di calorie e capire che questo ha a che fare con il loro comportamento, ma è raro che le persone sostengano il cambiamento del comportamento senza vedere risultati sui loro risultati. Il loro cambiamento di comportamento sarà soggetto allo stress quotidiano e alle pressioni esterne e quindi difficile da sostenere.

La consapevolezza è un comportamento orientato al processo, piuttosto che al risultato. Si basa sull’esperienza individuale del momento. L’individuo si concentra sull’apprezzamento dell’esperienza del cibo e non si preoccupa di limitarne l’assunzione. Chi mangia sceglie cosa e quanto consumare. Non è un caso che, all’interno di un approccio consapevole, le scelte della persona siano spesso quella di mangiare di meno, assaporare il mangiare di più e selezionare cibi coerenti con i benefici per la salute desiderabili.

Mangiare consapevolmente

Mangiare consapevolmente significa portare piena consapevolezza a ogni piatto o boccone di cibo. Inizia con il primo pensiero sul cibo e dura fino a quando l’ultimo boccone viene ingoiato e si sperimentano le conseguenze dell’episodio. Alcuni dei seguenti suggerimenti saranno utili per insegnare i metodi per mangiare consapevolmente:

  • Prima di raggiungere automaticamente qualcosa, fermati e prenditi un momento per notare cosa stai provando e cosa potresti voler riempirti. Sei stressato, annoiato, arrabbiato o triste? Sei solo? Oppure hai davvero fame fisica? Sii consapevole della tua reattività e fai invece una scelta.
  • Se il tuo desiderio non riguarda la fame, fai qualcosa di più appropriato per il desiderio.
  • Mangia intenzionalmente e mangia solo. Metti da parte altre distrazioni e presta attenzione al cibo.
  • Oltre a come sperimenti un alimento, considera cosa ci è voluto per portartelo. Chi è stato coinvolto nel processo di coltivazione e produzione? Considera il sole e il terreno che ci sono voluti per far crescere gli ingredienti e chiediti da dove vengono. Apprezza tutto ciò che è servito per portarlo nel tuo piatto.
  • Assapora ogni boccone come hai fatto con l’uvetta nell’esercizio precedente.
  • Dopo ogni boccone, controlla il tuo corpo per vedere come ti senti. Ne hai avuto abbastanza? Hai bisogno di più? È ora di smettere? Quindi passa a ciò che hai scelto.

Mangiare consapevolmente è una pratica che richiede un impegno a cambiare comportamento simile a quello necessario per qualsiasi dieta o piano alimentare; al centro di una dieta c’è la necessità di prestare attenzione.

È importante ribadire che il principale vantaggio dell’alimentazione consapevole non è la perdita di peso. Tuttavia, è molto probabile che le persone che adottano un’alimentazione consapevole come pratica regolare perdano il peso in eccesso e lo mantengano alla larga.

Il consumo consapevole supporta il senso di chi sono i praticanti assicurando loro che stanno bene in modo non giudicante e auto-accettante. Li incoraggia ad apprezzare il cibo piuttosto che limitarlo e morire di fame, avendo una mente da principiante e apprezzando pazientemente ogni momento con piena consapevolezza. Li incoraggia a fidarsi delle proprie decisioni piuttosto che essere limitati da regole su cosa e quando mangiare. La consapevolezza incoraggia i praticanti a vivere pienamente in ogni momento e ad apprezzare la loro vita così com’è.

Tratto da aggiornamento FCP (Formazione continua in psicologia)

Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5556586/

Coltiva la gratitudine

Nel quotidiano siamo sopraffatti da piccoli o grandi problemi, diverse difficoltà o incombenze che a livello percettivo sono per noi davvero pesanti. Il pensiero delle cose da fare e delle emozioni che ne scaturiscono a volte sono davvero troppo. L’ansia generata dalle cose che accadono, o che ancora non sono accadute e forse neanche accadranno, mina la nostra serenità in continuazione e spesso si attuano comportamenti altrettanto inadeguati sfinendoci.

E che dire della continua valutazione generata dal confronto sociale? Siamo sempre meno di questo o quello. Meno capaci, meno validi, meno belli…. Questo crea una enorme dose di ansia fino alla depressione!

Invece di concentrarci, come abbiamo appreso nella maggior parte dei casi, sulle cose negative o fastidiose o pesanti proviamo a spostare la nostra attenzione sugli aspetti positivi delle nostre giornate che sono davvero molti se ci si ferma ad osservare!

“La gratitudine è la memoria del cuore” (Lao Tse)

La parola gratitudine deriva dal latino “gratus”  che possiamo tradurre con i termini piacevole o grato. Definita come un sentimento di affetto e di riconoscenza, il suo significato è molto ampio. Lo psicologo Emerson la definisce come l’apprezzamento di ciò che è prezioso e significativo per sé stessi identificandone due componenti fondamentali:

  • la presenza di cose buone nel mondo e nella propria vita;
  • il riconoscimento che le fonti di questi aspetti positivi siano anche al di fuori di sé stessi.

