Primo approccio: il mondo emotivo degli uomini e delle donne

Spesso uomini e donne sono prevenuti uno verso le altre ed hanno aspettative che non esistono nella realtà. Si tratta per lo più di stereotipi eppure sono in grado di imporci comportamenti che non risultano vincenti specialmente ad un primo appuntamento.

“Non voglio un timido! Ho già abbastanza problemi ad avere fiducia in me stessa, non voglio certo trovarmi a dover sorreggere anche un uomo. Voglio qualcuno con un carattere saldo e sicuro di sé.» Opinioni di questo tipo non sono rare, ma bisogna ricordare che gli uomini che danno di se stessi una prima impressione eccitante spesso puntano tutto sull’arte di abbagliare, trascurando qualità più profonde e costanti.

Gli uomini sensibili provano le stesse paure e hanno lo stesso senso di vulnerabilità delle donne, per questo motivo spesso si aprono lentamente. Prima di esporsi allo sguardo altrui devono avvertire che si è stabilito un certo grado di fiducia e confidenza. Le donne di solito sono perfettamente consapevoli della propria sensibilità e delle proprie insicurezze e conoscono il tipo di situazione ideale in cui sentirsi più sicure e libere. Eppure molte donne pensano che le emozioni in gioco per gli uomini siano diverse. Probabilmente non pensano che gli uomini possano sentirsi vulnerabili, per lo meno non quanto le donne. Alcune trovano spiacevole anche solo considerare questa possibilità! Molte donne credono che per gli uomini sia facile e naturale essere estroversi e intraprendenti, e questo semplicemente non è vero. Alcuni uomini hanno bisogno di un’atmosfera in cui sentirsi accettati e aiutati per dare spazio agli aspetti nascosti della loro personalità.

Per ogni donna che da ragazza ha passato ore accanto al telefono aspettando che qualcuno la chiamasse, c’è un uomo che da ragazzo non è riuscito a vincere il tremito delle mani per comporre il numero. Secondo le nostre aspettative culturali tocca all’uomo fare la prima mossa, quella che intimidisce di più perché, rendendo esplicito il desiderio di chi la compie, espone al rifiuto.

Gli uomini che sono riusciti più facilmente ad avere la meglio su questa paura adolescenziale sono quelli che conoscevano meno i propri sentimenti – e quelli degli altri. Quindi gli uomini che sulle prime sembrano più forti, interessanti e attraenti possono anche rivelarsi meno profondi, sensibili e affettuosi di quelli che all’inizio sembrano meno affascinanti. Ci avevi pensato?

Liberamente tratto da Donne Intelligenti/ Scelte Stupide Di COWAN&KINDER

Principi per una corretta alimentazione in pratica

Tante volte siamo entrati nel discorso della corretta alimentazione, ma non sempre è chiaro a cosa ci riferisce. Per evitare i “circa quasi” ecco qualche indicazione che potete copiare su un quaderno e renderlo vostro con uno spazio per le vostre riflessioni.

Dott.ssa Emanuela Scanu

Psicologa e Coach alimentare http://www.emanuelascanupsicologa.com

Principi alimentari di base:

Alimentazione

Con questo termine, intendiamo l’assunzione per via orale degli alimenti e l’insieme dei processi digestivi che si effettuano nella bocca, nello stomaco, nell’intestino allo scopo di trasformare gli alimenti in principi nutritivi. L’alimentazione costituisce per l’individuo una necessità vitale: gli alimenti, infatti, apportano sia il combustibile per la produzione di energia, sia i principi nutritivi in essi contenuti, indispensabili per la crescita, il mantenimento e il rinnovo dei tessuti dell’organismo, per mantenere quindi un equilibrio biologico armonico  che si identifica con uno stato di buona salute.

Per principi nutritivi intendiamo:

1. I CARBOIDRATI O GLUCIDI come apportatori di energia.

2. I GRASSI O LIPIDI come apportatori di energia e materiale di riserva

3. PROTEINE O PROTIDI costituenti della membrana cellulare e dei nostri muscoli

4. VITAMINE come protettori e regolatori

5. SALI MINERALI come costruttori e bio-regolatori.

6. L’ACQUA

Le combinazioni alimentari:

Nell’alimentazione è importante fare attenzione non solo alla quantità dei cibi e alla loro varietà, ma anche al modo in cui li si combina tra loro. Mangiare molti cibi diversi nel corso di uno stesso pasto può infatti provocare problemi digestivi quali acidità di stomaco, gonfiore, senso di pesantezza o eccessiva sonnolenza, e allungare i tempi della digestione.

