Sembra un controsenso eppure è una condizione abbastanza frequente. Si tratta della tendenza ad evadere momenti ed emozioni considerati positivi. Il termine viene dall’unione di due parole che derivano dal greco antico: kairós che significa momento propizio e fóbos che significa paura.
Le persone che ne sono colpite non riescono a gioire di momenti positivi, perché hanno sempre la sensazione che potrebbe accadere qualcosa di brutto a rovinare il momento. Il disagio che ne deriva crea danno a più livelli non solo personale, ma anche sociale. Si arriva, come per tutte le fobie, ad evitare situazioni e persone per la paura di stare male o a disagio. Alcuni evitano relazioni sentimentali o hanno relazioni poco impegnative e passeggere per le quali “non vada la pena di soffrire” .

L’evitamento della felicità è anche legato al senso di colpa. Una sensazione in cui non ci si sente in diritto ad essere felici. Ogni situazione che possa dare emozioni positive è in discussione. I pensieri più comuni sono: “se sono felice può accadere qualcosa di brutto, essere felici è una perdita di tempo, non vale la pena essere felici tanto poi accade sempre qualcosa di storto…”.
Si nota anche una certa difficoltà a condividere le emozioni in quanto ritenuto inutile o non propizio (può accadere qualcosa di brutto se dico che sono felice!)
Ma cosa crea una tale situazione?
Spesso dobbiamo tornare all’infanzia per capire il momento e la causa che l’ha innescata. In quel periodo un trauma o un lutto improvviso hanno smorzato l’entusiasmo seguente ad un momento bello o felice e ha causato una sorta di imprinting negativo. Non solo l’evento è in causa, ma anche le emozioni generate nel prima e dopo!
Cosa si può fare?
Sicuramente sono situazioni delicate che richiedono l’aiuto di un professionista. La prima cosa su cui indagare è cercare di capire la o le cause che hanno generato tale sintomatologia. Fa seguito un lavoro onesto su se stessi per riscoprire il valore delle emozioni positive.