La gratitudine apre il cuore e permette di orientare la mente verso ciò che nella vita è positivo e buono, costituendo quindi un buon antidoto alla tendenza naturale della nostra mente a indugiare su tutto ciò che è assente o imperfetto. È anche un sentimento che nasce dalla consapevolezza dei doni che la vita ci mette continuamente a disposizione, riconoscendo il buono dei nostri scambi col mondo e quanto nutrimento riceviamo. Tramite la gratitudine entriamo in connessione più profonda con gli altri, la natura, il mondo. Senza gratitudine tutto quello che accade intorno passerebbe quasi inosservato. Provare l’emozione della gratitudine coinvolge una serie di fattori importanti per il nostro sviluppo psicologico. *(fonte Istituto Mente e Corpo)

Anche le neuroscienze evidenziano come la gratitudine influisca sul nostro benessere migliorando l’ottimismo e le relazioni sociali diminuendo l’attenzione verso aspetti negativi o mancanze. Immaginiamo la gratitudine come ad un seme che va innaffiato ogni giorno! Per poter crescere e dare frutti  questo seme ha bisogno del nostro impegno. Come si coltiva la gratitudine?

Il Professor  Ronald Siegel, Psicologo e Assistant Clinical Professor of Psychology presso la Harvard Medical School, esperto di meditazione consapevole con numerose pubblicazioni alle spalle, propone delle tecniche perimparare a coltivare la gratitudine.

Vediamone alcune insieme, con qualche mia personale modifica, per poterle applicare ogni giorno e cambiare il modo di approcciarci alla nostra vita al meglio nel quotidiano.

Una settimana insieme per praticare la fiducia e l’autocompassione, per riuscire a divenire grati a noi stessi ed aiutare ad affrontare quei sentimenti negativi quali il fallimento o il rifiuto o la vergogna con nuove energie e consapevolezza che il bello ed il buono ci sono sempre se si hanno occhi per vederlo!

  • Inizia la tua giornata con il sorriso e ringrazia per tutto ciò che il nuovo giorno ti porterà! È un inizio positivo che predispone alle cose buone e dice alla tua mente che accadrà sicuramente qualcosa di speciale e meraviglioso.
  • Osserva con occhi nuovi il percorso che fai per andare al lavoro. Nulla è scontato cerca di aprire la mente ed il cuore per vedere oltre le barriere che ti sei posto. Se ti annoia cambia strada o almeno una parte di essa e cerca di capire cosa ti piace della novità.
  • Una volta alla settimana, prenditi qualche minuto per riflettere sui doni che hai ricevuto nella tua vita: potrebbe essere un caro amico, una propria capacità personale o anche una esperienza. Ricorda che nulla di tutto ciò è scontato e quindi sii grato per questo o questi doni se hai la fortuna di averne più di uno nel tuo elenco!
  • Annota i diversi doni che ti vengono in mente dividendoli per categorie: un giorno pensa alla dimensione familiare o affettiva, un altro al lavoro o a quello che fai con passione.
  • Descrivi i sentimenti che emergono quanto pensi ai doni precedentemente elencati relativi alle relazioni. Cosa accadrebbe se queste persone non facessero parte della tua vita? Sii grato perché ti sono accanto o anche solo nel cuore.
  • Quando sei al lavoro cerca di apprendere cose nuove: non dare mai nulla per scontato oppure prova a fare una cosa in modo diverso. Non darti limiti e sii grato per poter provare.
  • La sera prima di dormire ringrazia per quello che hai ricevuto anche per quello che i tuoi occhi non hanno visto pensando che il giorno dopo con occhi nuovi proverai a riconoscere quei doni che ti erano sfuggiti.

Immagine della donna: la bellezza è un dovere!

Per le donne “la bellezza è un dovere” non pensiate che sia frutto dei social media, perché questo concetto ha origini ben più lontane!

Sebbene i salotti televisivi abbiamo dato quella marcia in più al concetto dobbiamo tornare all’epoca classica dove dalle opere giunte ai nostri giorni ricaviamo che: l’uomo viene rappresentato attraverso il concetto di forza, mentre la donna è caratterizzata dalla bellezza. Fu Platone ad attribuire alla bellezza un valore morale ripetuto poi da altri filosofi nei tempi a seguire in cui viene creato un legame tra ciò che è bello e ciò che è buono. Quindi il bello è buono e le due cose sembrano indissolubili. Ne consegue che il giudizio sull’aspetto esteriore quasi non viene messo in discussione! Alla faccia della body positivity  che cerca di superare i vecchi canoni estetici, ma la cui strada sembra davvero ardua!

Sovrappeso in primis  il giudizio morale è schiacciante, quasi la società non possa accettare l’idea che si possa essere sciatti nella cura di sé come nel mangiare! Disgusto e disagio verso le donne con kg in più è palpabile.