Se la digestione dura molto a lungo possono aversi conseguenze spiacevoli: il cibo prendea fermentare e imputridirsi, i nutrienti vengono assimilati solo in parte, si producono tossinee l’organismo si affatica (la digestione è infatti la funzione che richiede più energia al tuocorpo).

Mangiando in modo semplice ed evitando di combinare tra loro cibi incompatibili, cibi, cioè, che il nostro organismo digerisca in modo molto diverso.

Le combinazioni di cibi da evitare in uno stesso pasto sono poche e facili da ricordare.

  • Carboidrati e proteine: se puoi, mangia gli uni a pranzo e le altre a cena, o viceversa.
  • Proteine e proteine: evita di mangiare in uno stesso pasto carne e formaggi, oppure uova e legumi.
  • Carboidrati e carboidrati: questa combinazione, seppure non consigliabile, è

           però più tollerabile delle precedenti.

Alcune regole da mettere in pratica da subito per preservare la salute:

1. Bere un bicchiere d’acqua a digiuno (meglio con una spruzzata di limone per

attivare le funzioni digestive o una grattata di radice di zenzero per darvi una

marcia in più!) durante la giornata un litro e mezzo di acqua naturale fuori

pasto per stimolare la diuresi con lo scopo di eliminare le tossine. Ha anche la

funzione di diluire i succhi gastrici per cui blocca il senso di fame.

2. Mangiare 1 yogurt magro, anche alla frutta, al giorno lontano dai pasti per

assicurare un minimo di protezione all’intestino e, nelle donne dopo i 40 anni,

una corretta introduzione di calcio.

3. Mangiare 3 frutti al giorno preferibilmente fuori pasto, come spuntino, o primadel pasto MAI al termine!

4. Due porzioni al giorno di verdura non più di 150/200 gr per pasto alternando

verdura cruda e cotta,e per chi ha problemi di tempo esistono le verdure in

busta già pulite e lavate pronte per la cottura. Eviterei i cibi surgelati o quelli

in scatola che contengono troppi conservanti.

5. Variare i cibi prediligendo la stagionalità e quelli a km o

6. Attenzione ai condimenti si ad olio di oliva extravergine a crudo e spezie, no

a salse e salsine industriali. Attenersi a metodi di cottura semplici: vapore e

piastra. Ogni tanto concedetevi una frittura fatta rispettando tutti i canoni!

7. Non mischiare le proteine ed effettuare le corrette combinazioni: no a uova e

legumi o a carne e legumi ad esempio

8. Non saltare il pranzo né gli spuntini: il rischio è di arrivare a cena affamati

finendo per mangiare molto più del necessario rispetto alle richieste

dell’organismo a fine giornata.

9. Svolgere almeno 30 minuti al giorno di attività fisica moderata che significa

cyclette, tapis roulant o una camminata all’aria aperta a ritmo sostenuto.

L’attività fisica oltre a disperdere calorie serve a tenere alte le endorfine , le

anfetamine naturali, che dandoci una sensazione di benessere diminuiscono

la voglia di mangiare.

10. Mangiare piano masticando bene è un principio fondamentale per evitare i

gonfiori addominali Fondamentale anche per il senso di sazietà: se mangiamo

velocemente rischiamo di mangiare molto di più del necessario.

I miei appunti (scrivi qui le tue nuove abitudini):

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Definire il problema

Quando ci troviamo di fronte ad un problema, che sia di grandi o piccole dimensioni, in base al suo impatto nella nostra vita, siamo colti da smania di andare oltre il problema.

Cerchiamo soluzioni veloci, poco importa se magari non sono efficaci:  la cosa importante è sbarazzarci di ciò che ci fa male, limita o danneggia nel più breve tempo possibile per poi passare alla nostra vera vita, quella che riteniamo sia fuori dal problema per intenderci.

Credo che chiunque stia leggendo queste affermazioni si senta in accordo, perché la soluzione diviene il nostro obiettivo ovvero sbarazzarci del problema. In questo vortice in genere, anche le persone diciamo più illuminate compiono un errore: ovvero non danno una valutazione accurata del problema ovvero non lo definiscono.

