Spesso mi chiedete consigli su libri che a mio parere vale la pena leggere per cui già da tempo il venerdì ho creato una sorta di “rubrica” dal titolo “benessere e libri” in cui cerco di rispondere alle vostre richieste.
La lettura che vorrei indicarvi oggi è stato un incontro casuale. Questo libro mi è venuto letteralmente incontro. Dal primo sguardo al “carrello” è stato un attimo. Non sapevo neanche chi fosse l’autore, cosa di cui mi sono sincerata in un secondo tempo.
Ad ogni modo l’autore è Patrice Richard, psicoterapeuta e umanista, che ci invita in un percorso verso la parte più intima di noi stessi. Il libro è “L’evoluzione di un’anima: un cammino che parte dalla mente, dai pensieri e si dirige al cuore”.
Consiglio: Immergetevi nel silenzio, leggete le riflessioni poco alla volta. E’ un piccolo libro e potrebbe essere letto tutto di un fiato, ma ogni parola va assaporata, pensata e riletta per cui potreste metterci molto più del previsto.
E’ un libro che va vissuto intensamente. Bisogna lasciare tutto ciò che è fuori di noi e che non è essenziale per andare verso il nostro cuore e verso la nostra essenza. Lo scopo è imparare ad eliminare il “pilota automatico” che finora ha guidato la nostra vita, per condurla verso la meta prescelta e così entriamo in contatto con l’ESSERE, il divino che abita in noi.
Il libro del 1996 è edito da Macro edizioni una casa editrice che si pregia di scegliere per i suoi libri carta ecologica prodotta in assenza di cloro e per il 50% riciclata. La prima parte definita sonno ontologico sono domande esistenziali alle quali ognuno di noi dà le proprie risposte, segue un capitolo con delle meditazioni più o meno brevi, ma molto intense proseguendo verso il risveglio dell’essere e terminando con il risveglio del divino che è in noi.

Vi lascio qualche brano. Leggeteli con cura.
Anche adulte molte persone cercano di essere riconosciute dai loro genitori.
Questa è una forte persistenza infantile.
Non bisogna cercare di essere riconosciuti dai propri genitori
o da qualsiasi altro sostituto, quando il riconoscimento non è possibile.
Non è che loro non lo vogliano; semplicemente non lo possono.
Questo tocca la questione dell’idealizzazione dei genitori.
La persona viveva in una attesa illusoria di riconoscimento;
ora la sua realtà d’oggi le rivela altre cose.
O più esattamente, l’immagine che la persona si era fatta
– che corrispondeva al livello di coscienza del momento – diventa illusoria, poiché il suo livello di coscienza sta cambiando.
Aggrapparsi alla vecchia immagine non fa che creare della sofferenza e delle situazioni di costante malinteso.
I genitori amano i loro figli, ma questo non implica che li comprendano.
I figli amano i loro genitori, ma questo non implica che siano compresi da loro.
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Non bisogna farsi ingannare dall’apparenza.
Così come il fiore di plastica pare altrettanto reale di un fiore vero.
Tuttavia vi è una differenza sicura: uno vive, l’altro no.
Uno ha l’anima, l’altro non è che materia.
La differenza non si situa nell’apparenza, bensì nell’essenza.
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La guida serve a ridare fiducia
quando si è nella prova;
a rassicurare
quando il dubbio e la paura assalgono.
Quando si è incontrata la propria guida inter allora si sa di poter avere totalmente fiducia,
qualunque sia la prova.
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Il ruolo della guida è di essere uno specchio.
La guida non ha alcuna dottrina da insegnare o da inculcare.
Per conoscersi la persona ha bisogno d’uno specchio.
La guida è lo specchio.
Si deve avere l’umiltà di accettare questo, superare il proprio orgoglio, la propria fierezza e comprendere che si ha bisogno di qualcuno se si vuole avanzare sul cammino della conoscenza di sé.
Ma senza specchio, è impossibile conoscersi.
Ciò che è importante è di scegliere uno specchio che sia il più neutro possibile affinché l’immagine rimandata
sia la più corretta possibile, senza deformazioni.
Una volta che ci si conosce, non si ha più bisogno di specchio.
Perché si è divenuti uno specchio.