The Journal: l’autostima

Eccoci arrivati ad un punto cruciale per il tuo journal: si parla di autostima.

Come per gli appuntamenti precedenti la cosa più importante è essere onesti. L’argomento è delicato e va affrontato in modo serio. Ciò che va appuntato sul journal deve essere ben ponderato. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno prima di rispondere. Sul tema autostima ho scritto tantissimo su questo blog e nel caso abbia bisogno di qualche delucidazione puoi fare riferimento a questi link:

Seguono una serie di domande fondamentali per imparare a conoscerti e prendere confidenza con il tuo dialogo interiore. Pronto per cominciare?

Anche se pensi di avere una bassa autostima credo fermamente che tu possa riconoscere in te alcuni aspetti positivi. Riesci ad elencarne almeno tre? Questi aspetti ti sono utili in campo personale, relazionale, o lavorativo? Descrivi almeno un esempio per ognuno.

C’è un complimento che apprezzi particolarmente? Descrivi quale è e perché è importante per te. Probabilmente è legato ad un episodio della tua vita. Raccontalo al journal.

Questo complimento tu lo fai ad altri? Lo hai fatto recentemente? A chi? Raccontalo.

Sebbene tante cose possono non essere state proprio come avresti voluto sono certa che negli ultimi anni hai imparato qualcosa di più su di te. Descrivi gli aspetti in cui ti vedi migliorato negli ultimi 5 anni. Questi aspetti nella sfera affettiva o lavorativa hanno prodotto aspetti significativi?

In questo momento quale individui come tua esigenza primaria? Hai strategie per raggiungerla?

Come parli a te stesso? Ricorda che una comunicazione positiva verso te stesso è una forma di amore. Annota di giorno in giorno le parole che utilizzi per descriverti e verifica i miglioramenti.

Ci vorrà del tempo per rispondere con onestà a tutte queste domande. Sono solo una piccola parte che prende in considerazione l’argomento. Prossimamente ti proporrò la seconda parte. Intanto buona compilazione!

Prendersi cura dell’altro: l’evoluzione di una civiltà

Condivido affinchè sia motivo di riflessione.

“Un giorno, uno studente chiese all’antropologa Margaret Mead quale fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Tutti nell’aula si aspettavano che la Professoressa rispondesse parlando del fuoco, di ami, pentole di terracotta, macine per il grano al limite lance, frecce o clave.

Invece la Mead disse che il primo segno di civiltà nel mondo era un femore rotto, poi guarito. Spiegò che nel regno animale, chi si rompe una gamba, muore. Non può più cacciare, né scappare dal pericolo, andare a bere al fiume. Preda o predatore, con una frattura sei solo carne per gli altri animali che si aggirano intorno a te. Infatti, tranne l’uomo, nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca.


Quindi un femore guarito è la prova che qualcuno è stato accanto a chi era caduto, ne ha curato la ferita in un luogo sicuro, lo ha aiutato a riprendersi.

Mead concluse dicendo che “aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo”.