Questo passaggio in genere è sorvolato e dato per scontato, ma purtroppo non lo è. Definire il problema da tutte le prospettive è fondamentale. Spesso infatti i nostri preconcetti limitano la visione del problema e di conseguenza la soluzione più idonea.

Definire il problema ci obbliga a concentraci attraverso un procedimento, che ha il compito di evitare che le nostre idee e le nostre interpretazioni possano portarci fuori strada.

Noi umani abbiamo la tendenza a vedere la realtà che conferma le nostre idee e ciò che crediamo di sapere. E’ una sorta di autoinganno che porta ad una soluzione del problema su supposizioni piuttosto che sulla realtà. Rivedere e rivedere le caratteristiche del problema è il miglior modo per arrivare ad una soluzione efficace. Anche qui però c’è un ostacolo: alcune persone tendono a “girare attorno” senza mai decidere per una soluzione. Si creano continuamente gli alibi per non prendere una decisione, ma questo è un altro autoinganno.

In breve non fermatevi alla prima soluzione, definite il problema senza “paraocchi” e valutate il risultato di ogni possibile intervento.

Prima di passare all’azione contate fino a 10!

Smettiamola con questa prova costume!!

Facciamo sì che l’estate possa rappresentare un momento di gioia e spensieratezza invece che ansia e preoccupazione.

La famigerata prova costume ormai è arrivata con tutti i sensi di sconforto ed inadeguatezza di chi non corrisponde ai canoni prestabiliti dai social che vuole vedere tutti magri e tonici, ma anche belli e ricchi, ma questo è un altro problema!

Chi non rientra in questi standard tossici vive malamente questa stagione ed è un vero peccato, perché è quella in cui si rallenta e sembra si riesca a vivere con più intensità complici giornate più lunghe e serate fresche. Allora perché non godersela?

Ovunque si guardi (nella realtà virtuale e non in quella reale fateci attenzione!) siamo invasi da corpi magri e tonici fossero tutti modelli! Ciò genera non solo invidia, che comunque è un sentimento negativo, ma anche sensazione di inadeguatezza. Ci sono casi che sfociano nella depressione con manovre di evitamento atte a non mostrarsi in pubblico negandosi di andare in spiaggia, prendere un aperitivo o andare ad una festa.

Sembra necessario sottolineare che per vivere bene l’estate non è necessario essere magri e che le diete dell’ultimo momento sono deleterie per il corpo e per l’autostima.

 Imparate a volervi bene sempre imparando ad accettare il vostro corpo, ma imparando anche che l’attività fisica è utile per mantenere un corpo tonico, ma anche per rilassarsi e disperdere energie negative e che è giusto introdurre alimenti sani che ci fanno bene e non schifezze commerciali che ci riempiono di tossine che oltre a farci sentire gonfi ci rallentano e non ci fanno “ragionare” bene!

Le relazioni tra Mente, Corpo e Trauma

Negli ultimi decenni, le neuroscienze e la psicologia somatica hanno rivoluzionato il nostro modo di comprendere la mente e il corpo. Non più entità separate, mente e corpo sono oggi riconosciuti come profondamente interconnessi: ogni esperienza psicologica lascia tracce fisiche, e ogni esperienza corporea influisce sul nostro mondo interiore.

Il trauma è un perfetto esempio di questa interdipendenza.

Nella vita siamo sottoposti a numerosi momenti di crisi e a volte anche a traumi di diversa entità. In alcuni casi abbiamo le capacità di attutire il colpo in altre il trauma ci…traumatizza per anni e può coinvolgere molti aspetti della nostra vita. Il trauma possiamo considerarlo non solo come una ferita della mente, ma un’esperienza profonda che entra nel corpo e disconnette la persona da sé stessa e dagli altri.

Il trauma non è definito solo dall’evento traumatico, ma dalla risposta soggettiva dell’organismo a quell’evento. Un’esperienza può essere traumatica se è vissuta come travolgente, senza possibilità di reazione o integrazione. Non è solo ciò che è accaduto, ma ciò che non è potuto accadere – come l’impossibilità di fuggire, difendersi o ricevere conforto.

Le conseguenze del trauma si manifestano su più livelli:

  • Neurobiologico: alterazioni nel sistema nervoso autonomo, iperattivazione o immobilizzazione cronica.
  • Psicologico: ansia, depressione, dissociazione, attaccamento disorganizzato.
  • Somatico: tensioni croniche, dolori muscolari, disturbi psicosomatici.

 Il trauma rimane impresso nel sistema nervoso, condizionando numerosi aspetti corporei, ma anche le relazioni.

