Secondo i dati dichiarati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la vitiligine colpisce oltre l’1% della popolazione mondiale, senza differenze significative riguardo le aree geografiche, la razza o il sesso. La fascia d’età maggiormente colpita comprende soggetti tra i 20-40 anni e in circa il 13-15% dei casi ha andamento familiare (Ortonne, Mosher, & Fitzpatrick, 1983).
Si tratta di una dermatosi comune con andamento cronico caratterizzata chiazze cutanee carenti o prive di pigmento melanico (la melanina è la sostanza che fornisce la normale colorazione della pelle!). Queste macchie chiare possono interessare varie e vaste zone del corpo anche se in preferenza interessano mani, piedi e volto. Le cause non sembrano ancora certe, ma sembra condivisa l’ipotesi che siano da attribuire alla compartecipazione di diversi meccanismi biochimici e autoimmuni in primis che uniti alla predisposizione genetica e ad alcuni fattori ambientali la possono innescare. Stress e traumi di tipo psicologico rappresentano importanti fattori scatenanti che porterebbero ad un danno dei melanociti.
Eppure è difficile definire la vitiligine una vera e propria malattia : infatti non dà dolore e la diagnosi si fa direttamente allo sguardo. Raramente si ricorre ad una biopsia cutanea più spesso si osserva la cute attraverso la lampada di Wood.
Nonostante questo le difficoltà psicologiche delle persone affette da vitiligine sono importanti tanto da incidere negativamente sul loro benessere psicologico e sulla qualità della vita, ma possono essere risolte attraverso un percorso di tipo psicologico
Le difficoltà psicologie derivati da questa situazione sono per lo più legate al giudizio delle altre persone che comportano il generarsi di una vera e propria ansia sociale. Paura, disgusto sono espressioni comuni di fronte ad una persone che presenta la pelle a macchie specie se la parte incriminata è proprio il viso! Recenti studi dimostrano che l’ansia è presente nei soggetti affetti da vitiligine indipendentemente siano colpite parti più o meno esposte: è comunque una situazione che crea disagio fino alla depressione. In alcuni casi si arriva a vivere in funzione della ricerca di una cura che fino ad oggi ancora non si è raggiunta in modo efficace. L’ansia derivata da questi comportamenti può rendere inutile un trattamento di tipo dermatologico!
I pazienti che riescono ad avere maggiori risultati e di conseguenza una miglioramento della qualità della vita sono quelli che riescono ad accettare la malattia senza nascondersi. Risulta una strategia altamente efficace, anche se decisamente difficile e dolorosa, specialmente se si è sostenuti dalla rete familiare e sociale (colleghi, compagni di scuola, amici ecc).
Attrici e modelle hanno avuto il coraggio di rendere questo “difetto” una particolarità che hanno saputo sfruttare (anche se con non poche difficoltà) a loro vantaggio. Sono da prendere da esempio!!
I migliori risultati sono quelli che avvengono in seguito ad una terapia di tipo cognitivo-comportamentale (studi dimostrano miglioramenti già dopo 8 settimane di trattamento!)
dott. Comacchi che risponderà in diretta alle domande durante la diretta YOU TUBE ORGANIZZATA da Wikenfarma. Introduce il Dott. Massimiliano De Carlo
Partecipate attraverso il link:
https://youtu.be/PhcURsj1CLk
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Piccola nota di Psicodermatologia:
La psicodermatologia è una disciplina che si occupa del trattamento dei disturbi della pelle usando tecniche psicologiche e psichiatriche. È una sottospecialità controversa[1] della dermatologia, perché postula che una varietà di condizioni della pelle possa essere guarita dalla mente.
In ambito dermatologico, è presente il riscontro di correlazioni tra patologie della pelle (acne, alopecia, psoriasi, dermatiti, ecc.) con aspetti emotivi e/o da condizioni di stress[senza fonte].
Questo punto di incontro tra dermatologia e psicologia è stato definito come “psicodermatologia”, che sta ad indicare una disciplina parte della psicosomatica.[2]
Le malattie che sono oggetto di studio della psicodermatologia sono suddivise in tre categorie:
- disturbi psicofisiologici: lo stato emotivo della persona è causa o concausa dell’insorgere o dell’aggravarsi di alcune patologie dermatologiche. Tra esse l’acne, l’alopecia areata, la dermatite atopica, la psoriasi, la porpora psicogena, la dermatite seborroica, l’orticaria;
- disturbi psichiatrici primari: certe malattie psichiatriche causano nella persona un atteggiamento aggressivo che si coinvolge il derma per via di danni autoinflitti (tagli, graffi, etc.). Qui il primo passo da farsi non è la consultazione di un dermatologo (che comunque è richiesta) ma la terapia psichiatrica;
- disturbi psichiatrici secondari: al contrario dei primi, in questo caso sono certe malattie della pelle che, per le loro manifestazioni visibili, possono causare disagio psichico o sociale (a livello dell’immagine di sé, di difficoltà sociali, etc.).
fonte Wikipedia