Genitori e nuove generazioni: tutto già scritto?

In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio libro di Paolo Crepet del 2005 dal titolo “I figli non crescono più” edito da Einaudi.

Quasi una profezia: a venti anni dalla pubblicazione la visione dell’autore sulle nuove generazioni è confermata. Come possiamo rimediare? Per aiutare i giovani ci vogliono coraggio e determinazione e naturalmente il buon esempio.

Sottolineo dei passaggi che sono davvero importanti perché nel mio lavoro quotidiano li riscontro in continuazione ed in continuazione cerco di fare arrivare a genitori e figli certi messaggi, ma non è sempre facile farne comprendere l’importanza.  Vediamo insieme alcuni ed attendo i vostri commenti sul sito o sui social.

Incomunicabilità: Ciao come va? Tutto ok? Fine. Ognuno a casa propria, ognuno in camera propria, come alieni. Linguaggio trito. Se uno volesse rispondere “No non va bene per niente” metterebbe in crisi l’altro che non sa cosa rispondere. Incredibile a pensarci bene: con gli strumenti di comunicazione di massa di oggi nessuno può urlare sto male. Milioni di persone si sfiorano ogni giorno senza guardarsi in faccia. C’è una enorme incapacità a comunicare emotivamente tra generazioni. Se non si comunica non c’è crescita complessa, ma solo superficiale.

Figli intralcio all’affermazione personale: I genitori oggi tendono a rendere precocemente indipendenti i figli che spesso sono vissuti come intralcio al lavoro o alle loro passioni. Spesso le attenzioni verso i figli allontanano l’altro genitore per gelosia procurando una sorta di ferita narcisistica. La delega genitoriale attraverso nonni, scuola o baby sitter è sempre più precoce e spesso si finisce per anticiparne la crescita. Il tutto però avviene in una carenza affettiva e così da adolescenti cercheranno di colmare quel vuoto emotivo che il bambino tenderà a riempire nell’adolescenza e nella prima giovinezza con una ricerca spasmodica d’affetto, quasi una bulimia emotiva.

Figli per chi? Spesso i figli sono mostrati agli amici come piccoli mostri di meraviglie al pari di una Ferrari o di un trofeo prestigioso dimenticandosi che sono piccole perle che hanno bisogno dei loro tempi per crescere.

Autorevole o autoritario: Il grande dilemma del genitore che qualche decennio fa combatteva contro l’autoritarismo dei propri genitori ed ora si trova a non comprendere che l’autoritarismo va sostituito con l’autorevolezza e non con noncuranza o libertà. I peggio sono i genitori che vogliono fare gli amici dei figli. Le regole sono fondamentali per qualsiasi progetto educativo. La differenza tra un amico ed un genitore è che se il primo dice no è un’opinione se lo dice un genitore è una regola. Molti adulti preferiscono la figura (ibrida e ipocrita) del genitore amico per evitare di assumersi la responsabilità delle regole. Perché ci sia autorevolezza le regole devono valere per tutti e sono i genitori per primi a rispettarle e farle rispettare non solo quando fa comodo.

Coerenza: per essere autorevoli bisogna essere coerenti. Non si insegna ad un figlio a non fumare se si fuma spesso davanti a loro. Un’educazione senza regole non ha alcuna possibilità di funzionare. Un genitore è come un faro nella tempesta: è utile se tutti sanno dov’è senza incertezze e senza interpretazioni. Un adulto deve fare una cosa molto semplice ed elementare: dare l’esempio. Se un genitore vuole educare un figlio al rispetto del prossimo deve per primo rispettarlo.

Educare: processo per fasi in cui chi educa deve essere a sua volta stato educato poiché “Un padre che non abbia avuto un padre è un uomo instabile, un maestro che non abbia avuto un maestro è pericoloso”. Educare è un esempio silenzioso di mille piccoli e apparentemente insignificanti gesti della quotidianità. Compone un lessico familiare che ognuno riconosce come distintivo della propria identità. Educare significa “trovare tempo” e condividere momenti di qualità. Non si acquista la felicità dei figli con la carta di credito o portandoli nei centri commerciali.