Molti traumi originano nell’ambito delle relazioni, soprattutto nell’infanzia: trascuratezza, abuso, invalidazione emotiva o mancanza di sintonizzazione da parte dei caregiver. Questo viene spesso definito trauma relazionale precoce o trauma dello sviluppo.

A differenza di un trauma acuto (come un incidente o una catastrofe naturale), i traumi relazionali agiscono lentamente, ma in profondità, influenzando la formazione dell’identità, la regolazione emotiva e la capacità di fidarsi degli altri.

Dobbiamo considerare il trauma come un fenomeno integrato: neurologico, corporeo, emotivo, relazionale.

Infatti  il trauma viene “trattenuto” nel corpo e nel sistema nervoso per questo il cammino di “guarigione” è spesso lungo e contorto.

Il trauma dalla mente passa al corpo che manifesta “fisicamente” il problema e quindi diviene necessario agire anche sul piano somatico: le parole a volte non bastano.

Chi ha subito un trauma spesso sperimenta il corpo come un “luogo di pericolo”, e allo stesso tempo può percepire le relazioni come minacciose. Questo doppio livello crea una disconnessione:

  • Il corpo reagisce con sintomi, blocchi o iperattivazione.
  • La mente cerca di controllare, evitare o razionalizzare.
  • Le relazioni attivano vecchie ferite e meccanismi di sopravvivenza.

E’ importante anche ristabilire delle connessioni sicure e promuovere l’integrazione a livello somatico ed emotivo. Per venirne “fiori” è indispensabile creare un ambiente accogliente e non giudicante. Insegnare il non giudizio anche nei confronti di se stessi ed imparare ad accogliere errori o mancanze con indulgenza spesso è un passaggio significativo.

Fortunatamente, se le relazioni possono essere la fonte del trauma, possono anche diventare il luogo della guarigione. Questo avviene attraverso:

  • Relazioni terapeutiche sicure, che offrono sintonizzazione, presenza empatica e regolazione co-affettiva.
  • Relazioni intime consapevoli, in cui si impara gradualmente a fidarsi, comunicare i propri bisogni e ricevere supporto.
  • Pratiche corporee (come yoga, danza-terapia, somatic experiencing) che aiutano a rinegoziare il trauma nel corpo.

Uno degli obiettivi principali nel percorso di guarigione è la regolazione del sistema nervoso. Questo permette di:

  • Sentirsi più presenti nel corpo.
  • Interrompere le risposte automatiche (lotta, fuga o congelamento).
  • Sviluppare nuove modalità di relazione.

Come afferma il prof Bessel van der Kolk che ho avuto modo di conoscere ad un evento a Roma nel 2021 :

“Il corpo accusa il colpo, ma è anche la chiave per la liberazione.”

Vorrei soffermarmi sulle pratiche corporee nella guarigione da trauma poiché sono un grande fattore di aiuto. Quando una persona vive un evento traumatico, il sistema nervoso può restare “bloccato” in uno stato di allerta (ipervigilanza) o di congelamento (dissociazione), anche molto tempo dopo la fine del pericolo.

Principi chiave delle pratiche corporee nel trauma:

  1. Sicurezza – Niente può accadere senza una sensazione di sicurezza.
  2. Lentezza – Il processo è graduale; forzare può essere retraumatizzante.
  3. Consapevolezza del corpo – Tornare a sentire il corpo senza giudizio.
  4. Autonomia – Dare alla persona il controllo sul proprio processo.

Ecco una panoramica delle principali pratiche corporee usate per guarire da esperienze traumatiche:

Somatic Experiencing (SE)

  • Ideato da: Peter Levine
  • Obiettivo: Aiutare il sistema nervoso a completare le risposte di difesa rimaste “in sospeso” (lotta/fuga/congelamento).
  • Tecniche: Portare l’attenzione alle sensazioni fisiche, pendolamento tra sicurezza e attivazione, scarico dell’energia traumatica.

Trauma-Sensitive Yoga (TSY)

  • Sviluppato con: il Trauma Center del Dr. Bessel van der Kolk
  • Caratteristiche: Non direttivo, invita all’ascolto del corpo, senza costringere. Restituisce agency alla persona.
  • Benefici: Aiuta a ritrovare confini corporei, presenza e connessione con sé.