Ogni giorno io accolgo nel mio studio donne che sono sopraffatte dal giudizio sul loro corpo da parte di compagni, familiari, amici. Il giudizio peggiore proviene da altre donne che invece di fare fronte comune si aggrediscono, se non nei fatti, nei modi e nelle parole. Il peggior giudizio in assoluto proviene da loro stesse confermando che se si è grosse si è brutte e quindi anche non brave mogli o madri! E se si è brutti non si vale nulla e non si merita nulla! Quindi ecco che il peso del dover essere bella diventa schiacciante.

Noi donne se usciamo con un filo di ricrescita siamo sciatte e sentiamo dire: ma quella non si è guardata allo specchio? Mentre l’uomo brizzolato è un tipo! L’uomo con la pancia attira commenti ironici, la donna con la pancia è volgare. Ci portiamo dietro pensieri molto radicati eppure le donne in questo ultimo secolo hanno fatto grandi battaglie per essere riconosciute al di à dell’aspetto estetico. Nei primi anni “70 il concorso di Miss Universo fu disturbato da agitatori (agitatrici!!!).  Era appena nato il movimento femminista che in quella occasione combatte l’esposizione della donna come fosse bestiame in vendita!

In Italia abbiamo avuto Oriana Fallaci a ricordare alle donne che hanno una voce e una testa oltre che il corpo. Fu lei nel libro: “Se nascerai donna” edito da Rizzoli che dalle interviste a tante figure femminili si delineano i passaggi spigolosi di una cultura che, sebbene stia cambiando, evidenzia incessante il giudizio spesso tagliente di altre donne in un mondo ancora troppo in mano agli uomini.

Il tema del mese: AUTOSTIMA

Lo dice la parola stessa: autostima ovvero ciò che noi pensiamo di noi stessi. L’autostima si crea dalla prima infanzia dai rinforzi che ricaviamo dai nostri genitori. Durante la vita tutti i nostri successi o insuccessi la condizionano.

Pensate all’autostima come ad un muretto le cui fondamenta vengono messe in opera quando siamo ancora piccoli. Le conferme dei nostri genitori, il loro esempio rappresentano i primi mattoncini. Impieghiamo tutta la vita a tirar su quel muro con i nostri sforzi e traguardi raggiunti. Se la base del nostro muretto non è abbastanza solida durante la vita situazioni e persone potranno rubare quei mattoncini che faticosamente abbiamo messo su per questo dobbiamo imparare a fidarci di noi stessi e del nostro giudizio, perchè è il solo che vale veramente!

Ne parleremo tutto il mese per ora qualche link di articoli precedentemente pubblicati e la mia disponibilità per consigli o domande:

MINDFULNESS: cosa non è

Pratica “di moda” che si presta a varie interpretazioni non sempre accettabili. In questo mese ho trattato questo argomento attraverso varie angolazioni e forse è il momento anche per sottolineare cosa non è!

La prima cosa che non è: una tecnica di rilassamento. Con il relax non centra nulla perché significa consapevolezza e la consapevolezza è attiva. Non serve a svuotare la mente bensì a renderla consapevole anche di quelle parti di noi che non vorremmo vedere: disagi, emozioni, dolori, paure. Non porta ad alcun tipo di tranche e se vi addormentate nella pratica evidentemente non avete capito affatto come funziona. Non garantisce essere più buoni e tolleranti: il senso critico viene anzi aumentato. Non garantisce il benessere psicofisico, ma serve a venire a contatto con noi stessi anche con quelle parti che ci disturbano quindi non possiamo pensare ad una sorta di SPA emozionale. Non serve incenso, un tappeto morbido e suoni specifici per praticarla.

Non ci fa vedere solo le cose positive, ma ci fa venire a patti anche con quelle parti di noi che siamo tentati di respingere facendole divenire occasioni di crescita. Sembra quasi un controsenso venire a contatto con disagio e sofferenza a cui dobbiamo dare attenzione e che in genere si cerca di nascondere facendo finta che non ci siano. Lo facciamo da una vita  respingiamo i pensieri negativi e ci tuffiamo in emozioni che li camuffano, ma non li cancellano. Se impariamo a guardare in faccia quelle parti di noi che non ci piacciono o non amiamo sarà più semplice trovare opportunità creative per affrontarle che non l’evitamento.

Non è difficile anche se noi umani degli anni 2000 abbiamo imparato a renderci le cose talmente difficili che non riusciamo a vedere le cose semplici di fronte a noi. Prestare attenzione è la parola d’ordine per cogliere tutte quelle esperienze che nella distrazione non avremmo capacità di vedere. In una giornata abbiamo moltissime occasioni per vivere a pieno la nostra vita, ma siamo troppo occupati a fare cose e non ascoltiamo le nostre esigenze (ci sembrano una perdita di tempo) di conseguenza non cogliamo le opportunità che la vita ci mette di fronte.