Educare con l‘esempio: per educare attraverso l’esempio è necessario essere coerenti. E’ necessario essere autentici vivendo tenendo conto della propria interiorità. Spesso i genitori occultano le loro vere emozioni per “proteggere i figli”, ma spesso l’adulto non risulta credibile o rassicurante poiché i giovani percepiscono l’incoerenza tra ciò che viene detto e ciò che stanno vivendo e si sentono traditi. Se ti senti tradito, ti senti preso in giro e non rispettato e a loro volta non rispetteranno o mentiranno. Esprimere le emozioni con i figli è educativo e si insegna che non c’è nulla di male ad esprimere le emozioni anche quelle negative. Non è scritto da nessuna parte che bisogna sempre essere felici. Nella vita vera non è così.

Insegnare le cose difficili: Lo diceva Gianni Rodari in una sua poesia e trovo che sia assolutamente importante. Aiutare un bambino a fare cose che non sa fare non significa sostituirsi, non significa fare al posto loro o peggio deriderli se non sono capaci. Insegnare le cose difficili significa principalmente avere il coraggio di credere in loro e nelle loro potenzialità. Significa anche metterli nelle condizioni di sbagliare e riprovarci. Certo significa tempo e pazienza, ma è l’unico modo per crescere un figlio capace e sicuro di sé.

Il Natale e l’infanzia: come le esperienze natalizie influenzano la psicologia dei bambini/Parte 9

Come i bambini percepiscono il Natale? Come le tradizioni familiari possono influenzare il loro senso di sicurezza, felicità e appartenenza? I genitori possano gestire le aspettative dei bambini, evitando pressioni eccessive o delusioni? Ci rendiamo conto di come il nostro vissuto durante le festività venga vissuto dai più piccoli?

Vediamo insieme qualche punto fondamentale:

Il Natale, con le sue tradizioni, simboli e rituali, ha un impatto profondo sulla psicologia dei bambini e sul loro sviluppo emotivo e sociale. Le esperienze natalizie possono influenzare vari aspetti della loro crescita, dalla percezione della famiglia e della comunità, alla comprensione del valore dei regali, fino alla creazione di ricordi significativi che li accompagneranno nel corso della vita. Ecco alcuni modi in cui le esperienze natalizie influenzano la psicologia dei bambini:

Sviluppo delle emozioni e dell’empatia

Il Natale è un periodo in cui i bambini sono frequentemente esposti a concetti di generosità, condivisione e amore. L’idea di dare e ricevere regali, l’attenzione verso gli altri e la partecipazione a momenti di condivisione familiare aiuta i bambini a sviluppare emozioni positive come la gratitudine e la felicità. Inoltre, l’empatia è stimolata attraverso atti di gentilezza e considerazione, come il pensare ai desideri degli altri.

Costruzione di legami familiari

Il Natale, con le sue tradizioni condivise, favorisce il rafforzamento dei legami familiari. I bambini trascorrono più tempo con i genitori e i parenti, partecipando a rituali familiari che creano un senso di appartenenza e stabilità. Il periodo natalizio può rappresentare un’opportunità per rafforzare la relazione genitore-figlio, creando un ambiente affettivo che aiuta i bambini a sviluppare un senso di sicurezza emotiva.

Fantasia e immaginazione

Le storie natalizie, come quella di Babbo Natale, le renne e gli elfi, stimolano l’immaginazione dei bambini, alimentando la loro fantasia. Questi racconti li aiutano a esplorare concetti di magia e meraviglia, che sono importanti per il loro sviluppo cognitivo. Inoltre, l’attesa del Natale, con l’anticipazione dei regali e delle sorprese, nutre l’immaginario infantile e li aiuta a comprendere la nozione di aspettativa e gratificazione.

Rituali e senso di continuità

I rituali natalizi, come decorare l’albero di Natale, preparare i biscotti per Babbo Natale o cantare canzoni natalizie, offrono ai bambini un senso di continuità e prevedibilità, che è fondamentale per il loro benessere psicologico. Questi momenti segnano delle tappe nel calendario annuale e offrono ai bambini un legame con il passato e con le tradizioni familiari, rinforzando il loro senso di identità e di appartenenza.

Il valore della gratitudine

Il Natale insegna ai bambini a riflettere sul valore della gratitudine. Durante questo periodo, i bambini vengono incoraggiati a esprimere apprezzamento per i regali ricevuti e per il tempo trascorso con le persone care. Questo rinforza la loro capacità di riconoscere il valore delle cose non materiali, come l’amore e la compagnia, e li aiuta a sviluppare una mentalità più positiva e consapevole.