Mindfulness e Meditazione Corporea

  • Pratiche: Body scan, respiro consapevole, grounding.
  • Scopo: Radicarsi nel momento presente, osservare sensazioni senza giudizio, ricostruire un senso di sicurezza.

Tecniche di Grounding

  • Esempi:
    • Sentire i piedi a terra
    • Premere le mani su una superficie
    • Nomina di oggetti nell’ambiente (tecnica 5-4-3-2-1)
  • Funzione: Riportare la mente e il corpo nel “qui e ora”, spezzando dissociazione o flashback.

Dance Movement Therapy (DMT)

  • Uso del movimento per esprimere e rilasciare emozioni represse.
  • Adatta a chi ha difficoltà a verbalizzare il trauma.

Respiro Consapevole e Breathwork

Tecniche come il respiro diaframmatico, il box breathing o il rebirthing possono aiutare a:

  • Ridurre l’ansia
  • Regolare il sistema nervoso autonomo
  • Sciogliere memorie corporee trattenute

Bodywork e Terapie Manuali

  • Esempi: Rolfing, craniosacrale biodinamico, massaggi terapeutici.
  • Nota: Vanno eseguiti solo da operatori formati in trauma-informed care, poiché il tocco può riattivare memorie traumatiche.

Arti marziali dolci (es. Aikido, Tai Chi, Qi Gong)

  • Benefici: Rafforzano senso di centratura, fluidità, confini e presenza corporea in modo non aggressivo.

Le incertezze di oggi: come la psicologia aiuta a gestire il dubbio

Basta accendere la TV o scrollare il nostro smartphone perché tutte le nostre certezze siano minate dal dubbio. Guerre, cronaca nera, politica: tutto sembra sopraffarci. A volte abbiamo una percezione davvero triste se non spaventosa del mondo che ci circonda ed ogni decisione non sembra più quella giusta. Cose su cui fino a ieri ci potevi mettere la mano sul fuoco oggi non esistono più o sono state sopraffatte da altre cose sconosciute spesso evanescenti se non pericolose.

Viviamo in un’epoca caratterizzata da rapide trasformazioni e incertezze costanti. Tra crisi economiche, cambiamenti climatici, instabilità geopolitiche e progressi tecnologici sempre più veloci, è naturale sentirsi sopraffatti dall’incertezza. La psicologia ci offre strumenti utili per affrontare questi stati d’animo e per imparare a gestire il dubbio in modo costruttivo.

Perché l’incertezza ci spaventa?

L’essere umano ha una naturale tendenza a cercare sicurezza e prevedibilità. L’incertezza, invece, attiva aree del cervello associate allo stress e all’ansia, rendendoci più inclini alla preoccupazione. Quando non sappiamo cosa accadrà, il nostro cervello tende a immaginare scenari negativi, un fenomeno noto come “pregiudizio della negatività”.

Strategie psicologiche per affrontare l’incertezza

  1. Accettare l’incertezza come parte della vita
    Resistere all’incertezza genera ulteriore ansia. Accettare che alcune cose sfuggono al nostro controllo aiuta a ridurre lo stress.
  2. Allenare la flessibilità mentale
    La capacità di adattarsi ai cambiamenti e di riformulare i problemi in modo costruttivo è essenziale per affrontare le sfide inaspettate.
  3. Praticare la mindfulness
    Tecniche come la meditazione aiutano a rimanere ancorati al presente, riducendo il rimuginio su eventi futuri incerti.
  4. Sviluppare un atteggiamento proattivo
    Concentrarsi su ciò che è sotto il nostro controllo, come le nostre reazioni e scelte quotidiane, permette di sentirsi più padroni della propria vita.
  5. Creare reti di supporto
    Condividere dubbi e timori con amici, familiari o professionisti della salute mentale aiuta a relativizzare i problemi e a trovare nuove prospettive.

La resilienza è la capacità di affrontare le avversità e di adattarsi ai cambiamenti. Svilupparla permette di non lasciarsi sopraffare dalle incertezze e di trovare opportunità anche nelle difficolt

L’incertezza è inevitabile, ma la psicologia ci insegna a gestirla con strumenti pratici e un atteggiamento mentale positivo. Imparare ad accettare il dubbio, coltivare la flessibilità e costruire un solido supporto emotivo può fare la differenza nel nostro benessere quotidiano. In un mondo in costante mutamento, la nostra miglior difesa è la capacità di adattarci e crescere.

