Sofferenza: parliamone!

Tutti gli uomini soffrono. Si soffriva nel passato e si soffrirà nel futuro. Soffrono i ricchi ed i poveri. La sofferenza accumuna tutti e non fa sconti a nessuno. In Occidente abbiamo un modo molto particolare di affrontare la sofferenza: tendiamo a chiuderci. Tendiamo ad identificarci con la sofferenza:  “Io soffro, io soffro molto, ho avuto tante sofferenze nella mia vita” sono alcune delle frasi che si ripetono nella testa. Si inizia a pensare alla propria vita fino alla propria infanzia in cui l’identificazione con la sofferenza prende una posizione predominante: “perché proprio a me, perché devo soffrire? Invecchiare? Morire?”

Lasciarsi andare a questi pensieri porta a seri problemi di personalità!

La sofferenza va lasciata andare e non trattenuta. Dobbiamo esserne coscienti, vedendo la sofferenza e non identificandosi con la sofferenza. C’è un problema, bisogna riconoscerlo, ma senza identificarsi altrimenti tutto diventa confuso. Bisogna distinguere tra: i miei problemi /sofferenza ed i miei pensieri sulla mia sofferenza   altrimenti tutto nello stesso calderone porta ad ulteriori pensieri deleteri con critica e giudizio.

Quando siamo colpiti dalla sofferenza il primo istinto è che vogliamo eliminarla. Arriva il problema e ce ne dobbiamo sbarazzare più in fretta possibile. Vogliamo essere contornati solo da cose belle e neghiamo a noi stessi che esiste la sofferenza, la noia, la vecchiaia. Viviamo continuamente negando queste realtà e quando accadono fatti che ce le fanno incontrare non siamo pronti.

Bisogna imparare a guardare la sofferenza ad accettarla: con-prendere. Spesso tendiamo a dare la colpa ad altri della nostra sofferenza. E’ possibile che oggi come in passato qualcuno ci abbia arrecato danno e dolore, ma il pensiero che sta dietro spesso non è la sofferenza, ma l’odio o la rabbia. In una giornata sono mille le cose che ci danno “urto” . Cose assolutamente innocue del genere: come parla una persona, come cammina o come ci guarda. Quella persona di fatto non ci ha fatto alcun male, eppure ci stiamo soffrendo.

Questo è un esempio in cui la sofferenza per un pensiero o un’azione deve essere distinta! A volte soffriamo per cose che sono solo nella nostra testa e quella persona che parlava, guardava  o camminava magari non ci ha neanche visto.

E’ importate riflettere sulle cose che suscitano in noi indignazione o rabbia e chiedersi: ma c’è davvero qualcosa di sbagliato? Molte volte siamo noi stessi causa della nostra sofferenza perché non distinguiamo gli stati interni dalla reale situazione esterna. Riusciamo a creare processi così complicati e tornate lì con i pensieri e a specularci sopra fino a farli diventare insopportabili. Si rimuginano pensieri ed azioni correlate e si giudicano. Questo modo di fare riporta sempre alla sofferenza da cui noi stessi non ci permettiamo di uscirne. Nella cultura occidentale abbiamo da una parte la cultura del piacere che porta ad una ricerca del piacere fine a se stesso e a negare le sofferenze e da un’altra parte la cultura religiosa che dice che per raggiungere qualsiasi soddisfazione dobbiamo fare sacrifici e soffrire!

Come uscire da questo loop? Dobbiamo riuscire ad essere consapevoli delle varie situazioni della vita nella loro interezza e nei loro opposti : eccitazione e noia, vita e morte, piacere e dolore, speranza e disperazione…

Dovremmo apprezzare e gioire alla vita con le sue innumerevoli sorprese con la stessa intensità in cui soffriamo in caso di malattia solo così c’è un equilibrio. Invece diamo per scontate le cose di tutti i giorni e ci disperiamo quando queste non ci sono; in questo non c’’è equilibrio, ma profonda tristezza e sensazione di vuoto. Spesso ci complichiamo la vita con pensieri altamente critici verso noi stessi e le nostre incapacità. Diamo precedenza ai dovrei ed ai non dovrei, ma non ci ascoltiamo mai veramente per capire di cosa abbiamo davvero bisogno per essere felici. A volte ci diamo rispose semplicistiche o diamo colpa agli altri per nostre scelte ed anche questo ci riempie di rabbia e sofferenza. Mantenendo vecchi schemi mentali si rimane risucchiati in un vortice inutilmente doloroso che non ci fa né gioire né vedere le cose positive che ci accadono.

Alcune cose accadono, perchè accadono ed i pensieri non possono diventare ossessioni perché questi ci impediscono poi di lasciare andare.

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