Imparare a gestire le emozioni di attesa

Il periodo che precede il Natale è spesso caratterizzato dall’attesa, che può essere un’esperienza emotivamente complessa per i bambini. Imparano a gestire la frustrazione dell’attesa e a sviluppare la pazienza, soprattutto quando si tratta di desideri legati ai regali. Inoltre, possono anche sperimentare l’emozione dell’incertezza, quando non sanno esattamente cosa riceveranno, il che aiuta a sviluppare la tolleranza all’incertezza.

Esposizione ai modelli di comportamento e valori

Il Natale è anche un momento in cui i bambini vengono esposti a modelli di comportamento che riflettono valori come la solidarietà, l’aiuto agli altri e la cura della comunità. In molte famiglie, è comune partecipare ad attività benefiche, come donare cibo o giocattoli a chi ne ha bisogno. Questo tipo di esperienza aiuta i bambini a sviluppare un senso di responsabilità sociale e di compassione verso gli altri.

Memorie durature

Le esperienze natalizie spesso diventano ricordi che i bambini portano con sé per tutta la vita. Le tradizioni natalizie, i regali ricevuti, le riunioni familiari e le attività speciali sono eventi che, con il tempo, si trasformano in memorie emotive. Questi ricordi possono influenzare il modo in cui i bambini cresceranno, come vedono la famiglia e le tradizioni e come, eventualmente, vivranno il Natale da adulti.

Come avete visto dai punti trattati il Natale è un momento di grande importanza psicologica per i bambini, che influisce sul loro sviluppo emotivo, sociale e cognitivo. Le esperienze natalizie li aiutano a comprendere valori fondamentali come la gratitudine, la generosità e l’empatia, mentre rafforzano il legame con la famiglia e con le tradizioni culturali. Fate attenzione a come vi relazionate con loro e con gli altri! Non sono le parole, ma gli esempi che vengono appresi.

Il rispetto per sé stessi, per gli altri e per il mondo che ci circonda: valori superati?

Ogni giorno incontro molte persone diverse tra loro per età, sesso, religione e cultura di appartenenza o ceto sociale e ogni giorno constato, mio malgrado, che cose un tempo scontate sono considerate obsolete. Mi riferisco a quelle pratiche naturali che riguardano educazione e rispetto che forse un tempo proposti in modo molto rigido oggi hanno creato una sorta di rigetto tanto da trovarci spesso in dimensioni opposte. Eppure i “buoni principi” hanno un’origine antica che sta alla base del vivere comune e che guidano i modi di comportarsi e relazionarsi con gli altri. Quando eravamo piccoli se non salutavamo gli adulti o un anziano venivamo sgridati. Oggi i giovani, con gli occhi attaccati ai loro cellulari, non alzano neanche lo sguardo mentre attraversano la strada figuriamoci se entra un insegnante in classe. A pranzo non si parla: genitori e figli a guardare inebetiti la tv o il proprio smartphone. Alcuni ci provano a sottolineare certi comportamenti, ma siccome l’educazione non si apprende perché si dice, ma perché si fa rimangono parole al vento. Credo che queste siano situazioni molto comuni, ma vediamo nel dettaglio cosa evidenziava i buoni principi ieri e come siamo arrivati ad oggi.

Ieri: I Buoni Principi nella Tradizione

Nel passato, i buoni principi erano fortemente radicati in valori tradizionali e religiosi. La famiglia, la comunità, e le istituzioni religiose erano i principali veicoli per trasmettere concetti come:

  • Onestà e integrità: Essere fedeli alla parola data e agire con correttezza erano requisiti imprescindibili per il rispetto sociale.
  • Rispetto per l’autorità: Autorità religiosa, genitori e figure di potere erano visti come depositari del sapere e della guida morale.
  • Solidarietà e spirito di sacrificio: L’individuo era spesso chiamato a sacrificare i propri bisogni personali per il bene della collettività.

Questi principi erano spesso trasmessi attraverso proverbi, racconti popolari e rituali comunitari, e rappresentavano un codice di comportamento condiviso e non negoziabile.

