Per la rubrica “Crescita e sviluppo personale” sono a proporvi una riflessione importante. La mia la condivido in fondo all’articolo, ma aspetto i vostri commenti!

Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse cosa significa essere povero, gli fece trascorrere un breve periodo con una famiglia di contadini. Il bambino passò tre giorni e tre notti nei campi e nella dimora dei contadini.
Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese: “Che mi dici della tua esperienza?” – “Bene”, rispose il bambino.
“Hai appreso qualcosa?” insistette il padre.
1. Che abbiamo un cane che teniamo in appartamento e loro ne hanno quattro liberi per il cortile che giocano con tanti altri animali.
- Che abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al giardino.
Loro hanno un fiume, con acqua che scende dai monti, pesci e bellissimi scorci. - Che abbiamo la luce elettrica nel no-stro giardino, ma loro hanno le stelle e la luna per illuminarlo.
- Che il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte.
- Che noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano.
- Che noi ascoltiamo la musica su Spotify, loro ascoltano una sinfonia continua di usignoli, grilli e rane. Tutto questo a volte è accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra.
- Che noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro ha il sapore del fuoco lento.
- Che noi, per proteggerci, viviamo circondati da recinti con allarme; loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei loro vicini.
- Che noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali e alle loro famiglie.” Il padre rimase molto impressionato dai sentimenti del figlio.
Alla fine, il figlio concluse: “Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri! Ogni giorno diventiamo sempre più poveri perché ci allontaniamo sempre più dalla natura”.
Concludendo: abbiamo sempre più cose, ma siamo sempre più poveri ed infelici. Ci manca il contatto con la terra, non prestiamo più attenzione ai colori della natura, al profumo dei fiori, al suono del vento e dei ruscelli. Siamo sempre più isolati, sfuduciati e soli. Non sappiamo più sognare, aspettare o sacrificarci. Vogliamo tutto e subito. Ciò che che riceviamo è già vecchio e siamo pronti a pretendere una nuova cosa in una ricerca infinita di felicità nelle cose sbagliate che non portano all’obiettivo, ma anzi ci allontanano.
