La metamorfosi in psico oncologia

Metamorfosi oncologiche

C’è una differenza sostanziale tra le metamorfosi del differenziamento cellulare e le metamorfosi anomale delle cellule neoplastiche. Queste sono dette fuorilegge perché non seguono più il destino normale delle cellule in cui avviene una mutazione. Le cellule neoplastiche si differenziano sempre di più mutando di continuo i loro antigeni di membrana e traendo in inganno il sistema immunitario che tenderebbe ad identificarle ed eliminarle.

Metamorfosi chirurgiche

Non si rinuncia mai volentieri ad una parte di sé, anche se malata. Ricordiamo di quando da bambini volevamo conservare i dentini, o un operato di calcoli li vuole vedere in un bicchierino… A seguito di un intervento chirurgico per eliminare le cellule patologiche possiamo trovarci di fronte a trasformazioni in cui il chirurgo oltre ad aver prodotto una mutilazione ha inventato nuove condizioni anatomo-funzionali come può accadere in una laringectomia o una colonstomia ad esempio. Oppure l’amputazione di un arto o l’eliminazione di un seno o di una parte di questo.

Metamorfosi psichiche

Le trasformazioni dovute alla malattia creano una modificazione della body image ed il riapprendimento di funzioni del corpo. Questo cambia notevolmente la propria condizione sperimentale sui rapporti tra corpo e mente. Il vissuto di una trasformazione chirurgica è sempre dolorosa. In un modello psicoanalitico è riconducibile alle tematiche della castrazione e del lutto. Dopo l’intervento il paziente cerca, rispecchiandosi nello sguardo dei curanti e dei familiari, o in uno specchio vero e proprio, la consueta immagine di sé, un’immagine che teme mutata. Quello che scopre è un  nuovo organo o la mancanza o amputazione di questo e lo vive come un corpo estraneo o una assenza. Il paziente ne resta spaesato, come se la mente non si sente più di casa del corpo.

Riflessioni da “Metamorfosi e cancro”

di Nesci e Poliseno miei docenti e “mentori” durante i corsi di psico-oncologia presso Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ormai 20 anni fa.

Diagnosi di tumore: dire o non dire?

Parlando con medici ed operatori sanitari spesso emerge la preoccupazione “se il malato sia in grado di tollerare la verità”

Quale verità è la domanda. Affrontare i pazienti dopo una diagnosi di tumore maligno è sempre difficile. Alcuni medici preferiscono parlare ai parenti, ma tacere i fatti al malato per evitargli una reazione motiva.

Una persona seriamente ammalata, spesso è trattata come se non avesse alcun diritto ad una opinione. Spesso è qualcun altro che decide per lui. La persona malata, ha desideri, paure ed opinioni ed ha diritto ad essere ascoltata.

Se un dottore saprà parlare francamente con i propri malati della diagnosi, senza necessariamente equipararlo ad una minaccia di morte, renderà un gran servizio al malato. Dovrebbe lasciare allo stesso tempo aperta la speranza, l’importante è comunicare che non tutto è perduto, che non lo abbandonerà e che è una battaglia che combatteranno insieme. Quel paziente non temerà l’isolamento, l’inganno, il rifiuto, ma avrà fiducia e sarà rassicurante parimenti per i familiari.

In questi momenti anche i familiari si sentono terribilmente impotenti e dipendono tantissimo dalle rassicurazioni verbali e non verbali del medico e del sapere che ogni cosa sarà fatta: se non prolungare la vita almeno che si potrà contenere la sofferenza.

Riflessioni da
“la morte ed il morire”

Cittadella editrice / autore Elisabeth Kubler_Ross

Argomento del mese di maggio: Il tumore non è il male del secolo

Alla luce della recente pandemia definire ancora il tumore il male del secolo sembra davvero riduttivo. Lo diventa ancora di più se consideriamo il fatto che abbiamo testimonianze inequivocabili della cultura assira, babilonese o egizia in cui si cercavano mezzi per curarlo. Prove che  Atossa, la figlia del Re di Persia vissuta 500 anni prima di Cristo era affetta da tumore al seno, ed ancora prima un dinosauro affetto da tumore alle ossa come documenta il suo scheletro al Museo di storia naturale di Londra.*

E’ anche tristemente vero che malgrado le conoscenze scientifiche e la prevenzione il tasso di mortalità è ancora davvero alto. Alcune cellule impazziscono, dimenticano quale era il loro ruolo, ritornano ad una situazione embrionaria ed iniziano a proliferare e disseminarsi e per noi è l‘inizio del baratro. Una diagnosi di tumore fa paura. Tumore uguale sofferenza e morte difficile non avere questi pensieri anche se non abbiamo avuto esperienza diretta nella nostra famiglia. La morte è un argomento tabù anche se come diceva mia madre: è l’unica cosa giusta perché arriva per tutti. Ovvero è qualcosa che riguarda tutti da vicino, ma di cui non vogliamo neanche sentire parlare. Non siamo capaci di affrontarlo senza paure e senza difese.

Non sta a me elencare le cause principali che causano o con – causano l’insorgenza di un tumore, ma sicuramente sistemi di vita ed alimentazione sregolata non aiutano. Anche lo stress della vita moderna ci rema contro come evidenziano i più recenti studi tra i rapporti tra corpo e mente, il somatico e lo psichico, i vissuti/comportamenti e relazioni biologiche/malattia.

La prevenzione rimane sempre il nostro miglior alleato, ma se ci capita da essere investiti da una cosa così spaventosa come reagiamo? A cosa possiamo attaccarci per non rimanere sconfitti? Ci sono terapie che ci possono sostenere oltre che curare? Come si può aiutare la famiglia? Come si può rendere il meno traumatico possibile un evento o una perdita per i bambini?

Liberarsi dal dolore fisico e psicologico è possibile? Il dolore acuto o cronico che sia è inumano, la sopportazione oltre i limiti di sopportazione è degradante, perché prima la persona della dignità. I nuovi strumenti a disposizione nella terapia del dolore ci danno speranze per il futuro.***

Questo è l’argomento del mese di maggio. Un argomento difficile, ma di cui è giusto parlare, perché a volte si ha anche paura a fare domande. Cercherò di rispondere anche ai vostri quesiti, se ce ne saranno, con uno sguardo di speranza che non guasta mai!

*da Un male curabile (Umberto Veronesi)

**da Stress , emozioni e malattia (Paolo Pancheri)

***da Liberi dal dolore (Cesare Bonezzi)