In questi giorni mi è ricapitato tra le mani un grazioso libricino di cui voglio oggi condividere alcune righe e fare delle considerazioni con voi. Abbiamo visto in precedenza come la lettura sia importante e “salvifica” per l’anima umana, la cultura, nonché la comprensione del mondo. Questo libricino è edito da “Il Saggiatore” e s’intitola “Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri”. Da diligente e curiosa lettrice non me lo sono fatto scappare perché avevo intuito che dietro quella copertina e quel titolo c’era molto e di più profondo di quanto apparisse al primo sguardo. C’è un capitolo in particolare su cui mi vorrei soffermare perché parla di sofferenza. Sofferenza ed emozioni. L’autore racconta:

“…per strane ragioni gli usi e i costumi della società in cui cresciamo hanno individuato nella sofferenza, nel pianto, nel dolore, dei sinonimi di fragilità e debolezza. Eppure, non è stato sempre così.
All’inizio della letteratura occidentale, nell’Iliade e nell’Odissea, il rapporto con il pianto era decisamente diverso. E lo spiega benissimo Helene Monsacrè nel suo splendido saggio, le Lacrime di Achille, in cui descrive attentamente tutte le occasioni in cui i fieri eroi immaginati da Omero piangono a dirotto: Achille, Ettore, Ulisse. Nessuno è risparmiato dalle lacrime, ma questo non testimonia mancanza di forza: anzi, dà segno dell’estrema vitalità che li anima… sembra che Omero abbia voluto dirci che solo i veri eroi sanno piangere…I tempi cambiano e su molte piattaforme social la categoria “Books that make you sob” (libri che fanno piangere) sta prendendo largo spazio…alcuni libri insegnano a dire il dolore, a dargli una forma, che ci restituiscono l’orgoglio delle ferite che ci portiamo addosso. Sono libri che ci aiutano a confessarlo innanzitutto alle pagine, intime di qualche lacrima, e poi al mondo. Come forma necessaria di catarsi…attraverso le ferite e il dolore, troviamo spesso la giusta occasione per comprendere qualcosa di più di noi, su come muoverci in questo universo dalla più varia umanità e dai più variopinti oggetti…quel dolore ci appartiene. Appartiene alla letteratura quanto all’umanità, perché entrambe condividono le stesse ferite. Il nostro essere umani ci permette di viverlo, la letteratura ci permettere di riconoscerlo…
Leggere rispecchia la nostra esigenza di avere qualcosa in più rispetto alla nostra semplice vita, rispecchia la nostra esigenza di somigliare agli altri, riuscire a essere anche un po’ di loro, per vivere più intensamente il mondo che abitiamo. E per questo non bisogna avere paura. Né di vivere, né di leggere”.
Non avrei saputo dirlo meglio, spero che risuoni dentro di voi.
