Sei il tuo peggior nemico

Sì hai capito bene, non sono gli eventi esterni o gli “altri” a remarti contro, ma la tua mente! (almeno nella maggior parte dei casi)

Andiamo per ordine. Quante volte ti sei detto non ce la faccio? Quante volte hai rinunciato ancor prima di cominciare? Vediamo insieme quali pensieri ti rendono il peggior nemico di te stesso!

Dubbi, paure, incertezze di ogni sorta sono sempre lì in agguato a dirti non sei capace, non ce la farai, ma chi ti credi di essere. Queste frasi non ti permettono di raggiungere i tuoi obiettivi nel lavoro, come nella vita personale. Che si tratti di avere una promozione o di seguire una dieta metti in atto una serie di azioni che vanno contro i tuoi interessi. Ti remi contro. Perché una persona che vorrebbe raggiungere un obiettivo poi è incapace ad agire? Perché il “beneficio secondario”, spesso semplicemente non togliersi dalla zona di confort,  risulta alla mente più rassicurante?

In un libro ho letto una storia che vorrei condividere poiché spiega alcuni di questi meccanismi. Un gruppo di amici stava facendo un picnik. Giornata stupenda, tutti si stavano divertendo. A metà del pranzo uno degli amici inizia a grattarsi insistentemente tanto da portare gli altri commensali a chiedere cosa stesse accadendo. Era seduto vicino ad un formicaio e le formiche attirate dal cibo gli stavano camminando addosso. Questa situazione si protrae per oltre mezz’ora tanto da portare uno di loro a chiedergli: “ma perché non ti sposti invece di grattarti ed imprecare?” un altro del gruppo rispose per lui: “perché non lo hanno morso abbastanza!”

Credo che anche tu non sei stato “morso” abbastanza. L’idea di alzarti per evitare che le formiche ti mordano risulta più faticosa di stare a grattarsi. Non sei in grado di sopportare un piccolo sforzo per andare verso una situazione migliore. Da chi dipende? Dalle formiche verso cui stai imprecando? Dagli amici che ti sollecitano ad alzarti? O a te stesso? Ecco credo che nella tua vita tu abbia vissuto varie volte questa situazione. Allora che cosa sta remando contro il tuo benessere? La tua promozione o la perdita di peso?

Uno dei pensieri più pericolosi è la paura di fare errori. Evitando di affrontare cambiamenti e di fare scelte si arriva a procrastinare e ciò porta ad un accumulo di compiti difficilissimi poi da evadere aumentando la sensazione di incapacità. Ti stai auto sabotando. In fondo in fondo dentro di te credi di non essere abbastanza, di non meritarlo. Certo ci sono le influenze familiari e culturali che possono spingerci a credere questo, ma poi nell’età adulta dovremmo tutti andare oltre. Probabilmente da piccolo ti sei sentito dire che non eri capace, che non eri buono o addirittura che eri brutto. Questo può avere avuto un peso sulle tue scelte personali? Sicuramente sì. Ho avuto una paziente che aveva subito una decina di interventi di chirurgia estetica alcuni anche molto invasivi e non era mai soddisfatta. Dai colloqui risultò che il padre da piccola le diceva che era brutta. Questo aveva creato un senso di insoddisfazione e la ricerca di conferme esterne che l’hanno portata a difficoltà finanziarie, a rischiare la vita, ad una grande depressione.

Molte volte abbiamo avuto chi ha sempre preso decisioni per noi e quindi quando ci si trova a dover prenderle da soli ci si sente impreparati ed incapaci. Probabilmente ti hanno insegnato che bisogna fare le cose perfettamente o è meglio non farle. Va da sé che essendo la perfezione inarrivabile si eviti proprio di provarci. Se chi ha inventato la lampadina, il motore a scoppio, i satelliti avesse avuto la paura di sbagliare saremmo ancora all’età della pietra. L’errore è umano, è dagli errori che si apprendono cose nuove e che si vedono le stesse cose da vari punti di vista. Molti di voi avranno sentito la frase/barzelletta “non ho sbagliato ho scoperto un nuovo modo in cui non deve essere fatto” Una posizione positiva di fronte ad un errore che fa vivere la situazione come sfida e non come fallimento.