Natale: il benessere psicologico del donare/ Parte 5

Il Natale è da sempre un periodo di riflessione, di connessione con gli altri e, per molti, di generosità. Il senso di donare, che caratterizza profondamente questa festività, ha effetti positivi sul benessere psicologico, sia per chi riceve che per chi dà. Durante le festività natalizie, infatti, il dono non è solo un atto di scambio materiale, ma anche un gesto che coinvolge emozioni, valori e relazioni interpersonali.

Il benessere psicologico del donare

Donare ha effetti profondi sul nostro stato emotivo e mentale. Studi scientifici hanno dimostrato che il semplice atto di donare può generare una serie di benefici psicologici, tra cui:

Senso di soddisfazione: Quando facciamo qualcosa per gli altri, come un regalo o un gesto di gentilezza, proviamo un senso di gratificazione. Questo fenomeno è legato alla liberazione di endorfine, che sono neurotrasmettitori associati alla felicità e al benessere. Il piacere derivante dal donare può anche contribuire a ridurre lo stress e l’ansia, favorendo una sensazione di tranquillità.

Aumento dell’autostima: Donare ci fa sentire utili e apprezzati, migliorando la percezione che abbiamo di noi stessi. Siamo consapevoli che le nostre azioni possono avere un impatto positivo sulla vita degli altri, e questo può aumentare la nostra autostima e il nostro senso di valore.

Legame sociale: Il Natale è un momento in cui si rafforzano i legami affettivi e sociali. Donare non significa solo scambiare oggetti, ma anche creare e consolidare relazioni. L’atto di donare esprime amore, attenzione e cura per gli altri, che sono alla base di qualsiasi legame profondo. Questi legami rafforzano il nostro senso di appartenenza, riducendo sentimenti di solitudine e migliorando la nostra salute psicologica.

Riduzione dell’egocentrismo: Il dono è un modo per uscire da sé stessi e concentrarsi sugli altri. Questo gesto altruistico aiuta a sviluppare empatia, migliorando la nostra capacità di comprendere e condividere le emozioni degli altri. Un atto di generosità ci spinge a pensare al benessere altrui, e questo processo può farci sentire più connessi con gli altri e con il mondo che ci circonda.

Rafforzamento del senso di comunità: In un periodo in cui il consumismo può sembrare predominante, il dono può essere un modo per ritrovare il vero significato del Natale. Offrire qualcosa di significativo – che sia un oggetto, il proprio tempo o un gesto di supporto – può rafforzare il legame con la comunità e alimentare un senso di solidarietà.

L’importanza di donare a sé stessi

Anche se il Natale è tradizionalmente un momento di generosità verso gli altri, non bisogna dimenticare che è altrettanto importante prendersi cura di sé stessi. Il benessere psicologico passa anche attraverso la capacità di riconoscere i propri bisogni e di dedicare del tempo al proprio riposo e al proprio benessere. Questo equilibrio tra dare e ricevere è essenziale per mantenere un buon stato di salute mentale e per poter essere generosi con gli altri senza sentirsi sopraffatti.

Il Natale, con il suo richiamo alla generosità e al dono, rappresenta un’opportunità per esplorare e valorizzare il nostro benessere psicologico. L’atto di donare, che si tratti di un regalo fisico o di un gesto di affetto, può avere effetti profondi sulla nostra salute mentale, migliorando la nostra felicità, autostima e connessione con gli altri. In questo periodo dell’anno, è quindi fondamentale ricordare che la vera essenza del Natale non risiede solo nei regali materiali, ma anche nell’opportunità di creare e coltivare legami che nutrano il nostro spirito.

Gli aspetti psicologici del Natale … da più punti di vista/ Parte 1

Volevo scrivere un articolo che riguardasse questo periodo prenatalizio, ma iniziando ascrivere, mi sono resa conto di quanto sia complesso questo argomento e di quante sfaccettature siano da prendere in considerazione. Ho deciso quindi di anticipare ogni giorno alcune riflessioni che solo il giorno di Natale comporranno un unico articolo.

Voglio cominciare quindi parlando delle aspettative natalizie dal punto di vista psicologico.

1. La psicologia delle aspettative natalizie

Il “Natale ideale” è un concetto che cambia a seconda delle esperienze, dei valori e delle aspettative di ciascuna persona. Per qualcuno, potrebbe significare trascorrere le feste con la famiglia, mentre per altri potrebbe essere una pausa tranquilla lontano dalle convenzioni sociali. Ecco alcune riflessioni per aiutarti a capire se il “Natale ideale” per te è un’idea positiva o meno:

Cosa rende ideale il Natale?

