Violenza economica sulle donne: cos’è, cosa dice la legge e come proteggersi in modo efficace.

Non è inusuale che mi si presentino a studio donne che ricevono da mariti o compagni vari generi di violenza, ma ultimamente mi sta capitando di scoprire che amiche o semplici conoscenze si trovino in situazioni limite e non ne siano consapevoli.

Se già è difficile mettere in atto tutta una serie di azioni per risollevare le sorti di chi chiede aiuto per se e spesso per i suoi figli,  ci si trova con le mani legate quando si ha davanti una situazione palese, ma totalmente ignorata dalla protagonista.

Donne che hanno smesso di lavorare su consiglio/spinta del marito, che non hanno più un conto in banca personale “tanto a che serve avere due conti? Serve solo ad arricchire le banche”, che se devono andare dal parrucchiere devono chiedere al marito che puntualmente risponde “ ma stai bene così a chi devi piacere se non a me?” e che alla copiosa ricrescita dicono alle amiche che hanno pensato di lasciare la chioma al naturale perché al marito/compagno va bene così. Donne che “tanto non devi andare al lavoro non servono due macchine….” E che si trovano senza la possibilità di uscire neanche per cose necessarie se non accompagnate dal marito a sua discrezione. Donne che evitano di fare andare le amiche a casa perché scoprirebbero la mancanza di cose essenziali a cui dovrebbero dare spiegazioni e che trovano mille scuse per non accettare un invito ad un aperitivo o ad una pizza perché non hanno neanche pochi spiccioli di cui disporre a piacimento.

Fino ad un certo punto queste donne pensano che il marito/compagno le stia proteggendo in realtà le mantengono isolate dal resto del mondo. In apparenza sono uomini premurosi, ma in realtà il loro non è amore, ma possesso.

Questo è ciò che Anna Silvia Angelini  Presidente di AIDE Nettuno consiglia al riguardo:

Avviene per lo più dentro le mura domestiche, quando alle donne è di fatto negata la possibilità di contribuire con le stesse opportunità riservate all’uomo all’economia familiare e di essere economicamente indipendenti.

Questo accade tutte le volte in cui è l’uomo a lavorare per sostenere le spese dell’intera famiglia; quando è la donna a occuparsi in modo esclusivo della cura della casa e dei figli, rinunciando del tutto al lavoro o a parte delle ore dedicate all’attività professionale, o ancora sobbarcandosi da sola i doveri del “doppio lavoro casalingo”; quando il patrimonio è gestito da un terzo; quando viene eroso il patrimonio della moglie/compagna, senza darle l’opportunità di lavorare o di studiare; quando la donna deve chiedere il “permesso” per accedere alle risorse della famiglia, deve giustificare e rendicontare le spese e/o non viene messa a conoscenza del reddito familiare. E ancora, avviene quando l’uomo vieta, ostacola o boicotta il lavoro della compagna quando la donna non vede riconosciuto il proprio lavoro in casa e/o viene minacciata di ritorsioni economiche a danno proprio o dei figli; quando alla donna viene chiesto di sottoscrivere mutui e finanziamenti o di fare da prestanome per le attività economiche del marito.

Non solo durante il matrimonio

Ma la violenza economica si manifesta anche e soprattutto fuori dalla casa coniugale, quando la moglie/compagna decide di lasciare l’uomo che aveva scelto e quest’ultimo mette in atto tutta una serie di strategie per negarle le opportunità professionali e persino il mantenimento dei figli: il mancato rispetto del diritto di visita e il mancato versamento dei contributi di mantenimento ai minori ne sono un valido esempio. Così come il tanto diffuso “auto-esonero” di molti padri dal provvedere all’assistenza dei figli durante le chiusure scolastiche o nelle ore pomeridiane, quando i più piccoli escono da scuola e necessitano di essere accuditi e di svolgere i compiti. In questo modo, le donne vittime di violenza finiscono spesso per ritrovarsi senza una casa, senza un lavoro, con i figli a carico e magari con i debiti contratti dal marito sulle spalle. Come se ciò non bastasse, si ritrovano a dover pagare pure una baby-sitter, una ludoteca o un asilo per sorvegliare i più piccoli per cercare di guadagnarsi da vivere.

Le fasi della violenza economica

La violenza economica viene raramente riconosciuta dalle donne. Sia perché culturalmente la figura femminile è associata alla cura della casa e dei figli, sia perché si tratta di una violenza.

Inoltre, gli uomini che operano questa tipologia di violenza sulla propria compagna difficilmente lo fanno, sin da subito, in maniera “aperta”. È più frequente, invece, che la violenza economica avvenga come escalation di piccoli atti che poi vanno a comporre il gigantesco puzzle della subordinazione della donna nel contesto familiare.

Nella fase iniziale, l’uomo solitamente comincia con il decidere in modo autonomo e non condiviso gli investimenti, gestendo esclusivamente il conto corrente della famiglia. Poi pretende i rendiconti dettagliati delle spese della donna, le impedisce di accedere e disporre delle risorse economiche e non la rende partecipe delle entrate.

Successivamente riconosce un piccolo budget mensile/settimanale alla compagna, spesso irrisorio e insufficiente, per la spesa alimentare, negando beni primari come cure mediche e medicine; utilizza il denaro come mezzo di ricatto e di ritorsione. Nei casi più gravi e spesso all’alba della separazione  l’uomo può sperperare il patrimonio della famiglia a insaputa del partner, obbligandolo a fare da prestanome o da sottoscrittore per prestiti e fideiussioni di cui rimane esclusivo beneficiario.

La violenza economica è un reato?

Alla stregua di altre forme di violenza “silenziose”, la violenza economica non è considerata un reato autonomo in Italia. Ma è comunque inquadrabile tanto dal punto di vista civilistico, quando dal punto di vista penale.

Seppur distinta dalla violenza psicologica in quanto tale di cui, secondo i dati Istat, è rimasto vittima quasi il 90% delle donne che hanno denunciato una violenza subita nel 2021  la violenza economica comporta anche gravi ripercussioni sullo stato emotivo e psicologico della donna che la subisce e rientra, in funzione dei tratti del caso specifico: nel reato dei “maltrattamenti in famiglia” (art. 572 del codice penale); in quello della “violenza privata” (art. 610 del codice penale); in quello della “privazione parziale o totale delle risorse economiche necessarie per il sostentamento personale e dei figli” (art. 570 del codice penale) o della “violazione degli obblighi di assistenza familiare” (legge n.154 del 2006).

Come proteggersi

Per proteggersi dalla violenza economica occorre innanzitutto conoscerla e acquisire tutte quelle informazioni utili a salvaguardarsi tanto in caso di matrimonio quanto in caso di convivenza.

Se hai dubbi contatta AIDE Nettuno

via Biferno 10, Nettuno, Italy

+39 329 634 0772

nettunoaide@gmail.com

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