Oggi: I Buoni Principi nella Modernità

Nel contesto contemporaneo, i buoni principi si trovano ad affrontare nuove sfide. Con la globalizzazione, la digitalizzazione e l’evoluzione sociale, alcuni valori tradizionali hanno perso centralità, mentre altri sono stati reinterpretati o sostituiti. Tra i principi più rilevanti oggi troviamo:

  • Inclusività e rispetto delle diversità: Oggi, l’etica sottolinea l’importanza di riconoscere e valorizzare le differenze culturali, di genere e di opinione.
  • Sostenibilità ambientale: La cura per il pianeta e il rispetto per le risorse naturali sono diventati principi fondamentali per le nuove generazioni.
  • Autenticità e libertà personale: Si celebra la libertà di esprimere sé stessi, di vivere secondo la propria identità, rompendo con le convenzioni imposte.

La modernità, però, ha introdotto una maggiore complessità. La rapidità dei cambiamenti e l’esposizione a informazioni spesso contraddittorie rendono più difficile per le persone aderire a un insieme univoco di principi.

Somiglianze e Contrasti

Nonostante le differenze, alcuni valori rimangono universali. L’onestà e il rispetto, per esempio, continuano a essere riconosciuti come fondamenti di ogni società. Tuttavia, il contesto storico e culturale influenza profondamente il modo in cui tali valori sono interpretati e applicati.

Concludendo: I buoni principi, sia ieri che oggi, rappresentano la bussola morale di ogni comunità. La loro evoluzione dimostra che essi non sono statici, ma si adattano alle esigenze dei tempi. Questo adattamento, però, non dovrebbe mai compromettere l’essenza del vivere etico: il rispetto per sé stessi, per gli altri e per il mondo che ci circonda. E’ un argomento complesso che non può essere esaurito in poche righe, ma che mi auguro faccia riflettere. E’ indispensabile spendere un po’ di tempo ed attenzione verso alcuni valori infondo la qualità della società in cui siamo inseriti dipende un pochino anche da ognuno di noi.

Storia con morale di gennaio

Mia madre aveva un sacco di problemi. Non dormiva, si sentiva esausta, era irritabile, scontrosa, acida e sempre malata, finché un giorno, all’improvviso, cambiò.

La situazione intorno a lei era uguale, ma lei era diversa.

Un giorno, mio padre le disse:

– tesoro, sono tre mesi che cerco lavoro e non ho trovato niente, vado a prendermi un po’ di birre con gli amici.

Mia madre gli rispose:

– va bene.

Mio fratello le disse:

– mamma, vado male in tutte le materie dell’università…

Mia madre gli rispose:

– ok, ti riprenderai, e se non lo fai, allora ripeterai il semestre, ma tu pagherai le tasse.

Mia sorella le disse:

– mamma, ho urtato la macchina.

Mia madre le rispose:

– va bene, portala in officina, cerca come pagare e mentre la riparano, ti muoverai in autobus o in metropolitana.

Sua nuora le disse:

– suocera, verrò a stare qualche mese con voi.

Mia madre le rispose:

– va bene, siediti sul divano e cerca delle coperte nell’armadio.

Ci siamo riuniti tutti a casa di mia madre, preoccupati di vedere queste reazioni. Sospettavamo che fosse andata dal dottore e che le avesse prescritto delle pillole di ” me ne frega un cazzo” da 1000 mg… Probabilmente rischiava di andare in overdose.

Abbiamo deciso di aiutare mia madre per allontanarla da ogni possibile dipendenza da qualche farmaco anti-Ira.

Ma la sorpresa fu quando ci riunimmo tutti intorno e mia madre ci spiegò:

” mi ci è voluto molto tempo per capire che ognuno è responsabile della sua vita, mi ci sono voluti anni per scoprire che la mia angoscia, la mia mortificazione, la mia depressione, il mio coraggio, la mia insonnia e il mio stress, non risolvevano i suoi problemi.

Io non sono responsabile delle azioni altrui, ma sono responsabile delle reazioni che ho espresso.

Sono quindi giunta alla conclusione che il mio dovere per me stessa è mantenere la calma e lasciare che ognuno risolva ciò che gli spetta.

Ho seguito corsi di yoga, di meditazione, di miracoli, di sviluppo umano, di igiene mentale, di vibrazione e di programmazione neurolinguistica, e in tutti loro, ho trovato un comune denominatore: alla fine tutti conducono allo stesso punto.

E io posso solo avere un’interferenza su me stessa, voi avete tutte le risorse necessarie per risolvere le vostre vite. Io posso darvi il mio consiglio solo se me lo chiedete e voi potete seguirlo o no.