  1. Condivisione e unione: Per molte persone, il Natale ideale è quello che si passa insieme alla famiglia, agli amici o alla comunità. Le tradizioni come il cenone, lo scambio di regali e le celebrazioni condivise possono essere una fonte di gioia e appartenenza.
  2. Felicità e generosità: Il Natale può essere un momento di generosità, dove si pensa agli altri, si aiutano i più bisognosi e si fa un gesto di bontà. Questo può portare un forte senso di realizzazione e soddisfazione personale.
  3. Relax e serenità: Alcuni vedono il Natale ideale come un’opportunità per staccare dalla routine e dedicarsi a sé stessi. Un po’ di riposo, magari circondati da decorazioni festive e da una buona atmosfera, è una visione molto diffusa.
  4. Spiritualità e riflessione: Per chi ha una fede religiosa, il Natale ideale potrebbe essere quello che porta una riflessione spirituale profonda, che va oltre i regali materiali e si concentra sul significato del Natale.

Cosa potrebbe renderlo “non ideale”?

  1. Stress da preparativi: Per molte persone, il periodo natalizio può diventare un momento di grande stress. Le corse per acquistare regali, cucinare pranzi elaborati, organizzare eventi possono togliere la bellezza delle feste, trasformando il Natale in un impegno faticoso.
  2. Solitudine e isolamento: Sebbene il Natale sia spesso visto come un periodo di condivisione, per chi vive da solo o non ha una famiglia vicina, può essere un momento difficile e solitario.
  3. Commercio e consumismo: Il lato commerciale del Natale, con la pressione di acquistare regali costosi e partecipare a tradizioni consumistiche, può far perdere il vero significato della festa. Alcuni potrebbero preferire un Natale più semplice e autentico, lontano da pressioni sociali e economiche.
  4. Conflitti familiari: Non tutte le famiglie sono perfette, e le riunioni familiari possono essere anche fonte di conflitto o incomprensioni, rendendo il Natale difficile per alcune persone.

Avete visto come l’ideale del Natale dipende molto da come ogni individuo lo vive. Alcuni lo vedono come il momento più magico dell’anno, altri come una sfida emotiva o pratica. L’importante è trovare un equilibrio che rispetti i propri desideri, senza sentirsi sopraffatti dalle aspettative o dalle tradizioni. Se senti che il Natale ideale per te è un mix di pace, generosità e momenti autentici, allora è sicuramente possibile realizzarlo, ma se per te non è così cerca di comprendere cosa può essere modificato dentro e fuori di te.

Cibo, Nostalgia ed Emozioni

Il cibo ha un potere incredibile: è in grado di riportarci indietro nel tempo, di evocare emozioni profonde e di risvegliare in noi una nostalgia che ci accompagna per tutta la vita. Spesso, basta un assaggio di un piatto particolare per riportarci a un momento specifico della nostra infanzia, a un ricordo felice o a un evento speciale. Ma cosa rende il cibo così strettamente legato alla nostra memoria e alle nostre emozioni? Analizziamo questo concetto affrontando un punto alla volta:

Il Cibo Come “Macchina del Tempo” Emotiva

Quando assaporiamo un cibo legato al passato, il nostro cervello attiva automaticamente un meccanismo di associazione che ci riporta a momenti specifici, come le domeniche in famiglia, i pranzi con i nonni, o le feste tradizionali. Questo accade perché il cibo non stimola solo il senso del gusto, ma coinvolge tutti i sensi: l’odore, il tatto, la vista e perfino il suono. L’odore di una torta appena sfornata può riportarci al tepore della cucina della nonna, mentre la croccantezza di una patatina potrebbe risvegliare i ricordi di momenti passati con gli amici.

Nostalgia e Tradizioni

Ogni famiglia ha le sue tradizioni in fatto di preparazione di piatti ed è facile comprendere come  queste giocano un ruolo fondamentale nella formazione della nostra identità. In molte culture, i piatti tradizionali vengono tramandati di generazione in generazione, e con essi anche i ricordi, le storie e le emozioni che li accompagnano. Preparare una ricetta di famiglia non significa solo replicare un sapore, ma riattivare anche delle emozioni determinate dal legame affettivo con chi ci ha trasmesso quella tradizione.