Poi c’è il caos. Sei anche tu uno di quelli che non sa gestire il proprio tempo? Che non sa come organizzarsi o mette “troppa carne al fuoco”? Una gestione inefficace del tempo porta ad errori, a dimenticanze ed ad una sensazione di inadeguatezza terribile

Riassumendo se ti stai remando contro probabilmente stai seguendo questi processi mentali:

  • Hai paura di sbagliare
  • Pensi di non meritarlo
  • Tendi al perfezionismo
  • Procrastini continuamente
  • Non gestisci bene il tuo tempo, il tuo spazio, le tue risorse economiche o quelle emotive

ti invito a rifletterci!

Rimandare a domani: non è solo pigrizia

Procrastinare è il termine corretto che indica l’azione di rimandare a domani compiti che a volte non ci va di eseguire o che ci vengono difficili. Qualche volta questo comportamento abbastanza comune può essere il sintomo di un disturbo psicologico che viene utilizzato come strategia per affrontare (o non affrontare!) i compiti quotidiani.

Alcuni studiosi hanno studiato a fondo questo tema in apparenza superficiale come la dottoressa Monica Ramirez Basco che ha dedicato all’argomento un intero libro dal titolo The Procrastinator’s Guide to Getting Things Done.

 Nel libro vengono indicate alcune tipologie di procrastinatori, a seconda della ragione che li spinge a rinviare qualsiasi cosa a domani vediamone insieme alcune e cerchiamo di capire se apparteniamo a qualcuna di queste!

La categoria più numerosa è quella degli evitanti e si tratta di coloro che rimandano perchè ritengono il compito poco gradevole. Se anche voi avete l’abitudine di sfilare la multa dal tergicristalli e di accartocciarla nel cruscotto probabilmente fate anche voi parte di questa tipologia.

Se invece vi ritrovate a tagliare l’erba del giardino con un casco da minatore in piena notte, siete con buona probabilità dei disorganizzati, incapaci di gestire il vostro tempo e di stimare efficacemente la durata di un compito.

Esistono poi i dubitanti, coloro che passano molto tempo a chiedersi se sia il caso di cambiare lavoro visto che ogni mattina preferirebbero morire piuttosto che recarsi in ufficio, ma la cui insicurezza blocca ogni iniziativa concreta.

C’è poi chi utilizza la procrastinazione all’interno delle relazioni con gli altri, il cosidetto procrastinatore interpersonale. Qualche esempio? Un marito che non butta la pattumiera per indispettire la moglie, un bambino che non raccoglie i giochi da terra perchè tanto lo farà mamma o una fidanzata che non cucina le polpette al fidanzato per non sentirsi dire “sono meglio quelle di mamma”.

Il procrastinatore del tipo tutto o niente tende invece ad avere due modalità di affrontare un compito: o al 100% o lascia perdere. A tale atteggiamento si aggiunge spesso una notevole difficoltà a dire “no” alla richieste che gli vengono fatte con la conseguenza di ritrovarsi spesso sommerso da troppe responsabilità.

Infine abbiamo il ricercatore di piacere, un’espressione elegante per definire colui che più comunemente viene indicato come pigro. Questo fannullone rimanda semplicemente perchè non è nell’umore giusto per svolgere alcuna attività.

Volete anche in questo caso degli esempi? Mi dispiace, non ne ho voglia!

Vi siete rispecchiati in qualche categoria?

PS Siate onesti nella risposta!

Ramirez Basco,  M. (2009). The Procrastinator’s Guide to Getting Things Done, New York: Guilford Press

Fonte WEB