Quindi, da oggi in poi, io smetto di essere: il ricettacolo delle sue responsabilità, il sacco delle sue colpe, la lavandaia dei suoi rimpianti, l’avvocato dei suoi errori, il muro dei suoi lamenti, la depositaria dei suoi doveri, chi Risolve i vostri problemi o il vostro cerchio di ricambio per soddisfare le vostre responsabilità.

D’ora in poi vi dichiaro tutti adulti indipendenti e autosufficienti.

Da quel giorno la famiglia ha iniziato a funzionare meglio, perché tutti in casa sanno esattamente cosa spetta a loro fare.

Autore:

Una donna felice!!!

dal web DonnedOnNeDONNE

Più “sicuri” con un animale domestico

Il Piccolo Principe chiede “Che cosa vuol dire addomesticare?” ” E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami” gli risponde la Volpe …

Con i nostri animali domestici, cani o gatti che siano, creiamo delle relazioni. Relazioni significative che modificano i nostri ritmi e priorità. Il nostro amico a quattro zampe è spesso un compagno di vita, un fratello per i nostri figli è a pieno titolo un membro della famiglia. Condividere spazi ed attenzioni con i nostri amici pelosi ha ripercussioni positive sulla nostra salute psicologica e fisica.  

Affermazioni confermate da recenti studi:

  • svolgono un supporto valido contro la solitudine e l’isolamento (Shoda, Stayton e Martin, 2011),
  • rappresentano un sostegno sociale ed un fattore protettivo contro problemi di natura psicosomatica in quanto la relazione, l’accudimento, il contatto fisico sono in grado di stimolare le funzioni del sistema immunitario (Solano, 2011)

Condividiamo gli spazi con loro e spesso il letto o il divano che sono considerati spazi intimi, ci leccano, ci annusano, ci si acciambellano in braccio o ci seguono ovunque. Quanto rientriamo in casa sono i primi a correrci incontro e a dimostrare gioia per il nostro ritorno. Una relazione che si basa quindi sul contatto fisico (non basta dargli da mangiare per creare la relazione!) Semplicemente accarezzare il pelo dell’animale ha un effetto calmante: il contatto con il mantello morbido ha effetti positivi sul battito cardiaco e la frequenza respiratoria.

Nella foto la mia Cindy nel giorno del suo quindicesimo compleanno!!

Cura e responsabilità

Già in tenera età insegnare ad un bambino a prendersi cura di un animale serve a sviluppare il senso di responsabilità. I bambini che sono cresciuti con un animale domestico risultano più responsabili ed autonomi rispetto a quelli che non hanno avuto questo privilegio capacità che persistono nell’età adulta.

Non vale solo per gli animali che possiamo accudire in casa:

“Il rapporto che si instaura tra bambino e cavallo è fondamentale e rappresenta molto più di un semplice sport. Pertanto i ragazzi fin da piccoli imparano ad accudire un essere vivente che risponde agli stimoli in maniera spontanea e autentica così da capire anche i limiti da rispettare per mantenere la sicurezza e il significato della cura di un animale. Il cavallo pone tutti gli allievi allo stesso piano e quindi anche i ragazzi con diffcoltà a socializzare riescono a trarne beneficio e prendere fiducia in se stessi. Credo inoltre che per l’educazione dei ragazzi avere un rapporto con un animale soprattutto al giorno d’oggi che comunicano molto attraverso la tecnologia sia di fondamentale importanza”  Martina Cursio  Istruttrore Fise

Dobbiamo ricordare però che gli animali sono sempre animali con esigenze, diritti e necessità diverse dalle nostre e quindi dedicargli attenzioni “umane” deve avere un limite: quello del rispetto. Bisogna anche prendere in considerazione il fatto che “prendersi cura di” a volte nasce da un bisogno inconsapevole di accudire o confortare se stessi: la Pet Therapy accoglie proprio questo aspetto benefico!

Le “ansie” dell’esame di maturità

In questi giorni i ragazzi mi fanno un sacco di domande sulle strategie riguardo lo studio per l’esame di maturità. Spesso fanno confronti con i coetanei del genere :


“ma come fanno ad essere tranquilli ed uscire mente io sto qui tutto il giorno in casa a studiare?”
” invidio mio fratello che ha finito scuola ed esce sempre”


oppure pensieri del tipo:


“ho in sensi di colpa quando esco”
“in effetti sto tutto il giorno in camera e mi distraggo spesso”


C’è un’ansia buona ed una cattiva quando si devono affrontare gli esami. Quella buona serve a tenerci nella giusta tensione affinchè riusciamo a raggiungere l’obiettivo, ci fa essere concentrati ed organizzati.
L’ansia cattiva confonde, fa perdere tempo e questo genera altra ansia..