Un esempio è la preparazione della pasta fatta in casa o la preparazione dei piatti in vista di una festività come il Natale. Questo rituale riunisce spesso tutta la famiglia in cucina, e non si tratta solo di preparare un piatto ma di un vero e proprio momento di unione e di scambio. Anno dopo anno, queste tradizioni diventano radici emotive che ci ancorano al passato e ci danno un senso di appartenenza anche se ad ogni generazione si perdono alcune cose e se ne acquisiscono altre.

Il Cibo Come Conforto Emotivo

La nostalgia per il cibo non riguarda solo il passato, ma anche il presente. Nei momenti di difficoltà, molti di noi cercano conforto in cibi che ricordano momenti felici. Questo fenomeno, conosciuto come comfort food, è legato all’idea che il cibo possa avere un effetto calmante e rassicurante. Una tazza di cioccolata calda in una giornata fredda o una porzione di lasagne durante un periodo stressante sono esempi di come il cibo possa fungere da rifugio emotivo, dando sicurezza e riportando a sensazioni di calore e protezione. Questo aspetto lo abbiamo vissuto in modo molto significativo durante la pandemia durante la quale occuparsi della preparazione di pizza, dolci o pasta era rilassante e teneva viva l’idea di normalità.

Le Emozioni Intrecciate nei Sapori

Non sempre i ricordi legati al cibo sono positivi infatti può succedere che alcuni possono evocare emozioni negative, legate a situazioni difficili o a momenti di perdita. Tuttavia, anche in questi casi, il cibo diventa uno strumento per veicolare le nostre emozioni e per riconnetterci con noi stessi.

Succede anche che l’interesse verso i cibi cambi nel tempo, infatti i gusti mutano nel corso della nostra vita. Crescendo, sviluppiamo gusti diversi e ci apriamo a nuove esperienze culinarie, pur rimanendo legati a determinati piatti. Questo avviene perché il nostro rapporto con il cibo è in continua evoluzione, modellato dalle esperienze che viviamo, ma anche dalle persone che incontriamo.

Cibo e Nostalgia: Uno Strumento di Connessione Interpersonale

Il cibo non ci lega solo al passato, ma anche agli altri. Condividere un pasto con qualcuno significa aprire una parte della nostra storia e delle nostre emozioni, creando un momento di connessione profonda. Spesso, quando invitiamo amici a cena, scegliamo di cucinare piatti che per noi hanno un valore speciale, quasi a voler condividere anche un po’ di noi stessi.

Nei contesti migratori, questo legame diventa ancora più forte: molti immigrati riproducono i sapori della propria terra per sentirsi vicini a casa e, al contempo, per far conoscere la propria cultura agli altri. In questo senso, il cibo è una lingua universale, che permette di comunicare oltre le barriere linguistiche.

Il Potere Delicato del Cibo

Affrontiamo ora l’ultimo punto di questo argomento che ci fa riflettere sul fatto che il cibo è molto più che nutrimento; con questa visione ci rendiamo conto che è una fonte inesauribile di emozioni e di memorie. Ogni piatto, ogni sapore e ogni profumo porta con sé una storia che fa parte di noi. La prossima volta che vi sedete a tavola e vi ritrovate a sorridere al sapore di un piatto amato, ricordate che in quel boccone c’è molto di più: c’è un viaggio nei ricordi, una connessione con il passato e un dialogo intimo con le vostre emozioni.

Quindi, gustate con lentezza e assaporate ogni emozione, perché il cibo è uno dei modi più semplici e potenti per rivivere il passato e celebrare chi siamo.

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Il grande giorno è arrivato! Ho la possibilità di offrire, fino al 5 ottobre p.v.,la copia del mio ultimo libro attualmente in stampa ad un prezzo davvero speciale: Euro 12,00 invece che Euro 16,00.

Le novità non finiscono qui infatti potete ricevere, se siete di fuori Roma, il libro gratuitamente presso l’indirizzo che indicherete con dedica personalizzata sia che sia per voi sia che vogliate farne dono ad una persona speciale.

Per i lettori di Anguillara e zona Lago di Bracciano e Roma nord potrete ritirare la vostra copia personalizzata presso i miei studi di Anguillara, Roma Giustiniana e Roma Aurelia Boccea sarà un’occasione per conoscerci, darti dei consigli e magari fare una foto insieme!

Inviate una mail di richiesta a: emanuelascanupsy@gmail.com

il prezzo speciale ha una durata limitata!!(farà fede la data della mail!!)