Questo è ciò che ho risposto a Daniele e penso possa essere utile per molti di voi:


“comprendo quello che provi, ma il modo di studiare è molto diverso da persona a persona così come il senso di responsabilità. Tu devi trovare la tua dimensione, quella in cui ti senti a posto con te stesso, perchè hai fatto il tuo dovere. Questo si realizza quando hai organizzato e pianificato bene il tuo studio giorno per giorno mettendoti obiettivi chiari che devono essere raggiunti per avere tempo per il riposo o per lo svago.
Non è un caso che si chiama esame di maturità, poichè rappresenta un passaggio sociale importante. Da questo momento in poi utilizzerai uno schema (non che poi non sia modificabile in seguito!), ma cerca di trovare già da adesso questo equilibrio che migliorerai in corso d’opera quando andrai all’università o inizierai un lavoro. Non puoi andare in giro tutto il giorno così come non ha alcun beneficio “studiare” tutto il giorno. Quindi per avere buone performance nel lavoro e nello studio bisogna riuscire a calibrare gli impegni.
Riuscire a stare bene con se stessi perchè si è fatto il proprio dovere ed avere quello spazio da dedicare agli amici, allo sport … quindi questo equilibrio è molto personale, però sei tu che devi metterti delle regole, sei tu che devi dire onestamente a te stesso se effettivamente il tuo impegno è consono alle necessità che richiede in questo momento lo studio!

Piccole parole con grandi poteri (per te egli altri!)

Buongiorno, buonanotte, grazie, prego, per favore … parole scontate? no affatto! Sarà  che non si sentono spesso o diamo la scusa alla fretta, siamo disattenti,   ma queste piccole parole stanno cadendo in disuso nel lavoro come tra gli amici e purtroppo anche in famiglia!

Non basta parlare è importante anche come parliamo. Non basta “dirsi cose” , ma anche come le raccontiamo. Per tutti è importante essere ascoltati, compresi e capiti per cui le belle parole sono fondamentali e non una forma inutile e scontata. Le parole carine scaldano il cuore, ci fanno sentire amati, ci rassicurano.

In un famoso libro Natalia Ginzburg parlava di “Lessico familiare” ogni famiglia ne ha uno. Un modo speciale di dirsi le cose, di scherzare anche di prendersi in giro! Un modo speciale ed unico in cui le parole fanno da collante tra i vari membri della famiglia che rendono unico quel nucleo.

Recuperare quelle parole, che forse vi state accorgendo state perdendo, è uno strumento efficace per riportare nuova linfa nella famiglia. Non fate che la stanchezza ed i problemi di tutti i giorni ledano i legami importanti tra i vari membri.

La famiglia è una comunità ed il suo modo unico di parlare e raccontarsi è fondamentale. Molti studi trattano di questo che a prima vista può non sembrare un problema, ma che lede sottilmente i legami tra gli individui.

Facciamo una lista delle parole che forse diciamo poco o troppo poco come: per piacere, grazie, posso aiutarti, non preoccuparti, ci sono, prego, sei importante, ti voglio bene…nulla è scontato e sono parole speciali che rendono intima una relazione.

Ringraziare è uno strumento molto potente; quando lo facciamo riconosciamo il lavoro, l’aiuto, il tempo che una persona ha dedicato a noi.

Provate a fare attenzione a come e quando le dite e sono certa che avrete grande soddisfazione nel notare che ogni volta che mettete in campo una di queste piccole parole o frasi avrete un grande riscontro! Ammettere di essere stanchi senza  sbuffare o buttarlo in faccia a figli o coniuge ad esempio dà risultati davvero sorprendenti!

Anche il sorriso dà risultati apprezzabili! Chiedere qualcosa con il sorriso o con la faccia arrabbiata cambia davvero molto le cose! E poi il sorriso è contagioso! Infine due parole sugli abbracci  : quel momento unico e speciale che accorcia le distanza tra le persone e le fa sentire amate e protette!